13 febbraio 2021 – Notiziario
Scritto da Radio Bullets in data Febbraio 13, 2021
Ascolta il notiziario
- Eletto il nuovo procuratore alla Corte Penale Internazionale de L’Aja (copertina).
- Nigeria: nuova storica vittoria contro Shell in un tribunale inglese.
- Senegal: incriminati 4 sospetti jihadisti.
- Mali: la bandiera nazionale torna a sventolare a Kidal, dopo nove anni.
- Camerun: ucciso dall’esercito il separatista responsabile dell’assalto alla scuola di Kumba.
- Uganda: un mese dopo il voto, ripristinata internet.
Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguazzin
CPI
Un britannico è stato eletto nuovo procuratore capo del tribunale penale internazionale: i 131 stati membri della corte presso le Nazioni Unite a New York hanno scelto Karim Khan, che sostituirà la gambiana Fatou Bensouda per il mandato di nove anni. Il voto segreto per il posto è stato il primo nella storia del tribunale e si è svolto in mezzo a controversie e alta politica tra gli Stati membri.
Khan, 50 anni, ha battuto candidati provenienti da Irlanda, Spagna e Italia vincendo al secondo turno delle votazioni con il sostegno di 72 nazioni, 10 in più rispetto alle 62 necessarie. Khan ha promesso di riformare l’ufficio del procuratore per renderlo più efficiente. È considerato un avvocato tenace e intelligente, ed è stato nominato nel 2018 dal segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a guidare la squadra delle Nazioni Unite che indaga sui crimini internazionali commessi dall’Isis.
Il primo compito del terzo procuratore della breve storia della Corte Penale Internazionale sarà quello di cercare di ottenere più condanne e quindi aumentare la legittimità della Corte tra i molti Stati membri che rifiutano di riconoscerne la giurisdizione, inclusi Stati Uniti, Russia, Cina e Israele. Scetticismo verso il tribunale è diffuso in Africa, poiché in tanti ritenevano che le attenzioni della Corte fossero puntate troppo e solo sull’Africa. Riferisce The Guardian che Karim non era originariamente nella rosa dei candidati per il posto ed è stato aggiunto in parte su insistenza del governo keniota. Karim aveva agito in modo controverso come difensore del vicepresidente keniota William Ruto, quando è stato accusato di crimini contro l’umanità a seguito della violenza post-elettorale nel 2007 che portò alla morte di 1.200 persone. Le accuse sono state ritirate nel 2016 dalla CPI dopo quella che è stata descritta come «preoccupante incidenza di interferenze di testimoni e intollerabili ingerenze politiche». Un testimone chiave era stato ucciso nel dicembre 2014. Khan ha recentemente scritto una lettera aperta spiegando in dettaglio di aver fatto tutto il possibile per prevenire le intimidazioni, assicurando che l’individuo era posto sotto la protezione dei testimoni, quindi chiedendo un’indagine.
All’inizio di questa settimana sembrava che Khan sarebbe stato scelto per consenso, il metodo di nomina preferito dalla CPI, quando sono arrivate obiezioni dell’ultimo minuto da Spagna e Mauritius. Karim dovrà decidere i prossimi passi delle indagini sui crimini di guerra in Afghanistan e le controverse indagini sul conflitto israelo-palestinese del 2014 a Gaza. Questa settimana il Parlamento Europeo ha chiesto un divieto mondiale della vendita di armi all’Arabia Saudita e un’indagine da parte della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra in Yemen.
Ricordiamo che l’amministrazione Trump aveva colpito la procuratrice uscente, Fatou Bensouda, e un altro alto funzionario della CPI l’anno scorso con sanzioni, tra cui un divieto di viaggio e un congelamento dei beni, a causa dell’inchiesta sui presunti crimini di guerra statunitensi in Afghanistan. Israele − che non è membro della CPI − si è opposto fermamente all’inchiesta su presunti crimini di guerra da parte delle forze israeliane e dei gruppi armati palestinesi. I giudici della CPI, tuttavia, hanno stabilito la scorsa settimana che la corte ha giurisdizione sulla Palestina, aprendo la strada a un’indagine completa dopo quella preliminare durata cinque anni.
