2 ottobre 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Ottobre 2, 2025

“Noi siamo arrivati più vicino possibile. Potremmo essere a breve intercettati. Il nostro lavoro qui è quasi finito, toccherà a tutti quelli che stanno a terra fare la differenza”

Sono le parole della nostra direttrice Barbara Schiavulli dalla barca Morgana della Global Sumud Flotilla. Alle 19.25 ora italiana è arrivato l’alt da Israele alle barche della Flotilla, come riferito dalle attiviste e attivisti a bordo.

Global Sumud Flotilla, Barbara Schiavulli sulla Morgana

Global Sumud Flotilla, Barbara Schiavulli sulla Morgana – 2 ottobre 2025

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Queste le notizie di stamattina:

  • Global Sumud Flotilla, le forze di difesa israeliane intercettano diverse imbarcazioni. Le ultime notizie in diretta e le reazioni del mondo a sostegno della missione umanitaria
  • Gaza, evacuazione immediata dei palestinesi dalla Striscia, altrimenti saranno considerati complici dei gruppi armati. 100 palestinesi uccisi al giorno di media secondo l’ONU. Dopo Medici Senza Frontiere, anche la Croce Rossa Internazionale lascia Gaza City
  • Tensione tra Ungheria e Polonia per la guerra Russia-Ucraina
  • Grecia, scioperi contro l’aumento dell’orario lavorativo
  • Madagascar e Marocco, i giovani manifestano per un paese migliore

 

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets – a cura di Stefania Cingia

 

GLOBAL SUMUD FLOTILLA

Global Sumud Flotilla, la diretta

Global Sumud Flotilla, la diretta – 2 ottobre 2025

Nella notte Israele ha intercettato e preso il controllo di diverse imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, un convoglio di oltre 40 barche con circa 500 parlamentari, attivisti e operatori umanitari che trasportavano aiuti diretti a Gaza. 

Un video diffuso dal ministero degli Esteri israeliano mostra la giovane attivista svedese Greta Thunberg a bordo di una delle navi fermate. Le autorità israeliane hanno dichiarato che tutti i passeggeri sono in sicurezza e in buone condizioni.

Gli organizzatori, invece, denunciano un’azione aggressiva, parlando di ispezioni barca per barca con i cannoni ad acqua e definendo l’intervento un crimine di guerra. Secondo i dati diffusi dalla Flotilla, almeno 13 barche sono state fermate. Nel momento dell’abbordaggio, le persone a bordo hanno alzato le mani e intonato Bella Ciao. Secondo quanto riferisce Ansa, sarebbero 22 gli italiani che fanno parte degli equipaggi delle 13 imbarcazioni intercettate dalla marina israeliana nella notte. In tutto i membri degli equipaggi delle barche intercettate sarebbero oltre 201. Il portavoce della Global Sumud Flotilla ha affermato che la “missione del gruppo continua” nonostante gli arresti e che le imbarcazioni continuano a navigare “nel Mediterraneo per rompere l’assedio di Gaza”. “Abbiamo circa 30 navi che stanno ancora cercando di allontanarsi dalle navi militari delle forze di occupazione e di raggiungere le coste di Gaza. Sono determinate. Sono motivate e stanno facendo tutto il possibile per rompere questo assedio entro le prime ore del mattino e arrivare insieme”, ha affermato.

Le reazioni del mondo

Roma - 2 ottobre 2025, manifestazione a Roma per GSF

Roma – 2 ottobre 2025, manifestazione a Roma per GSF

Come ha auspicato Schiavulli, la flotta di terra della Flotilla è riuscita in pochissimo tempo a organizzarsi e scendere nelle piazze italiane e globali. Da ieri sera, le persone stanno manifestando a Milano, Napoli, Roma, Brescia, Bologna, a Genova l’USB ha bloccato il porto con un presidio. In Tunisia, Marocco, Libia, Turchia, come a Barcellona, Messico e altri paesi nel mondo, le manifestazioni si susseguono e ci aspettiamo che le mobilitazioni vadano avanti anche oggi. Riprendendo una frase che si è vista spesso in questi cortei, le persone lo sanno da che parte stare.

Intanto, da Catania sono partite in direzione Gaza altre 8 barche della Thousand Madleens To Gaza e della Freedom Flotilla Coalition.

