17 febbraio 2022 – Notiziario

Scritto da in data Febbraio 17, 2022

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  • Turchia: ondata di scioperi per l’adeguamento dei salari.
  • Canada: conseguenze penali per i manifestanti contro le misure anti-Covid.
  • Brasile: elezioni a ottobre e danni delle piogge.
  • Ucraina: notizie dal confine.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Silvia Muletti

Turchia

La richiesta dei lavoratori che manifestano a Istanbul e in altre piazze della Turchia è l’aumento del 30-40% del proprio salario. La cifra è giustificata dall’inflazione turca che ai prezzi al consumo ha superato il 48%, e dalla perdita di valore del 40% della lira turca sul dollaro a fine 2021. Queste condizioni stanno portando sempre più lavoratori a scioperare e a manifestare in piazza. Al Jazeera rileva un incremento degli scioperi: sono almeno 56 quelli avvenuti tra gennaio e febbraio di quest’anno, in confronto al totale di 84 avvenuti tra il 2016 e il 2020.

Le proteste sono partite dai lavoratori del settore delle consegne a domicilio, diffondendosi poi in altri settori, ispirati dai conducenti di Trendyol, una piattaforma di e-commerce turca che vende abbigliamento, elettronica, prodotti per la casa, mobili e altro. I conducenti di Trendyol hanno scioperato il 24 gennaio dopo aver rifiutato un aumento dell’11% sul proprio salario. Dopo tre giorni di sciopero, hanno ottenuto un rilancio da 9.500 lire turche (618,59 euro) a 12.500 (813,94 euro) al mese. Alla protesta si uniscono anche i giornalisti dell’ufficio della Bbc di Istanbul che, dopo aver scioperato per due settimane a gennaio, hanno visto un aumento dello stipendio del 32%.

In piazza si protesta anche per il conseguente aumento dei costi dell’energia elettrica, che è del 125%; le persone scendono in piazza con le bollette in mano dicendo che non le pagheranno, come incita il leader dell’opposizione che afferma in un tweet «non pagherò nessuna delle mie bollette dell’elettricità da oggi fino a quando Erdogan non ritirerà gli aumenti dei prezzi che ha firmato il 31 dicembre» (Reuters).

Canada

La polizia di Ottawa  cerca di interrompere l’assedio della capitale, da quasi tre settimane, da parte dei camionisti che protestano contro le restrizioni canadesi relative al Covid-19, avvertendo i conducenti che possono rischiare l’arresto.

Patenti ritirate, veicolo sequestrato e multe sono le condizioni che vuole applicare la polizia che si sta occupando della manifestazione nella capitale canadese, dove il sindaco ha applicato lo stato di emergenza.

I manifestanti si sono seduti nei loro camion e hanno suonato con aria di sfida i clacson in un coro che echeggiava rumorosamente in centro.

Brasile

Bolsonaro recupera?

Se si svolgessero oggi le elezioni presidenziali in Brasile, il 40% degli elettori voterebbe Luiz Inacio Lula da Silva contro un 31% di elettori di Bolsonaro, secondo il sondaggio di PoderData rilevato tra il 13 e il 15 febbraio sulle intenzioni di voto per le prossime elezioni. Il vantaggio di Lula su Bolsonaro si riduce in vista della tornata elettorale di ottobre in Brasile, commenta Reuters: è sceso a 9 punti da 14 in un mese: a gennaio infatti il sondaggio ha rilevato il 42% di sostegno per Lula e il 26% per Bolsonaro. Altri sondaggisti, come Quaest e Ipespe, hanno registrato poche o nessuna variazione nel sostegno a Bolsonaro e Lula, che in alcune recenti simulazioni potrebbe avere abbastanza sostegno per una vittoria al primo turno. Entrambi gli uomini sono già in modalità “campagna elettorale”, anche se nessuno dei due ha dichiarato la propria candidatura.

Inondazioni

Intanto, il bilancio dei morti delle devastanti colate di fango e inondazioni che hanno colpito una regione montuosa dello stato di Rio de Janeiro è di 78 vittime, affermano le autorità locali.

Ciad

Reporter senza frontiere (RSF) chiede alle autorità del Ciad di fare luce sul massacro della scorsa settimana, nel quale un giornalista radiofonico è stato ucciso mentre seguiva un attacco di pastori locali a un villaggio di contadini. Il giornalista, Evariste Djaï-Loramadji, ha fornito alla sua stazione radiofonica della comunità cristiana Radio Lotiko un breve servizio in diretta alle 16:39 del 9 febbraio, in cui ha affermato che le persone stavano «fuggendo nella boscaglia» in una situazione confusa nel villaggio Sandana, situato a 600 km a sud-est della capitale, N’djamena. È stato il suo ultimo report per la stazione radiofonica. Quando Radio Lotiko ha provato a contattarlo pochi minuti dopo, non ha più risposto. Il suo corpo è stato ritrovato in serata da un collega arrivato da una località vicina. Gli avevano sparato più volte alla testa.

RSF ha appreso da fonti locali che Djaï-Loramadji stava cercando di stabilire il motivo per cui le persone stavano fuggendo dal villaggio. L’Unione dei giornalisti ciadiani (UJT) ha rilasciato una dichiarazione chiedendo che gli autori e i complici dell’ultimo massacro (che ha visto 11 morti, tra cui il giornalista) vengano perseguiti e puniti per rendere giustizia a Djaï-Loramadji.

Il Ciad è classificato al 123° posto su 180 paesi nel World Press Freedom Index 2021 di RSF.

Ucraina

Kharkiv è la seconda città più grande ucraina e si trova a soli 40 chilometri dal confine con la Russia. Nella città non c’è panico evidente, nonostante Kharkiv si trovi non così lontano da alcune delle decine di migliaia di truppe russe ammassate al confine col paese. Qualche giorno fa il ministero della Difesa russo ha trasmesso un video con alcune truppe russe in ritiro, ma l’Ucraina per il momento resta scettica. Infatti le esercitazioni su larga scala continuano e il presidente Zelensky afferma che al momento non ci sono segni di un vero ritiro delle truppe russe dai confini dell’Ucraina, incitando comunque a mantenere la calma.

Anche Blinken, il segretario di Stato americano, ha dichiarato il 15 febbraio a un canale televisivo ucraino, che l’intelligence statunitense non ha visto alcun ritiro delle truppe russe dai confini ucraini, sebbene stiano osservando la situazione “con molta attenzione”. C’è anche scetticismo nei confronti dei media occidentali e su come viene raccontato quello che sta succedendo in Ucraina. Di recente il capo del partito di Zelensky in parlamento ha affermato che “l’isteria” dei media occidentali costa al paese 2-3 miliardi di dollari al mese, definendo la copertura di CNN, Bloomberg, WSJ peggiore di quella dei principali propagandisti russi. (Servizio di Julia Kalashnykov, inviata dal confine).

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