2 maggio 2023 – Notiziario in genere

Scritto da in data Maggio 2, 2023

I diritti delle donne in gioco mentre la popolazione indiana supera quella cinese. In Giappone: metà dei e delle giovani sotto i 30 anni non vuole prole. Meno dell’1% delle società in Borsa sono guidate da donne. Australia, Vanessa Hudson nominata CEO di Qantas, prima donna nel ruolo. Le afghane contro il possibile riconoscimento dei Talebani.

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India

Chandrika Majhi aveva grandi sogni prima della pandemia di Covid-19, quando aveva 17 anni e studiava commercio nella capitale dello stato dell’India orientale di Odisha. Ma una volta che la pandemia ha chiuso la sua scuola, Majhi è stata costretta a tornare al villaggio della sua famiglia, dove non c’era alcuna possibilità di continuare la sua istruzione. Tre anni dopo, ora tiene in braccio suo figlio di 1 anno mentre si trova fuori dalla sua capanna nel villaggio di Gadadi, stanca per le faccende domestiche. Avere un figlio così giovane. “Non è quello che avrei mai pensato di fare”, dice Majhi, che fa parte della comunità tribale di Kondh e dice che i suoi genitori l’hanno sposata contro la sua volontà.

L’India, un paese multilingue e multietnico noto come la più grande democrazia del mondo, dovrebbe aver superato in questi giorni la Cina come paese più popoloso del mondo, con una stima di 1,43 miliardi di persone, secondo il Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite. Il Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite aveva affermato in precedenza che l’India avrebbe avuto quasi 3 milioni di persone in più rispetto alla Cina entro la metà di quest’anno.

Sebbene la crescita della popolazione stia rallentando in entrambi i paesi, la giovinezza dell’India – circa due terzi della sua popolazione ha meno di 35 anni, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro – significa che continuerà a crescere per decenni. Per questo l’avvertimento è che le donne dei gruppi indigeni, delle caste inferiori e di altre comunità emarginate spesso incontrano maggiori ostacoli nel prendere le proprie decisioni riproduttive.

Purtroppo, “l’accesso ai servizi sanitari continua a essere determinato da fattori come dove vive una donna, quanto è istruita, il suo quintile di ricchezza e la comunità a cui appartiene”, spiega Sanghamitra Singh, responsabile delle politiche e dei programmi presso la Population Foundation di India. Mentre il tasso di fertilità dell’India è diminuito poiché le donne nel complesso ottengono un maggiore accesso all’istruzione e alla contraccezione, la crescita della popolazione in tutta l’India è disomogenea. Stati meridionali come Goa e Kerala registrano tassi inferiori rispetto a quelli settentrionali come Bihar e Uttar Pradesh, lo stato più popoloso dell’India. Gli stati con tassi di crescita più bassi tendono ad avere maggiori opportunità di istruzione e occupazione sia per gli uomini che per le donne.

Trovate l’articolo completo su NBCNews.

Giappone

Niente prole, grazie

La metà dei giovani e delle giovani non sposati sotto i 30 anni in Giappone non ha interesse ad avere prole: per questioni economiche, dicono, il peso della gravidanza per le donne, e le complessità della genitorialità come ragioni principali. Si tratta dei risultati di un’indagine condotta dall’azienda farmaceutica Rohto su 400 partecipanti tra i 18 e i 29 anni: il 49,4% ha dichiarato di non voler avere figli e figlie. È la percentuale più alta negli ultimi tre anni. Il 53% degli uomini e il 45,6% delle donne non hanno interesse a diventare genitori, a causa degli alti costi per allevare un bambino o una bambina e la preoccupazione e il senso di ansia in generale per il futuro del Paese. I risultati dell’indagine online seguono i dati allarmanti del governo di Tokyo sul numero delle nascite, scese sotto le 800mila unità lo scorso anno, per la prima volta dall’inizio delle statistiche, nel 1899. Per tentare di arginare la progressiva flessione del tasso di natalità nel Paese con un elevato tasso di invecchiamento, l’esecutivo ha istituito questo mese l’Agenzia per l’infanzia e la famiglia per coordinare le politiche per le nascite, compresa la lotta all’abuso infantile e alla povertà.

