2 gennaio 2020 – Notiziario Africa

Scritto da in data Gennaio 2, 2021

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  • Africa: avviata ufficialmente l’area continentale di libero scambio, la più grande zona al mondo di commercio senza dazi (copertina).
  • RD Congo: altra strage nel Nord Kivu. Il presidente grazia gli assassini del presidente Kabila padre.
  • Togo: arrestato il direttore di un settimanale.
  • Uganda: nuovo arresto per Bobi Wine.
  • Niger: attesi per oggi i risultati delle elezioni presidenziali.

Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giusy Baioni. Musiche di Walter Sguazzin

Africa

Da ieri, primo giorno del 2021, l’Africa è un’unica area di libero scambio. I paesi africani hanno dato ufficialmente inizio alla nuova area di libero scambio continentale venerdì, dopo mesi di ritardi causati dalla pandemia. L’African Continental Free Trade Area (AfCFTA) mira a riunire 1,3 miliardi di persone in un blocco economico da 3,4 trilioni di dollari. Con la partecipazione di tutti i paesi africani, tranne l’Eritrea, l’AfCFTA avrebbe il maggior numero di paesi membri in qualsiasi accordo commerciale dalla formazione dell’Organizzazione mondiale del commercio. Secondo i sostenitori, il commercio tra vicini africani aumenterà, consentendo al contempo al continente di sviluppare le proprie filiere. La Banca mondiale stima che potrebbe sollevare decine di milioni di persone dalla povertà entro il 2035.

«C’è una nuova Africa che sta emergendo», ha affermato il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo durante una cerimonia di lancio online. Ma gli ostacoli − che vanno dalla burocrazia onnipresente e dalle scarse infrastrutture al protezionismo radicato di alcuni dei suoi membri − devono essere superati se il blocco vuole raggiungere il suo pieno potenziale. Il commercio nell’ambito dell’AfCFTA doveva essere avviato il 1° luglio scorso, ma è stato respinto dopo che il Covid-19 ha reso impossibili i negoziati di persona.

Tutti i paesi africani, a eccezione dell’Eritrea, hanno firmato l’accordo quadro AfCFTA e 34 lo hanno ratificato. I membri devono eliminare gradualmente il 90% delle tariffe doganali − in cinque anni per le economie più avanzate o dieci anni per le nazioni meno sviluppate. Un altro 7% considerato sensibile avrà più tempo, mentre il 3% potrà essere inserito in una lista di esclusione. Dando una spinta al commercio intra-regionale nel settore manifatturiero, si prevede che AfCFTA aumenterà le opportunità di lavoro e aiuterà le donne a entrare nel mondo del lavoro.

Repubblica Democratica del Congo

Almeno 25 persone sono state uccise la notte di Capodanno nell’ennesimo attacco dei ribelli nel territorio di Beni, nella Repubblica Democratica del Congo, nella provincia del Nord Kivu. Le uccisioni sono avvenute nel villaggio di Tingwe, a circa 8 chilometri dalla città di Eringeti. Funzionari locali hanno detto che gli agricoltori stavano lavorando nei loro campi quando sono stati attaccati dalle ADF (Forze democratiche alleate), una milizia che ha barbaramente ucciso migliaia di civili negli ultimi anni. Bravo Muhindo, un rappresentante della società civile, ha fissato il bilancio delle vittime a un minimo di 30, dicendo che molti sono stati decapitati. Un numero imprecisato di altri è stato rapito.
«Abbiamo avvertito le forze armate che le ADF erano passate da est a nord-est di Eringeti. Non hanno risposto rapidamente», ha aggiunto. Alcuni riescono a scappare, come Jules, contattato dal corrispondente di RFI in swahili Ericksson Luhembwe: «Stavo tornando dal mio campo a Tingwe quando mi sono imbattuto in questi assassini. Ovviamente sono scappato! Indossavano abiti militari molto sporchi. Ho visto che la loro uniforme non aveva alcuna insegna. Hanno iniziato a inseguirmi. Inoltre i miei figli erano con la nonna. Sono riusciti a fuggire, ma la nonna è stata catturata. Dopo l’attacco, hanno contato circa 20 corpi, compreso quello della nonna. Tutti i contadini di ritorno dai campi sono stati attaccati».

