10 ottobre 2023 – Notiziario in genere

Scritto da in data Ottobre 10, 2023

Assegnato a una donna per le donne: va all’americana Claudia Goldin il premio nobel per l’economia. A Nairobi protesta contro la comunità lgbtqi. Niente doccia e sudore, 25enne californiana allergica all’acqua. Grecia: il leader di Syriza dice che vorrebbe dei figli con maternità surrogata.

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Nobel

Assegnato a una donna per le donne: va all’americana Claudia Goldin, economista, docente ad Harvard, il premio Nobel 2023 per l’Economia per i suoi studi sul gender gap. La storica ed economista è nata nel 1946. Il premio, si legge nelle motivazioni dell’Accademia reale svedese delle Scienze, è stato assegnato “per aver migliorato la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile”. Goldin è codirettrice del Gender in the Economy Study Group del NBER (il National Bureau of Economic Research) ed è stata direttrice del programma Development of the American Economy della NBER dal 1989 al 2017.

È l’ultimo dei premi Nobel di quest’anno – ricordiamo quello per la Pace a Narges Mohammadi, attivista iraniana, vice-presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016 – e vale 11 milioni di corone svedesi. Goldin, si legge ancora nelle motivazioni, ha scoperto i fattori chiave delle differenze di genere nel mercato del lavoro.

Goldin, prima professora strutturata nel dipartimento di economia ad Harvard, ha spulciato gli archivi e raccolto oltre 200 anni di dati dagli Stati Uniti: in questo modo ha potuto dimostrare come e perché le differenze di genere nei tassi di guadagno e di occupazione sono cambiate nel tempo. Le donne, spiega ancora l’Accademia svedese, “sono ampiamente sottorappresentate nel mercato del lavoro globale”.

Quindi “comprendere il ruolo delle donne nel mondo del lavoro è importante per la società. Grazie alla ricerca innovativa di Claudia Goldin, ora sappiamo molto di più sui fattori sottostanti e sulle barriere che potrebbero essere affrontate in futuro”, spiega Jakob Svensson, presidente del Comitato per il Premio in Scienze Economiche.

La ricerca

Goldin “ha dimostrato che la partecipazione femminile al mercato del lavoro non ha avuto una tendenza all’aumento per tutto il periodo analizzato, ma ha invece formato una curva a U. La partecipazione delle donne sposate è diminuita con la transizione da una società agricola a una industriale all’inizio del XIX secolo, ma poi ha iniziato ad aumentare con la crescita del settore dei servizi all’inizio del XX secolo. Goldin ha spiegato questo andamento come il risultato di un cambiamento strutturale e dell’evoluzione delle norme sociali relative alle responsabilità delle donne nei confronti della casa e della famiglia”.

Nel ventesimo secolo “i livelli di istruzione delle donne sono aumentati costantemente e nella maggior parte dei Paesi ad alto reddito sono oggi sostanzialmente superiori a quelli degli uomini. Goldin ha dimostrato che l’accesso alla pillola contraccettiva ha svolto un ruolo importante nell’accelerare questo cambiamento rivoluzionario, offrendo nuove opportunità di pianificazione della carriera. Nonostante la modernizzazione, la crescita economica e l’aumento della percentuale di donne occupate nel XX secolo, per un lungo periodo di tempo il divario retributivo tra donne e uomini non si è praticamente colmato.

Secondo Goldin, parte della spiegazione risiede nel fatto che le decisioni in materia di istruzione, che influiscono sulle opportunità di carriera di tutta la vita, vengono prese in età relativamente giovane. Se le aspettative delle giovani donne sono formate dalle esperienze delle generazioni precedenti – ad esempio delle loro madri, che non sono tornate al lavoro finchè i figli non sono cresciuti – lo sviluppo sarà lento.

Storicamente, gran parte del divario di genere nei guadagni potrebbe essere spiegato dalle differenze di istruzione e dalle scelte professionali. Tuttavia, Goldin ha dimostrato che la maggior parte di questa differenza di guadagno è ora tra donne e donne nella stessa occupazione, e che si verifica in gran parte con la nascita del primo figlio”.

Kenya

Centinaia di persone sono scese in piazza venerdì a Nairobi per protestare contro la comunità LGBTQIA+, una manifestazione condannata dalle organizzazioni per i diritti umani. I manifestanti si sono riuniti davanti alla Corte Suprema nel centro di Nairobi, scrive l’agenzia EFE, per respingere la decisione presa dalla corte lo scorso febbraio quando ha consentito la registrazione legale di un’organizzazione pro-LGBT nel Paese contro un appello del governo keniano. Tre giudici hanno votato a favore della sentenza.

Allo stesso tempo due hanno votato in maniera contraria, sostenendo che il Kenya non può consentire la registrazione di un’organizzazione che sostiene azioni contrarie o espressamente vietate dal codice penale.