Un gruppo di giuristi e avvocati per la Palestina annuncia le prime denunce alla Procura di Roma contro gli “atti di pirateria” legati al blocco della Global Sumud Flotilla. Nel mirino, ha spiegato l’avvocato Gianluca Vitale, non solo i responsabili diretti, ma anche il Governo italiano, accusato di non aver impedito l’operazione.

Gustavo Pedro, il presidente della Colombia, ha chiesto l’espulsione di tutta la delegazione israeliana dalla Colombia a seguito dell’arresto di due cittadini colombiani a bordo della Flotilla. La notizia data direttamente dal Pedro dal suo account X.

Il presidente irlandese Michael Higgins ha definito “un allarme per il mondo intero” l’attacco israeliano contro la Global Sumud Flotilla e la chiusura delle principali strade a Gaza. Higgins ha ricordato che il riconoscimento di uno Stato palestinese è considerato cruciale dalle Nazioni Unite, ma intanto – ha detto – “gli aiuti umanitari vengono fermati e i civili restano senza vie di fuga”.

Gaza

Israele ha ordinato a tutti i palestinesi rimasti a Gaza City di evacuare immediatamente, avvertendo che chi resterà sarà considerato complice dei gruppi armati. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz, parlando di “ultima opportunità” prima di un’ulteriore escalation militare.

Secondo l’esercito israeliano, le proprie forze hanno preso il controllo del corridoio di Netzarim, che taglia la Striscia in due e stringe l’assedio intorno alla città.

L’ordine di evacuazione arriva mentre Hamas valuta il nuovo piano di pace presentato dal presidente statunitense Donald Trump insieme a Benjamin Netanyahu.

Egitto e Qatar hanno accolto la proposta con cautela, chiedendo ulteriori negoziati. Hamas, intanto, fa sapere che alcune condizioni sono “inaccettabili”.

Sul terreno, la situazione umanitaria resta drammatica: l’ultimo bilancio parla di oltre 66 mila palestinesi uccisi e quasi 170 mila feriti dall’inizio della guerra.

 

Israele uccide 100 palestinesi al giorno

Nella Striscia di Gaza, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi denuncia che in media cento persone vengono uccise ogni giorno dall’offensiva israeliana, senza contare chi muore di fame o per mancanza di cure. Dal 2023, secondo l’UNRWA, i morti sarebbero oltre 66 mila, in gran parte donne e bambini, mentre la situazione umanitaria è aggravata dalla carestia e dal blocco degli aiuti.

Il commissario generale Philippe Lazzarini parla di “crimini in corso” e rinnova l’appello per un cessate il fuoco immediato. Intanto, il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha ribadito il sostegno all’UNRWA, chiedendo alla comunità internazionale di fare pressione su Israele affinché consenta l’ingresso dei convogli umanitari.

 

La Croce Rossa Internazionale lascia Gaza

A Gaza City il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha annunciato la sospensione temporanea delle attività nel proprio ufficio, trasferendo il personale nel sud della Striscia per motivi di sicurezza. La decisione arriva mentre decine di migliaia di civili rimasti in città affrontano condizioni umanitarie drammatiche, tra bombardamenti, sfollamenti forzati e mancanza di beni essenziali.

La Croce Rossa continuerà a operare dalle sedi di Deir al-Balah e Rafah, dove resta attivo anche l’ospedale da campo che accoglie numerosi feriti. Negli ultimi giorni l’ICRC ha distribuito forniture mediche agli ospedali, pane e acqua nei campi di sfollati e supporto alle reti idriche.

L’organizzazione ribadisce che solo un cessate il fuoco immediato può consentire di salvare vite e chiede il rispetto del diritto umanitario internazionale, compresa la protezione dei civili e del personale di soccorso, oltre al libero passaggio degli aiuti umanitari.

GUERRA RUSSIA-UCRAINA

Ungheria VS Polonia

Scontro politico tra Budapest e Varsavia sul conflitto in Ucraina. Il premier ungherese Viktor Orbán ha criticato duramente il primo ministro polacco Donald Tusk, che al Forum di sicurezza di Varsavia ha definito la guerra in Ucraina “la nostra guerra”.

Tusk ha parlato di un conflitto che riguarda l’Europa intera, accusando Mosca di voler imporre autoritarismo e repressione ben oltre i confini ucraini. Orbán ha replicato via social: “Caro Donald Tusk, tu puoi pensare di essere in guerra con la Russia, ma l’Ungheria e l’Unione Europea non lo sono. Stai giocando con la sicurezza di milioni di europei. È molto pericoloso”.

