11 novembre 2022 – Notiziario

Scritto da in data Novembre 11, 2022

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  • Iran: Alessia Piperno libera e a casa / Famosa attrice iraniana senza il velo.
  • Afghanistan: dopo i parchi, alle donne vietate anche le palestre.
  • Arabia Saudita: rilasciata americana arrestata, resta il divieto di viaggio.
  • In Thailandia, l’erba è legale.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli.

Iran

Una cittadina iraniana, che lavora per il canale televisivo in lingua persiana con sede a Londra Iran International, è stata arrestata con l’accusa di essere una spia mentre stava tentando di lasciare il paese. Lo ha fatto sapere il ministero dell’Intelligence, come riporta Irna, dopo che ieri aveva definito “organizzazione terroristica” il canale televisivo che ha ampiamente coperto le proteste, in corso da quasi due mesi.

Taraneh Alidoosti, una delle più famose attrici iraniane e protagonista del film “The salesman” − di Asghar Farhad e premiato con l’Oscar nel 2017,  residente in Iran − ha postato sui social un’immagine senza il velo e un cartello con la scritta in lingua curda “Jin. Jiyan. Azadi” (Donna. Vita. Libertà).

Il volo con a bordo Alessia Piperno è arrivato a Roma. Il Falcon 900 è atterrato sulla pista dell’aeroporto militare di Ciampino alle 17.08. La premier Giorgia Meloni ha accolto Alessia, una travel blogger che era stata arrestata in Iran un mese e mezzo fa. Alessia Piperno è rientrata nella propria abitazione a Roma, nel quartiere Colli Albani, dove ha riabbracciato la famiglia. «Sono stati quarantacinque giorni duri, poi questa mattina la sorpresa. Ho trascorso la mia detenzione in una cella con sei persone, è stato difficile ma non sono stata maltrattata», ha detto all’arrivo.

Due mesi di proteste senza precedenti contro la legge iraniana sull’hijab e la cosiddetta “polizia della moralità” hanno spinto funzionari di spicco a suggerire che le politiche di lunga data della Repubblica islamica sull’abbigliamento femminile potrebbero essere riformate. Camminando per le strade di Teheran in questi giorni, molte giovani donne possono essere viste senza velo. Alcune lo indossano, ma lo appoggiano solo sulle spalle. Questo fenomeno attira ancora sguardi sorpresi, ma giorno dopo giorno la vista di donne senza hijab si sta comunque trasformando in una nuova normalità, con la polizia che si mantiene notevolmente a distanza. Fahimeh, che ha circa venti anni, ha detto a Middle East Eye: «La nostra generazione non indosserà più l’hijab a meno che non saremo noi a deciderlo, che al governo piaccia o no. Non permetteremo che ci portino via questa libertà». Ali Larijani, consigliere del leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, ed ex presidente del parlamento moderato, ha suggerito che l’applicazione dell’hijab potrebbe seguire la strada delle antenne paraboliche. Trent’anni fa, la polizia iraniana avrebbe preso d’assalto le case delle persone per rimuovere le antenne satellitari che trasmettevano canali persiani non autorizzati sui loro televisori, banditi dal parlamento. Ma dopo due decenni di incessante intrusione, sui tetti iraniani si potevano vedere sempre più piatti satellitari. Alla fine le autorità si sono semplicemente arrese, chiudendo un occhio sulle antenne paraboliche senza effettivamente abrogare la legge.

Afghanistan

Dopo aver bandito le donne afghane dai parchi di divertimento di Kabul mercoledì scorso, i talebani hanno ora emesso un nuovo diktat: le donne in Afghanistan non useranno più le palestre, ha riferito Associated Press. Secondo un funzionario di Kabul, i talebani hanno vietato ufficialmente alle donne di usare le palestre in Afghanistan, in una repressione dei diritti e delle libertà delle donne che sale da quando hanno preso il potere più di un anno fa. Un portavoce del ministero per la Propagazione delle Virtù e la Prevenzione del Vizio (MPVPV) ha dichiarato all’agenzia di stampa Associated Press che il divieto è stato introdotto perché le persone stavano ignorando gli ordini di segregazione di genere e le donne non indossavano il velo o l’hijab richiesto. Ha aggiunto che i talebani «hanno fatto del loro meglio» per evitare di chiudere parchi e palestre alle donne negli ultimi quindici mesi, ordinando giorni separati per l’accesso di uomini e donne. «Nella maggior parte dei casi, abbiamo visto uomini e donne insieme nei parchi e, sfortunatamente, l’uso dell’hijab non è stato osservato. Abbiamo dovuto prendere una nuova decisione e per ora abbiamo ordinato la chiusura di tutti i parchi e le palestre per le donne». La rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Afghanistan per le donne, Alison Davidian, ha condannato il divieto. «Questo è un altro esempio della continua e sistematica cancellazione delle donne dalla vita pubblica da parte dei talebani», ha affermato.

