10 giugno 2021 – Notiziario dall’Est Europa e dal Caucaso

Scritto da in data Giugno 10, 2021

La rassegna di notizie dall’Est Europa e dal Caucaso: un breve focus sugli eventi settimanali 

  • Armenia: il primo ministro ad interim Pashijyan è pronto a scambiare suo figlio con tutti i prigionieri detenuti in Azerbaijan.
  • Nuova inchiesta di Bellingcat e The Insider: lo scrittore russo Dmitry Bykov è stato avvelenato nel 2019 dagli ufficiali dell’FSB, il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa, gli stessi coinvolti nell’avvelenamento di Navalny.
  • La figlia di Navalny riceve al suo posto il più alto riconoscimento del Forum di Ginevra per i diritti umani e la democrazia.
  • Lukashenko vuole armare il popolo con armi made in Bielorussia in caso di guerra. 

Armenia 

È diatriba rovente in Armenia in questi giorni, dove è cominciata la campagna elettorale per le elezioni parlamentari anticipate, previste per il 20 giugno, a seguito delle recenti proteste che chiedono le dimissioni del premier Nikol Pashinyan, in seguito alla sconfitta nella guerra in Nagorno-Karabakh. 

Il primo ministro ad interim dell’Armenia Nikol Pashinyan ha dichiarato di essere pronto a scambiare suo figlio, Ashot Pashinyan, con tutti i prigionieri armeni detenuti in Azerbaijan, dove si trovano dopo la fine delle ostilità autunnali nel Nagorno-Karabakh. Lo riporta il servizio armeno di Radio Liberty.

https://twitter.com/JAMnewsCaucasus/status/1402329647946346506?s=20

Pashinyan, che tra l’altro si è ricandidato alla carica di primo ministro, ha rilasciato questa dichiarazione l’8 giugno, durante un incontro con degli elettori, in risposta alle parole dell’ex presidente Serzh Sargsyan, come riporta Radio Liberty. 

Tutto nasce da una sua frase recente, dove affermava che «i prigionieri perdoneranno di essere tenuti prigionieri per un mese o due in più, ma non perdoneranno concessioni (al nemico, ndr) che siano sproporzionate». Le parole del primo ministro ad interim hanno suscitato subito le critiche dell’ex presidente armeno Serzh Sargsyan, che ha suggerito a Pashinyan di scambiare suo figlio con 20 o 25 soldati detenuti in Azerbaijan. 

Non si è fatta attendere la risposta di Nikol Pashinyan: «A te, magnaccia ufficiale per molti anni e specialista della tratta, ti dico: sono d’accordo», così il leader armeno ha ribadito all’ex presidente.

Il giorno dopo, il 9 di giugno, sempre durante un incontro locale con degli elettori, Pashinyan ha confermato di nuovo la sua volontà di scambiare suo figlio con tutti i prigionieri armeni detenuti in Azerbaijan. 

«Ho incaricato le autorità competenti di trasmettere ufficialmente alla parte azera la nostra proposta che mio figlio è pronto ad andare a Baku come ostaggio, fatto salvo il ritorno di tutti i nostri prigionieri», dice Pashinyan secondo Radio Liberty. Ora il leader in carica temporanea, stando alle sue parole, sta aspettando la risposta di Baku. 

Da parte sua, il figlio di Pashinyan ha scritto sulla sua pagina Facebook che è «pronto ad andare in Azerbaijan con la condizione del ritorno dei prigionieri armeni che si trovano lì come ostaggi», scrivono i media locali. 

In precedenza Baku aveva affermato che 140 prigionieri armeni detenuti in Azerbaijan non potevano essere scambiati, poiché alcuni sono stati catturati dopo la fine del conflitto armato in Nagorno-Karabakh, oppure sono stati accusati di “reati come crimini di guerra, mercenarismo o terrorismo”, scrive la testata russa RBC. 

Russia

Di avvelenamento in avvelenamento

Secondo una nuova inchiesta di Bellingcat e The Insider, dietro l’avvelenamento dello scrittore russo Dmitry Bykov nel 2019 ci sarebbe lo stesso gruppo di ufficiali dell’FSB – il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa − coinvolto nell’avvelenamento dell’oppositore russo Alexey Navalny e del politico Vladimir Kara-Murza. 

