16 marzo 2022 – Notiziario
Scritto da Barbara Schiavulli in data Marzo 16, 2022
Ascolta il podcast
- Ucraina: sale a 5 il bilancio dei giornalisti uccisi, ieri una giornalista ucraina e un cameraman. Zelensky cede sull’ingresso alla Nato.
- Afghanistan: raddoppiato il numero di afghani senza cibo dall’arrivo dei talebani.
- Siria: Oxfam, dopo 11 anni di guerra si muore di fame.
- L’Onu esorta il mondo a non dimenticare lo Yemen.
- Myanmar: l’Onu accusa l’esercito di crimini di guerra, torture e omicidi.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli.
Ucraina – Russia
«Oggi è il 21° giorno dell’invasione russa e partiamo con le notizie da Mariupol, sempre più preoccupanti visto che la città vive sotto i bombardanti dal 24 febbraio. A quanto riporta l’amministrazione militare dell’oblast’ di Donetsk sul proprio canale Telegram, ieri le truppe russe hanno preso in ostaggio medici e pazienti dell’ospedale regionale di base a Mariupol, e circa 400 residenti delle case vicine.
“Non è possibile lasciare l’ospedale. Sparano forte, e noi sempre nel seminterrato. Le auto non sono in grado di arrivare fino all’ospedale da due giorni. I grattacieli intorno bruciano. I russi hanno portato 400 persone dalle case vicine al nostro ospedale. Non possiamo uscire”, questo è il messaggio arrivato ai militari da uno dei dipendenti dell’ospedale. Mariupol è assediata dalle forze russe da quasi due settimane. I residenti vivono sotto il fuoco costante senza servizi di base: manca acqua, gas, riscaldamento, elettricità e, di conseguenza, possibilità di comunicare. Manca anche il cibo in città. L’evacuazione è saltata più volte, e ci saranno altri tentativi in questi giorni con esito ancora non chiaro. Il consigliere del sindaco di Mariupol sostiene che il numero di morti in città potrebbe avvicinarsi ai 20.000», riferisce la nostra Julia Kalashnik
Navi russe presenti nel mar Nero hanno bombardato le coste vicino alla città di Odessa, la terza più grande dell’Ucraina e principale porto del paese. Sono stati lanciati razzi e sparati colpi di artiglieria. Non sono stati segnalati tentativi di sbarco di truppe. La notizia è riportata sui social da Anton Gerashchenko, Consigliere del ministro degli Affari Interni dell’Ucraina. Oggetto dei colpi sono postazioni delle forze armate ucraine e infrastrutture militari a sud della città, nella zona di Belgorod-Dnestrovsky.
Salgono a cinque i giornalisti morti in queste settimane di guerra, ultima la giornalista ucraina Alexandra Kuvshinova in seguito all’attacco russo nel nord ovest di Kiev nel quale è rimasto ucciso il cameraman di Fox Pierre Zakrewski. Lo riferisce l’agenzia di stampa ucraina Unian, aggiungendo che il terzo reporter, il britannico Ben Hall, che era con loro nell’auto colpita è rimasto gravemente ferito e sarebbe stato sottoposto a un intervento per l’amputazione di una gamba. Nell’area attorno alla capitale sono morti anche il cameraman Yevhen Sakun, vittima dell’attacco missilistico alla torre della tv a inizio mese, e il giornalista e videoreporter americano Brent Renaud, colpito durante i combattimenti a Irpin, probabilmente da soldati russi. Ha perso la vita durante i combattimenti vicino a Mykolayiv, invece, l’altro reporter ucraino Viktor Dudar. Sono almeno 35 i giornalisti feriti, secondo la responsabile per i diritti umani del parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, mentre si sono perse le tracce di Oleh Baturin a Kherson, città in mano alle forze russe, sospettate del suo sequestro. A tenere il conto degli attacchi è anche Reporter Sans Frontieres, che ha aperto a Leopoli il Centro per la libertà di stampa e ha avviato la distribuzione di elmetti e giubbotti antiproiettile.
