15 dicembre 2020 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Dicembre 15, 2020
Argentina: la legge per legalizzare l’aborto approda in Senato. Desaparecidos: premiate due “Madri” italiane. Perù: più di cinquemila donne scomparse nel 2020, sono due al giorno. La Bolivia riconosce la prima unione civile di una coppia gay. Turchia: #MeToo in letteratura, bufera sul romanziere Toptas. Francia, Parigi: troppe donne dirigenti in Comune, multa da 90 mila euro.
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Argentina
Prosegue l’iter della legge per rendere legale l’interruzione di gravidanza
Si è aperta ieri in Argentina, in seduta virtuale, la sessione plenaria di tre commissioni del Senato. L’obiettivo è quello di esprimere giovedì un parere sul disegno di legge per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, già approvato dalla Camera dei deputati e che potrebbe essere discusso dal Senato il 29 dicembre con quella che si prevede essere una lotta “voto per voto”. Con questo provvedimento, l’aborto diverrebbe legale nel paese fino alla 14° settimana di gestazione. Si tratta di una sfida che questa volta il partito al governo non intende perdere: era già successo due anni fa. Allora un altro progetto di legge sulla legalizzazione dell’aborto era stato respinto con 38 voti a 31 e un’astensione. Tra oggi e domani verranno auditi anche in Senato (è successo già alla Camera) esperti ed esperte sul tema.
Desaparecidos: premiate due “Madri” italiane
Per la Giornata internazionale dei diritti umani il presidente argentino Alberto Fernández e la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner hanno consegnato a Buenos Aires i premi “Azucena Villaflor” destinati a personalità che hanno tenuto testa con coraggio alla dittatura del 1976-1983: tra loro le “Madri” di Plaza de Mayo italiane, Vera Jarach Vigevani e “Lita” Boitano. La cerimonia è stata tenuta nella Scuola di meccanica della Marina: da qui partivano i cosiddetti “voli della morte” durante i quali oppositori e oppositrici venivano gettati in mare e nel Rio de la Plata.
Il riconoscimento, ha ricordato il presidente, era stato sospeso dal precedente governo negli ultimi cinque anni. «Vogliamo un Paese che non dimentichi, che cerchi la giustizia, e che cerchi la verità», ha detto Fernàndez. «Siamo qui per consegnare il riconoscimento in particolare a queste donne coraggiose che hanno dovuto affrontare la tragedia di perdere i loro figli, ma che non per questo hanno smesso di lottare». La “Madre” di Plaza de Mayo, Vera Jarach, milanese di 92 anni, aveva una sola figlia, Franca: è stata sequestrata il 25 giugno 1976, a 18 anni, ed è finita su un “volo della morte”, nell’oceano. Vera, ebrea italiana residente in Argentina, nel paese aveva trovato, insieme a parte della famiglia, salvezza dalla Shoah: il nonno materno, Ettore Felice Camerino, è stato infatti catturato e deportato ad Auschwitz, dove ha trovato la morte. Angela “Lita” Boitano, presidente dell’Associazione dei detenuti “desaparecidos”, durante la dittatura ha perso tutti e due i figli, Michelangelo e Adriana.
Perù
Sono più di cinquemila le donne, adulte ma anche minorenni, che nel corso del 2020 sono scomparse in tutto il Perù. A denunciarlo è l’Ufficio dell’Ombudsman (Difensore del popolo) peruviano a Lima con un report sui primi undici mesi dell’anno. In base ai dati in possesso della polizia, sono 5.016 le donne di cui non si hanno più notizie: 1.506 adulte e 3.510 bambine e adolescenti, con una media di 15 persone scomparse al giorno, o di una ogni due ore. Le ragioni? La violenza di genere in Perù, il traffico di persone, drammi familiari e la mancanza di un sistema unificato di dati che permetta di ritrovare le donne scomparse in tempi rapidi. L’Ufficio dell’Ombudsman ha sottolineato che esiste una forte relazione fra le donne scomparse e le vittime di femminicidio: secondo quanto emerge dai dati, infatti, più del 25% dei femminicidi in Perù riguardano donne segnalate come scomparse.