Arabia Saudita

L’Arabia Saudita ha rilasciato una donna americana che aveva preso in custodia all’inizio di questa settimana, dopo che aveva twittato parlando dei suoi sforzi per lasciare il paese con la sua giovane figlia saudita-americana. Carly Morris è stata rilasciata nella mattinata di mercoledì, dopo essere stata convocata e presa in custodia dalle autorità saudite nella città centro-settentrionale di Buraidah lunedì scorso, secondo la Freedom Initiative. Il gruppo, con sede a Washington, sostiene i prigionieri che ritiene detenuti ingiustamente in Medio Oriente. Morris, che secondo il gruppo era incatenata davanti alla figlia di otto anni, è stata interrogata mentre era in custodia in merito ai suoi tweet e ai contatti con organizzazioni giornalistiche e gruppi per i diritti umani durante il suo sforzo di tre anni per lasciare il Regno con sua figlia, ha riferito Freedom Iniziative.
Il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, ha confermato il rilascio dell’americana. Ha detto che i diplomatici statunitensi rimangono strettamente coinvolti nel caso. Morris si era recata in Arabia Saudita nel 2019 in quello che doveva essere un breve soggiorno per consentire a sua figlia di incontrare la famiglia del padre saudita, ha affermato Bethany Al-Haidari, case manager per l’Arabia Saudita di Freedom Initiative. Morris ha dovuto affrontare le rigide leggi dell’Arabia Saudita sulla tutela maschile nei suoi sforzi per ripartire di nuovo con sua figlia, e le è stato impedito di lasciare il Regno.

Giovedì scorso l’Arabia Saudita ha dichiarato di aver giustiziato due cittadini pakistani per contrabbando di eroina: è la prima volta che la pena di morte è stata eseguita per reati di droga in quasi tre anni. Le esecuzioni hanno attirato un rimprovero da parte di Amnesty International, che ha denunciato la violazione della moratoria annunciata nel gennaio 2021 sulla pena di morte per reati di droga. Le esecuzioni sono state eseguite nella regione di Riyadh, dove si trova la capitale, come ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale saudita.

Siria

Il numero di bambini malnutriti nel nord-est della Siria, devastato dal prolungato conflitto armato in corso da più di undici anni, è aumentato del 150% secondo quanto documentato dall’organizzazione umanitaria internazionale Save The Children. Secondo il rapporto nelle regioni siriane nord-orientali sono stati registrati, in meno di un anno, quasi 16.895 casi di minori malnutriti, con un aumento di più di diecimila bambini colpiti da malnutrizione. L’Onu afferma che in tutta la Siria, divisa in diverse zone di controllo militare da parte delle potenze straniere e delle forze locali in conflitto, il 90% della popolazione vive in povertà e che più di nove milioni di bambini siriani hanno bisogno di assistenza umanitaria.

Giovedì scorso, un relatore speciale delle Nazioni Unite ha chiesto la rimozione delle sanzioni statunitensi e occidentali contro la Siria poiché stanno avendo un impatto devastante sulla popolazione civile e impediscono al paese di ricostruirsi dopo undici anni di guerra. Alena Douhan, relatrice speciale sulle misure coercitive unilaterali, ha espresso le sue osservazioni dopo una visita di dodici giorni in Siria. Lì ha scoperto che le sanzioni stanno danneggiando i civili in molti modi, anche causando una carenza di medicine e attrezzature mediche. «Nell’attuale drammatica situazione umanitaria ancora in deterioramento, mentre dodici milioni di siriani sono alle prese con l’insicurezza alimentare, esorto a revocare immediatamente tutte le sanzioni unilaterali che danneggiano gravemente i diritti umani e impediscomo qualsiasi sforzo per il recupero e  la ricostruzione», ha detto Douhan al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Israele e Palestina

