1° ottobre 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Ottobre 1, 2025

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  • Global Sumud Flotilla, vicina a Gaza, si prepara all’arrivo della marina militare israeliana
  • Gaza: si attende l’ok da parte di Hamas al piano di pace statunitense
  • Ucraina: l’UE prepara la Roadmap 2030 per la difesa europea
  • Stati Uniti: prosegue la politica dei dazi del presidente Trump
  • Afghanistan: blocco totale di internet per il contrasto al “vizio”
  • Brasile: una partnership per donare libri alle comunità dell’Amazzonia

Questo – e non solo – nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Raffaella Quadri e con Barbara Schiavulli

Iniziamo subito con le ultime notizie dalla Global Sumud Flotilla.

La Global Sumud Flotilla si trova in acque internazionali, al largo delle coste della Palestina.

La Nave Alpino della marina militare italiana aveva comunicato che non avrebbe accompagnato le imbarcazioni della Flotilla oltre le 150 miglia nautiche dalla costa di Gaza.

Alle ore 2:00 della notte, ha invertito la rotta.

Dopo le ultime notizie ricevute dalla nostra direttrice Barbara Schiavulli, che si trova a bordo della Morgana, una delle barche della Flotilla, i nostri contatti – come da indicazioni che lei stessa ci aveva fornito – sono stati interrotti.

Ricordiamo che quella della Global Sumud Flotilla è una missione umanitaria.

Si tratta di un atto dimostrativo, forte ma pacifico.

Gli equipaggi sono disarmati e portano con sé solo medicinali e viveri da destinare alla popolazione di Gaza.

La missione umanitaria, spesso criticata e contrastata da più parti, è stata in grado di riportare all’attenzione del mondo su Gaza e sul dramma che la sua popolazione sta vivendo.

A noi ora non resta che attendere notizie da Barbara, nella speranza di risentirla presto.

Intanto, come ha fatto ogni giorno dall’inizio della missione e ancora poche ore prima di trovarsi al largo di Gaza, ci ha inviato il suo approfondimento sulla situazione mediorientale, direttamente da una delle barche della Global Sumud Flotilla.

Gaza: il piano di pace americano

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di voler dare ad Hamas “tre o quattro giorni” per rispondere al suo piano di cessate il fuoco.

E ha aggiunto che non ci sarà molto margine di negoziazione e che, se Hamas rifiuterà, “lascerà Israele fare quello che deve fare”.

Secondo Trump, “tutti i paesi arabi hanno firmato, tutti i paesi musulmani hanno firmato, Israele ha firmato”.

“Stiamo solo aspettando Hamas, che o accetterà o meno – e se non lo farà, sarà una fine molto triste”.

Hamas sarebbe “propensa ad accettare” il piano per porre fine alla guerra a Gaza e presenterà la sua risposta ai mediatori egiziani e qatarioti oggi, ha detto una fonte vicina ai negoziati alla CBS.

Un funzionario palestinese vicino ad Hamas ha dichiarato a Reuters che “ciò che Trump ha proposto è l’adozione integrale di tutte le condizioni israeliane”, che non riconoscono al popolo palestinese né agli abitanti di Gaza “alcun diritto legittimo”.

Ismail Al-Thawabta, direttore dell’ufficio stampa di Hamas, ha affermato che il piano è un tentativo di “imporre una nuova tutela che legittima l’occupazione ‘israeliana’ e priva il nostro popolo dei suoi diritti nazionali, politici e umani”.

Ha aggiunto, inoltre, che “qualsiasi proposta che ignori questi diritti” è “categoricamente respinta”.

Il ministero degli Esteri del Qatar ha dichiarato che rappresentanti turchi parteciperanno ai colloqui a Doha con la delegazione di Hamas.

Germania, Francia, Regno Unito e Unione europea hanno accolto positivamente il piano di Trump.

Anche i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto, Turchia, Pakistan e Indonesia hanno emesso una dichiarazione congiunta a favore.

Il premier Netanyahu ha pubblicato un video sui social affermando che Israele ha “cambiato la narrazione” isolando Hamas, sostenendo che la pressione internazionale – anche da parte di paesi arabi e musulmani – è ora concentrata sul movimento affinché accetti l’accordo.

Trump ha promesso di dare a Israele il suo “pieno sostegno per completare l’operazione militare per la sua eliminazione” se Hamas rifiutasse i termini.

