10 novembre 2020 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Novembre 10, 2020
Oggi è il 10 novembre, giornata Ue per un’equa retribuzione. È l’Equal Pay Day è a livello di media europea quel giorno dell’anno a partire dal quale le donne smettono di guadagnare. A differenza dei loro colleghi uomini. E in Ue, il gap di genere nei salari resta alto. A Malta arriva l’ambasciatrice per l’uguaglianza delle donne. In Polonia non si placano le proteste per il diritto all’aborto. Kazakistan: la protesta delle donne per la libertà: si rasano i capelli a zero contro la repressione. Israele e Palestina: la giornalista palestinese Bushra Tawil arrestata per la quarta volta.
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Unione europea
Lavoro: UE, gap di genere nei salari ancora elevato
Oggi è il 10 novembre, giornata UE per un’equa retribuzione. È l’Equal Pay Day, ovvero quel giorno a partire dal quale, semplicemente, noi donne smettiamo di guadagnare fino alla fine dell’anno, mentre voi uomini continuate a farlo. «Le donne guadagnano ancora in media 86 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo in Europa e lavorano 51 giorni in più per guadagnare quanto i loro colleghi uomini. La pandemia ha aumentato le diseguaglianze», dicono, in una nota congiunta, la vicepresidente dell’Esecutivo comunitario Vera Jurova, e i commissari per il Lavoro Nicolas Schmit, e per l’Uguaglianza, Helena Dalli. Nell’ultimo anno, leggendo i dati Eurostat, il divario salariale di genere è passato dal 14,5% al 14,1% in Europa, diminuendo quindi leggermente. «Considerando la situazione attuale, ci vorrebbero decenni, o anche secoli, per raggiungere la parità», aggiungono i commissari. «Non è accettabile: dobbiamo agire rapidamente e ridurre a zero il gap». Nei prossimi giorni la Commissione europea dovrebbe proporre misure vincolanti per la trasparenza nelle retribuzioni.
Malta
Cecilia Attard Pirotta è la nuova ambasciatrice per l’uguaglianza delle donne
Cecilia Attard Pirotta, diplomatica maltese di lungo corso, è stata nominata “ambasciatrice per le donne” nell’ambito delle azioni che il governo maltese intende compiere per mettere in atto la risoluzione 1235 delle Nazioni Unite sull’uguaglianza di genere. 57 anni, la sua nomina è stata annunciata nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri maltese, Evarist Bartolo, che ha posto l’accento sull’annunciato impegno dell’isola ad agire con un piano su cinque anni basato su quattro punti principali: promozione dell’agenda WPS (Women, Peace, Security), prevenzione di ogni forma di violenza di genere e dello sfruttamento sessuale, aumento della partecipazione e della rappresentanza femminile nei processi decisionali, incremento delle partnership per attuare a Malta l’agenda WPS.
https://twitter.com/MaltaUNMission/status/1324310157724012545
Malta è indietro, si legge sul Times of Malta, rispetto alla media dell’UE in termini di uguaglianza di genere, ma insieme a Italia e Lussemburgo si fa notare per essere uno dei paesi che registra il maggiore miglioramento in un decennio. Secondo l’indice annuale del centro dell’UE per l’uguaglianza di genere, l’Europa ha ottenuto una media complessiva di 67,9 su 100. Svezia, Danimarca e Francia hanno mantenuto i primi posti nell’ultimo report dell’Istituto per l’uguaglianza di genere, mentre Grecia, Ungheria e Romania sono state le peggiori. Miglioramenti si sono appunto registrati in Italia, Lussemburgo e Malta, con ciascun paese che dal 2010 guadagna circa 10 punti. L’indice sull’uguaglianza di genere, che ne misura il progresso nel tempo, assegna un punteggio da 1 a 100 a ciascun Stato membro sulla base del divario tra donne e uomini e dei livelli di rendimento nel lavoro, denaro, conoscenza, potere e salute tra le altre cose. I risultati dell’indice sull’uguaglianza di genere 2020 si basano principalmente sui dati del 2018: Malta ha segnato 63,4 punti, in aumento di quasi un punto rispetto all’anno precedente.