Fatou Bensouda ha recentemente ottenuto condanne di alto profilo contro i bambini soldato ugandesi divenuti comandanti dell’Esercito di resistenza di Dominic Ongwen e del signore della guerra congolese Bosco “Terminator” Ntaganda.
Nigeria
Le comunità nigeriane inquinate dal petrolio possono ora citare in giudizio la Shell nei tribunali inglesi: la Corte Suprema del Regno Unito ha emesso ieri la sentenza affermando che i casi promossi dalla comunità di Bille e Ogale dell’Ogoniland contro la Royal Dutch Shell possono essere dibattuti. In quello che gli avvocati hanno definito un “momento di svolta” per le responsabilità delle multinazionali, venerdì il tribunale ha ribaltato una decisione della Corte d’Appello e ha stabilito che i casi contro Shell potevano proseguire. La decisione giunge due settimane dopo la storica vittoria degli ambientalisti e di tre vittime di inquinamento in un tribunale olandese, che aveva stabilito che Shell avrebbe dovuto risarcire i danni provocati dalla sua filiale.
Ieri si è registrata un’ulteriore vittoria, dopo una battaglia durata cinque anni che ha ribaltato una sentenza della Corte d’Appello. Le comunità stanno perseguendo azioni legali contro Shell attraverso i tribunali inglesi perché – affermano – non ci sono prospettive di ottenere giustizia in Nigeria.
La Royal Dutch Shell ha dichiarato di essere delusa dalla sentenza e, sebbene l’inquinamento sia stato effettivamente causato, sostiene di non poter essere ritenuta legalmente responsabile per la propria filiale nigeriana. Lo studio legale Leigh Day, che rappresenta le comunità, ha invece sostenuto con successo che Shell, una delle dieci più grandi società al mondo, deve rispondere dei fallimenti ambientali della sua controllata perché la società è registrata a Londra. Ricordiamo che Shell è responsabile di circa il 50% della produzione di petrolio del delta del Niger.
Le comunità del Delta del Niger (oltre 40mila persone) affermano che decenni di inquinamento hanno gravemente compromesso la loro vita, la salute e l’ambiente locale. Nel 2011 le Nazioni Unite avevano concluso che ci sarebbero voluti 30 anni per eliminare le enormi quantità di inquinamento nel Delta del Niger. Un rapporto dello scorso anno di Friends of the Earth, Amnesty International e altre ONG ha affermato che la popolazione dell’Ogoniland stava ancora aspettando una pulizia completa delle fuoriuscite di petrolio. Il rapporto afferma che solo l’11% dell’area contaminata è stata ripulita e anche nell’area interessata il lavoro non è stato ancora completato.
Senegal
Quattro persone sono state incriminate in Senegal come presunti jihadisti. I quattro sono perseguiti in particolare per “associazione a delinquere” e “atti di sostegno al terrorismo”. Erano stati arrestati il mese scorso a Kidira, nell’est del paese, cittadina al confine con il Mali, dai gendarmi dei Gruppi di azione rapida per la sorveglianza e l’intervento, supportati dall’Unione Europea e dispiegati a Kidira.
Gli imputati, secondo l’accusa, sono legati al movimento di Amadou Koufa, predicatore maliano i cui discorsi fondamentalisti trovano un’eco ben oltre il territorio di Macina. In un rapporto al Consiglio di sicurezza all’inizio di questo mese, gli esperti delle Nazioni Unite sottolineano che «elementi del Gruppo di sostegno per l’Islam e i musulmani, sostenuti da predicatori islamici radicali, si sono stabiliti in Senegal». Sebbene sia in costruzione una base militare a Goudiry, nella regione di Tambacounda, «gestire le emergenze di sicurezza» non sarà sufficiente, secondo Bakary Sambe, direttore del Timbuktu Institute. Secondo lui, «la sfida è che questi gruppi non trovino un ‘incubatore’ all’interno della popolazione» e ciò lo si può ottenere facendo leva su «sviluppo, governance, sentimento di appartenenza nazionale».
Mali
La bandiera del Mali è tornata a sventolare nel governatorato di Kidal, per la prima volta da 9 anni. Un segnale concreto della volontà di entrambe le parti di andare avanti nell’attuazione dell’accordo di pace di Algeri. A Kidal ora c’è anche la foto del presidente di transizione Bah N’Daw: gli ex ribelli, ancora padroni della città, hanno compiuto un gesto distensivo.