Più di 100 autobus che trasportavano civili hanno lasciato la città assediata di Sumy, nel nord-est dell’Ucraina. Lo ha detto il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR).
Sul fronte diplomatico, visita di tre primi ministri europei a Kyiv (Polonia, Slovenia e Repubblica Ceca) per incontrare il presidente Zelensky e manifestare il sostegno europeo, mentre la Russia dice che l’Ucraina non è seria nel voler trovare una situazione accettabile a entrambi: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, secondo quanto riporta il Cremlino − citato dall’agenzia Bloomberg − riferendo della conversazione con il presidente del Consiglio UE Charles Michel. Passo indietro di Zelensky, che ammette di rendersi conto che «l’Ucraina non è nella Nato. Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo».
La Casa Bianca ha annunciato ieri che il presidente Joe Biden si recherà in Europa per un vertice straordinario della NATO, a Bruxelles il 24 marzo, per discutere dell’invasione russa dell’Ucraina. Questo è il suo primo viaggio in Europa dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Biden parteciperà anche a una riunione del Consiglio europeo per discutere di ulteriori sanzioni contro la Russia e della crisi umanitaria in corso, derivante dallo sfollamento di persone dall’Ucraina.
Intanto si rimbalzano le sanzioni, aumentano quelle americane ed europee, tra l’altro Washington colpisce anche il presidente della Bielorussia Lukashenko e la sua famiglia, mentre Mosca ha vietato l’ingresso in Russia al premier canadese Trudeau, al presidente americano Biden e al suo segretario di Stato Antony Blinken. Le sanzioni includono il blocco di ingresso in Russia e il congelamento di asset. Il ministero degli Esteri russo precisa che le sanzioni non impediscono contatti ad alto livello se necessario.
«La segretaria generale del Consiglio d’Europa ha ricevuto la notifica formale che la Russia si ritira dall’organizzazione, e anche informazioni sull’intenzione di Mosca di denunciare la Convenzione europea dei diritti umani».
La giornalista della televisione russa che era stata fermata per avere mostrato in diretta un cartello contro la guerra in Ucraina è stata condannata a pagare un multa di 250 euro ed è stata rilasciata.
Il pubblico ministero di Mosca ha chiesto una condanna a 13 anni di reclusione per il leader dell’opposizione russa, Alexey Navalny, dissidente e nemico di Putin che sta già scontando due anni e mezzo per frode e oltraggio alla corte.
Bielorussia
Due giornalisti del più antico quotidiano bielorusso sono stati condannati alla reclusione ieri, nell’ultima mossa di un’implacabile repressione del governo sui media indipendenti. Il caporedattore di Nasha Niva, Yahor Martsinovich, e il giornalista Andrey Skurko sono stati condannati ciascuno a 2 anni e mezzo di prigione con l’accusa di aver evaso i pagamenti comunitari, che hanno respinto in quanto guidati dalla politica. Martsinovich e Skurko sono in custodia dal loro arresto nello scorso luglio. Il giornale è stato bloccato a luglio e bandito come estremista a novembre, nel 115° anniversario della sua fondazione. Il divieto ha esposto chiunque volesse pubblicare o ripubblicare i materiali di Nasha Niva a pene detentive fino a sette anni. La maggior parte degli altri giornalisti di Nasha Niva ha lasciato il paese continuando a pubblicare il giornale online, cambiando il suo dominio per aggirare il blocco.