Polonia
Le donne polacche continuano a protestare per il diritto all’aborto
Non si placano in questi giorni le proteste delle donne polacche sul diritto all’aborto, dopo che quasi tre settimane fa una sentenza ha completamente bandito l’interruzione di gravidanza nel Paese, anche in caso di malformazioni del feto, ponendo limiti ancora maggiori alle già rigide leggi polacche sul tema. Nei giorni scorsi, sui tetti di Cracovia, ha volato una mongolfiera che mostrava “il fulmine rosso” diventato il simbolo delle proteste, e la scritta “questa è guerra”. A Breslavia le donne si sono mosse invece nel “corteo delle streghe”. Il presidente polacco Andrzej Duda ha lanciato l’ipotesi di una legge che ammetterebbe l’interruzione di gravidanza solo in caso di malformazioni letali del feto. Ma le attiviste dello “Sciopero delle donne”, con le leader Marta Lempart e Klementyna Suchanow, hanno declinato questa insufficiente concessione.
In arrivo un altro sciopero generale, probabilmente in concomitanza della prossima seduta del Sejm, la camera bassa del parlamento, il 18 novembre. Sulla proposta del presidente restano divisi i deputati del Pis, Diritto e Giustizia, il partito di Jarosław Kaczyński. Ancora sospesa anche la pubblicazione della decisone della Corte Costituzionale del 22 ottobre scorso, con cui il divieto dell’aborto diventerà obbligatorio: il governo continua a ripetere ufficialmente la volontà di pubblicarla nei prossimi giorni.
Protests in #Poland for abortion rights, against the #Church and against the #PiS government continue! #StrajkKobiet https://t.co/dDtEOryrAy
— AK (@jadranqc) November 9, 2020
Kazakistan
La protesta delle donne in un video: si rasano i capelli contro la repressione
Su Instagram l’account Danazhanay ha pubblicato un video in cui alcune donne, in Kazakistan, si rasano i capelli a zero in segno di protesta contro la repressione politica nel loro Paese. «Vivo in una prigione chiamata Kazakistan», dice una donna. «Chiedo libertà per i prigionieri politici e le persone perseguitate per motivi politici», afferma un’altra donna dopo essersi rasata completamente i capelli. «Domando il diritto di svolgere manifestazioni pacifiche e a una vera opposizione», dice un’altra. A raccontarlo è Radio Liberty sul proprio sito web, insieme al racconto delle proteste che, timidamente, stanno avvenendo anche nelle strade del Paese: un fatto del tutto inusuale in Kazakistan.
Israele e Palestina
Arrestata una giornalista
Secondo la Palestinian Prisoner Society (PPS), le forze israeliane hanno arrestato ieri 12 palestinesi, inclusa una giornalista, provenienti da varie parti dei territori occupati. Lo riporta The Palestine Chronicle. Due notti fa le forze israeliane hanno fermato la giornalista di Ramallah, Palestina, Bushra Tawil a un posto di blocco militare volante vicino all’insediamento israeliano di Yitzhar, nel nord della Cisgiordania.
Tawil è un’ex prigioniera rilasciata solo tre mesi fa dalle carceri israeliane: era in un’auto con parenti e bambini quando il mezzo su cui viaggiava è stato fermato al posto di blocco militare e trattenuto. Tawil è stata poi arrestata e le persone che erano con lei sono state autorizzate a partire. A Hebron, l’esercito di occupazione israeliano ha arrestato quattro palestinesi, tra cui due fratelli, di 28 e 29 anni. A Betlemme, i militari israeliani hanno arrestato un palestinese nel campo profughi di Aida. È la quarta volta che Bushra Tawil viene arrestata dal 2011.
Israeli occupation forces detained 12 #Palestinians overnight, including Bushra Tawil. Bushra, a journalist, was detained while driving with her children near Nablus. She was released from Israeli administrative detention in July. This is her 4th arrest. https://t.co/m34WC4dOK1 pic.twitter.com/6ssG8IeaWd
— PLO Department of Public Diplomacy & Policy (@PalestinePDP) November 9, 2020
In copertina Unsplash/Marvin Kuhn
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