4 agosto 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Agosto 4, 2025

  • Gaza: Si continua a morire a caccia di cibo. In Cisgiordania libero il colono che ha ucciso l’attivista palestinese. E a Gerusalemme, il ministro di estrema destra Ben Gvir, viola di nuovo la spianata delle Moschee. Australia: 100 mila in piazza contro la guerra a Gaza, tra loro Assange.
  • El Salvador: Bukele cancella i limiti di mandato e riscrive la democrazia a sua immagine
  • Ucraina: scandalo corruzione nell’esercito a pochi giorni dal ripristino delle agenzie anti-corruzione
  • Siria: nuovi scontri nella città drusa di Sweida.
  • Russia: la terra continua a tremare e dopo 600 anni si attiva vulcano.
  • Sudan: dilaga il colera nella terra martoriata dalla guerra.

Introduzione al notiziario: Genocidio, la verità non ha bisogno di permesso di Francesco Malavolta
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli

Israele e Palestina

■ GAZA: Il Ministero della Salute guidato da Hamas ha dichiarato che 119 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi israeliani nelle ultime 24 ore, aggiungendo che sei sono morti di fame e malnutrizione .

Fonti mediche nella Striscia hanno anche riferito che 16 persone sono state uccise mentre attendevano aiuti umanitari.

La Mezzaluna Rossa Palestinese ha dichiarato che uno dei suoi dipendenti è stato ucciso e tre sono rimasti feriti in un attacco dell’IDF contro la sede centrale dell’organizzazione a Khan Yunis sabato sera. L’IDF ha risposto di non essere a conoscenza di alcun attacco nella zona al momento.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha consegnato a Gaza 24 camion carichi di forniture mediche vitali da venerdì, una goccia nel mare per quasi due milioni di persone. Ne servirebbero 1000 al giorno per fare la differenza.

Le spedizioni includono medicinali essenziali, attrezzature traumatologiche e chirurgiche, trattamenti per malattie non trasmissibili e forniture per analisi di laboratorio e analisi dell’acqua.

Una coalizione di gruppi contrari alla guerra ha organizzato una protesta contro la guerra di Gaza in piazza Dizengoff a Tel Aviv, dove diverse decine di attivisti hanno tenuto dei circoli di discussione sulla crisi umanitaria a Gaza.

2.300 artisti e personalità della cultura israeliane hanno firmato una delle due petizioni che chiedono a Israele di cessare le atrocità a Gaza e di porre fine alla guerra.

Una petizione esprimeva opposizione “all’uccisione di bambini e civili, alla fame e allo sfollamento della popolazione, e alla distruzione delle città nella Striscia di Gaza”.

“L’inviato statunitense in Medio Oriente Steve Witkoff ha detto alle famiglie degli ostaggi che Netanyahu vuole porre fine alla guerra. Purtroppo, è caduto in una trappola, come presto capirà.

Netanyahu ha posto delle condizioni che sa che Hamas rifiuterà, affinché Hamas le respinga, in modo da poter mantenere lo status quo a Gaza senza essere considerato un ostacolo. La sua richiesta di “smilitarizzare Gaza” non è chiara, e i suoi collaboratori aggiungono persino la richiesta di fornire una “mappa dei tunnel” nella Striscia di Gaza 

■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: L’ufficio del Primo Ministro Netanyahu ha affermato di aver parlato a lungo con le famiglie di Evyatar David e Rom Braslavski dopo che Hamas e la Jihad islamica palestinese hanno diffuso i video della loro prigionia la scorsa settimana.

Nel video si vede l’ostaggio Evytar David, 24 anni malnutrito mentre si scava la fossa.

Domenica, l’ufficio di Netanyahu ha dichiarato che il Primo Ministro ha chiesto alla Croce Rossa di fornire cibo e assistenza medica agli ostaggi a Gaza, affermando che “ la menzogna di Hamas sulla fame risuona in tutto il mondo , mentre la fame sistematica è rivolta ai nostri ostaggi che subiscono brutali abusi fisici e mentali”.

Domenica sera Hamas ha detto di essere disposta a fornire cibo e aiuti agli ostaggi, a condizione che Israele interrompa tutti gli attacchi aerei nella regione e riapra i corridoi umanitari permanenti.