Afghanistan
Il numero di persone che in Afghanistan non possono permettersi cibo e altri beni essenziali è raddoppiato dopo l’acquisizione del paese da parte dei talebani nell’agosto 2021, con l’aumento della disoccupazione e il calo dei salari: lo ha mostrato ieri un sondaggio della Banca mondiale. L’Afghanistan Welfare Survey, che copre il periodo ottobre-dicembre 2021, ha rilevato che il 70% degli intervistati ha affermato che le proprie famiglie non sono in grado di coprire i bisogni alimentari e non alimentari di base, rispetto al 35% del maggio 2021. La percentuale di famiglie afghane che sono passate a cibo di qualità inferiore o meno costoso è salita all’85%, dal 56% nel periodo luglio-agosto 2021. Quasi la metà delle famiglie ha anche segnalato un calo del numero di pasti consumati ogni giorno, rispetto a circa un quarto nel luglio-agosto 2021. La Banca mondiale ha attribuito il forte aumento della povertà alle condizioni economiche generali oltre che ad «azioni specifiche introdotte dall’amministrazione provvisoria», citando in particolare un calo dei posti di lavoro nel settore pubblico.
La terribile situazione umanitaria in Afghanistan non va dimenticata, mentre l’attenzione del mondo è concentrata sul conflitto in Ucraina, ha affermato martedì l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati prima di una conferenza chiave dei donatori che si terrà questo mese. Durante una visita nella capitale afghana, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite Filippo Grandi ha affermato che la guerra in Ucraina e la conseguente crisi dei rifugiati sono “giustamente” al centro dell’attenzione globale, ma ha aggiunto che la comunità internazionale non può permettersi di trascurare l’Afghanistan. L’Afghanistan ha circa 3,4 milioni di sfollati all’interno del paese, secondo i dati delle Nazioni Unite, e circa 2,6 milioni di rifugiati fuori dal paese. Migliaia di persone sono state evacuate dal paese in seguito alla caduta di Kabul a opera dei talebani lo scorso agosto. Per coloro che sono rimasti indietro la situazione economica è disastrosa, con circa 23 milioni di persone che soffrono di fame acuta e il 95% della popolazione che non mangia cibo a sufficienza, secondo l’ONU.
Yemen
Il capo umanitario delle Nazioni Unite esorta un mondo concentrato sulla guerra della Russia in Ucraina a non dimenticare il conflitto in Yemen dove «una delle più gravi catastrofi umanitarie globali del mondo» ha lasciato quest’anno 19 milioni di persone ad affrontare la fame, di cui 160.000 rischiano di dover affrontare «una carestia in simili condizioni». Martin Griffiths ha detto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che lo Yemen è diventato quella che i funzionari umanitari chiamano “emergenza cronica”, che spesso porta all’inerzia e all’affaticamento dei donatori. Questo non deve accadere, ha detto, al paese più povero del mondo arabo, che ha la percentuale più alta del mondo della sua popolazione bisognosa: tre yemeniti su quattro, ovvero 23,4 milioni di persone. Griffiths, il sottosegretario generale per gli affari umanitari, è intervenuto alla vigilia della conferenza virtuale di alto livello per lo Yemen, ospitata dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, dal presidente svizzero Ignazio Cassis e dal ministro degli Esteri svedese Ann Linde. Quest’anno si stanno cercando quasi 4,3 miliardi di dollari (6,3 miliardi di NZ $) per aiutare più di 17 milioni di persone in tutto lo Yemen.
Iraq
Il Parlamento iracheno ieri ha programmato una sessione il prossimo 26 marzo per i deputati in modo da tenere un voto posticipato che riguarda il presidente del paese. Il Parlamento ha anche pubblicato una lista finale di 40 candidati alla carica, un ruolo in gran parte cerimoniale riservato ai curdi. Tra i primi ci sono Barham Saleh, membro dell’Unione Patriottica del Kurdistan, e Rebar Ahmed del Partito Democratico del Kurdistan, rivale del PUK. La mancanza del quorum e le questioni legali hanno paralizzato il processo, aggiungendosi all’incertezza politica dell’Iraq segnato dalla guerra perché il presidente deve nominare un primo ministro sostenuto dal più grande blocco possibile in parlamento.
