16 novembre 2023 – Notiziario Africa

Scritto da in data Novembre 16, 2023

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  • Repubblica democratica del Congo: le vittime del più grande scandalo di abusi sessuali da parte di funzionari ONU risarcite con 250 dollari a testa.
  • Rwanda: inizia in Francia il processo a un cittadino rwandese con le accuse di genocidio e crimini contro l’umanità per i fatti del 1994.
  • Mali: dopo oltre 10 anni di guerra, le città del Nord tornano sotto il controllo delle forze governative.

Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giunio Santini. 

Repubblica democratica del Congo

Almeno 107 donne abusate sessualmente da funzionari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in in Repubblica democratica del Congo sarebbero state risarcite con la somma di 250 dollari a testa. Lo fa sapere Associated Press, che ha avuto accesso ad un report interno all’organizzazione stilato in seguito alla missione nel paese di Gaya Gamhewage, responsabile dell’OMS per la prevenzione e la risposta agli abusi sessuali.

Le violenze sono avvenute tra il 2018 e il 2020 quando gli agenti ONU erano nel paese per fermare l’epidemia di Ebola e costituisce il più grande scandalo di abusi sessuali da parte di funzionari dell’OMS.

Al fine di aggirare la politica dell’ONU che non prevede il pagamento riparazioni, il risarcimento alle vittime sarebbe stato vincolato al completamento di corsi di formazione per aiutarle ad avviare “attività generatrici di reddito”. Nel report si legge anche come due donne incontrate da Gamhewage desiderassero solo che “i colpevoli fossero portati a rispondere delle loro azioni in modo che non potessero fare del male a nessun altro”.

“Ovviamente non abbiamo fatto abbastanza”, ha commentato la responsabile OMS, aggiungendo che l’agenzia chiederà direttamente ai sopravvissuti quale ulteriore sostegno desiderano.

 

Restiamo in Repubblica democratica del Congo, dove i ribelli dell’M23 hanno ripreso il controllo dell’area di Kishishe, nel Nord Kivu a circa 60 kilometri da Goma, città principale della regione.

Questa riconquista da parte dell’M23 si inserisce nei diversi successi militari che il gruppo ribelle filo-ruandese sta raccogliendo nella sua avanzata iniziata ad ottobre.

Il governo congolese ha provato a rispondere con una controffensiva lanciata la settimana scorsa in collaborazione con la MONUSCO, la Missione ONU nel paese. L’operazione Springbok, secondo gli ufficiali, dovrebbe riuscire proteggere la città di Goma dall’attacco dei ribelli ma potrebbe avere difficoltà a coprire uno spazio così vasto e inospitale come le aree al confine tra RDC e Rwanda.

Già nel novembre 2022 Kishishe era stata teatro di gravissime violenze, con i ribelli si erano resi responsabili del massacro di oltre 170 civili, come denunciato da numerose ONG locali e internazionali.

 

Rwanda

A seguito di un’indagine durata quasi trent’anni, è iniziato martedì in Francia il processo a un ex ginecologo ruandese accusato di genocidio e crimini contro l’umanità durante i massacri del 1994 nel suo paese.

Sosthene Munyemana si è presentato davanti alla Corte d’Assise a Parigi 28 anni dopo la denuncia presentata contro di lui a Bordeaux nel 1995 e ora rischia l’ergastolo in caso di condanna.

L’imputato era molto vicino a Jean Kambanda, il capo del governo provvisorio istituito dopo che l’aereo che trasportava l’allora presidente Juvenal Habyarimana fu abbattuto da un missile nel 1994.

Munyemana è accusato di aver contribuito alla stesura di un documento di propaganda per il governo di Kambanda, uno degli atti che hanno incoraggiato il massacro dei Tutsi. Munyemana è anche accusato di essere stato il carceriere di alcuni civili Tutsi, rinchiusi in condizioni inumane in alcuni uffici governativi di cui aveva le chiavi.

L’accusato, che si dichiara innocente, ammette di aver avuto la chiave, ma sostiene che gli uffici servivano come “rifugio” per i Tutsi che cercavano protezione, e non come carcere. Il processo, che è il sesto riguardante il genocidio del Rwanda ad aver luogo in Francia, durerà cinque settimane e sarà registrato per gli archivi storici francesi.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, più di 800.000 persone, soprattutto Tutsi, sono state massacrate dai soldati Hutu e dalle milizie estremiste durante il genocidio ruandese dall’aprile al luglio del 1994.

Nel frattempo, la Corte Suprema del Regno Unito ha dichiarato che il Rwanda non può essere considerato paese sicuro per il trasferimento dei rifugiati attualmente residenti in UK. Secondo la Corte, il paese africano non rispetta i propri obblighi internazionali in materia di diritti umani e protezione dei rifugiati e pertanto le autorità britanniche non potranno deportarvi i migranti in attesa di verifica delle richieste di asilo, come aveva proposto il Premier Sunak.

Duro colpo per il governo britannico, con Rishi Sunak che aveva fatto del “Piano Rwanda” un pilastro della propria politica migratoria, spinto dall’ala più estremista del partito conservatore.