Secondo le autorità israeliane, a Gaza si trovano ancora 50 ostaggi, di cui si ritiene che solo 20 siano ancora vivi.

Il ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich ha definito i video una manipolazione emotiva volta a fermare la guerra prima che Hamas venga distrutta, cosa che, a suo dire, non accadrà.

Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha invitato i suoi omologhi di tutto il mondo a ” esprimere pubblicamente una posizione morale ed etica e a esercitare ogni possibile influenza per porre fine alle terribili sofferenze degli ostaggi israeliani”.

Il presidente francese Macron ha affermato che “le immagini insopportabili che mostrano gli ostaggi israeliani trattenuti a Gaza” sono la prova della “disumanità senza limiti” di Hamas, aggiungendo che “la priorità assoluta e l’imperativo della Francia è l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi” e che esige “la totale smilitarizzazione di Hamas , la sua completa esclusione da qualsiasi forma di governo e il riconoscimento di Israele da parte dello Stato di Palestina”.

Domenica mattina, i familiari degli ostaggi e i manifestanti che chiedevano un accordo hanno bloccato l’autostrada Ayalon, vicino a Tel Aviv.

L’ostaggio rilasciato, Gadi Moses, ha dichiarato durante una protesta che “la sofferenza e la preoccupazione [per gli ostaggi] sono infinite e, al contrario, l’indifferenza e la crudeltà del governo”. Moses ha sottolineato che il pubblico israeliano deve “fermare tutto, rifiutarsi di normalizzare questa vita, rifiutarsi di perdere i valori, rifiutare la guerra e fermare tutto”.

■ CISGIORDANIA: Il Ministero della Salute palestinese ha dichiarato sabato che Mo’in Asfar, 24 anni, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco dai coloni che hanno attaccato i villaggi di Aqraba e Jorish.

Altre sette persone sono rimaste ferite da colpi d’arma da fuoco durante l’attacco, ha riferito la Mezzaluna Rossa palestinese. Secondo il capo del Consiglio di Aqraba, circa 20 coloni sono arrivati dalla direzione di un avamposto di recente costituzione situato su un terreno all’interno di Aqraba e hanno attaccato i residenti.

Il colono israeliano Yinon Levi, sospettato aver ucciso a colpi d’arma da fuoco l’attivista palestinese Awdah Hathaleen in un incidente mortale a Umm al-Kheir la scorsa settimana, è stato rilasciato dagli arresti domiciliari venerdì, dopo che un tribunale israeliano ha respinto la richiesta della polizia di estendere la sua detenzione.

Il giudice ha affermato che i sospetti nei confronti di Levi si erano affievoliti e che Levi aveva agito per legittima difesa.

La moglie di Hathaleen ha presentato domenica un ricorso all’Alta Corte di Giustizia contro la detenzione del corpo da parte di Israele, nonostante l’autopsia fosse stata completata la settimana scorsa.

La polizia e le IDF si rifiutano di consegnare il corpo alla famiglia a meno che non accettino le condizioni dell’esercito per il funerale , cosa che la famiglia si è rifiutata di fare. Allo Stato è stato ordinato di presentare una risposta preliminare entro lunedì.

Il Dipartimento di Stato americano ha confermato domenica la morte di un cittadino americano avvenuta questa settimana in Cisgiordania; la famiglia e i funzionari palestinesi hanno attribuito la sua morte a un incendio doloso appiccato dai coloni israeliani.

L’Autorità Nazionale Palestinese e alcuni testimoni hanno riferito giovedì che i coloni israeliani hanno dato fuoco a case e automobili nel villaggio di Silwad, in Cisgiordania, nell’ultimo attacco nei territori occupati.

Khamis Ayyad, 41 anni, è morto a causa dell’inalazione di fumo causata dagli incendi, ha affermato il ministero della Salute palestinese.

Parlando venerdì in una conferenza stampa a Chicago, la famiglia di Ayyad ha affermato che l’uomo si era trasferito in Cisgiordania diversi anni fa con la moglie e i figli, ma continuava a lavorare per un’azienda americana.