Netanyahu ha aggiunto che la proposta permetterebbe all’IDF di restare nella maggior parte di Gaza.

Alla domanda se i due leader avessero concordato sulla creazione di uno Stato palestinese, Netanyahu ha risposto senza esitazioni: “Assolutamente no, non è nemmeno scritto nell’accordo”.

Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha definito l’accordo un “clamoroso fallimento diplomatico”, criticando Netanyahu per aver perso “un’opportunità storica di liberarsi dalle catene degli Accordi di Oslo”.

Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha detto che, pur non essendo perfetto, il piano “è la migliore opzione sul tavolo”.

Ha avvertito che “Netanyahu è un esperto del ‘Sì, ma’. Di solito dice il ‘sì’ a Washington, e il ‘ma’ quando torna in Israele e la sua base gli ricorda chi comanda. Questo non può accadere”.

Yair Golan, leader del partito di sinistra Democratici, ha scritto su X che l’intesa riflette un accordo “che era sul tavolo da oltre un anno e che avrebbe dovuto essere firmato molto tempo fa”.

E ha accusato Netanyahu di aver prolungato la guerra “per ragioni politiche ristrette”.

Gaza

Il ministero della Sanità gestito da Hamas ha detto che nelle ultime 24 ore 42 palestinesi sono stati uccisi, cinque dei quali mentre cercavano aiuti.

Dal 7 ottobre 2023, 66.097 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane nella Striscia, ha aggiunto.

I morti per fame e malnutrizione sono saliti a 453, tra cui 150 bambini.

Libano

L’IDF ha dichiarato di aver ucciso due alti membri di Hezbollah nel sud del Libano lunedì, accusandoli di aver pianificato attacchi con razzi e altre operazioni contro cittadini e truppe israeliane.

Global Sumud Flotilla

E concludiamo con la Global Sumud Flotilla, dove ci troviamo.

Per quando uscirà il notiziario avremmo già superato il confine a rischio e le navi militari, che ci hanno osservato per un paio di giorni, se ne saranno andate.

Intanto, il ministero degli Esteri israeliano ha affermato che documenti recuperati a Gaza mostrerebbero un “collegamento diretto” tra Hamas e i leader della flottiglia Sumud.

Ha sostenuto, inoltre, che diversi suoi membri figurano come attivisti della Conferenza Popolare dei Palestinesi all’Estero, “subordinata ad Hamas e parte integrante del movimento”.

Ma è solo un’altra fake news che si somma a tutte le altre che abbiamo imbarcato.

Quando ascolterete questo notiziario saprete già se siamo stati presi o abbiamo fatto un altro passo verso Gaza.

In ogni caso ci abbiamo provato.

E se questo sarà servito a risvegliare la coscienza di chi crede che il mondo debba essere migliore, allora ne sarà valsa la pena.

Ucraina

credit: Commissione europea

In una conferenza stampa congiunta, a Bruxelles, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato Mark Rutte hanno ribadito che l’Ucraina rappresenta “la prima linea di difesa” del continente.

Entrambi hanno sottolineato che sostenere Kiev significa difendere i valori europei e garantire la sicurezza collettiva.

Von der Leyen, inoltre, ha rilanciato la proposta di utilizzare i beni russi congelati.

Serviranno per finanziare un “prestito di riparazione”, destinato a garantire aiuti militari strutturali e a lungo termine a Kiev.

Intanto sul terreno la guerra continua a colpire la popolazione civile.

Nella regione di Sumy, a nord-est del paese, un raid russo con droni ha distrutto un edificio residenziale.
I soccorritori hanno recuperato dalle macerie i corpi di quattro persone: due genitori e i loro figli, di sei e quattro anni.

Le autorità ucraine denunciano l’ennesimo attacco deliberato contro aree abitate da civili.

Non meno preoccupante è la situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato che l’impianto è scollegato dalla rete elettrica da ormai sette giorni, una condizione mai verificatasi prima.

La centrale sta funzionando solo grazie ai generatori diesel di emergenza, uno dei quali, però, è già fuori uso.

Zelensky ha parlato di una situazione critica, insistendo su come i bombardamenti russi continuino a minacciare non solo l’Ucraina, ma l’intera sicurezza nucleare del continente.

Le reazioni dell’Europa: Danimarca

In Europa cresce l’attenzione per la difesa comune.