Durante l’incontro del Comitato di Monitoraggio (CSA) dell’Accordo di Pace di Algeri, è stato discusso anche lo spinoso problema del DDR (Disarmo-Smobilitazione-Reintegrazione). Il ministro della Riconciliazione del Mali, il colonnello Ismaël Wagué, ha rivelato che attualmente più di 400 ex combattenti delle regioni settentrionali del nord del Mali sono in addestramento per integrare le forze armate maliane. Si è parlato anche del ritorno dei servizi sociali di base a Kidal: la città è immersa nell’oscurità, non c’è l’acqua potabile, non c’è l’assistenza sanitaria. Durante l’incontro, le autorità di transizione maliane sono state elogiate: «C’è uno spirito nuovo con loro», ha affermato il rappresentante in Mali della Minusma (la missione Onu), che ha deciso di sbloccare un milione di dollari per far scorrere l’acqua potabile attraverso i rubinetti di Kidal.
Camerun
Il 24 ottobre, un gruppo armato aveva fatto irruzione in una scuola a Kumba, nella regione anglofona del Sud-Ovest. Sette alunni erano stati uccisi. La tragedia aveva sconvolto l’intero paese. Le autorità hanno accusato i separatisti anglofoni di aver compiuto questo attacco.
Giovedì un comunicato del ministero della Difesa ha reso noto che nella notte tra domenica e lunedì scorsi le forze armate camerunesi hanno condotto «un’importante operazione di rastrellamento» nei pressi del villaggio di Balangui, a seguito di informazioni fornite dalla popolazione locale, a cui è seguito uno scontro a fuoco con un gruppo separatista. Cinque i ribelli uccisi, diversi feriti e in fuga. In particolare, l’esercito ha annunciato la morte del “Generale Above The Law”, leader del gruppo armato indipendentista che controllava la zona. Sarebbe stato lui alla testa del commando che ha attaccato la scuola Kumba e ucciso i sette studenti. La collaborazione della popolazione locale mostra un cambiamento considerevole in atto: se prima i separatisti erano appoggiati e difesi, ora la gente è stanca e comincia a ribellarsi. La componente ideologica sta venendo meno e le angherie e le violenze dei ribelli stanno spostando il consenso della popolazione verso le forze dell’ordine.
Uganda
I servizi Internet e i social media sono stati completamente ripristinati, ha affermato il ministro delle Telecomunicazioni dell’Uganda Ogwang Ogwang. I servizi erano stati disattivati alla vigilia delle elezioni presidenziali tenutesi il 14 gennaio 2021. Gli ugandesi hanno fatto ricorso a reti private virtuali per aggirare il blocco che ha preceduto le elezioni. Le forze di sicurezza hanno effettuato dozzine di arresti per presunte violenze legate alle elezioni, circondando il quartier generale del principale partito di opposizione, la National Unity Platform, il cui leader, Robert Kyagulanyi noto come Bobi Wine, è stato confinato a casa sua per diversi giorni a gennaio. La chiusura totale di Internet è uno dei motivi per cui Wine vuole che la vittoria del presidente Yoweri Museveni venga annullata.
Sudafrica
Quindici persone in Sudafrica sono accusate di frode riguardo ai funerali dell’ex presidente Nelson Mandela, nel 2013. tra loro, membri di spicco dell’African Naional Congress, il partito di Mandela, tuttora al potere. I pubblici ministeri li accusano di corruzione e riciclaggio di denaro per quasi 700mila dollari. Le accuse erano emerse per la prima volta nel 2014, mesi dopo il funerale di Mandela a Qunu, nel Capo orientale, nel dicembre 2013, a cui avevano partecipato capi di stato di tutto il mondo.
Sotto accusa, fra gli altri, il ministro della Salute della provincia del Capo orientale, Sindiswa Gomba, un certo numero di figure aziendali e altri legislatori dell’ANC al governo. Tra loro ci sono il presidente regionale, l’ex sindaco della città metropolitana di Buffalo e il presidente del consiglio. Secondo i pubblici ministeri, gli accusati avrebbero emesso fatture false per il trasporto delle persone giunte per la cerimonia funebre e per l’uso delle sedi utilizzate per i servizi funebri nella città di East London. Tutti hanno ottenuto la libertà su cauzione e dovrebbero comparire il 5 marzo.