Feminicidios: El 26% de víctimas habían sido reportadas como desaparecidas Redacción Wayka Un informe de la Defensoría del Pueblo reveló que el 26% de mujeres víctimas de feminicidio de este 2020, habían sido reportadas como desaparecidas… https://t.co/jUkiQjjk19 #PerúNoticias pic.twitter.com/tXmY3CyW3M
— Perú Noticias (@Peru_Noticias) December 14, 2020
Turchia
Il #MeToo travolge il celebre romanziere Hasan Ali Toptas
Hasan Ali Toptas, 62 anni, famoso romanziere e scrittore di racconti turco, è stato travolto negli ultimi giorni sui social da molte accuse di misoginia e condotte sessuali inappropriate verso le donne. A infiammare il dibattito è stato un video in cui lo scrittore racconta di guardare la data di nascita del traduttore prima di leggere un libro, accostando età e scelta delle parole. Affermazioni commentate da un’utente con il nickname Leyla Salinger, che usando l’hashtag #MeToo ha sostenuto che molte sue colleghe di università avrebbero ricordi “spiacevoli” dei rapporti con Toptas. «Se avessi avuto allora il coraggio e l’incoraggiamento che ho adesso lo avrei denunciato. È stato una grande delusione», scrive Leyla.
Da qui la mobilitazione contro Toptas di parecchie donne e anche di alcune scrittrici celebri come Pelin Buzluk e Buket Uzuner. Lui, dal canto suo, ha pubblicato le sue scuse, sempre sui social, spiegando di non essersi reso conto di aver agito come un “colpevole patriarcale”. La sua casa editrice, Everest, ha annunciato di aver interrotto i rapporti con Toptas, cui è stato anche revocato il premio letterario ricevuto dalla città di Mersin. Dopo le polemiche, altri due scrittori sono finiti sotto accusa sui social: Bora Abdo, la cui casa editrice ha a sua volta rescisso il contratto, e Huseyin Kiran.
Leyla Salinger'in Hasan Ali Toptaş'ı ifşa etmesiyle başlayan sürece ilişkin açıklama yapan 62 kadın örgütü tacizler karşısında sessiz kalmayacaklarını kaydetti. Kadın örgütleri, mücadeleye devam edeceklerini vurguladı.https://t.co/jkNFIjI1aV @BirGun_Gazetesi
— Eşitlik İçin Kadın Platformu (@esik_platform) December 14, 2020
Bolivia
Riconosciuta per la prima volta un’unione tra persone dello stesso sesso
In Bolivia per la prima volta è stata riconosciuta, attraverso il Servizio di registro civile, una unione tra persone dello stesso sesso. Accade in conseguenza di una sentenza di un tribunale costituzionale con cui due uomini hanno ottenuto l’autorizzazione alla registrazione della loro unione civile. La decisione è stata accolta con favore dai gruppi di difesa dei diritti Lgbtq e dall’Alto commissariato Onu per i diritti umani. La battaglia legale per il riconoscimento come coppia di David Víctor Aruquipa Pérez e Guido Alvaro Montaño Durán è cominciata due anni fa, il 5 ottobre 2018: si erano recati al registro civile per registrare la loro unione, poi respinta dal servizio sulla base dell’articolo 63 della Costituzione che prevede che il matrimonio sia tra una donna e un uomo e che «le unioni libere o de facto siano mantenute tra una donna e un uomo senza impedimenti legali, e produrranno gli stessi effetti del matrimonio civile».
Il 10 febbraio scorso la coppia ha impugnato la decisione del Sereci, sostenendo che la Costituzione boliviana pone i trattati internazionali sui diritti umani, ratificati dalla Bolivia, al di sopra del proprio testo. Il 3 luglio, la seconda corte costituzionale di La Paz ha emesso una sentenza che ha dato ragione alla coppia, stabilendo un precedente a favore delle rivendicazioni della popolazione Lgbtq in Bolivia.
Francia
Troppe donne ai posti di comando: multato il comune di Parigi
Il mondo alla rovescia, direbbe qualcuno. In Francia, il Comune di Parigi si è visto comminare una sanzione di 90 mila euro per violazione della parità di genere nella nomina di dirigenti. Ma non perché abbia troppi uomini, come praticamente sempre accade: la ragione è che ci sono “troppe” donne direttrici assunte dalla sindaca Anne Hidalgo. Lo racconta Le Monde citato da RaiNews. Secondo il quotidiano, il Comune ha dovuto pagare l’ammenda per aver violato nel 2018 la legge Sauvadet, che impone un tasso minimo di ogni sesso per le nomine ai posti di direzione nella funzione pubblica.
Nel 2018, il Comune di Parigi aveva aperto a candidature ai quadri dirigenziali per un totale di 16 persone. Ma su 16 persone nominate, c’erano solo 5 uomini, in violazione della legge che impone un minimo del 40% per ogni sesso. Come ricostruisce il quotidiano francese, la legge di trasformazione della Funzione pubblica del 2019 ha istituito una dispensa da questa penalità se troppe donne o uomini sono nominati contemporaneamente, purché ciò non implichi uno squilibrio fra le cariche occupate.
In copertina Wikimedia Commons/Jacques Paquier | La sindaca di Parigi Anne Hidalgo
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