L’Ungheria mantiene infatti una linea distinta da quella polacca: ha accolto rifugiati ma non fornisce armi a Kyiv e continua ad acquistare petrolio russo, attirando critiche da parte di Varsavia.

Cresce anche la tensione tra Budapest e Kyiv sul fronte dell’informazione. Il governo ungherese ha bloccato l’accesso a dodici testate ucraine indipendenti, tra cui Ukrainska Pravda, Hromadske ed European Pravda. Una decisione che, secondo il Consiglio nazionale ucraino per la televisione e la radio, rappresenta “una grave violazione del diritto all’informazione” e un pericoloso precedente nello spazio mediatico europeo.

Le autorità ungheresi hanno giustificato la scelta come una “risposta speculare” al recente divieto imposto da Kyiv a quindici media stranieri, accusati però di diffondere disinformazione russa.

Il Consiglio ucraino sottolinea la differenza tra giornalismo e propaganda, ricordando che la Russia investe miliardi nella guerra dell’informazione e che 130 operatori dei media hanno perso la vita dall’inizio dell’invasione nel 2022.

Intanto, il dibattito si sposta a livello europeo: i regolatori ucraini preparano un ricorso alla piattaforma delle autorità di regolamentazione, chiedendo che l’Unione Europea difenda la libertà di stampa e distingua la protezione dello spazio informativo dalla censura politica.

Reclutamenti irregolari di stranieri per l’esercito russo

Un altro cittadino keniano è stato salvato dopo essere stato arruolato irregolarmente nell’esercito russo. Si tratta di Kevin Kariuki Nduma, che ora è sulla via del ritorno a casa.

Lo ha annunciato il segretario agli Affari Esteri Korir Sing’Oei, ringraziando la missione diplomatica di Mosca per gli sforzi di recupero e rimpatrio.

Kariuki è il terzo keniano liberato nelle ultime settimane, in un contesto di crescente preoccupazione per il reclutamento illegale di stranieri nelle forze armate russe.

Sing’Oei ha esortato i cittadini a prestare massima attenzione alle offerte di lavoro all’estero, verificandone sempre l’autenticità e rivolgendosi al ministero in caso di dubbi.

Nei giorni scorsi altri tre keniani erano stati rimpatriati da Mosca, mentre 22 persone erano state salvate in Kenya, in una casa di Athi River, dove sarebbero state preparate per la partenza verso la Russia.

Un fenomeno che, secondo le autorità, indica l’esistenza di una rete più ampia di reclutamento illecito.

Secondo un nuovo rapporto, anche decine di migliaia di cubani sarebbero stati reclutati dalla Russia per combattere in Ucraina come mercenari. I documenti mostrano salari promessi di circa 2.000 dollari al mese, cento volte superiori alla media dei salari sull’isola.

Alcuni sono stati inviati direttamente in prima linea, pur avendo inizialmente firmato contratti che parlavano di lavori di ricostruzione. Finora sono stati confermati almeno 39 decessi, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto.

Le autorità ucraine stimano circa 20.000 cubani reclutati, con oltre 1.000 identificati fisicamente, e ritengono che l’operazione sia avvenuta con il consenso del governo di Cuba.

GRECIA

Migliaia di persone hanno sfilato ieri ad Atene prendendo parte allo sciopero generale di 24 ore indetto dai principali sindacati contro il nuovo disegno di legge sul lavoro promosso dal governo di Nea Dimokratia. La proposta prevede che un datore di lavoro possa chiedere a un dipendente di lavorare fino a 13 ore al giorno, in base a un accordo volontario, con un aumento della retribuzione del 40%.

Secondo i sindacati, la misura mina diritti fondamentali e mette a rischio l’equilibrio tra vita privata e lavoro. La protesta coinvolge trasporti, scuole, ospedali, amministrazioni pubbliche e porti. 

In Grecia, allo sciopero generale di ieri si sono unite anche voci di solidarietà internazionale. Molti manifestanti hanno sventolato bandiere palestinesi e intonato lo slogan “Free, free Palestine”, per esprimere la loro opposizione alla guerra in corso a Gaza.

ISOLE BALEARI

Le isole spagnole di Ibiza e Formentera sono state travolte da pesanti alluvioni dopo l’allerta rossa per piogge torrenziali. Le precipitazioni, legate ai resti dell’uragano Gabrielle, hanno allagato vaste aree e reso necessarie decine di interventi di soccorso.

