12 maggio 2021 – Notiziario

Scritto da in data Maggio 12, 2021

Ascolta il podcast

  • Israele e Palestina: pioggia di razzi, morti e feriti (copertina).
  • Stati Uniti: per la prima volta una donna direttore a The Washington Post.
  • Turchia: donne in piazza per salvare la convenzione di Istanbul.
  • Uzbekistan: blogger anticorruzione condannato a sei anni e mezzo di prigione / Reporter di Epoch Times aggredita con una mazza da baseball a Hong Kong / Thailandia: arrestati tre giornalisti fuggiti dal Myanmar

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Israele e Palestina

Uno scambio di razzi tra Israele e Gaza senza precedenti. Hamas e chi per loro hanno letteralmente fatto piovere decine di razzi verso il centro e il sud di Israele, la maggior parte intercettati dal sistema antimilissilistico Iron Dome che ha fermato molto ma non tutto. Le sirene sono risuonate un po’ ovunque costringendo gli israeliani a ripiegare nei rifugi pubblici o nelle stanze sicure previste in quasi ogni casa. Ad Ashkelon ha preso fuoco un oleodotto, a Tel Aviv un autobus che in quel momento era vuoto.

Quattro persone è il bilancio dei morti israeliani, tra cui una badante indiana ad Ashkelon e due donne a Lod, una madre e la figlia, dove si registrano scontri tra arabi israeliani e la polizia. Il sindaco ha chiesto e ottenuto lo stato di emergenza dopo che una sinagoga è stata colpita e incendiata insieme a decine di auto. Imposto il coprifuoco. Naturalmente non è mancata la risposta militare israeliana che ha distrutto un palazzo residenziale a Gaza, l’Hanadi Tower di 13 piani, evacuato prima del bombardamento, lanciato missili su un altro con all’interno un ufficio di Hamas e la tv Al Aqsa.

Bombardate anche altre postazioni di Hamas: il bilancio completamente provvisorio, perché la situazione è in divenire al momento della redazione del notiziario, è di 35 palestinesi morti, tra cui almeno 12 minori  e 2 donne, e 220 feriti. Tra i minori uccisi due fratelli della famiglia al-Masri, Ibrahim di 11 anni e Marwan di 7 che stavano giocando per strada con i cuginetti. «I miei bambini sono stati uccisi, non c’è giustificazione per questo», ha detto Youssef al-Masri, il padre dei bambini a Middle East Eye. Altri tre membri della famiglia sono stati uccisi.

Tra le vittime anche due omicidi mirati che hanno visto l’uccisione del capo dell’intelligence militare di Hamas, Hassan Qahwaji, e del suo vice, Wail Issa. 5.000 soldati israeliani sono stati mobilitati per posizionarsi intorno a Gaza, parte di un’operazione chiamata “i guardiani dei muri”. Chiuso per alcune ore l’aeroporto di Ben Gurion a Tel Aviv, alcuni voli in arrivo dirottati su Cipro e la Grecia.

Sul fronte poco diplomatico, Hamas ha promesso di continuare a lanciare razzi in parte per proteggere la moschea di al-Aqsa, teatro di scontri a Gerusalemme in questi giorni, e il quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est dove gli israeliani stanno provando da decenni a cacciare i palestinesi dalle loro case. «Se Israele vuole un’escalation, la resistenza è pronta, se vuole fermarsi siamo pronti anche noi», ha ribadito ieri sera Haniyeh, il leader di Hamas, mentre contemporaneamente il ministro della difesa israeliano Benny Gantz, ha tuonato: «Ai leader del mondo dico che nessun paese sovrano potrebbe mai accettare che si apra il fuoco contro i suoi centri abitati. Abbiamo diritto e dovere di agire». Intanto l’Egitto sta facendo da tramite per messaggi meno pubblici tra Israele e Hamas nella speranza di un “cessate il fuoco” di cui per ora Tel Aviv non vuole neanche sentir parlare. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha detto che oggi terrà una riunione di emergenza. Ci si aspetta che Tor Wennesland, l’inviato Onu in Medio Oriente parli ai 15 membri del consiglio durante una riunione chiusa voluta da Cina, Tunisia e Norvegia. Il Dipartimento di Stato americano invita a non aumentare le tensioni, la Casa Bianca ha riferito che Biden sostiene il diritto legittimo di Israele di difendere sé stesso e la sua gente, mentre ha condannato il lancio di razzi di Hamas; l’addetta stampa della Casa Bianca Jen Psakai ha aggiunto che l’amministrazione Biden continua comunque a sostenere la soluzione “due stati” per il conflitto israelo-palestinese. Anche il ministro degli Esteri tedesco ha difeso il diritto di Israele di difendersi in questa situazione. Intanto a Washington centinaia di persone hanno marciato verso la Casa Bianca in sostegno dei palestinesi.