L’avvelenamento di Bykov risale al 2019. Lo scrittore russo, noto per le sue posizioni critiche nei confronti del governo, è stato ricoverato in ospedale il 16 aprile 2019, dopo un malore sull’aereo. All’ospedale è stato messo in coma farmacologico e poi trasportato a Mosca, visto che si trovava nella città russa di Ufa, dove doveva tenere una lezione. Cinque giorni dopo lo scrittore ha ripreso conoscenza. All’epoca i medici non sono stati in grado di formulare una diagnosi univoca; alcuni parlavano degli effetti del diabete mellito. In seguito al malore Bykov aveva sostenuto che si potesse trattare di un avvelenamento alimentare o di tipo infettivo, scrive Radio Liberty. 

Però, come hanno scoperto di recente i giornalisti di Bellingcat e The Insider, almeno un anno prima del malore Bykov era già sotto sorveglianza da parte di alcuni dipendenti dell’Istituto di Scienze Forensi dell’FSB, che usavano, ovviamente, nomi fasulli. I movimenti degli agenti coincidono del tutto con i viaggi di Bykov. I giornalisti credono che il FSB abbia cercato di avvelenare Bykov esattamente il 13 aprile 2019 a Novosibirsk, dove lo scrittore si è recato per partecipare a un evento di tipo scolastico. 

Secondo i giornalisti, la procedura di avvelenamento potrebbe essere la stessa usata con Navalny: il veleno è stato applicato sui vestiti nella stanza d’albergo dove alloggiava Bykov il 13 aprile, e indossati poi, presumibilmente il 16 aprile, prima di finire in coma.

In più, secondo l’inchiesta, nella giornata del 13 aprile in città si trovavano gli ufficiali dell’FSB Vladimir Panyaev e Ivan Osipov, sotto nomi falsi. Sono coloro che figurano nell’inchiesta relativa all’avvelenamento di Navalny. 

Dmitry Bykov è uno scrittore, poeta e giornalista russo, noto per le sue posizioni critiche sulla situazione politica e sociale in Russia. Svolge il ruolo di direttore creativo del quotidiano Sobesednik, che pubblica, tra l’altro, inchieste anticorruzione. Ai giornalisti di Bellingcat e The Insider Dmitry Bykov ha detto che non sapeva perché avrebbe potuto essere ucciso.

La figlia di Navalny ritira un premio a nome del padre

La figlia ventenne dell’oppositore russo Alexei Navalny, ora in carcere, ha ritirato a Ginevra, al posto di suo padre, il Moral Courage Award: il più alto riconoscimento del Forum di Ginevra per i diritti umani e la democrazia. 

«È triste che io riceva questo premio. Al mio posto dovrebbe esserci mio padre, ma ora è in una prigione russa solo per quello che diceva e per quello in cui credeva, e anche perché non è morto come volevano le autorità russe», ha detto in un video registrato Dasha Navalnaya. 

La figlia dell’oppositore russo ha sottolineato che il premio è un grande onore per suo padre e per tutti coloro che lo sostengono.

Bielorussia

Il regime Lukashenko vuole armare il popolo con armi made in Bielorussia in caso di una guerra. «È necessario avere una propria produzione di armi di piccolo calibro in Bielorussia», ha affermato ascoltando un rapporto sui risultati del lavoro e sulle prospettive di sviluppo del complesso militare-industriale, riporta Belta. 

«Dobbiamo produrre un minimo di armi qui da noi. Perché tutto può succedere e non vale la pena sperare che qualcuno ci porti armi. Dobbiamo avere le nostre”, ha affermato. Lukashenko ritiene che nel caso di qualche conflitto o guerra, ogni famiglia e tutti gli enti territoriali dovrebbero essere armati. «Allora il nemico, l’avversario, capirà che è meglio evitarci». 

Foto in evidenza: Nikol Pashynyan: Majid Haghdoust / Creative Commons; Navalny: Dmitry Aleshkovskiy / Creative Commons; Dmitry Bykov: Creative Commons FSB: Creative Commons; Proteste: Wikimedia Commons

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