GERUSALEMME: Il ministro della Sicurezza Nazionale di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, è salito sul complesso di Al-Aqsa insieme a 1251 coloni , cantando a gran voce le preghiere ebraiche , in violazione dello status quo del luogo sacro, che non consente agli ebrei di entrare per pregare a voce alta.

In risposta, l’ufficio di Netanyahu ha affermato che la politica israeliana sul Monte del Tempio “non è cambiata e non cambierà”.

Immediate le critiche di tutto il mondo musulmano, dall’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, all’Arabia Saudita, alla Giordania.

La moschea di Al-Aqsa è il terzo luogo più sacro al mondo per i musulmani. Gli ebrei chiamano la zona Monte del Tempio, sostenendo che in tempi antichi ospitasse due templi ebraici.

Israele occupò Gerusalemme Est, dove si trova Al-Aqsa, durante la guerra arabo-israeliana del 1967. Annesse l’intera città nel 1980, in un’azione mai riconosciuta dalla comunità internazionale.

TAIWAN: Centinaia di attivisti filo-palestinesi domenica hanno sbattuto pentole e attaccato banconote finte imbrattate di tintura rossa sulle bandiere israeliana e taiwanese fuori dal Ministero degli Esteri di Taiwan, accusando l’inviato di Taipei in Israele di aver promesso denaro a un centro sanitario all’interno di un insediamento israeliano nella Cisgiordania occupata, riporta Anadolu.

Le ultime proteste sono scoppiate dopo che Israel Ganz, presidente di un’organizzazione ombrello di comunità di insediamenti (Yesha Council), ha condiviso sui social media che la rappresentante di Taipei a Tel Aviv, Abby Lee, il mese scorso ha promesso sostegno al Nanasi Medical Center, parte del Binyamin Regional Council a nord di Gerusalemme.

Yemen

Un’imbarcazione si è capovolta domenica nelle acque al largo della costa dello Yemen, causando la morte di 68 migranti africani e la scomparsa di altri 74, ha dichiarato l’agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni.

La tragedia è stata l’ultima di una serie di naufragi al largo dello Yemen che hanno causato la morte di centinaia di migranti africani in fuga da conflitti e povertà nella speranza di raggiungere i ricchi paesi arabi del Golfo.

L’imbarcazione, con 154 migranti etiopi a bordo, è affondata nel Golfo di Aden al largo della provincia meridionale yemenita di Abyan domenica mattina, ha dichiarato all’Associated Press Abdusattor Esoev, capo dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni nello Yemen.

Solo 12 migranti sono sopravvissuti al naufragio, mentre gli altri sono dispersi e presumibilmente morti, ha detto Esoev.

Siria

Sono ripresi con violenza gli scontri nella provincia meridionale di Sweida, a maggioranza drusa in Siria.

Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, almeno quattro persone sono morte domenica, tra cui tre membri delle forze di sicurezza governative e un combattente locale.

Le ostilità si sono concentrate intorno a Tal Hadid, un punto strategico a ovest della provincia, e nella città di Thaala, dove sono stati segnalati bombardamenti e colpi d’artiglieria pesante.

Gli scontri arrivano a meno di un mese dalla fine di un’ondata di violenze che, secondo lo stesso Osservatorio, avrebbe causato 1.400 morti a luglio in combattimenti tra drusi e beduini sunniti, con l’intervento dell’esercito e di milizie tribali.

Un cessate il fuoco aveva temporaneamente fermato il conflitto, ma la tensione non si è mai allentata davvero.

Il governo provvisorio guidato da Ahmad al-Sharaa, salito al potere dopo aver rovesciato Bashar al-Assad a dicembre, accusa le milizie druse fedeli al leader spirituale Hikmat al-Hijri di aver violato il cessate il fuoco attaccando postazioni governative.

 I drusi, da parte loro, denunciano l’imposizione di un assedio e chiedono il ritiro delle truppe governative. Da settimane, la strada che collega Sweida a Damasco è chiusa e la provincia è isolata.

Venerdì centinaia di residenti di Sweida sono scesi in piazza chiedendo l’apertura di un corridoio umanitario dalla vicina Giordania.