Iran

L’Iran ha aperto ieri le registrazioni dei potenziali candidati alle elezioni presidenziali di giugno, dando il via alla corsa alla poltrona mentre incombe l’incertezza sull’accordo nucleare di Teheran con le potenze mondiali e le tensioni rimangono alte con l’Occidente.

Il presidente Hassan Rouhani non può ricandidarsi a causa dei limiti di mandato, eppure a un mese dal voto non è emerso nessun favorito immediato tra i tanti candidati vociferati. Pare inoltre un’elezione di poco interesse per un’opinione pubblica schiacciata dalle sanzioni e dalla pandemia di coronavirus. Tuttavia, molti vedono in ascesa i sostenitori della linea dura del paese, anche se gli Stati Uniti sotto il presidente Joe Biden cercano di trovare un modo per rientrare nell’accordo atomico. Chi vincerà il voto del 18 giugno subentrerà a Rouhani, un moderato relativo all’interno della Repubblica islamica i cui due mandati quadriennali sono iniziati con l’Iran che ha raggiunto l’accordo nucleare. Il suo mandato ora volge al termine con l’accordo sciolto, dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente da esso sotto il presidente Donald Trump nel 2018.

Turchia

Scendono in piazza le donne in Turchia per protestare contro il presidente Erdogan, mentre si celebra il decennale della convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne dal quale proprio la Turchia ha deciso di sfilarsi recentemente. «La Turchia è stato il primo paese a firmare e ratificare il trattato che porta il nome della sua città più iconica e, se non modificherà la sua decisione, sarà il primo paese a lasciarlo». Così la segretaria generale di Amnesty International, Agnes Callamard, nel decimo anniversario dell’apertura alla firma della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa. «Dieci anni dopo la firma − spiega Callamard − le donne parlano oggi con una voce sola per chiedere che le autorità turche modifichino una decisione che metterà a rischio la sicurezza di milioni di donne e ragazze in pericolo».

Egitto

Circa 250 tombe rupestri risalenti a circa 4.200 anni fa sono state rinvenute nell’Egitto centrale da una missione del Consiglio supremo delle antichità egiziane nel governatorato di Sohag. Lo annuncia la pagina Facebook del ministero delle Antichità egiziano.

Kenya

Il Kenya ha sospeso i voli per la Somalia pochi giorni dopo che il suo vicino ha dichiarato che i rapporti diplomatici tra i due paesi si sono normalizzati dopo mesi di tensione. Martedì, l’Autorità per l’aviazione civile del Kenya (KCAA) ha dichiarato, senza fornire una motivazione, che i voli commerciali da e per la Somalia sarebbero stati sospesi per tre mesi.

Spagna

Il governo spagnolo ha approvato in Consiglio dei Ministri un decreto-legge che stabilisce che i lavoratori che consegnano cibo e altri prodotti a domicilio per conto di piattaforme digitali — i  rider — devono essere considerati dipendenti delle aziende per cui lavorano. Lo ha annunciato in conferenza stampa la vicepremier e ministra del Lavoro Yolanda Díaz. Si tratta di una misura applicata dopo che Díaz e le parti sociali avevano raggiunto un accordo su questo tema nello scorso marzo. La ministra aveva sottolineato allora che la Spagna sarebbe stato il primo paese a legiferare su questo che è un tema caldo anche per l’Italia.