I familiari e i colleghi della giornalista arabo-americana palestinese uccisa, Shireen Abu Aqleh, hanno dichiarato ieri agli investigatori delle Nazioni Unite che la donna è stata deliberatamente presa di mira come parte della “guerra su vasta scala” condotta da Israele contro i lavoratori dei media arabi palestinesi: lo ha riferito AFP. L’uccisione della giornalista veterana di Al Jazeera, uccisa a colpi di arma da fuoco durante gli scontri tra soldati dell’IDF e militanti a Jenin l’11 maggio scorso, è oggetto di una delle prime di una serie di rare udienze pubbliche alle Nazioni Unite.

Egitto

L’attivista britannico-egiziano Alaa Abd el-Fattah, in carcere da mesi in Egitto, è «sotto trattamento medico», secondo le autorità carcerarie. El-Fattah si sta sottoalimentando da aprile, e da domenica rifiuta anche di bere.
«Siamo appena stati informati dagli agenti penitenziari che un intervento medico è stato attuato su Alaa mettendone a conoscenza gli organi giudiziari. Nostra madre dovrebbe poterlo vedere, o qualcuno dell’Ambasciata britannica in Egitto, per consentirci di capire il suo vero stato di salute». Così Mona Seif, la sorella dell’attivista britannico egiziano in carcere, su Twitter. Sanaa Seif, l’altra delle due sorelle del dissidente, è stata informata che un avvocato filogovernativo l’ha denunciata alla procura egiziana accusandola di spionaggio e di diffusione di notizie false, esponendola così al rischio di arresto. Come se non bastasse, invece, l’avvocato di Alaa Abd el-Fattah, Khaled Ali, ha reso noto su Twitter che per un cavillo burocratico gli è stato negato il permesso di visitare nel carcere a nord de Il Cairo l’attivista.

Francia

L’Ocean Viking con i suoi duecentotrentaquattro migranti a bordo sarà accolta venerdì in Francia, a Tolone. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno francese. Un terzo dei passeggeri della Ocean Viking sarà “ricollocato” in Francia. Il ministro ha denunciato la “scelta incomprensibile” di Roma di non far sbarcare la nave nei porti italiani.

Ungheria

Il ministro dell’Industria e della Tecnologia del governo ungherese si è dimesso a causa di dissensi interni sulla politica energetica. Si tratta di Laszlo Palkovics, figura influente dell’esecutivo di Budapest, noto all’opinione pubblica come il “pitbull di Orban”. All’origine dei contrasti, la linea scelta da Viktor Orban che, per favorire gli oligarchi a lui fedeli, ha mantenuto in rete la centrale di carbone di Matra e sta ostacolando la costruzione di impianti eolici. Ultimamente il premier ha anche eliminato la possibilità di installare sui tetti i pannelli solari.

Regno Unito

Proseguono gli scioperi di varie categorie impegnate in vertenze salariali, rese più acute nel Regno Unito dall’impennata dell’inflazione registrata negli ultimi mesi. Ieri è stato il turno dei lavoratori della metropolitana di Londra, giunti alla sesta astensione di ventiquattro ore dal lavoro dall’inizio dell’anno, che protestano anche contro le nuove regole sul trattamento pensionistico e i tagli dei posti di lavoro annunciati dal gestore di Transport for London (Tfl), ente che dipende dal Municipio della capitale. La protesta, analoga alla precedente di agosto che paralizzò il 90% del servizio, sta investendo pesantemente − a quanto riporta Bbc − nove delle undici linee della popolare “tube”, usata quotidianamente da milioni e milioni di persone, cittadini, turisti e pendolari.

Ucraina – Russia

Il media ucraino Kyiv Post ha affermato che la regione di Mykolaiv è ora libera dalle truppe russe.

La Russia sta minando Kherson per trasformarla in una “città di morte”, avverte in un tweet il consigliere del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak. Il ministro della Difesa ucraino ha dichiarato che la Russia avrà bisogno di almeno una settimana per ritirarsi dalla città ucraina meridionale di Kherson e rimuovere tutte le sue forze dalla riva occidentale del fiume Dnepr. «Non è così facile ritirare queste truppe da Kherson in un giorno o due. Come minimo, [ci vorrà] una settimana», ha detto a Reuters il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov.