Siria
A undici anni esatti dallo scoppio della guerra in Siria, il 60% della popolazione ha fame, con i prezzi dei beni alimentari che sono raddoppiati nell’ultimo anno. Il paese fino a oggi ha fatto affidamento sulle importazioni di cibo dalla Russia, ma ora, con la crisi ucraina, i prezzi alimentari rischiano di diventare ancor più proibitivi. È l’allarme lanciato da Oxfam, che ha realizzato un’indagine tra 300 siriani nelle zone del paese controllate dal Governo: il 90% degli intervistati ha dichiarato di potersi permettere al momento solo un po’ di pane e riso, solo ogni tanto della verdura.
In un sistema economico già ridotto ai minimi termini da oltre un decennio di guerra, due anni di pandemia e dalla crisi bancaria libanese, in questo momento le sanzioni sulla Russia hanno un effetto dirompente, provocando l’interruzione delle importazioni di cibo e carburante, con la sterlina siriana che si sta svalutando a una velocità vertiginosa.
«Sei siriani su dieci non sanno letteralmente come procurarsi il cibo − ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia −. Nell’area intorno a Damasco le persone fanno ore e ore di fila per il pane, mentre i bambini cercano qualcosa da mangiare tra i rifiuti. Per sopravvivere molte famiglie si stanno indebitando, o decidono di mandare i figli a lavorare, razionano il numero di pasti. Per avere una bocca in meno da sfamare fanno sposare le figlie, anche minorenni. Sono questi gli indicibili effetti di un conflitto dimenticato, in un paese dove il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il tasso di disoccupazione è arrivato al 60% e il salario minimo mensile nel settore pubblico è di 26 dollari».
Israele e Palestina
Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, tra cui un adolescente, in incidenti separati in Cisgiordania e nel deserto di Naqab (Negev). In un raid israeliano nel vasto campo profughi di Balata, nella città settentrionale di Nablus, ieri, il diciassettenne Nader Rayan è morto dopo essere stato colpito alla testa, al torace e alla mano, ha affermato il ministero della Salute palestinese. La seconda morte è avvenuta nel campo profughi di Qalandiya, alla periferia nord di Gerusalemme.
Alaa Shaham, sulla ventina, è stato ucciso da un proiettile alla testa. Altri sei palestinesi sono stati feriti. Qalandiya ospita il principale checkpoint tra la Gerusalemme Est annessa e la Cisgiordania. Nella città di Rahat, all’interno del deserto del Naqab, un’unità israeliana sotto copertura ha ucciso un 27enne, padre di tre figli, Sanad Salem al-Harbed.
In una dichiarazione, la polizia israeliana ha affermato che questi stava sparando contro la sua unità sotto copertura, in città per arrestare due sospetti.
An undercover Israeli police & a Shabak unit raided a home in Rahat, the Naqab, this morning. 27 year old Sanad was shot dead & another was arrested. Palestinians everywhere, regardless of the color of their ID are a target of Israel’s bloody settler colonial regime. pic.twitter.com/I4EwjSrM1a
— Riya Al (@RiyaAlsanah) March 15, 2022
Somalia
La Somalia ha fatto appello per un aiuto internazionale, necessario a sfamare circa 6,9 milioni di persone alle prese con una grave carenza di cibo e acqua dovuta alla siccità. In una dichiarazione citata da Bbc, il Primo ministro somalo, Mohamed Hussein Roble, ha affermato che l’aridità del terreno ha già costretto mezzo milione di cittadini a fuggire dalle proprie case in cerca di cibo e acqua, e molti potrebbero morire se non dovessero ricevere assistenza urgente. Migliaia di bambini in Somalia hanno abbandonato la scuola a causa della grave siccità. L’Onu ha avvertito l’anno scorso che milioni di persone in tutta la Somalia stavano facendo fronte a una fame acuta dovuta al peggioramento della siccità. Secondo l’Onu, inoltre, circa 13 milioni di persone in Kenya, Somalia ed Etiopia sono alla prese con insicurezza alimentare e scarsità d’acqua.
