11 luglio 2023 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Luglio 11, 2023
Per la prima volta il titolo di Miss Paesi Bassi va a una donna trans. Secondo uno studio svedese, i contraccettivi potrebbero aumentare il rischio di depressione nelle giovani. Spagna, la ley trans è in pericolo. India: fermato un truffatore che in 9 anni ha sposato 14 donne. A Nairobi una conferenza sui diritti delle donne.
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Olanda
Ha 22 anni e viene da Amsterdam Rikkie Kolle, la nuova Miss Paesi Bassi 2023. Per la prima volta il titolo va a una persona transessuale. Il suo messaggio ha convinto la giuria, secondo cui si tratta “di una storia forte con una missione chiara”. Kolle è già nota in Olanda: ha infatti partecipato a programmi televisivi come Holland’s Next Top Model. Vuole essere un punto di riferimento per le persone trans del suo paese. “Quando ero ancora il piccolo Rik e mi dichiaravo come transgender non era facile e ne soffrivo”, racconta. La sua elezione è stata salutata dai gruppi di interesse Transgender Network, in un paese che da molto tempo è in cima alle classifiche mondiali quanto a tolleranza e rispetto dei diritti delle persone LGBTIQ+, ricorda RSI.
Svezia
Il rischio è quello dell’aumento della depressione nelle giovani che usano contraccettivi orali, soprattutto nei primi due anni dall’inizio della terapia. Un rischio che addirittura raddoppia: è quanto emerge da uno studio su più di 250mila donne dell’Università di Uppsala in Svezia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Epidemiology and Psychiatric Sciences e ha seguito 264.557 donne dalla nascita alla menopausa. Così sono stati raccolti dati sull’utilizzo di pillole contraccettive combinate (quindi progesterone ed estrogeni), sull’insorgere e le tempistiche dell’eventuale diagnosi iniziale di depressione e di sintomi depressivi che non ricevono eventualmente una diagnosi formale.
Dallo studio emerge che chi nel campione ha cominciato a utilizzare questi anticoncezionali a 20 anni o prima di quell’età ha mostrato un’incidenza di sintomi depressivi superiore del 130%, ovvero appunto più del doppio. La percentuale, nelle adulte, è del 92% di aumento. Lo studio ha evidenziato anche come la maggiore incidenza di depressione tende invece a diminuire dopo i primi due anni di uso per tutte, tranne nel caso delle ragazze adolescenti. “I nostri risultati suggeriscono che l’uso di contraccettivi orali, in particolare nei primi due anni, aumenta il rischio di depressione”, spiega l’autrice Therese Johansson. L’uso di pillola durante l’adolescenza poi, dice ancora, “potrebbe aumentare il rischio di depressione più avanti nella vita”. Lo studio “è importante perché dimostra un fenomeno poco conosciuto, il drammatico aumento dell’incidenza e del rischio della depressione nelle donne che usano contraccettivi orali soprattutto in età giovanile”, dice Graziano Pinna, psichiatra all’Università dell’Illinois. “Considerando gli effetti di questi contraccettivi orali sui livelli degli ormoni femminili nell’organismo, ormoni che sappiamo essere coinvolti anche nella regolazione del tono dell’umore, questo risultato era in certa maniera per noi prevedibile”, aggiunge. Importante quindi, conclude, “soppesare bene i rischi e i benefici dell’uso della pillola specie nelle
giovani, tenendo conto anche della eventuale predisposizione individuale ai disturbi depressivi”.
Spagna
“Se avessi saputo che avrebbero anticipato la data delle elezioni, avrei iniziato prima questo processo”. A parlare è Alicia Arruti, 16 anni, che ha recentemente iniziato l’iter di cambio di genere sulla sua carta d’identità. Arruti è nata maschio ma si è sentita una femmina dall’età di otto anni, racconta all’AFP nel suo giardino a Ponte Caldelas, un piccolo villaggio vicino al confine della Spagna con il nord del Portogallo.
Dopo aver cambiato nome e iniziato la cura ormonale, ha chiesto di cambiare sesso sulla sua carta d’identità grazie a una legge approvata a febbraio dal governo di sinistra spagnolo. La legislazione consente a chiunque abbia più di 16 anni di effettuare il passaggio sulla base di una semplice dichiarazione. Ma il Partito popolare di destra (PP) ha promesso di modificare la legge se vincerà le elezioni anticipate del 23 luglio. Secondo i sondaggi non otterrà la maggioranza assoluta e avrà bisogno del sostegno dell’estrema destra di Vox per governare. E Vox è ancora più contrario alla legge, che comprende una serie di diritti LGBTQIA+. Arruti dice di essere “preoccupata” per una simile alleanza, che è già una realtà in molte città dopo la vittoria della destra alle elezioni locali e regionali del 28 maggio. “Sarebbe un serio passo indietro” per i diritti trans, spiega.
A fine giugno, il leader del PP Alberto Nunez Feijoo si è scagliato contro la cosiddetta “legge trans”, dicendo a radio Onda Cero che si trattava di “un attacco ai giovani e all’autorità dei genitori”. A suo dire la legge avrebbe reso “cambiare sesso legalmente più facile che superare un esame di ammissione all’università o prendere la patente”.