L’ADF è accusato di aver ucciso circa 800 civili l’anno scorso nella provincia del Nord Kivu, al confine con l’Uganda. Il gruppo ribelle non ha mai rivendicato la responsabilità degli attacchi. L’affiliata locale dello “Stato islamico – Africa centrale” ha rivendicato alcuni attacchi che sono stati effettuati dalle ADF, ma il rapporto tra i gruppi non è chiaro. L’ADF è solo una delle tante milizie che operano nelle province orientali della RDC. Molti di loro sono stati formati dai resti di gruppi che hanno combattuto nelle guerre civili del paese alla fine degli anni Novanta e all’inizio degli anni Duemila.

Il presidente Félix Tshisekedi ha finalmente nominare il suo informatore, ovvero la persona a cui ha conferito l’incarico esplorativo per creare una nuova maggioranza di governo, dopo la crisi che ha dissolto la maggioranza precedente che vedeva uniti il presidente in carica e quello uscente, Joseph Kabila. Si tratta del senatore ed ex ministro Modeste Bahati Lukwebo. Lukwebo ha 30 giorni per identificare una nuova maggioranza nell’Assemblea nazionale.

Félix Tshisekedi ha concesso la grazia presidenziale a tutti i condannati per l’omicidio di Laurent-Désiré Kabila, nel 2001. Il colonnello Eddy Kapend e i 28 coimputati, in prigione da 15 anni e condannati all’ergastolo, saranno tutti rilasciati (erano 39 originariamente, 11 sono morti in carcere). Laurent-Désiré Kabila, allora presidente in carica, era stato ucciso il 16 gennaio 2001 nel suo ufficio, ufficialmentre da un kadogo, un ragazzo di strada. Ma la vicenda non è mai stata chiarita e soprattutto, mai sono stati chiarite responsabilità e mandanti. Dietro le sbarre nella prigione centrale di Makala, dal 2001 c’erano tra gli altri Eddy Kapend, ex capo di stato maggiore dell’esercito, Nono Lutula, ex consigliere speciale per la sicurezza di Kabila padre, Georges Leta, ex capo dei Servizi. Giovedì 31 dicembre, il presidente Félix Tshisekedi ha concesso la cancellazione totale della pena residua da scontare a qualsiasi persona condannata in questo caso dal tribunale militare, nella sua sentenza del 7 gennaio 2003.

Togo

Il direttore del settimanale togolese Indépendant Express Carlos Kétohou è detenuto nei locali del Servizio centrale per la ricerca e le indagini criminali (SRCIC). Carlos Kétohou ha trascorso la sua quarta notte nei locali del Servizio centrale di ricerca e investigazione criminale della gendarmeria. Secondo il pubblico ministero, Kétohou deve rispondere di un articolo pubblicato sulla prima pagina del suo quotidiano il 29 dicembre. L’Osservatorio togolese dei media e diverse organizzazioni dei media professionali e sindacali, in una dichiarazione congiunta, criticano il ruolo svolto dagli elementi armati nell’arresto in piena notte del direttore, un ruolo al di fuori del quadro giuridico, e chiedono il suo rilascio. Unanime la condanna dei partiti politici di opposizione e della società civile.

Uganda

Sarebbe stato nuovamente arrestato Bobi Wine, il candidato alla presidenza che con il suo enorme seguito spaventa il presidene uscente Yoweri Museveni. Ne ha dato notizia lui stesso sui social il 30 dicembre: lui e tutto il suo staff sono stati fermati, in piena campagna elettorale.

Un fermo durato poche ore, un ennesimo atto intimidatorio alla vigilia di importantissime elezioni che si terranno a metà gennaio. Il presidente in carica Museveni ha fatto modificare la costituzione per potersi nuovamente candidare.