Meno dell’1% delle società quotate alla Borsa di Tokyo guidate da donne

Meno dell’1% delle società quotate alla Borsa di Tokyo sono guidate da donne, un altro segno delle difficoltà presenti in Giappone nel promuovere la diversità di genere nella gestione delle aziende. E nonostante gli appelli del governo. Da un report della società di ricerca Teikoku Databank emerge che alla fine di gennaio 2023 appena 15 delle 1.836 imprese avevano a capo una donna: si tratta di  un peggioramento rispetto ai dati in controtendenza del 2022 che sembravano aver dato una scossa a un sistema considerato eccessivamente sessista. I risultati coincidono con quelli resi noti lo scorso mese dalla rivista britannica The Economist, classificando il Giappone al penultimo posto tra le nazioni sviluppate in riferimento al ruolo e l’influenza delle donne nella forza lavoro. Il premier Fumio Kishida negli scorsi giorni ha istruito ministri ed esperti durante una riunione sulla promozione della parità di genere, a elaborare un piano per aumentare il numero delle donne con funzioni dirigenziali in almeno il 30% delle aziende ad alta capitalizzazione di mercato entro il 2030: “Garantire la diversità stimolerà l’innovazione così come l’economia, assicurando una maggiore inclusività della società”, spiega il capo dell’esecutivo. Durante l’incontro si è anche discusso di come offrire più posti di lavoro permanenti alle donne, molte delle quali mantengono lavori part-time perché costrette a bilanciare la cura dei figli e delle figlie con l’occupazione. Sebbene le donne giapponesi abbiano accesso a standard elevati di istruzione e una buona rappresentazione nella forza lavoro, il Paese si posiziona costantemente agli ultimi posti nel rapporto globale di disparità di genere del World Economic Forum. Nel 2022 il Giappone è stato classificato al 116esimo posto su 146 paesi.

Afghanistan

Una ventina di donne sono scese in piazza a Kabul contro il possibile riconoscimento internazionale del governo talebano, due giorni prima di un vertice delle Nazioni Unite, scrive l’Afp. Un gruppo di 25 donne afghane ha passeggiato lungo una strada della capitale per circa 10 minuti scandendo “Riconoscimento dei Talebani, violazione dei diritti delle donne” e “Violazione dei diritti internazionali da parte delle Nazioni Unite”. L’1 e 2 maggio a Doha l’Onu ha organizzato un incontro internazionale sull’Afghanistan per “chiarire le aspettative” su una serie di questioni. In relazione a questo incontro, il 17 aprile la vicesegretaria generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed ha parlato in una riunione all’Università di Princeton della possibilità di discussioni e di “piccoli passi” verso un possibile “riconoscimento di principio” dei talebani, pur ponendo delle “condizioni”.

“Questa discussione deve avvenire. Alcuni pensano che non debba mai avvenire, altri dicono che deve avvenire. I talebani vogliono essere riconosciuti. Questa è la nostra leva”, spiega. Due giorni dopo, tuttavia, Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiarito le affermazioni di Amina Mohammed: “Non intendeva assolutamente dire che nessuno, a parte gli Stati membri, ha l’autorità di riconoscere i Talebani”, ha dichiarato. L’obiettivo dell’incontro di maggio è “rinvigorire l’impegno internazionale intorno a obiettivi comuni per un percorso sostenibile sulla situazione in Afghanistan”, ha aggiunto.

Australia

La compagnia aerea australiana Qantas ha nominato Vanessa Hudson amministratrice delegata: è la prima donna a ricoprire il ruolo.
Sono 28 anni che “lavoro per Qantas e l’emozione che ho provato il primo giorno, la sento ancora oggi”, spiega lei in conferenza stampa. “Siamo in una posizione incredibilmente forte. Abbiamo molto in cantiere. Questo non vuol dire che gli ultimi tre anni non siano stati difficili, lo sono stati”, dice. La compagnia aerea aveva sofferto, come il resto del settore, della pandemia di Covid-19. Qantas ha annunciato a fine febbraio di essere tornata in utile da metà 2022, registrando un utile di 1,43 miliardi di dollari australiani (918 milioni di euro) al lordo delle imposte nel secondo semestre, dopo aver accumulato perdite per 7 miliardi di dollari australiani rispetto al precedente tre anni. “Ci saranno ancora molte sfide da affrontare, ne sono certa”, dice, sottolineando che l’assistenza clienti è fondamentale. Il suo predecessore, Alan Joyce, ha definito Hudson “una leader straordinaria”. “Non ci sono molti amministratori delegati donne nel settore dell’aviazione globale”, ha detto alla conferenza stampa. E riferendosi al proprio background, ha affermato che è stato “un merito per questo paese che un irlandese gay sia stato nominato alla guida della compagnia 15 anni fa”. “E ora abbiamo la prima donna” in questa posizione, ha detto.

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