Dopo le elezioni locali e regionali, alcune città o regioni controllate da PP e Vox hanno suscitato scalpore per non aver issato le tradizionali bandiere arcobaleno a seguito delle pressioni dell’estrema destra durante le marce del Pride di giugno. E a Madrid, che ha ospitato una delle marce Pride più grandi d’Europa il 1° luglio scorso, Vox ha appeso un gigantesco striscione con una mano che gettava pezzi di carta in un cestino, ciascuno recante un simbolo, inclusa la bandiera arcobaleno del collettivo LGBTQ.
https://twitter.com/FELGTBI/status/1678416774155337728
“La destra e l’estrema destra stanno diffondendo messaggi di odio e minacciando di cancellarci dalla vita pubblica”, dice al Pride Alicia Garcia Raboso, una donna trans di 42 anni. Valeria Carrion Alvarez, analista finanziaria di 47 anni, non esclude di lasciare la Spagna se ci sarà una battuta d’arresto nei diritti transgender. Se il PP vince e “rende difficile l’accesso alle cure mediche (come la terapia ormonale)… questo potrebbe essere un motivo per me per lasciare la Spagna”, racconta.
Tra il 2020 e il 2022, i dati del ministero dell’Interno mostrano che i crimini contro l’orientamento sessuale o il genere sono aumentati del 65,7% in Spagna, un paese noto per essere molto tollerante nei confronti delle questioni LGBTQ e che ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso quasi 20 anni fa. Per Uge Sangil, presidente di FELGTBI+, la più grande organizzazione LGBTQ della Spagna, le cifre riflettono un aumento “dell’incitamento all’odio nei confronti del collettivo LGBTQ” da quando Vox è entrato in parlamento nel 2019 come terzo partito. “Quando c’è un aumento dell’incitamento all’odio contro i gruppi vulnerabili, aumentano anche i crimini d’odio”, spiega Sangil all’AFP. Per Alvarez, il problema non è tanto il discorso politico, ma come riflette il cambiamento degli atteggiamenti sociali, indicando una “normalizzazione delle opinioni di estrema destra ovunque, dai bar alla macchinetta del caffè dell’ufficio… e persino alle riunioni di famiglia”. Sangil dice che la situazione è molto preoccupante. “Anche se siamo coraggiosi e coraggiose e resilienti, abbiamo anche paura. Non vogliamo tornare nell’armadio”, ha detto la leader di FELGTBI+.
India
A Mysore, una città in India, è stato arrestato un uomo che negli ultimi nove anni è riuscito a truffare quattordici donne. Le ha sposate, tutte e 14, dopo averle incontrate su siti di incontri matrimoniali. L’accusato si chiama Mahesh K B Nayak ed è, spiegano le forze dell’ordine, un uomo di 35 anni di Bangalore. Da tutte queste unioni sarebbero anche nati 4 figli. L’uomo ingannava le donne sul proprio stato civile e ha finto, di volta in volta, di essere medico o ingegnere: in realtà ha un diploma di scuola media e parla un inglese elementare.
A far scattare le indagini è stata la denuncia di una ingegnera informatica di Mysore: dopo averlo sposato all’inizio di quest’anno, si è vista martellare con richieste di prestito per avviare una clinica privata da Nayak, che in questo caso fingeva di essere un medico. L’ha portata a visitare un presunto ambulatorio ma, quando la donna gli ha negato il prestito, l’uomo è scomparso portando via gioielli e contanti. Come emerge dalle indagini le vittime del truffatore sono quasi tutte donne sulla trentina e professioniste economicamente indipendenti. Le altre hanno raccontato di non avere denunciato per l’imbarazzo e la vergogna.
Kenya
L’obiettivo della conferenza di due giorni di ieri e oggi a Nairobi, in Kenya, è di fare una valutazione dei risultati ottenuti in Africa nella promozione e tutela dei diritti delle donne, a 20 anni dall’adozione del Protocollo di Maputo. Il Protocollo relativo ai diritti delle donne della Carta africana dei diritti umani e dei popoli è stato adottato a Maputo (Mozambico) nel 2003 durante la seconda sessione ordinaria dell’Assemblea dell’Unione Africana. È entrato in vigore nel 2005 e, fino a febbraio 2015, è stato ratificato da 36 Paesi. Questo strumento giuridico vincolante include una serie di diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, nonché diritti e protezioni specifici per le donne che potrebbero essere soggette a discriminazioni multiple (come vedove, donne con disabilità e donne anziane). Il Protocollo presenta due importanti innovazioni: per la prima volta, una convenzione internazionale stabilisce il diritto alla salute sessuale e riproduttiva (articolo 14) e affronta alcune questioni legali correlate al virus dell’HIV e all’AIDS.
La conferenza di questi giorni riunisce donne leader provenienti da tutto il continente africano, ministri e ministre dell’Unione Africana responsabili delle questioni di genere, organizzazioni della società civile e Agenzie delle Nazioni Unite, per riflettere sulle principali sfide in materia di diritti delle donne e concordare soluzioni e strategie.
Attualmente, su un totale di 55 Stati dell’Unione Africana, 44 paesi hanno ratificato il protocollo di Maputo sui diritti delle donne, mentre altri si sono impegnati a ratificarlo entro il 2023. Nonostante ciò, le donne in Africa rimangono ancora vulnerabili a causa dell’emarginazione sociale, economica, culturale e politica, nonché della violenza di genere e della discriminazione.
L’Agenda 2063 dell’Unione Africana mira a un’Africa non sessista, in cui ragazze e ragazzi possano sviluppare appieno il proprio potenziale. Ciò comporta l’eliminazione di tutte le pratiche sociali dannose e delle barriere che impediscono alle donne e alle ragazze di accedere a servizi sanitari di qualità e a un’istruzione di qualità. Inoltre, l’Agenda si impegna per l’uguaglianza economica delle donne, compresi i loro diritti di proprietà, eredità, stipula di contratti e gestione di imprese. Ciò consentirebbe a oltre il 90% delle donne rurali di accedere a beni produttivi, come terra, credito e servizi finanziari.
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