Regno Unito

L’ex diplomatico britannico diventato un wistleblower, Craig Murray, è stato condannato a otto mesi di carcere presso l’Alta Corte di Edimburgo per oltraggio alla corte derivante dalla sua copertura del processo dell’ex primo ministro scozzese Alex Salmond. Una giuria di tre giudici ha stabilito il 25 marzo 2021, a seguito di un processo di due ore a gennaio, che le informazioni pubblicate da Murray in una serie di post sul suo blog avrebbero probabilmente portato indirettamente le persone a identificare i testimoni nel processo per violenza sessuale di Salmond. Questo processo, noto come “identificazione del puzzle”, si riferisce alla possibilità che una persona possa mettere insieme informazioni da varie fonti per arrivare all’identificazione di un testimone protetto. In tal modo, il giudice ha stabilito che Murray ha violato un’ordinanza del tribunale che vieta la pubblicazione di informazioni che potrebbero portare all’identificazione delle presunte vittime nel caso di Salmond.
Murray, difensore dei diritti umani e giornalista, ha ampiamente coperto l’accusa del fondatore di WikiLeaks Julian Assange ed è noto per supportare altri informatori. Ha anche fortemente sostenuto Salmond e la campagna scozzese per l’indipendenza. Ha negato le accuse. Il processo e la condanna a otto mesi di reclusione sono stati pesantemente criticati da numerosi giornalisti e avvocati scozzesi veterani.

Irlanda del Nord

Un giudice dell’Irlanda del Nord ha stabilito martedì che i soldati britannici sono responsabili della morte di 9 dei 10 civili uccisi nel 1971 durante le prime violenze a Belfast Ovest, note come “The Troubles”. Il giudice dell’Alta Corte Siobhan Keegan ha diffuso i risultati di un’inchiesta sulle uccisioni di individui durante gli scontri tra l’esercito britannico e i manifestanti separatisti. Secondo Associated Press, Keegan ha stabilito che le 10 persone, tra cui una madre di 8 figli, un prete cattolico e un veterano della Seconda Guerra Mondiale, non stavano partecipando a nessun tipo di attività paramilitare quando sono state uccise. La giustizia ha stabilito che le 10 vittime nelle sparatorie avvenute dal 9 agosto 1971, erano «del tutto innocenti nel giorno in questione», ha riferito AP. Il sacerdote che è stato ucciso, il 38enne padre Hugh Mullan, stava aiutando una persona ferita mentre agitava un oggetto bianco prima di essere colpito due volte alla schiena dai soldati, come Keegan ha scoperto nella sua inchiesta. Francis Quinn, 19 anni, è stato ucciso nello stesso incidente mentre accompagnava Mullan. Mentre Keegan ha stabilito che 9 delle 10 persone sono state uccise dalle forze britanniche, ha detto che non ci sono prove sufficienti per determinare in modo definitivo chi abbia sparato i colpi che hanno ucciso uno degli individui.

Le famiglie delle vittime, che hanno a lungo sostenuto l’innocenza dei loro familiari, sono scoppiate in un applauso all’annuncio della sentenza di Keegan. Il fratello di Mullan, Patsy, ha detto in una conferenza stampa martedì dopo la sentenza: «Nostro fratello è stato ucciso dall’esercito britannico e poi hanno mentito per coprire la loro ingiustizia». «Dopo 50 anni la verità che abbiamo sempre saputo è stata finalmente detta», ha aggiunto. Una campagna organizzata dalle famiglie delle vittime ha portato all’ordine delle indagini di Keegan nel 2011. L’inchiesta ha incluso più di cento giorni di testimonianze tenute dal 2018 al 2020. La sentenza di Keegan arriva mentre Dublino e molti a Belfast si sono opposti alla nuova legislazione proposta dal governo britannico che fornirebbe una maggiore protezione agli ex soldati che prestavano servizio nell’Irlanda del Nord.