Etiopia

Nonostante le proteste internazionali, in Etiopia resta per ora in carcere il cameraman di Reuters Kumerra Gemechu, arrestato ormai una settimana fa.

Egitto – Etiopia

Piccola crisi diplomatica fra Egitto ed Etiopia. Il 30 dicembre il ministero degli Esteri egiziano ha convocato a Il Cairo l’incaricato d’affari etiope, per fornire chiarimenti sui commenti fatti dal portavoce del ministero degli Esteri etiope. I commenti hanno “affrontato” gli affari interni egiziani, ha aggiunto il ministero senza fornire ulteriori dettagli. Non è stato subito chiaro quali commenti avessero fatto arrabbiare l’Egitto.

Secondo Al Jazeera Dina Mufti, la portavoce del ministero degli Esteri etiope, ha attaccato Il Cairo per aver criticato la diga della Reinassance che Addis Abeba sta costruendo sul Nilo Azzurro e il fatto di utilizzare il progetto per coprire diversi problemi interni. I negoziati tra Egitto, Etiopia e Sudan finora non sono riusciti a porre fine a un’aspra disputa tra i tre paesi sul riempimento e il funzionamento della Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), anche dopo che il serbatoio dietro la diga ha iniziato a riempirsi a luglio. L’Egitto, che riceve più del 90% della sua scarsa acqua dolce dal Nilo, teme che la diga multimiliardaria possa devastare la sua economia.

Niger

I risultati del primo turno delle elezioni presidenziali del 27 dicembre in Niger saranno annunciati nella mattina di oggi, 2 gennaio: lo ha reso noto in un comunicato la Commissione elettorale nazionale indipendente (Céni). I risultati provvisori danno in testa l’ex ministro degli Interni del governo del presidente Mahamadou Issoufou, che punta a una vittoria al primo turno, cosa che non è mai accaduta nel paese. Se invece dovesse rendersi necessario un secondo turno, questo si svolgerà il 20 febbraio. Bazoum, che ha beneficiato della macchina elettorale del suo partito e dello Stato, ha promesso di concentrarsi sulla sicurezza e sull’istruzione, soprattutto per le ragazze. Il Niger è noto per i matrimoni precoci. Con un tasso di fertilità di quasi 7 figli per donna, è il paese con il più alto tasso di fertilità al mondo, seguito solo dal Mali.

Secondo le Nazioni Unite, una delle principali sfide per il prossimo presidente sarà quella di frenare gli attacchi dei militanti, che dal 2010 hanno ucciso centinaia di persone e hanno causato la fuga di circa 500 mila rifugiati e sfollati dalle loro case. Colpito dalla violenza estremista, dalla povertà estrema e dai cambiamenti climatici, il Niger sta cercando di raggiungere la sua prima transizione democratica in assoluto, con il presidente uscente Issoufou che cede il potere dopo la fine dei suoi due mandati quinquennali. In un discorso radiofonico di Capodanno, ha salutato le elezioni come «una nuova pagina di successo nella storia democratica del nostro paese».

L’insicurezza ha messo in ombra le campagne, con il Niger attaccato da estremisti al confine sud-occidentale con il Mali e al confine sud-orientale con la Nigeria. Cinque anni di violenza sono costati centinaia di vite con molti altri sfollati. Bazoum, 60 anni, ex ministro degli Interni e degli Esteri, spera di vedere un primo passaggio pacifico tra presidenti eletti nell’ex colonia francese.

Repubblica Centrafricana

Il 31 dicembre 2020 il presidente Touadéra ha sollevato dalle loro funzioni ufficiali all’interno del governo 3 leader di gruppi armati anti-Balaka o ex Seleka. Tutti sono membri della coalizione di gruppi armati lanciati in una nuova ribellione da un anno. I decreti sono stati firmati la sera del 31 dicembre dal presidente Touadéra e dal suo primo ministro.

