22 maggio 2025 – Notiziario Mondo
Scritto da Barbara Schiavulli in data Maggio 22, 2025
- Netanyahu, “Controllo totale su Gaza e a Jenin spari di avvertimento dell’esercito israeliano su diplomatici.
- L’8 giugno 2025 scatterà il rinnovo automatico della cooperazione militare tra Roma e Tel Aviv, fermiamolo.
- El Salvador. Tassa del 30% sulle ONG: approvata la legge sugli “agenti stranieri”.
- Tensione USA–Sudafrica. Trump mostra video shock, Ramaphosa smentisce.
- Messico: giornalista uccisa in un agguato contro candidata sindaca di Veracruz.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli
Israele e Palestina
Per la prima volta dall’inizio dell’anno, il premier israeliano Benjamin Netanyahu è tornato in conferenza stampa.
Ha annunciato che Israele controllerà militarmente tutta la Striscia di Gaza al termine dell’operazione in corso, chiamata Carri di Gedeone, lanciata il 17 maggio.
Netanyahu ha dichiarato che dei 58 ostaggi israeliani ancora prigionieri di Hamas, solo 20 sono vivi. E ha promesso una futura “zona sterile”, libera da Hamas, dove verranno spostati i civili palestinesi evacuati.
Ma mentre a sud della Striscia i palestinesi protestano contro Hamas, nel nord Israele ha ordinato nuove evacuazioni, minacciando raid in qualsiasi area da cui partano razzi.
■ CISGIORDANIA: Durante la visita di una delegazione di diplomatici stranieri a Jenin, il cui itinerario era stato coordinato con le IDF, i soldati israeliani hanno sparato colpi di avvertimento contro i diplomatici dopo che dicono i militari, la delegazione aveva deviato il percorso.
La delegazione era composta da 25 ambasciatori e diplomatici in rappresentanza di 31 paesi, tra cui Italia, Canada, Egitto, Giordania e Regno Unito, e la sua visita al campo profughi di Jenin è stata organizzata dall’Autorità Nazionale Palestinese.
Testimoni oculari hanno riferito che sono stati sparati sette colpi di avvertimento.
Un diplomatico che ha partecipato al tour ha dichiarato ad Haaretz che il gruppo includeva anche “rappresentanti dei media locali e dell’Autorità Nazionale Palestinese. Ci è stato detto che tutto era in accordo con l’esercito”.
La seconda tappa del gruppo è stata un cancello fuori dal campo profughi di Jenin, ha detto il diplomatico, aggiungendo: “Siamo rimasti lì per circa 10-15 minuti. Abbiamo iniziato a disperderci e, quando metà di noi ha raggiunto le auto, sono iniziati i primi spari “.
L’Idf poi si sarebbe scusata.
L’Italia, intanto ha convocato l’ambasciatore israeliano a Roma per chiarimenti dopo quello che il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha definito un incidente ” inaccettabile “.
La Francia ha poi fatto un annuncio simile. Kaja Kallas, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, ha invitato Israele a indagare sull’incidente e ha affermato che ” qualsiasi minaccia alla vita dei diplomatici è inaccettabile “.
Austria, Finlandia e Paesi Bassi hanno condannato fermamente il fuoco delle IDF sui loro diplomatici e hanno chiesto chiarimenti.
■ GAZA: Gli ospedali di Gaza hanno ricevuto i corpi di 82 palestinesi nelle ultime 24 ore, ha riferito il Ministero della Salute controllato da Hamas.
Medici Senza Frontiere denuncia la strategia israeliana nella Striscia di Gaza: gli aiuti concessi non sono sufficienti e servono solo a “fingere che l’assedio sia finito”.
“La decisione di far entrare quantità ridicolmente inadeguate di aiuti dopo mesi di blocco totale – ha dichiarato Pascale Coissard, coordinatrice delle emergenze di Msf a Khan Younis – serve a evitare l’accusa di affamare la popolazione, mentre in realtà la si mantiene appena in vita”.