Russia

La persona che ha aperto il fuoco nella scuola di Kazan ha agito da sola: lo riporta la Tass citando Lilia Galimova, la portavoce del governatore della repubblica russa del Tatarstan, Rustam Minnikhanov. Minnikhanov ha detto che l’assalitore è stato arrestato, ha 19 anni e aveva «un’arma ufficialmente registrata a suo nome». «Non sono stati accertati dei complici», ha detto Minnikhanov. Il ragazzo, che sui social si identificava con Dio, aveva promesso di «uccidere un bel po’ di biomassa». Ha ucciso almeno 9 persone, tra cui 7 minori, nella sparatoria nella scuola. I ragazzi avevano tra i 14 e i 15 anni, un’insegnante e un impiegato sono le altre vittime. Ventuno altri ragazzi sono stati ospedalizzati, sei sono in terapia intensiva

Uzbekistan

«La leadership dell’Uzbekistan ha fatto nobili affermazioni che mettono il rispetto dei diritti umani al centro delle riforme in corso. Ma le azioni parlano più delle parole. L’incarcerazione di un blogger scomodo rivela la realtà dell’ambiente repressivo per la libertà di parola in Uzbekistan oggi». Questa la dichiarazione pubblicata da hrw.org all’indomani della decisione di un tribunale dell’Uzbekistan di incarcerare Otabek Sattoriy, un blogger indipendente che ha indagato sulla presunta corruzione da parte delle autorità locali, fatto ritenuto un errore giudiziario e un colpo alla libertà di parola in Uzbekistan.

Il 10 maggio, un tribunale della regione di Surkhandaryo ha dichiarato Sattoriy colpevole di tre capi di estorsione e due di calunnia e lo ha condannato a sei anni e mezzo di prigione. Le autorità hanno inizialmente presentato dubbie accuse penali contro Sattoriy per presunta estorsione di un telefono cellulare dalla testa di un bazar locale. Dopo il suo arresto, le autorità hanno presentato ulteriori accuse di calunnia ed estorsione, dopo che diverse persone implicate in una presunta corruzione attraverso le denunce di Sattoriy hanno presentato denunce. L’avvocato di Sattoriy, Umidbek Davlatov, ha definito le accuse “fabbricate” e ha sostenuto nelle sue argomentazioni conclusive il 4 maggio che il pubblico ministero non aveva presentato alcuna prova materiale di illecito da parte del suo cliente. Davlatov ha detto che Sattoriy intende fare appello contro la sentenza. Sattoriy non è l’unico blogger critico a essere stato preso di mira recentemente dalle autorità. Il blogger di Tashkent, Miraziz Bazarov, lui stesso vittima di un violento attacco fisico, è  ora indagato con l’accusa di calunnia.

Stati Uniti

Per la prima volta nei 144 anni di storia di The Washington Post una donna è stata chiamata alla direzione del giornale. Sally Buzbee di Associated Press ha preso il posto di Martin Baron, che alla fine di febbraio è andato in pensione. Buzbee, attualmente direttrice esecutiva e vicepresidente di Ap, prenderà la guida di una redazione di un migliaio di persone a giugno. La nomina si aggiunge a quelle recenti di donne che hanno assunto il timone di testate prestigiose, tra queste un mese fa l’italiana Alessandra Galloni, prima donna a capo di Reuters.