Gibuti
Il presidente di Gibuti Ismaël Omar Guelleh ha concluso ieri una due giorni di visita ufficiale in Francia. Dopo aver incontrato i sindacati francesi, nonché i ministri degli affari esteri e delle forze armate, venerdì ha pranzato con Emmanuel Macron. Durante il loro ultimo incontro, nel 2019, il presidente Guelleh si era rammaricato del calo del coinvolgimento economico francese nel suo paese, che ora sta riprendendo.
Due i temi all’ordine del giorno: la rinegoziazione dell’accordo di difesa e gli affari. Ismaël Omar Guelleh aveva iniziato la sua visita giovedì incontrando i potenziali investitori, con i quali ha elogiato il suo paese, le sue infrastrutture portuali e di telecomunicazioni, la sua moneta «a parità fissa con il dollaro», minimizzando i rischi del debito pubblico. Venerdì è stato firmato un accordo per la costruzione di una centrale fotovoltaica con la compagnia Engie, nonché partnership private e pubbliche nei settori alberghiero, ricerca e ambiente, e in particolare di cooperazione tra le autorità locali di Gibuti e della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
Riguardo gli affari militari, è stata firmata dai due presidenti una dichiarazione congiunta sul rinnovo dell’accordo di difesa esistente fino al 2023. Al di là degli aspetti tecnici, la visita di Guelleh assume anche una forte connotazione politica, dal momento che Gibuti si appresta ad andare al voto e le opposizioni hanno appena annunciato che boicotteranno le elezioni, perché – secondo loro – non sarebbero soddisfatte le condizioni tecniche e politiche per elezioni trasparenti.
Francia
Il media investigativo francese Mediapart è stato assolto in appello, dopo la condanna per diffamazione nei confronti del gruppo Bolloré. La Corte d’Appello di Versailles ha stabilito che l’indagine è «seria e sufficiente».
Nel gennaio 2019 il direttore della pubblicazione del sito di informazione, Edwy Plenel, e la giornalista Fanny Pigeaud erano stati condannati in primo grado per un articolo ritenuto di parte pubblicato nel 2016 e intitolato «Come il gruppo Bolloré ha rovinato due imprenditori camerunesi». Secondo l’avvocato che ha difeso Mediapart, sapere come uno dei più grandi gruppi francesi si comporta in Camerun, anche se i fatti sono datati, costituisce un fatto che il pubblico ha diritto di sapere. E in particolare il diritto del pubblico di conoscere questo problema è quello di sapere come si comportano gli imprenditori, soprattutto in alcuni paesi africani dove hanno un’importanza a volte decisiva.
Algeria
Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune è rientrato ieri ad Algeri dopo un soggiorno in Germania, dove si era sottoposto a un intervento chirurgico al piede per complicazioni legate al Covid-19. Ricoverato in ospedale per due mesi in Germania dopo aver contratto il Covid-19, il presidente algerino, 75 anni, è dovuto tornare il 10 gennaio a Berlino per farsi operare al piede. Le ripetute assenze suscitano apprensioni e domande sulla sua capacità effettiva di guidare il paese.
Coronavirus
L’Africa ha registrato un aumento del 40% dei decessi per Covid-19 nell’ultimo mese rispetto ai 30 giorni precedenti e si sta ora avvicinando alla soglia dei 100mila. Il picco di decessi arriva mentre alcuni paesi iniziano a ricevere i primi vaccini, ma si trovano ad affrontare un crescente scetticismo tra la popolazione sulla loro sicurezza ed efficacia.
«Le crescenti morti per Covid-19 a cui stiamo assistendo sono tragiche, ma sono anche segnali di allarme preoccupanti che gli operatori sanitari e i sistemi sanitari in Africa sono pericolosamente sovraccarichi. Questo tragico traguardo deve concentrare nuovamente tutti sull’eliminazione del virus», afferma il dott. Matshidiso Moeti, direttore regionale per l’Africa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). I tassi di mortalità complessivi in Africa erano inferiori a quelli nel resto del mondo durante la prima fase della pandemia. Ma ora l’Africa CDC ha messo in guardia sull’aumento dei tassi di mortalità nel continente, affermando che dei 55 paesi monitorati, 20 stanno segnalando tassi di mortalità superiori all’attuale media globale del 2,2%.