In Danimarca, dopo gli ultimi episodi di droni avvistati vicino a infrastrutture strategiche e aeroporti, il governo ha deciso di richiamare in servizio diverse centinaia di riservisti.

Si tratta di una misura preventiva che, secondo i media danesi, prevede la presenza immediata dei soldati richiamati.

La notizia arriva alla vigilia del vertice informale dell’Unione Europea che si terrà a Copenaghen tra oggi – mercoledì 1° ottobre – e domani – giovedì 2 ottobre.

In vista di questo appuntamento, anche gli Stati Uniti hanno dato un segnale concreto di sostegno.

Washington ha inviato in Danimarca sistemi di difesa anti-drone, accogliendo la richiesta di supporto del governo danese.

Il ministero della Difesa di Copenaghen si è dichiarato grato dell’aiuto ricevuto e ha confermato che le misure di sicurezza saranno rafforzate durante lo svolgimento del vertice.

I piani di difesa europea

E proprio a Copenaghen si discuterà della nuova Roadmap 2030 per la difesa europea.

Si tratta di un documento che la Commissione europea ha trasmesso ai 27 paesi membri e che indica le priorità in termini di difesa comune.

Tra i progetti principali della Roadmap ci sono:

  • il muro europeo di droni
  • lo scudo di difesa spaziale
  • lo scudo aereo
  • il rafforzamento del fianco orientale dell’UE

Il muro di droni è ritenuto essenziale per far fronte alle nuove minacce e alle violazioni sempre più frequenti dello spazio aereo degli Stati membri.

L’Unione, si legge nel documento, deve disporre di capacità militari moderne e di un’industria pronta a innovare e a produrre rapidamente in caso di emergenza.

Russia

A Mosca, la proposta non è stata accolta con favore.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha commentato definendo il “muro dei droni” un’iniziativa “triste”.

Secondo Peskov, la creazione di muri è sempre negativa.

Il progetto europeo, ha affermato, rappresenterebbe l’ennesima dimostrazione di una politica che alimenta divisioni e contrapposizioni con la Russia.

Stati Uniti

credit: Public Domain Pictures – Pixabay

Sul fronte economico, negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump annuncia una raffica di nuove tariffe doganali.

Da oggi – 1° ottobre – scattano dazi al 100% su tutti i prodotti farmaceutici di marca prodotti all’estero, a meno che le aziende non avviino la costruzione di stabilimenti negli Stati Uniti.

E dopo aver previsto anche dazi al 50% su mobili da cucina e da bagno, e al 25% sui camion pesanti importati, il presidente ha rivolto lo sguardo all’industria cinematografica.

Ha dichiarato che gli Stati Uniti imporranno dazi del 100% su tutti i film girati fuori dal paese.

Secondo Trump, il settore sarebbe stato “derubato” da altre nazioni, motivo per cui serve una protezione radicale del mercato interno.

Ed è notizia più recente che le nuove misure riguarderanno anche il legname e i prodotti derivati.

Dal prossimo 14 ottobre entreranno in vigore dazi dal 10% al 25% su travi, legno tenero e mobili in legno, con ulteriori aumenti previsti dal primo gennaio.

La misura rischia di incidere sui costi delle costruzioni e dell’arredamento, ma l’amministrazione insiste sulla necessità di difendere la produzione americana.

Panama

E restando in ambito economico, arriviamo a Panama.

Il Canale, snodo del commercio mondiale, prevede un calo del 8,7% nei transiti e una riduzione del 7,5% dei ricavi per l’anno fiscale 2026, che si apre proprio con l’inizio di ottobre.

Le stime parlano di poco più di 11.400 attraversamenti e ricavi intorno ai 5,2 miliardi di dollari.

A pesare sono i conflitti in Europa e Medio Oriente, e l’incertezza generale che interessa non solo Panama, ma anche altre rotte strategiche come il Canale di Suez.

Afghanistan: blackout totale di Internet

credit: Haidan – Unsplash

In Afghanistan le autorità talebane hanno imposto un blackout nazionale di internet e delle telecomunicazioni, interrotto – dicono – “fino a nuovo avviso”.

Secondo l’organismo di monitoraggio Netblocks, la connettività è scesa a meno del 1% dei livelli normali, causando un isolamento quasi totale del paese.