L’ONU è riuscita a far arrivare alcuni aiuti, ma il ministero dell’interno ha annunciato domenica la chiusura temporanea del corridoio “per motivi di sicurezza”.

La nuova leadership, sospettata di legami con gruppi islamisti radicali, fatica a mantenere la promessa di protezione per tutte le componenti religiose ed etniche del paese.

A marzo, oltre 1.700 civili alawiti sono stati uccisi lungo la costa, e ora Sweida rischia di diventare un nuovo punto di rottura.

L’esplosione di violenza a Sweida è il segnale più preoccupante che la Siria post-Assad sta entrando in una nuova spirale di instabilità.

La fine del dominio alawita non ha portato pace, ma ha scoperto tutte le fratture represse da decenni. I drusi, già marginalizzati e isolati, ora temono una repressione sistematica da parte di un governo che si definisce “nuovo” ma che ripete i vecchi errori: gestire la crisi con la forza, anziché con il dialogo.

Sudan

Nel martoriato Sudan, la città di Tawila – rifugio precario per oltre mezzo milione di sfollati – è diventata un nuovo inferno.

 Più di 1.180 casi di colera sono stati registrati, di cui circa 300 nei bambini, e almeno 20 persone sono morte. Nell’intera regione del Darfur, i numeri salgono a oltre 2.140 casi e 80 decessi.

“Nonostante sia prevenibile e facilmente curabile, il colera sta travolgendo Tawila e il Darfur, mettendo a rischio la vita dei più piccoli”, ha dichiarato Sheldon Yett, rappresentante UNICEF in Sudan.

L’epidemia si sta diffondendo in un contesto drammatico: ospedali distrutti, acqua potabile assente, igiene impossibile, campi profughi sovraffollati. Tutte le condizioni ideali per un’epidemia di massa.

A essere più esposti sono i bambini sotto i cinque anni, già provati dalla fame: 640.000 sono attualmente a rischio. I casi di malnutrizione acuta severa si sono raddoppiati nell’ultimo anno. “Chi è già debilitato ha molte più probabilità di contrarre il colera e di morirne”, avverte l’UNICEF.

Dal conflitto tra esercito regolare e forze paramilitari, scoppiato nell’aprile 2023, il Sudan è precipitato in un abisso. Milioni di sfollati, infrastrutture distrutte, sistema sanitario al collasso, carestia dichiarata in almeno 10 località. E ora, il colera.

A peggiorare la situazione, i cambiamenti climatici: siccità, alluvioni e raccolti persi aggravano un quadro già apocalittico.

L’UNICEF chiede accesso umanitario sicuro e continuo. Ma burocrazia, convogli saccheggiati e combattimenti rendono quasi impossibile portare aiuti.

L’organizzazione ha già distribuito acqua potabile clorata, sali per reidratazione, kit igienici, e sta raggiungendo circa 30.000 persone a Tawila. In programma anche la distribuzione di oltre 1,4 milioni di dosi di vaccino orale contro il colera.

Servono però fondi urgenti: 30,6 milioni di dollari per contenere l’epidemia e salvare vite.

Il Sudan sta morendo in silenzio. Tra le bombe, la fame e la malattia, il colera rappresenta la punta dell’iceberg di un collasso totale.

L’indifferenza internazionale è disarmante: se 640.000 bambini a rischio non bastano a scuotere le coscienze, cos’altro deve accadere?

Russia e Ucraina

Le agenzie anti-corruzione ucraine – NABU e SABO – hanno smascherato un ampio schema corruttivo nella fornitura di equipaggiamento militare.

La frode, definita “assolutamente immorale” dal presidente Volodymyr Zelenskyy, coinvolge un deputato, funzionari regionali, un ufficiale della Guardia Nazionale e il direttore di una società fornitrice di droni.

Secondo le indagini, l’equipaggiamento veniva acquistato a prezzi gonfiati, permettendo ai corrotti di intascare il 30% del valore dei contratti, compresi quelli per i droni FPV.