Il primo decreto solleva dalle sue funzioni Maxim Mokom, leader di una delle due ali anti-Balaka, e vicino all’ex presidente François Bozize. Da marzo 2019 è ministro responsabile per il programma DDRR, disarmo, smobilitazione, reinserimento e rimpatrio. È entrato a far parte del governo sulla scia dell’accordo di pace di Khartoum, che includeva tra le sue misure di punta la formazione di un governo inclusivo.

Il secondo decreto riguarda il leader del gruppo armato UPC Ali Darassa, e quello dell’MPC Mahamat al-Khatim. Erano entrambi consiglieri militari speciali del primo ministro. Il portavoce della presidenza spiega che il licenziamento è la conseguenza del loro ruolo all’interno della nuova ribellione che minaccia di scendere sulla capitale.

Sudan – Darfur

Con il 31 dicembre si è ufficialmente chiusa dopo 13 anni la missione delle Nazioni Unite e dell’Unione africana in Darfur. Tuttavia, i recenti violenti scontri lasciano i residenti nel timore di un nuovo conflitto. I combattimenti erano scoppiati in Darfur nel 2003, quando i ribelli delle minoranze etniche si sono sollevati contro il governo dominato dagli arabi a Khartoum, che ha risposto reclutando e armando la famigerata milizia nota come Janjaweed. Secondo le Nazioni Unite, un totale di 300.000 persone sono state uccise e 2,5 milioni sono state  sfollate.

Toccherà ora al governo sudanese «la responsabilità della protezione dei civili nell’area». Ma molti sono scettici: migliaia di miliziani Janjaweed sono stati incorporati nelle potenti forze paramilitari di supporto rapido del Sudan, il cui capo, Mohamed Hamdan Daglo, è una figura chiave nel governo di transizione. L’aspro conflitto nel Darfur si è in gran parte placato negli ultimi anni e l’ex presidente Omar al-Bashir − ricercato dalla Corte penale internazionale per genocidio e altri presunti crimini proprio nella regione occidentale − è stato deposto lo scorso anno. Ma il governo di transizione è fragile e gli scontri etnici e tribali continuano a riaccendersi periodicamente, compresi gli scontri della scorsa settimana che hanno causato almeno 15 morti e dozzine di feriti.

Gli abitanti del Darfur, molti dei quali rimangono nei campi brulicanti anni dopo essere fuggiti dalle loro case, hanno tenuto proteste nelle ultime settimane contro l’imminente partenza della missione, compreso un sit-in fuori dal quartier generale della missione, in cui i manifestanti hanno mostrato striscioni con la scritta: «Ci fidiamo della protezione delle Nazioni Unite per gli sfollati interni» e «rifiutiamo l’uscita di UNAMID». Il ritiro graduale dei circa 8.000 membri del personale armato e civile della missione inizierà a gennaio e sarà completato entro sei mesi.

Una missione politica delle Nazioni Unite − la Missione integrata di assistenza alla transizione delle Nazioni Unite in Sudan (UNITAMS) − sarà installata in Darfur dopo la partenza di UNAMID. Avrà il compito di assistere la transizione del Sudan, la costruzione della pace e l’erogazione degli aiuti.

Mali

Giovedì le autorità maliane hanno accusato sei personalità di spicco, tra cui un ex primo ministro, di un tentativo di colpo di Stato. L’ufficio del pubblico ministero nella capitale Bamako ha detto in un comunicato che sei persone erano sotto inchiesta per «complotto contro il governo, associazione a delinquere, oltraggio al capo di stato e complicità». I sei, tra cui Boubou Cissé, primo ministro all’epoca in cui il governo del presidente Ibrahim Boubacar Keita fu rovesciato in agosto, sono accusati di un «tentativo di colpo di Stato».

