22 giugno 2021 – Notiziario in genere

Scritto da in data Giugno 22, 2021

In Mozambico le detenute vengono costrette a prostituirsi dalle guardie. La bandiera Lgbtqi+ sventola per la prima volta sul ministero degli Esteri israeliano. Ungheria, Orban difende la sua legge accusata di omotransfobia. Gay Pride, a Varsavia è la volta della 20° edizione polacca. Il governo britannico chiede scusa per l’impunità dilagante per gli stupri. Negli Stati Uniti l’amministrazione di Joe Biden annuncia che coprirà le spese per il cambio di sesso dei veterani trans. 34 donne contro Pornhub: l’accusa è di aver pubblicato video di stupri, anche di minorenni.

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Mozambico

Helena Kida, ministra della Giustizia del Mozambico

La denuncia arriva da una ong locale che si chiama il “Centro per l’integrità pubblica” (Cip) ed è terribile: in Mozambico, nel carcere femminile di Ndlavela − il più grande del paese − vicino alla capitale Maputo, le donne detenute sono costrette a prostituirsi per cifre che vanno dai 40 ai 200 euro, con clienti che cercano donne in astinenza sessuale. Le detenute, dice la ong in un report reso noto in questi giorni, «vengono regolarmente fatte uscire dalle guardie per essere sfruttate». Alcune tra loro vengono appositamente fatte uscire di prigione tre o quattro volte alla settimana «per fare sesso con persone che dicono di non conoscere».

Secondo l’indagine della ong, durata sei mesi, i clienti sarebbero in genere «persone benestanti, che cercano piacere con donne che non fanno sesso da molto tempo». Le donne ricevono in cambio un “trattamento di favore”. Vengono chiamate “conigli” o “colombine” dalle guardie nelle loro trattative con i clienti, vengono trattate come «merce che ha un prezzo». Chi tra le detenute «si rifiuta di aderire alla rete viene torturata e la maggior parte finisce per arrendersi», spiega ancora la ong. «Questo non è un caso isolato. Il sistema dura da almeno 10 anni, secondo le testimonianze di detenute ed ex carcerate», spiega all’agenzia France-Presse il direttore del Cip, Edson Cortez. La ministra della Giustizia del Mozambico, Helena Kida, ha fatto visita alla struttura e annunciato l’apertura di un’indagine. I risultati dovrebbero arrivare tra una quindicina di giorni.

Israele

Flickr/Brookings Institution | Yair Lapid, chairman di Yesh Atid, 2015

Da questa settimana, e per la prima volta, sul palazzo del ministero degli Esteri in Israele, accanto alla bandiera nazionale con la Stella di David, sventola la bandiera Lgbtqi+. «Su mia istruzione abbiamo deciso di esporre quella bandiera in occasione degli eventi del Gay  Pride», dice il ministro degli esteri e premier alternato Yair Lapid. «Il ministero degli Esteri e i suoi dipendenti sono in prima linea nel diffondere un messaggio di tolleranza, fraternità e libertà». La Gay Pride Parade è attesa per il prossimo 25 giugno a Tel Aviv, città che ospita la la parata ormai ogni anno dal 1998.

https://twitter.com/Plus61J/status/1406879007614902277

Ungheria

Flickr/European Parliament | Viktor Orbán

Per il premier Viktor Orban «la nuova legge ungherese» sul divieto di “propaganda gay” ai minori di 18 anni «non è in conflitto con nessun alto ideale o legge europea». Sul sito del governo è stato pubblicato un discorso del premier inerente la controversa legge approvata nel paese nelle scorse settimane. Un provvedimento, che equipara pornografia e pedofilia all’omosessualità, e che i gruppi Lgbtqi+ hanno definito omofobo e discriminatorio per cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è detta molto preoccupata. Secondo Orban la legge «stabilisce semplicemente con chiarezza che solo i genitori possono decidere sull’educazione sessuale dei propri figli. L’educazione nelle scuole − prosegue − non deve essere in conflitto con la volontà dei genitori, deve essere tutt’al più supplementare. La sua forma e il suo contenuto devono essere chiaramente definiti e soggetti al consenso dei genitori».