La notizia arriva appena due giorni dopo il ripristino dell’indipendenza delle agenzie anti-corruzione, deciso da Zelenskyy sotto pressione di proteste interne e dopo l’avvertimento della Commissione Europea che l’ingresso dell’Ucraina nell’UE sarebbe stato compromesso.

Zelenskyy ha ribadito la necessità di “tolleranza zero” verso la corruzione e ha annunciato che d’ora in poi, nei reparti logistici della Guardia Nazionale, i ruoli di comando saranno affidati solo a ufficiali con esperienza diretta in combattimento.

Questo scandalo arriva in un momento critico: l’Ucraina è sotto assedio non solo militare ma anche politico, nel tentativo di dimostrarsi degna dell’adesione all’Unione Europea.

Il ritorno all’indipendenza delle agenzie anti-corruzione è un passo obbligato, ma non sufficiente: serve una reale volontà politica di spezzare il legame tra guerra e profitto.

La guerra non può essere un bancomat per corrotti. Se l’Ucraina vuole l’Europa, deve prima liberarsi dai suoi fantasmi interni.

Un importante collaboratore di Donald Trump ha accusato l’India di finanziare la guerra della Russia in Ucraina acquistando petrolio da Mosca .

Il vice capo dello staff della Casa Bianca, Stephen Miller, ha affermato che il presidente degli Stati Uniti ha chiarito che “non è accettabile che l’India continui a finanziare questa guerra acquistando petrolio dalla Russia”.

Nel frattempo, Trump ha affermato che il suo inviato speciale Steve Witkoff potrebbe recarsi in Russia questa settimana, mentre gli Stati Uniti preparano sanzioni contro Mosca se il presidente Vladimir Putin non accetterà un cessate il fuoco prima di venerdì.

Spostiamoci in Russia dove un potente terremoto di magnitudo iniziale pari a 7.0 ha colpito domenica le isole più orientali della Russia, una forte scossa di assestamento che ha scosso la vicina penisola di Kamchatka, facendo temere uno tsunami nell’Oceano Pacifico.

Le isole Curili, un arcipelago vulcanico che si estende dall’Hokkaido in Giappone alla penisola russa di Kamchatka, si trovano all’interno dell’Anello di fuoco del Pacifico, una regione nota per i frequenti terremoti e l’attività vulcanica.

Per la prima volta in oltre sei secoli, il vulcano Krasheninnikov, nella penisola russa della Kamchatka, è esploso. L’eruzione è avvenuta sabato, pochi giorni dopo un potente terremoto di magnitudo 8.8 che ha colpito la stessa regione, provocando allarmi tsunami per Giappone, Stati Uniti e Filippine.

Olga Girina, direttrice del Kamchatka Volcanic Eruption Response Team (KVERT), ha dichiarato all’agenzia RIA che si tratta della prima eruzione storicamente documentata del Krasheninnikov dal 1463.

Secondo Girina, l’attività vulcanica potrebbe essere legata al terremoto che ha colpito l’area mercoledì, suggerendo una correlazione tra le dinamiche tettoniche e il risveglio del vulcano.

L’eruzione ha generato una colonna di cenere alta fino a 6.000 metri, spinta verso est sopra l’Oceano Pacifico.

Nessuna area abitata è stata colpita direttamente, ha riferito il ministero russo per le emergenze su Telegram. Il vulcano, alto 1.856 metri, non dava segni di attività da secoli.

Stati Uniti

Il Senato degli Stati Uniti ha confermato l’ex giudice e personaggio televisivo Jeanine Pirro alla carica chiave di Procuratore di Washington D.C., diventando l’ultima conduttrice di Fox News ad essere nominata da Donald Trump per una carica di alto livello.
Pirro è stata nominata con 50 voti contro 45 come Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia, dopo una specifica richiesta del Presidente Donald Trump affinché il Senato, a maggioranza repubblicana, si riunisse questo fine settimana per approvare le sue candidature.

A maggio, il Presidente, amante della televisione e che ha attinto ampiamente al gruppo dei conduttori dei media conservatori per reclutare membri della sua amministrazione, ha nominato Pirro Procuratore degli Stati Uniti ad interim nella capitale.

L’audace ex procuratrice 74enne di Westchester, New York, è stata descritta dal Presidente Trump come “una classe a sé stante”.