Sudan
Manifestanti hanno marciato ieri a Khartoum e in altre città, un giorno dopo che un funzionario del governo sudanese aveva affermato che le forze di sicurezza hanno violentato una giovane donna in gruppo. Le manifestazioni a Khartoum e in molte altre città sono state convocate dopo che le notizie sull’aggressione sono emerse, lunedì sul tardi. Un volantino diceva: «Le guerre non si combattono sul corpo delle donne». Il Sudan è scosso da mesi dalle proteste contro il colpo di Stato militare del 25 ottobre, organizzato dai comitati di resistenza del quartiere. Ieri i manifestanti nella capitale hanno dovuto affrontare pesanti gas lacrimogeni e granate stordenti mentre marciavano verso il palazzo presidenziale del paese, ha detto un giornalista di Reuters. Tra loro c’erano molte giovani donne e ragazze.
Repubblica Democratica del Congo
Militanti islamisti hanno ucciso più di 60 persone in cinque giorni di attacchi ai villaggi nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, hanno riferito martedì i residenti locali. Gli assalitori, ritenuti ribelli delle forze democratiche alleate (ADF), hanno preso di mira almeno cinque villaggi e l’offensiva è ancora in corso, hanno detto i residenti a Reuters. Sopraffatto dalla violenza nelle sue regioni orientali, il governo del Congo ha nominato a maggio ufficiali militari per dirigere il Nord Kivu e la vicina provincia di Ituri. L’Uganda ha inviato più di 1.000 soldati a dicembre per condurre operazioni congiunte contro l’ADF. Ma gli attacchi sono continuati senza sosta, mentre i combattenti dell’ADF si sono scagliati contro i civili locali come rappresaglia per le campagne militari.
Francia
Caos nell’aula del maxiprocesso parigino per gli attentati del 13 novembre 2015, che vedono in Salah Abdeslam − unico superstite degli attentati jihadisti che provocarono 130 morti − il principale accusato. Gli avvocati della difesa, alla fine, sono usciti dall’aula con Abdeslam per protestare contro il rifiuto del tribunale di mettere a verbale gli incidenti durante l’interrogatorio dell’imputato. L’udienza è stata successivamente sospesa.
India
Sonia Gandhi rimane nel suo ruolo di Presidente del Partito del Congresso nazionale indiano (Inc). Lo ha annunciato un comunicato ufficiale del partito, che informa che «il Congress Working Committee ha riconfermato la fiducia nella leadership della presidente Sonia Gandhi e l’ha invitata a organizzare i necessari cambiamenti organizzativi».
Myanmar
L’esercito del Myanmar si è impegnato in sistematiche violazioni dei diritti umani, molte delle quali si configurano come crimini di guerra e crimini contro l’umanità, hanno affermato le Nazioni Unite nel primo rapporto completo sui diritti umani dal colpo di Stato dello scorso anno. Le forze di sicurezza hanno mostrato un flagrante disprezzo per la vita umana, usando raid aerei e armi pesanti nelle aree popolate e prendendo di mira deliberatamente i civili, ha affermato martedì l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet. Molte vittime sono state colpite alla testa, bruciate a morte, arrestate arbitrariamente, torturate o usate come scudi umani, ha affermato in una dichiarazione sul rapporto, sollecitando «un’azione significativa» da parte della comunità internazionale. «La spaventosa ampiezza e portata delle violazioni del diritto internazionale subite dal popolo del Myanmar richiedono una risposta internazionale ferma, unificata e risoluta», ha affermato Bachelet.
Ti potrebbe interessare anche:
- Le giocoliere dell’Afghanistan
- Le madri di Kabul
- Violenza sessuale e vergogna. Cosa è cambiato in Italia dagli anni del “Delitto d’onore”?
- Iran: rilasciati i britannici Zaghari Ratcliffe e Ashouri
E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete darci una mano cliccando su Sostienici