L’Onu ha recuperato, e cominciato a distribuire nella Striscia di Gaza, l’equivalente di 90 camion di aiuti umanitari, per la prima volta dall’inizio del blocco totale sul territorio palestinese. Entrano dal valico israeliano di Karem Shalom ma vengono lasciati lì e gli operatori non riescono a trasportarli.
Gli attivisti di Tsav 9 , un gruppo di estrema destra sanzionato dagli Stati Uniti e legato ai riservisti dell’IDF e ai coloni israeliani, hanno cercato di bloccare la strada che porta al valico di Kerem Shalom, al confine tra Israele e Gaza, per impedire ai camion di aiuti umanitari di entrare nell’enclave.
La ONG arabo-ebraica di sinistra Standing Together ha annunciato che sarà presente al valico di Gilat e Kerem Shalom per garantire il passaggio sicuro degli aiuti a Gaza.
L’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert ha dichiarato alla BBC in un’intervista rilasciata martedì sera che ciò che Israele “sta facendo ora a Gaza è molto vicino a un crimine di guerra ” e sta conducendo “una guerra senza scopo, una guerra senza alcuna possibilità di ottenere alcun risultato che possa salvare la vita degli ostaggi”.
■ UE: La Commissione europea ha annunciato ulteriori 50 milioni di euro (56,7 milioni di dollari) in aiuti umanitari per Gaza e la Cisgiordania, nell’ambito di un più ampio pacchetto di aiuti per la regione.
I fondi, che saranno messi a disposizione delle organizzazioni umanitarie sul campo, sono destinati “ad aiutare a soddisfare i bisogni urgenti e ad alleviare le sofferenze dei palestinesi”, ha dichiarato la Commissaria europea per la gestione delle crisi, Hadja Lahbib, aggiungendo che “nessun aiuto può raggiungere chi ne ha bisogno senza un accesso sicuro e senza ostacoli per gli operatori umanitari.
Questo deve essere garantito”.
VATICANO: Nel corso della sua prima udienza generale da Pontefice, Papa Leone XIV ha lanciato un accorato appello per la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza e per l’ingresso immediato di aiuti umanitari.
«Rinnovo il mio appello affinché sia consentito l’ingresso di un aiuto umanitario dignitoso e sia posto fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato da bambini, anziani e malati», ha dichiarato davanti a decine di migliaia di fedeli in Piazza San Pietro.
GERMANIA: la Germania ha criticato Israele per aver consentito l’ingresso di aiuti inadeguati nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra, affermando che le consegne non soddisfano le esigenze dei palestinesi.
Ha detto ai giornalisti a Berlino un portavoce del Ministero degli Esteri, Christian Wagner.
SPAGNA: “Il mondo intero si mobilita contro la barbarie di Netanyahu a Gaza. Il mondo intero. E lei fa battute sul fango. Che statura politica, che mancanza di umanità!”
Così il premier spagnolo Pedro Sanchez ha attaccato duramente il leader dell’opposizione conservatrice, Alberto Núñez Feijóo, durante il question time al Congresso.
Feijóo aveva accusato il governo di voler distrarre l’opinione pubblica, ironizzando persino su un’indagine sul televoto all’Eurovision che ha premiato Israele. Ma Sanchez ha riportato il dibattito sulla crisi umanitaria in Palestina, tema centrale della sua agenda internazionale.
Intanto, ieri il Congresso ha avviato l’iter per una proposta di legge che punta a imporre un embargo totale sulle armi dirette a Israele. Favorevoli le forze che sostengono Sanchez, contrari Partito Popolare e ultradestra Vox.
Italia
Dieci giuristi italiani hanno firmato una diffida formale rivolta al Governo, per impedire il rinnovo automatico del Memorandum d’Intesa tra Italia e Israele in materia di cooperazione militare e difesa.