Si è fatta un nome presentando diversi programmi televisivi, tra cui “Justice with Judge Jeanine”, andato in onda per 11 anni su Fox News, il canale preferito dai conservatori.

Con la sua carica di Procuratore Generale degli Stati Uniti, una delle più alte del Paese, Pirro si unisce alle fila di altre reclute per posizioni di vertice nelle reti di informazione 24 ore su 24.

Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha co-condotto “Fox & Friends Weekend”, e il Segretario ai Trasporti Sean Duffy è stato concorrente di un reality e co-conduttore di Fox Business.

Dick Durbin, il principale esponente democratico della Commissione Giustizia del Senato, ha affermato che Pirro “non dovrebbe mai essere un Procuratore Generale degli Stati Uniti permanente”.

Durbin ha citato la promozione da parte di Pirro di teorie del complotto sulle elezioni del 2020, perse da Trump contro Joe Biden.

È stata anche una delle conduttrici più importanti citate in giudizio per diffamazione intentata dal produttore di macchine per il voto Dominion, che ha portato Fox News a pagare la cifra esorbitante di 787,5 milioni di dollari per chiudere la causa. Pirro è anche autrice di diversi libri a sostegno di Donald Trump.

El Salvador

Con il voto del parlamento dominato dal suo partito, il presidente Nayib Bukele ha approvato riforme costituzionali che aboliscono i limiti di mandato presidenziale, estendono la durata dei futuri incarichi a sei anni (invece di cinque) e eliminano il ballottaggio elettorale.

La prossima elezione, inizialmente prevista per il 2029, è stata anticipata al marzo 2027, offrendogli la possibilità di ricandidarsi prima, per più tempo e senza rivali reali.

Solo tre parlamentari si sono opposti. Una di loro, Marcela Guadalupe Villatoro Alvarado, ha detto in aula: “La democrazia a El Salvador è morta.”

Bukele, 44 anni, resta popolarissimo. Grazie alla sua campagna brutale ma efficace contro le gang, ha ridotto drasticamente i tassi di omicidio, trasformando El Salvador da “capitale mondiale del crimine” a quello che lui definisce “il Paese più sicuro dell’emisfero occidentale”.

È stato rieletto nel 2024 con l’85% dei voti.

Ma il suo secondo mandato è stato possibile solo dopo che una Corte Suprema, ripulita e nominata dal suo partito, ha annullato il divieto costituzionale di mandati consecutivi. I giudici precedenti erano stati rimossi nel 2021, eliminando uno degli ultimi freni al potere esecutivo.

Bukele si è autodefinito ironicamente “il dittatore più cool del mondo”, ma l’ironia è sempre più sottile.

 Ha concentrato il potere esecutivo, legislativo e giudiziario, arrestato più di 88.000 persone sotto lo stato d’emergenza, e represso attivisti, giornalisti e avvocati per i diritti umani.

Tra questi, Ruth López, nota per aver denunciato casi di corruzione, è stata arrestata a maggio. Oltre 400 detenuti sono morti in custodia.

Bukele ha costruito il proprio potere sul consenso popolare generato dalla paura: paura del crimine, della povertà, del caos. Ma la sicurezza ottenuta ha un prezzo: arresti arbitrari, torture, censura, esilio forzato per chi dissente.

Ha stretto un’alleanza sempre più stretta con Donald Trump, offrendo persino di incarcerare 252 venezuelani sospettati dagli Stati Uniti di legami con le gang, senza prove pubbliche, in cambio di 6 milioni di dollari. Molti hanno denunciato torture e abusi sessuali.

Bukele è figlio di un imprenditore e nipote di immigrati palestinesi. Non ha mai concluso gli studi in legge, ma ha imparato a governare la narrazione pubblica come pochi: comunica direttamente con oltre 7 milioni di follower su X, parla spesso in inglese, cura la propria immagine di leader giovane, carismatico e sfidante.

Eppure, dietro il fascino digitale, i critici vedono una sistematica demolizione delle istituzioni democratiche, mascherata da efficienza e modernità.