A Ibiza, quattro persone sono state tratte in salvo dai vigili del fuoco dopo una frana che ha colpito un hotel, costringendo all’evacuazione di circa 220 turisti. Tre i feriti riportati.

Il governo delle Baleari ha mobilitato l’Unità Militare d’Emergenza, impegnata anche nella pulizia dell’aeroporto dell’isola, dove in poche ore sono caduti oltre 100 litri di pioggia per metro quadrato.

MADAGASCAR

Dopo cinque giorni di proteste, in Madagascar i manifestanti hanno chiesto che il presidente Andry Rajoelina si dimetta. Non è bastato che sciogliesse il Governo per far rientrare la più imponente mobilitazione degli ultimi anni costata la vita già a 22 persone, secondo le Nazioni Unite, e in cui almeno in 100 sono rimasti feriti. “Dati che il governo respinge”, riferisce l’agenzia Reuters.

A scatenare la rabbia, la scorsa settimana, la mancanza di acque e di elettricità. Dalla capitale, Antananarivo, le proteste si sono estete a tutta l’isola, in un Paese che è tra i più poveri del mondo.

Rajoelina Out, cantano i manifestanti. Non vogliono più l’uomo salito al potere per la prima volta con un colpo di stato nel 2009, e riconfermato nelle ultime tornate elettorali, seppure con l’ombra delle irregolarità denunciate dall’opposizione.

Secondo Lova Ranoromaro, un portavoce del governo, durante le proteste ci sarebbero stati danneggiamenti e saccheggi. “Il leader dell’opposizione Rivo Rakotovao ha dichiarato che Firaisankina, l’alleanza dei principali partiti di opposizione, non si unirà a nessun nuovo governo con Rajoelina al potere e gli ha chiesto di dimettersi. “Sosteniamo pienamente questa azione per salvare il popolo malgascio e ricostruire la nazione, guidata dal popolo malgascio e guidata dai giovani”, ha dichiarato Rakotovao in una conferenza stampa”, scrive Reuters.

MAROCCO

Da sabato il Marocco è in piazza. Sono i giovani di quella che si definisce la “GenZ 212” a chiedere qualcosa di più di quello che oggi hanno davanti. Un’istruzione migliore, una salute migliore.

Nel quarto giorno di proteste, la tensione sarebbe cresciuta al punto che sarebbero almeno 260 i membri delle forze dell’ordine feriti e 23 civili, riferisce Reuters, riportando i dati forniti dalle autorità marocchine. Secondo il Ministero dell’Interno la polizia avrebbe fermato 409 persone. Anche in Marocco, come in Madagascar, questa ondata di proteste è la più intensa da molto tempo, proteste senza precedenti che chiamano a raccolta le generazioni più giovani. Manifestazioni, inizialmente pacifiche, hanno assunto una piega più tesa nelle ultime ore. “I video mostrano auto della polizia incendiate o ribaltate, in particolare nella periferia di Agadir, nel sud del Paese. Secondo gli attivisti per i diritti umani contattati da Radio France Internationale, sono scoppiati scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nel nord-est di Oujda e nel centro di Beni Mellal. Finora, i sit-in erano stati caratterizzati dalla calma. Ma ora vengono sistematicamente dispersi dalla polizia, che effettua decine di arresti ogni sera. Le organizzazioni per i diritti umani denunciano ” arresti violenti e arbitrari “, scrive RFI.

GHANA

Sono donne, sono sopravvissute alle accuse di stregoneria e ora chiedono al Parlamento del Ghana che venga approvata una legge per proteggere altre donne, che come loro rischiano di essere vittime di stigma, esilio e abusi. Vogliono l’Anti-Witchcraft Accusation bill.  “Le sopravvissute hanno affermato che molte continuano a vivere in condizioni dure e degradanti nei campi, con scarso o nessun accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e ai mezzi di sussistenza. Hanno sottolineato che l’intervento legale rimane l’unico modo per ripristinare la loro dignità e garantire il loro futuro”, scrive il Ghanaian Times. L’appello delle donne fa seguito ad una missione sul campo condotta dalla Commissione per i diritti umani del Parlamento.  “Le accuse di stregoneria – scrivono le donne – sottolineato, rimangono una pressante sfida per i diritti umani, colpendo in modo sproporzionato le donne anziane e i gruppi emarginati. Le sopravvissute vengono spesso bandite, stigmatizzate e private dei loro mezzi di sussistenza, costringendole a entrare nei “campi delle streghe”.

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