L’ex capo del Pentagono che ha prestato servizio durante la rivolta del 6 gennaio difenderà la risposta ritardata del Pentagono al Campidoglio in una testimonianza al Congresso alla fine di questa settimana, secondo quanto riportato da Associated Press e Reuters. Christopher Miller, che ha servito come segretario alla Difesa facente funzione sotto l’ex presidente Donald Trump il 6 gennaio, comparirà davanti al Comitato di supervisione della Camera oggi nella sua prima testimonianza pubblica sull’insurrezione. Miller dovrebbe testimoniare insieme all’ex procuratore generale Jeffrey Rosen e al capo della polizia del distretto di Columbia Robert Contee III. Nelle osservazioni preparate esaminate da AP e da Reuters, Miller ha espresso preoccupazione per la possibilità che ci potesse essere un colpo di stato militare se avesse schierato truppe armate per rispondere ai sostenitori pro-Trump che assaltavano il Campidoglio.

Il 28enne Teodoro Macias, che in Colorado ha ucciso sei persone prima di togliersi la vita durante una festa di compleanno, era sconvolto perché non era stato invitato alla festa organizzata dalla famiglia della sua ragazza. La polizia ha definito la strage un atto di violenza domestica. Macias da un anno era diventato geloso e controllava la ragazza, ma non era stato segnalato per violenza e non aveva precedenti penali.

Filippine: terremoto 5.8 a sud della capitale filippina, nessun danno o vittima.

Thailandia

Martedì le autorità thailandesi hanno confermato l’arresto di tre giornalisti birmani che hanno attraversato il confine per sfuggire alla repressione militare del paese. I giornalisti lavoravano per Democratic Voice of Burma (DVB), un giornale a cui è stata revocata la licenza di trasmissione dopo il colpo di Stato di febbraio. La giunta militare in Myanmar, che ha destituito il governo eletto di Aung San Suu Kyi, da allora ha cercato di mettere a tacere i media indipendenti. Ha arrestato circa 40 giornalisti, compresi almeno due che lavorano per DVB. Il giornale ha detto che i tre sono stati arrestati in una perquisizione casuale nella città settentrionale di Chiang Mai. Dovrebbero comparire in tribunale con accuse di ingresso illegale nel paese. Il portavoce del ministero degli Esteri thailandese Tanee Sangrat ha detto che i funzionari stanno cercando una soluzione soddisfacente. «Le autorità thailandesi interessate si stanno coordinando per trovare possibili soluzioni umanitarie a questo caso», ha detto Tanee ai giornalisti.

Cina

Jack Ma ha fatto lunedì la sua terza apparizione pubblica del 2021, la seconda dopo la maxi multa antitrust da 2,8 miliardi di dollari per abuso di posizione dominante comminata ad aprile ad Alibaba, il colosso dell’e-commerce di cui è cofondatore. Il tycoon ha partecipato nel quartier generale di Hangzhou alla 17° giornata delle famiglie e del personale di Alibaba, come rivela un’immagine postata sui social media e diventata virale.

Hong Kong

Una giornalista di Hong Kong, Sarah Liang, di un giornale legato al gruppo spirituale del Falun Gong bandito dal governo cinese, è stata picchiata con una mazza da baseball in uno sfacciato attacco a Kowloon ieri, scatenando una caccia all’uomo della polizia in tutta la città per i due autori.

L’assalto alla giornalista di The Epoch Times è avvenuto quasi un mese dopo che la sua tipografia a Tsuen Wan era stata vandalizzata da una banda di uomini. Secondo l’Associazione dei giornalisti di Hong Kong, la vittima è anche la presidente di un’organizzazione locale del Falun Gong.

Australia

In un centro di detenzione per immigrati nell’Australia occidentale è stato scoperto un tunnel di fuga incompiuto, lungo venti metri, che passa sotto due recinzioni interne fino a circa cinque metri dalla recinzione perimetrale esterna: lo si legge su The Guardian che cita alcune fonti, secondo cui si tratta di un tunnel costruito nel centro di detenzione di Yongah Hillin per diversi mesi, ma ancora non si sa da chi e come. Le statistiche dell’Australian Border Force mostrano che sono circa 315 le persone detenute a Yongah Hill, scrive The Guardian, aggiungendo che in Australia la durata media del tempo trascorso in centri di detenzione per immigrati è di 627 giorni.

Ti potrebbe interessare anche:

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete sostenerci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]