Nayib Bukele è il perfetto prodotto del nostro tempo: autoritario nei fatti, affascinante nella forma.

Il suo El Salvador è oggi un Paese dove la legalità si piega al potere, dove il consenso si costruisce sul bisogno disperato di sicurezza, e dove la popolarità legittima ogni deriva.

La storia lo dimostra: le dittature moderne non nascono più con i colpi di Stato, ma con elezioni, like, e riforme “popolari”. E finché l’Occidente misurerà la democrazia solo in base al tasso di omicidi, il Bukele-style avrà molti emuli.

Pakistan

Almeno 299 persone, tra cui 140 bambini, hanno perso la vita in Pakistan dall’inizio della stagione monsonica il 26 giugno. Lo ha annunciato l’Agenzia nazionale per la gestione dei disastri (NDMA), aggiungendo che oltre 700 persone sono rimaste ferite, tra cui 239 bambini e 204 donne.

Le regioni più colpite sono l’est del Punjab e la provincia nordoccidentale di Khyber Pakhtunkhwa, dove frane e alluvioni lampo hanno travolto case, strade e interi villaggi.

Il Dipartimento meteorologico pakistano ha previsto un nuovo intenso ciclo di piogge a partire da lunedì in Punjab, KP e nel Kashmir amministrato dal Pakistan. Le autorità di soccorso sono in stato di allerta per fronteggiare nuove emergenze.

Le piogge monsoniche sono un fenomeno ricorrente nel subcontinente indiano, ma la loro imprevedibilità e intensità sono aumentate negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico. E i bambini continuano ad essere le prime vittime.

Australia

Circa 100.000 persone – secondo la polizia, forse il triplo secondo gli organizzatori – hanno marciato sotto la pioggia attraversando l’iconico Harbour Bridge di Sydney, domenica, per protestare contro le azioni di Israele a Gaza.

La manifestazione è avvenuta nonostante il tentativo delle autorità di vietarla: un tribunale ha infatti respinto l’ordine della polizia di annullare la protesta.

Organizzata dal Palestine Action Group, la manifestazione ha voluto attirare l’attenzione sulla carestia a Gaza. Alcuni manifestanti hanno portato con sé pentole e cartelli per denunciare la fame come arma di guerra. La protesta è iniziata da Lang Park, con il ponte chiuso al traffico per ore.

Tra i presenti anche figure pubbliche di spicco: Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, ha partecipato alla marcia insieme all’ex ministro degli Esteri Bob Carr, sventolando un cartello con scritto “Save Gaza”.

Accanto a loro anche deputati laburisti, l’ex capitano dei Socceroos Craig Foster e l’ex pugile Anthony Mundine.

Dal palco, la senatrice dei Verdi Mehreen Faruqi ha accusato il Premier del New South Wales, Chris Minns, di voler “silenziare chi denuncia il genocidio”. Minns aveva dichiarato che la protesta rischiava di gettare Sydney nel caos.

Faruqi ha ribattuto: “Non è mai stato per la logistica. È sempre stato per zittirci e proteggere Israele e il governo laburista”.

Nel pomeriggio, la polizia del NSW ha inviato un messaggio per interrompere la marcia e ha fatto sorvolare l’area da un elicottero.

Ma il numero di partecipanti ha sorpreso persino le forze dell’ordine: “Siamo stati sopraffatti”, ha ammesso il commissario ad interim Peter McKenna.

Contemporaneamente, a Melbourne circa 25.000 persone hanno manifestato attraversando il King Street Bridge, dove è intervenuta anche la polizia antisommossa.

La protesta di Sydney rappresenta un punto di svolta nella risposta civile all’assedio di Gaza.

Non solo per la quantità di persone scese in piazza, ma per la capacità di infrangere divieti, superare intimidazioni e riportare al centro della scena una questione che governi e media cercano sempre più di silenziare.

La presenza di Julian Assange – simbolo stesso della libertà di informazione sotto attacco – non è solo un atto simbolico: è un grido di resistenza contro la complicità e la censura.

L’Australia, terra spesso lontana dai riflettori della geopolitica, ha mandato un segnale al mondo: la solidarietà non conosce confini, e il silenzio non è più un’opzione.

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