Polonia

Twitter | Il Gay pride di Varsavia

Successo per la 20° edizione, a Varsavia, in Polonia, del Gay Pride (che torna dopo lo stop nel 2020 causato dalla pandemia di coronavirus), con decine di migliaia di partecipanti e il patrocinio del sindaco della capitale polacca Rafał Trzaskowski. Molti i giovani e le giovani, presenti anche politici polacchi e rappresentanti di alcune ambasciate. La manifestazione in Polonia si chiama #ParadaRówności − ovvero “Parata della tolleranza”. In piazza non è mancata la condanna alle “zone libere Lgbt” create dal 2019 da alcune amministrazioni locali nel paese. Bandiere arcobaleno ma anche quelle bianco-rosso-bianche della resistenza bielorussa. «Le persone Lgbtqi da noi sono perseguitate non solo dal regime di Alexander Lukaschenko, ma spesso anche a casa, dai bielorussi conservatori», spiega Jana Shostak, giovane artista bielorussa che ora vive in Polonia.

https://twitter.com/trzaskowski_/status/1406554076410691591

Gran Bretagna

Facebook | Emily Hunt

128.000 stupri o aggressioni sessuali all’anno. Le denunce sono solo il 20%. L’incriminazione dei presunti responsabili avviene appena nell’1,6% dei casi. Sono questi i dati, terribili, per cui polizia e giustizia britannica hanno chiesto scusa. Perché ogni anno restano impunite più del 98% delle violenze e degli abusi sessuali sulle donne nella stragrande maggioranza dei casi. Le percentuali emergono da un report commissionato dal governo di Boris Johnson e realizzato sotto la guida della consulente indipendente Emily Hunt. I ministri di Giustizia, Interno e l’Attorney General hanno commentato con un’inedita dichiarazione congiunta che parla di «profonda vergogna». «Le vittime di stupro sono state tradite» dal sistema, dicono. Né può essere una giustificazione il fatto che indagare su questi casi possa essere «troppo difficile». «Possiamo, e dobbiamo, fare meglio», dicono parlando della necessità di nuove linee guida investigative. «Aria fritta», commenta Jess Phillips, ministra ombra laburista incaricata del dossier delle Violenze Domestiche. Le iniziative legislative e le priorità promosse dal gabinetto Tory su giustizia e pubblica sicurezza sono a suo avviso inadeguate.

Stati Uniti

Le spese dei veterani transgender

L’amministrazione Usa guidata da Joe Biden si prenderà carico delle spese sanitarie dei veterani che vorranno affrontare un intervento chirurgico per cambiare sesso. La decisione è stata annunciata dal segretario del dipartimento per gli affari dei veterani Denis McDonough in occasione di una manifestazione Pride a Orlando, Florida, nei giorni del quinto anniversario della sparatoria in un locale frequentato da gay in cui hanno perso la vita 50 persone − incluso il killer − e almeno altrettante sono rimaste ferite.

Quella annunciata da McDonough è una novità assoluta. Fino a questo momento, infatti, venivano pagate solo le spese per le terapie ormonali e i servizi psicologici. Questa estate invece comincerà il processo di due anni per iniziare a coprire le spese chirurgiche. Sarebbero più di 134.000 i veterani transgender nell’esercito americano. Quindicimila sarebbero quelli attualmente in servizio.

Donne contro Pornhub

Flickr/Marco Verch | Pornhub

Trentaquattro donne in California hanno denunciato Pornhub e la società MindGeek con l’accusa di aver pubblicato video in cui subiscono stupri e abusi sessuali e di averne tratto profitto. Quattordici di loro erano minorenni all’epoca delle violenze denunciate. L’obiettivo, scrivono i team legali, «non è la pornografia» ma «una classica impresa criminale» dove il business model è basato sullo sfruttamento a scopo di lucro di contenuti sessuali non consensuali e «di traffico sessuale di minori» per le quattordici minorenni. Tutte accusano il portale di avere tratto profitto da video caricati senza il loro consenso − da ex fidanzati o molestatori − e chiedono il risarcimento del danno subito.

Serena Fleites, 20 anni, è l’unica delle donne che ha parlato apertamente con i giornali e le tv. Un ragazzo per cui aveva una cotta le aveva chiesto di girare un video nuda e di inviarglielo. Lei lo ha fatto ed è finita su Porhub. Aveva 13 anni. E il filmato aveva un titolo inequivocabile: “Brunetta di 13 anni”. Nonostante questo è rimasto online. L’adolescente ha chiesto al sito di rimuoverlo fingendosi sua mamma: anche allora ci sono volute poi settimane per rimuoverlo. La società MindGeek, notano i legali delle donne che hanno denunciato, ha più di un centinaio di siti pornografici e di case di produzione specializzate, tra cui Pornhub, RedTube, Tube8 e YouPorn. Totale: 3,5 miliardi di visite al mese. Le accuse sono state rigettate dalla società come «totalmente assurde» e «categoricamente false». L’anno scorso un articolo di TheNew York Times aveva accusato PornHub di pubblicare video pedopornografici e di stupri.

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