All’inizio di questa settimana, il Sudafrica ha annunciato che metterà in pausa il lancio del vaccino Oxford/AstraZeneca a causa di uno studio che indica che il vaccino è meno efficace nel prevenire infezioni lievi e moderate con la variante sudafricana, dominante nel paese. Sebbene meno efficace, diversi studiosi ne caldeggiano però l’uso perché molto più semplice da gestire e trasportare rispetto a Pfizer e Moderna, che richiedono temperature bassissime per la conservazione, e anche perché ha un costo molto più contenuto. In attesa che siano approvati altri vaccini.
Infanzia
La pandemia di coronavirus potrebbe portare a reclutare più bambini da parte di gruppi armati, hanno avvertito le Nazioni Unite. L’allarme è giunto mentre si è ricordata la Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato, nota anche come Giornata della Mano Rossa.
«L’impatto della pandemia Covid-19 è scoraggiante: la povertà e la mancanza di opportunità aumentano ulteriormente i fattori di spinta e attrazione per il reclutamento e l’uso di bambini da parte delle forze armate e dei gruppi armati, nonché la violenza o il rapimento a scopo sessuale. Le opportunità di istruzione, già interrotte dalla guerra e dagli sfollamenti, stanno ulteriormente svanendo. I bambini stanno tragicamente pagando il prezzo più alto e abbiamo la responsabilità comune di costruire un sistema sostenibile che protegga tutti i bambini in ogni momento», ha detto il capo degli affari esteri dell’UE, Josep Borrell in una dichiarazione congiunta con Virginia Gamba, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini.
Nonostante gli sforzi per porre fine all’uso dei bambini soldato, ragazze e ragazzi sono ancora costretti a combattere. Secondo le Nazioni Unite, solo nel 2019, più di 7.740 bambini, alcuni di appena sei anni, sono stati reclutati e utilizzati come soldati in tutto il mondo. La Repubblica Democratica del Congo, la Somalia, la Siria e lo Yemen hanno attualmente il maggior numero di bambini soldato. Un totale di 170 paesi hanno ratificato il Protocollo della Convenzione sui diritti dell’infanzia sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati (OPAC). Il protocollo vieta la partecipazione dei minori di 18 anni alle ostilità, ma la pratica continua in più di una dozzina di nazioni.
Sudafrica
Importante vittoria legale per l’attivismo ambientale in Sudafrica: l’Alta Corte sudafricana ha stabilito che la lunga serie di azioni legali per diffamazione intentate dalla compagnia mineraria australiana Mineral Commodities Ltd (MRC) e dalla sua filiale locale contro sei attivisti ambientali, sono state un abuso del processo legale. MRC e la sua controllata avevano citato in giudizio gli imputati per 980mila dollari. Mentre il movimento per la giustizia ambientale e climatica cresce in risposta alla crisi climatica e al crollo ecologico, gli attivisti ambientali che criticano le società che contribuiscono al cambiamento climatico e alla distruzione della biodiversità stanno affrontando minacce e intimidazioni crescenti.
Mozambico
La guerriglia jihadista nel nord del Mozambico si starebbe indebolendo. Fonti della polizia mozambicana affermano che le reclute erano attratte dalla causa dei ribelli non per convinzioni religiose o ideologiche, ma perché erano state promesse loro ingenti somme di denaro. Ma ora i jihadisti sarebbero rimasti senza supporto economico e starebbero addirittura finendo il cibo. Un uomo scappato da un campo nel distretto di Mocimboa da Praia ha dichiarato al giornale indipendente Carta de Mocambique che «non ci sono condizioni per la sopravvivenza» nelle basi jihadiste. La provincia di Cabo Delgado ha registrato un aumento significativo dell’attività militante nel 2020. Almeno 900 civili sono stati uccisi e oltre 150mila sono fuggiti da Cabo Delgado dall’inizio dell’insurrezione nel 2017.
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