Il blocco, motivato ufficialmente da ragioni morali legate al contrasto del “vizio”, ha già avuto conseguenze gravi, riporta Aljazeera.

Le banche sono rimaste paralizzate, i mercati congelati e si sono verificate difficoltà nei pagamenti e nell’e-commerce.

Ma non è tutto, il blackout di internet ha provocato anche l’interruzione di corsi online, considerati da molte donne l’unica possibilità di istruzione.

Anche i voli dall’aeroporto di Kabul – riposta la BBC – sono stati sospesi o cancellati.

L’ONU ha chiesto con urgenza di ripristinare le comunicazioni.

Impatto umanitario

Il blackout rischia di aggravare la crisi umanitaria, a poche settimane dal terremoto che ha causato oltre 2.200 morti e 3.600 feriti.

La chiusura delle reti di comunicazione ostacola il coordinamento dei soccorsi e l’arrivo di aiuti internazionali, rendendo ancora più complessa la situazione delle centinaia di migliaia di sfollati.

Le testimonianze raccolte a Kabul parlano di cittadini “ciechi, senza telefoni e internet”.

Molti negozi sono rimasti chiusi, i prelievi di contanti sono limitati e alcune province segnalano banche completamente ferme.

Divieto sui libri scritti da donne

Parallelamente, i talebani hanno introdotto nuove restrizioni nel settore educativo.

Dai programmi universitari sono stati messi al bando almeno 679 libri scritti da donne o ritenuti “anti-Sharia”.

Tra i testi vietati – riporta Aljazeera – figurano opere sui diritti umani, sulla politica e sugli studi di genere.

La decisione segue una serie di misure che, dal ritorno al potere dei talebani nel 2021, hanno escluso progressivamente le donne dall’istruzione superiore e dal lavoro.

Secondo diversi esperti e attivisti, questa stretta paralizzerà ulteriormente il sistema universitario, costringendo le istituzioni a cercare testi sostitutivi in un contesto di risorse già limitate.

La comunità internazionale, compresi alcuni paesi a maggioranza musulmana come Arabia Saudita, Qatar e Turchia, ha condannato duramente queste politiche, definite “misogine” da ex funzionari afghani.

Repubblica Democratica del Congo

Un tribunale militare della Repubblica Democratica del Congo ha condannato a morte in contumacia l’ex presidente Joseph Kabila.

L’ex capo di Stato, in carica dal 2001 al 2019, è stato riconosciuto colpevole di tradimento, crimini contro l’umanità, omicidio, violenza sessuale, tortura e insurrezione – si legge su Aljazeera.

Il procedimento era iniziato lo scorso luglio ed era legato al presunto sostegno di Kabila al gruppo ribelle M23, sostenuto dal Ruanda e attivo nella parte orientale del paese.

L’ex presidente aveva definito i tribunali congolesi “uno strumento di oppressione”.

Madagascar

In Madagascar la tensione resta alta dopo le proteste della cosiddetta “Generazione Z”, scatenate dalle ripetute interruzioni di acqua ed elettricità.

Le manifestazioni, duramente represse, hanno causato vittime e spinto il presidente Andry Rajoelina a sciogliere il governo.

In attesa della formazione di un nuovo esecutivo, i ministri in carica continueranno a svolgere il loro ruolo ad interim.

Intanto nella capitale Antananarivo resta in vigore il coprifuoco.

Previsto solo un leggero allentamento, con orario dalle 20:00 alle 4:00 del mattino, invece che dalle 19:00 alle 5:00.

Una misura che, secondo le autorità, mira al ripristino della pace sociale.

Brasile – Amazzonia

credit: Marina brasiliana

Una partnership per donare libri alle comunità dell’Amazzonia.

È quanto accaduto tra la Fondazione Biblioteca Nazionale (FBN) e la Marina Militare brasiliana che, lunedì scorso, hanno firmato un Memorandum d’intesa per la donazione di 2.424 libri a otto comunità rivierasche dell’Amazzonia.

I primi 400 libri saranno consegnati dalla nave di assistenza ospedaliera Carlos Chagas, che raggiungerà le comunità navigando il fiume Solimões.

Il resto dei libri arriverà a destinazione entro la fine dell’anno, grazie all’interessamento della Marina Militare brasiliana.

Foto di copertina: Barbara Schiavulli – Radio Bullets

 

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