La manifestazione

Alla manifestazione, il componente dell’Assemblea nazionale Mohamed Ali ha letto un discorso critico: “In Kenya, come in altri paesi africani, la maggior parte dei costumi, delle culture e delle tradizioni religiose considerano l’omosessualità sbagliata, innaturale ed empia”, sostiene Ali. Il deputato ha sottolineato che “durante la riformulazione della Costituzione del 2010, la stragrande maggioranza dei keniani ha chiarito che le relazioni omosessuali restano illegali”.

“E le relazioni consentite sono solo tra un uomo e una donna”, prosegue il deputato tra gli applausi della folla, che chiedeva le dimissioni di coloro che si sono espressi a favore della comunità LGBT.

I manifestanti, convocati, tra gli altri, da associazioni musulmane e cristiane, portavano striscioni con slogan come “Il Kenya non è Sodoma e Gomorra”, “LGBT non è africano” e ” I demoni hanno ispirato la comunità LGBT.”

Le organizzazioni per i diritti condannano la protesta

In una dichiarazione, la Commissione per i diritti umani del Kenya ha definito la protesta “pericolosa” e ha denunciato la “campagna d’odio” che tali manifestazioni rappresenta. In un comunicato separato, Amnesty International ha affermato di essere “profondamente preoccupata per la recente ondata di proteste anti-LGBTIQ+, dichiarazioni e azioni online e offline” in Kenya.

“Il nostro appello sincero ai leader politici e religiosi in Kenya affinché prestino attenzione e cautela nelle loro dichiarazioni pubbliche riguardanti le comunità LGBTIQ+. Invece di promuovere l’ostilità, la discriminazione e la violenza contro gli altri keniani, li esortiamo a impegnarsi in un dialogo rispettoso con i rappresentanti della comunità”, dice il direttore esecutivo di AI Kenya Irungu Houghton.

Leggi dell’era coloniale

A seguito della sentenza della Corte Suprema, il presidente keniota William Ruto ha affermato di non consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso perché tale unione è contraria alla cultura e alla tradizione del suo paese.

“Sono un uomo timorato di Dio. Sebbene rispettiamo la corte, la nostra religione, tradizioni, leggi e costumi non consentono alle donne di sposare donne o uomini che sposino uomini”, ha detto Ruto in un evento a Nairobi lo scorso marzo.

Mentre la costituzione del Kenya prevede solo il matrimonio tra persone di sesso opposto, il codice penale punisce il sesso “contro l’ordine della natura” con pene che arrivano a fino a quattordici anni di prigione. Dei quasi settanta paesi che criminalizzano le relazioni tra persone dello stesso sesso, ricorda ancora l’EFE, poco più di trenta si trovano in Africa, dove la maggior parte di queste leggi sono un’eredità dell’era coloniale.

Stati Uniti

Tessa Hansen-Smith soffre di una malattia rara. Se viene a contatto con l’acqua manifesta lividi sulla pelle e cuoio capelluto sanguinante: la 25enne californiana ne è allergica, e non può né farsi la doccia né bere come chiunque altro.

Dopo anni di analisi e test di ogni tipo le è stata diagnostica questa rara malattia che colpisce in prevalenza le donne e le cui cause non sono ancora note. Il suo racconto è stato raccolto da Abc: Tessa Hansen-Smith spiega di aver iniziato ad avere problemi a otto anni e che ci è voluto molto tempo prima che l’acquagenica orticaria le fosse diagnosticata.

Ad arrivare alla diagnosi è stata la madre, che nella vita fa la medica di famiglia. “Mi sento un po’ in colpa per non aver realizzato prima che fosse un problema dovuto all’acqua”, aggiunge Karen Hansen-Smith. Sua figlia evita l’acqua sotto ogni sua forma, anche il sudore. Essendo una malattia rara, meno di 250 persone al mondo ne sarebbero affette.

Grecia

Il nuovo leader di Syriza, Stefanos Kasselakis, ha detto pubblicamente di volere avere dei figli, assieme al suo compagno, ricorrendo all’aiuto di una madre surrogata. Lo ha fatto nel corso di un’intervista all’emittente Alpha. “Dobbiamo a noi stessi come società offrire una completa uguaglianza”, aggiunge il presidente del principale partito della sinistra greca. La maternità surrogata, infatti, è legale in Grecia per le coppie eterosessuali, ma non per quelle gay.

Sposato con un infermiere, Kasselakis, che ha anche la cittadinanza statunitense, ha espresso la speranza che il suo esempio “risvegli i genitori, in modo che imparino a parlare con i loro figli, e a rispettare i loro desideri”. Nel 2015, durante il governo di Alexis Tsipras, in Grecia sono state legalizzate le unioni civili per le coppie omosessuali, ma non il matrimonio e l’adozione.

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