«Tutti gli accusati sono figure civili senza alcun collegamento stabilito con nessuno nell’esercito», hanno detto i loro avvocati. Cinque dei sei sono stati detenuti in custodia, a eccezione di Cissé, di cui non si conosce l’ubicazione, ha detto il pubblico ministero. La vicenda arriva in un momento molto delicato, dopo la cacciata del presidente Ibrahim Boubacar Keita da parte di ufficiali dell’esercito il 18 agosto scorso. Minacciata dalle sanzioni internazionali, la giunta ha nominato un governo a interim che dovrebbe durare fino a 18 mesi fino dallo svolgimento delle elezioni.

Intanto si sono svolti ieri i funerali dell’ex leader dell’opposizione Soumaïla Cissé, morto la scorsa settimana a Parigi per coronavirus. Cissé era stato liberato in ottobre dopo sei mesi di prigionia nelle mani dei jihadisti, proprio nei giorni in cui venivano liberati anche i nostri connazionali Chiacchio e Maccalli.

Costa d’Avorio

Il leader dell’opposizione della Costa d’Avorio, Pascal Affi N’Guessan, è stato rilasciato mercoledì, dopo quasi due mesi di detenzione per aver creato un governo separatista dopo le controverse elezioni presidenziali segnate dalla violenza. Il suo rilascio è visto come un passo fondamentale per riparare le relazioni tra l’opposizione e il partito al governo del presidente Alassane Ouattara, dopo le elezioni del 31 ottobre che hanno messo a dura prova la fragile pace della nazione dell’Africa occidentale. Per protestare contro la vittoria del presidente al terzo mandato, ritenuto non costituzionale, Affi aveva contribuito a creare un “consiglio di transizione” rivale a novembre, fatto che ha innescato il suo arresto.

Kenya

A partire dal 1° gennaio, il Kenya entra ufficialmente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come membro non permanente. Vi rimarrà per due anni. Il suo ruolo potrebbe essere importante mentre il Corno d’Africa entra in un periodo di incertezza, tra il conflitto nel Tigray in Etiopia e le imminenti elezioni in Somalia che si preannunciano esplosive. Il Kenya, garante della stabilità nella regione, ha tra i suoi obiettivi quello di inserire il gruppo degli al-Shabaab nell’elenco delle organizzazioni terroristiche dell’Onu, come al-Qaeda e lo Stato Islamico. Ciò consentirebbe un’azione globale per sradicare questo movimento, autore di numerosi attacchi in Somalia e Kenya.

Nairobi potrebbe trarre vantaggio dalla sua sede nel conflitto con la Somalia, con cui si disputa da tempo un braccio di mare ricco di petrolio. Più delicato il dossier etiope. Addis Abeba vuole che il conflitto nel Tigray resti un problema interno mentre l’Unione Europea spinge per un intervento internazionale. Il Kenya potrebbe giocare un ruolo chiave.

Coronavirus

Il mondo rischia una “catastrofe morale” se le vaccinazioni Covid-19 vengono ritardate in Africa mentre le regioni più ricche inoculano le loro intere popolazioni: lo ha detto giovedì il capo dell’ente di controllo delle malattie del continente, il responsabile dell’Africa Centers for Disease Control and Prevention (CDC), John Nkengasong, secondo cui le campagne di vaccinazione nel continente dovrebbero iniziare ad aprile. I principali ostacoli alle vaccinazioni che iniziano in Africa sono la disponibilità globale di dosi e i finanziamenti. Le nazioni ricche hanno acquisito vaccini in eccesso rispetto a ciò di cui hanno bisogno, ha affermato ancora Nkengasong.

L’Unione africana è in trattative con l’Unione europea, il Canada e le aziende farmaceutiche per garantire dosi in aggiunta a quanto promesso all’Africa dal programma COVAX dell’Organizzazione mondiale della sanità. COVAX è un programma globale per fornire vaccini Covid-19 ai paesi più poveri. Intanto, alcuni paesi si stanno muovendo autonomamente. Il Marocco prevede di lanciare il vaccino cinese Sinopharm entro poche settimane, non appena le prove di fase 3 saranno terminate, mentre l’Egitto ha ricevuto la sua prima spedizione di vaccini Sinopharm l’11 dicembre. Il Sudafrica prevede di ottenere il vaccino COVAX entro il secondo trimestre del 2021, ha detto lunedì il presidente Cyril Ramaphosa.