 

Mali

Dopo intensi combattimenti, le forze dell’esercito maliano hanno annunciato di aver preso il controllo della città di Kidal, nel Nord del paese.

L’esercito, in collaborazione con i mercenari del gruppo russo Wagner, è riuscito a far ritirare i combattenti tuareg prendendo il controllo della città dopo la partenza delle forze di pace delle Nazioni Unite di due settimane fa. A inizio novembre si è infatti completato il ritiro dal paese della Missione delle Nazioni Unite, nota come MINUSMA, come richiesto dal Ministro degli Esteri del Mali.

Dopo oltre 10 anni, Kidal torna così sotto il controllo dell’esercito maliano. La roccaforte del movimento separatista era caduta nelle mani dei ribelli nel 2012, nel tentativo da parte dei tuareg di creare uno stato indipendente chiamato Azawad, insieme ad altre grandi città del Nord.

 

Sudan

Le forze rapide di intervento (RSF) del generale Hemedti hanno rotto lo stallo militare che durava da alcuni mesi e stanno avanzando rapidamente nelle aree a Sud e ad Ovest del Sudan. Gli scontri si sono intensificati negli ultimi giorni dopo che l’RSF si è impadronito di ampie zone di Khartoum e di numerose vie di rifornimento verso ovest, prima di costringere gradualmente l’esercito a ritirarsi dalle regioni del Darfur e del Kordofan.

In particolare, sembra confermato il bilancio di 1000 vittime in due giorni di combattimenti nei pressi della città di Ardamata, nel Darfur. L’Unione europea e le Nazioni Unite hanno espresso profonda preoccupazione  per le violenze “su larga scala” nel paese, definendo gli eventi degli ultimi giorni come una “prova dell’escalation dei conflitti interetnici e intercomunitari in Sudan”.

L’avanzamento delle RSF ha aggravato una crisi umanitaria che, secondo le stime delle Nazioni Unite, ha causato la morte di oltre 10.000 persone e lo sfollamento di più di sei milioni, su una popolazione di 49 milioni di abitanti.

Alla luce del dominio delle forze di Hemedti nella roccaforte del Darfur e della loro avanzata recente verso altre regioni che si estendono a est fino a Khartoum, gli osservatori ora ipotizzano che il Sudan potrebbe subire un’altra scissione, 12 anni dopo quella del Sud Sudan.

 

Somalia

Il World Food Programme ha reso noto che circa 500mila persone sono state costrette a lasciare le proprie case in seguito alle devastanti inondazioni dello scorso mese in Somalia e che oltre un quarto della popolazione somala è a rischio fame entro la fine dell’anno.

“Dopo quattro anni di gravissima siccità, la più grave della storia del paese, la Somalia è stata ora colpita da inondazioni di una magnitudo che si verifica una volta ogni 100 anni” ha dichiarato Petroc Wilton, responsabile di comunicazione dell’agenzia ONU per l’assistenza alimentare.

A rischio ora c’è la vita e il sostentamento di oltre un milione e mezzo di cittadini somali in difficoltà per la stagione delle piogge che durerà fino a dicembre, con quasi due milioni di ettari di terreni agricoli in grave pericolo. La capitale Mogadiscio è stata devastata da inondazioni che hanno ucciso diverse decine di persone più vulnerabili, tra cui bambini e anziani, e hanno interrotto i trasporti.

Le inondazioni stanno colpendo anche il vicino Kenya, dove le città di Mombasa e Mandera sono state devastate dalle piogge.

https://twitter.com/UNGeneva/status/1724453460857287028

 

Ghana

Il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, ha proposto in un incontro martedì la creazione di un fronte comune con gli altri leader africani per le richieste di riparazione per la tratta degli schiavi e per i danni dell’era coloniale.

In un momento storico in cui diversi stati occidentali stanno iniziando a porgere le proprie scuse per torti dell’era coloniale in Africa, e in cui i musei hanno iniziato a restituire tesori e manufatti africani, il tema delle riparazioni finanziarie rimane poco affrontato.

Akufo-Addo ha invitato i leader africani a considerare di collaborare con gli Stati caraibici per avanzare le richieste di risarcimento, definendole una “valida richiesta di giustizia”.

Poche settimane fa, nel corso di una visita in Tanzania, il presidente tedesco Steinmeier aveva espresso la sua “vergogna” per i crimini commessi durante il dominio coloniale del suo paese.

 

Sud Africa – Gaza 

Il Sudafrica chiederà alla Corte penale internazionale di indagare sulle azioni di Israele a Gaza, come dichiarato dal presidente Cyril Ramaphosa nel corso di una visita in Qatar.

“È necessario che il mondo intero si alzi e chieda al governo israeliano di cessare il fuoco. Vogliamo che la Corte penale internazionale indaghi e che vengano prese misure legali a livello globale”, ha dichiarato Ramaphosa. In riferimento ai raid in corso all’ospedale Al-Shifa, il presidente sudafricano ha espresso una condanna senza mezzi termini, definendoli “un crimine di guerra”.

Ramaphosa anche ha dichiarato che il Sudafrica invierà presto aiuti governativi a Gaza e in Cisgiordania, attraverso l’Egitto e organizzazioni come l’Unicef e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

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