Stati Uniti

Sono quasi centodiecimila le case e attività commerciali della Florida rimaste senza corrente per il passaggio dell’uragano Nicole.

L’incontro tra il presidente americano Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping avverrà il 14 novembre, a margine del G20 in Indonesia.

La polizia di Chicago sta indagando su un cappio trovato ieri nel cantiere dell’Obama Presidential Center, un atto che il governatore dell’Illinois ha condannato come simbolo di odio razzista. L’incidente ha portato a una temporanea interruzione dei lavori, ha riferito Chicago Tribune, citando il consorzio di costruzione che sta costruendo il centro.

Messico

Nove persone sono morte, tra cui quattro donne, dopo che uomini armati hanno fatto irruzione in un bar e hanno aperto il fuoco nello stato messicano di Guanajuato, devastato dalla violenza: lo hanno riferito le autorità. È già il terzo massacro in un bar in altrettanti mesi avvenuto a Guanajuato, dove una banda locale sta combattendo una guerra di territorio con il cartello di Jalisco. Il denominatore comune degli attacchi è che gli assalitori hanno semplicemente cercato di uccidere tutti i presenti nei bar, comprese le cameriere. Nell’attacco di mercoledì sera nella cittadina di Apaseo el Alto, gli aggressori hanno lasciato manifesti scritti a mano sul pavimento insanguinato del bar. I messaggi sono stati firmati dalla banda di Santa Rosa de Lima, il cui leader ora imprigionato è noto come “Marro” o Sledgehammer. I messaggi accusano i proprietari dei bar di sostenere il cartello rivale di Jalisco.

Brasile

«Avrò compiuto la missione della mia vita se alla fine del mio mandato ogni brasiliano avrà assicurati tre pasti al giorno»: lo ha detto, tra le lacrime, il presidente eletto del Brasile, Luiz Iñacio Lula da Silva parlando per la prima volta in pubblico del suo futuro governo dopo la vittoria su Jair Bolsonaro al ballottaggio del 30 ottobre.

Thailandia

Il governo militare thailandese sta conducendo un esperimento: cosa succede quando un paese asiatico, una regione in cui le leggi sulla droga tendono a essere dure, legalizza essenzialmente la marijuana dall’oggi al domani? Nei primi mesi, molte persone hanno aperto dispensari di erba e i loro clienti hanno fumato molta erba. L’industria della marijuana thailandese ha un’atmosfera gioiosa e a ruota libera a livello stradale. Alcuni dispensari offrono seminari su come arrotolare le canne e sulla preparazione del “tè alle erbe”. La prossima settimana, uno terrà una lezione di “yoga”: il prezzo del biglietto comprende una canna, una bevanda, uno spuntino e il noleggio di un materassino yoga. Il vasto disegno di legge, che dovrebbe passare in parlamento nelle prossime settimane, cercherà di regolamentare le aree grigie legali intorno alla coltivazione, vendita e consumo del farmaco. Potrebbe diventare legge già dal prossimo anno.

Indonesia

Migliaia di tifosi di calcio hanno protestato ieri a East Java, in Indonesia, chiedendo ulteriori indagini sulla condotta della polizia durante la fuga precipitosa che ha ucciso centotrentacinque persone dopo una partita lo scorso ottobre. I manifestanti, alcuni dei quali portavano bare finte e cartelli che dicevano “Tutto questo a causa dei gas lacrimogeni” mentre marciavano sulla via principale della città di Malang, hanno anche chiesto che la tragedia fosse considerata una grave violazione dei diritti umani. La commissione indonesiana per i diritti umani ha affermato che il lancio di gas lacrimogeni da parte degli agenti di polizia è stato il principale fattore scatenante della fuga precipitosa mortale il primo ottobre allo stadio Kanjuruhan di Malang. È stata la peggiore tragedia accaduta durante una partita di calcio dal 1964.
Le autorità indonesiane e la Federcalcio indonesiana hanno affrontato domande sul motivo per cui la polizia ha sparato quarantacinque lacrimogeni all’interno dello stadio, una misura di controllo della folla vietata dall’ente di governo del calcio mondiale, la Fifa. Sei persone, tra cui poliziotti e organizzatori di partite, devono affrontare accuse penali.

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