Intanto, la seconda ondata di Covid-19 non risparmia l’Africa, anche se con numeri minori. I casi sono aumentati di quasi il 19% dalla scorsa settimana e le morti sono aumentate del 26%, secondo i dati dell’Africa CDC. Il Sudafrica, dove è stata rilevata una nuova variante del virus, ha registrato 82.000 casi nell’ultima settimana. Il paese ha registrato oltre 1 milione di casi di coronavirus e oltre 27.000 decessi correlati a Covid-19 da marzo. «Abbiamo abbassato la guardia e purtroppo ne stiamo pagando il prezzo», ha detto il presidente Ramaphosa in un discorso televisivo alla nazione.

La Nigeria ha registrato 82.000 casi di Covid-19, con 1.246 morti. Il numero è considerato molto modesto in considerazione della popolazione del paese di circa 200 milioni di persone. Ma dall’inizio del mese, i casi sono aumentati di diverse centinaia al giorno. Importanti aumenti sono stati rilevati a Lagos, la capitale economica, spingendo le autorità a ripristinare il coprifuoco e limitare i raduni a non più di 50 persone. Come se non bastasse, la scorsa settimana è stata scoperta anche una nuova variante di SARS-CoV-2. I ricercatori sono cautamente ottimisti sul fatto che si tratti di una mutazione autoctona. Ciò significa che non è necessariamente più contagioso, come nel caso delle  mutazioni riscontrate nel Regno Unito e in Sudafrica. La nuova variante è stata scoperta la scorsa settimana dagli scienziati dell’African Center of Excellence for Genomics of Infectious Diseases (ACEGID) nel sud-est della Nigeria.

L’Algeria, il più grande Paese del Maghreb, la cui campagna di vaccinazione contro il Covid-19 dovrebbe iniziare a gennaio, acquisirà invece un primo lotto del vaccino russo Sputnik V, come ha annunciato il 30 dicembre il portavoce del governo. Il Ciad chiude la capitale N’djamena per la prima volta dallo scoppio della pandemia di coronavirus e ha dichiarato il coprifuoco dal tramonto all’alba a causa di un aumento delle infezioni, con un decreto firmato dal presidente Idriss Deby venerdì. Il blocco, iniziato ieri, durerà una settimana e potrebbe essere esteso. I confini della città si chiuderanno. Anche lo spazio aereo del Ciad si chiuderà, consentendo solo voli cargo. Scuole, università, luoghi di culto, bar, ristoranti e servizi pubblici non essenziali verranno chiusi. I raduni di oltre 10 persone sono vietati.

Gabon

Gaël Maganga, condirettore dell’Unità di malattie virali emergenti presso il Centro interdisciplinare di ricerca medica (CIRMF) di Franceville, che ospita uno dei due laboratori africani P4, laboratori ad altissimo rischio e che operano ai massimi livelli di sicurezza, sta coordinando nuove ricerche sui pipistrelli nella giungla del Gabon. «Studiamo i pipistrelli in queste grotte perché si sospetta che i pipistrelli siano ospiti di diversi agenti patogeni, incluso il virus Ebola, quindi oltre a monitorare i virus responsabili della febbre virale e dei virus emorragici, monitoriamo anche altri virus in queste popolazioni animali», ha detto Maganga. Ad aprile, il Gabon ha imposto un divieto alla vendita di pipistrelli e pangolini, un’altra specie considerata potenziale vettore del coronavirus. I ricercatori del CIRMF hanno trovato campioni di virus Ebola tra i pipistrelli, confermando che i mammiferi volanti erano l’ospite. Maganga ha anche scoperto una serie di ceppi di coronavirus che circolano tra i pipistrelli, inclusi alcuni vicini al ceppo Covid-19 che infetta gli esseri umani.

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