Spitball Fatale

Scritto da in data Agosto 11, 2018

Ascolta “Spitball fatale” su Spreaker.

Su Radio Bullets è tempo di baseball: attraverso la storia di Johnson Chapman scopriamo i bunt, le popfly e le spitball. A cura di Giuliano Terenzi

Johnson Chapman

Raymond Johnson Chapman detto “Chappie” esordisce nella Major League nei primi del novecento con i Cleveland Indians e, nel corso degli anni si mette in mostra come leader dell’American League nella classifica dei punti segnati. Specialista del “bunt” (una sorta di palla smorzata), sesto nella classifica all time, ma anche molto valido nel gioco difensivo tanto da stabilire il record di squadra di 52 basi rubate in una singola stagione, che resiste per oltre 60 anni prima di essere battuto da Miguel Dilone.

L’evento che ha catturato la mia curiosità, però, non risiede nei record o nel palmares di Chapman. È il 16 agosto del 1920 e Chappie, durante il quinto inning dell’incontro tra gli Indians e i New York Yankees, viene colpito alla testa da una palla lanciata da Carl Mays. Le cronache dell’epoca raccontano che l’impatto provocò un rumore tale che il lanciatore degli Yankees credette di aver colpito la mazza dell’avversario e proseguì tranquillamente nel gioco raccogliendo la palla e lanciandola verso la prima base per eliminare il corridore. Chapman muore il giorno seguente alle 4.30 del mattino all’ospedale di New York.

Non ha il privilegio di detenere il record, sicuramente poco ambito, di essere il primo e l’unico giocatore di baseball morto in seguito ad un infortunio subito durante una partita di Major League: prima di lui Mike Doc Powers che si schiantò contro il muro che delimita il campo di gioco per raccogliere un’infida “pop fly”, che potremmo tradurre come “palla volante”, ovvero che viaggia con una traiettoria molto alta e piuttosto laterale.

Una spitball fatale

Ora che ci sentiamo meglio sapendo finalmente cosa è un “bunt” ed una “pop fly”, torniamo a noi con la drammatica morte di Chapman per imparare anche un nuovo termine legato al baseball: “spitball”. Dall’inglese to spit: sputare.

Eh già perché c’è il forte sospetto che la palla lanciata da Carl Mays fosse proprio una palla “sputazzata”.

La tecnica per lanciare una spitball prevedeva che il lanciatore spalmasse l’intera superficie della palla con una miscela di sputo di tabacco e fango (per renderla scura e praticamente invisibile in condizioni di scarsa illuminazione) o, addirittura, di ingrassarla con la vasellina per diminuirne il grip e farle prendere, in questo modo, traiettorie innaturali.

Nel corso degli anni, sono state svelate innumerevoli tecniche da questi maestri dello sputo malizioso: mettersi la palla nel guantone, tossirci sopra e leccarla, oppure inzupparsi i capelli per poi, prima di tirare, passarci la mano sopra. Altri lanciatori sono arrivati addirittura ad incollarsi pezzi di carta vetrata sulle dita per graffiare la palla oppure a nascondere limette nella fibbia della cintura per poter irruvidire la palla o tagliarla.

Los pequenos gigantes

Gli spitballers

Uno dei geni di questa specialità è stato senz’altro Gaylord Perry, maglia numero 36 ritirata dai San Francisco Giants, che ha intitolato la sua autobiografia “Me and the Spitter”. Perry ha confessato di nascondere la vasellina sulla sua zip dei pantaloni perché nessun arbitro sarebbe andato a mettere le mani proprio lì!

L’utilizzo ormai fuori controllo di questa tecnica e l’aumento della sua popolarità nel mondo del baseball, porta a molte polemiche tant’è che viene prima regolamentata, concedendo a ciascuna squadra al massimo due lanciatori autorizzati e, infine, bandita. Ma non per gli “spitballer”, ovvero una nicchia di giocatori, autorizzati a continuare a lanciare legalmente fino al loro ritiro dai campi di baseball. Questa concessione deriva da quella che viene definita negli Stati Uniti “grandfather clause”: c’è poco da ridere, è una vera e propria “clausola sul nonno” ed è una disposizione giuridica in cui una vecchia regola continua ad applicarsi ad alcune situazioni esistenti, mentre una nuova regola si applica a tutti i casi futuri; cosicché, quelli esenti dalla nuova regola, si dice che abbiano diritti di nonno o diritti acquisiti.

Forse non mi state prendendo sul serio, ed allora eccovi la lettura integrale dei 17 “spitballers” che hanno ottenuto questa esenzione, l’ultimo dei quali, Burleigh Grimes, si è ritirato nel 1934:

Ray Fisher, Doc Ayers, Ray Caldwell; Phil Douglas, Dana Fillingim, Marv Goodwin, Dutch Leonard, Allen Russell, Allen Sothoron, Dick Rudolph, Stan Coveleski, Urban Shocker, Bill Doak, Clarence Mitchell, Red Faber, Jack Quinn.

Riportando questa clausola ad uno sport più comune, è come se Diego Armando Maradona, dopo il gol di mano contro l’Inghilterra ai mondiali, l’indimenticata “mano de Dios”, fosse autorizzato a segnare con la mano per diritto acquisito fino al suo ritiro ufficiale avvenuto nel 1997!

Potrebbe anche interessarti:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta dai posti, potete sostenerci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]