Il rinnovo è previsto per l’8 giugno 2025, salvo opposizione formale.
Il documento fa riferimento a tre elementi chiave:
Il procedimento in corso alla Corte Internazionale di Giustizia, che ha riconosciuto la plausibilità di un genocidio in corso contro il popolo palestinese.
Il parere vincolante della stessa Corte, che nel luglio 2024 ha definito illegale l’occupazione israeliana e ha ordinato lo smantellamento dei territori occupati entro il 17 settembre 2025.
I mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nel novembre 2024 contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della difesa Yoav Gallant, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
I firmatari denunciano che il rinnovo del Memorandum equivarrebbe a un sostegno formale dell’Italia alla macchina bellica israeliana, in un contesto in cui solo a Gaza si contano oltre 60.000 morti, tra cui 18.000 bambini.
Non è solo una firma su un documento. È una linea rossa. O lo Stato italiano prende le distanze da chi bombarda i civili o si rende complice — legalmente, moralmente, storicamente. Il tempo per il silenzio è scaduto. Che cosa possiamo fare noi? Spingere il nostro governo a non rinnovare il memorandum.
L’Oman ha comunicato che venerdì a Roma si svolgerà il quinto round dei colloqui sul nucleare tra rappresentanti di Stati Uniti e Iran.
Il sultanato ha ospitato finora due round di negoziati e nella capitale italiana se ne sono già tenuti altri due.
Spagna
Andriy Portnov, avvocato ed ex collaboratore del presidente ucraino filorusso Viktor Yanukovich, è stato ucciso a colpi di pistola a Pozuelo de Alarcón, alle porte di Madrid.
Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato vittima di un agguato mentre accompagnava i figli alla Scuola Americana.
In passato, Portnov era stato indagato dai servizi segreti ucraini per sospetti legami con Mosca.
Un’esecuzione in pieno giorno, nel cuore d’Europa. La guerra ucraina non resta nei confini: si insinua nei corridoi dell’esilio, nei giochi di potere, nelle rese dei conti a distanza. E forse, anche in questa morte, parla il lungo braccio della geopolitica.
Russia e Ucraina
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che Mosca non accetterà un cessate il fuoco incondizionato con l’Ucraina, respingendo le pressioni del presidente francese Emmanuel Macron e del premier britannico Keir Starmer.
Parlando agli studenti a Yerevan, capitale dell’Armenia, Lavrov ha accusato Kyiv di aver usato i precedenti cessate il fuoco per riorganizzarsi e lanciare nuovi attacchi. “Non vogliamo ripetere quegli errori,” ha affermato.
Lavrov ha anche criticato l’Unione Europea per il continuo invio di armi all’Ucraina, attribuendo a Macron e Starmer la responsabilità di aver sostenuto una deriva bellica.
Quanto ai rapporti con l’Armenia, Lavrov ha riconosciuto tensioni legate all’avvicinamento di Yerevan all’Unione Europea e alla NATO, ma ha parlato di “dialogo aperto” e di un rapporto bilaterale in fase di ricostruzione.
Lavrov chiude la porta a ogni tregua senza garanzie, ma apre un varco diplomatico con l’Armenia, che guarda sempre più a Occidente. Mentre i fronti si irrigidiscono in Ucraina, Mosca cerca di non perdere del tutto la presa nel Caucaso. Diplomazia selettiva, in pieno stile kremlino.
Stati Uniti
Due dipendenti dell’ambasciata israeliana sono stati uccisi mercoledì sera fuori dal Capital Jewish Museum di Washington, durante un evento dell’American Jewish Committee.
Secondo le autorità, l’attacco ha causato anche diversi feriti. Un sospettato è in custodia, mentre le forze dell’ordine cercano un secondo uomo armato. L’FBI ha attivato l’unità antiterrorismo, ma al momento non ci sarebbero ulteriori minacce alla sicurezza pubblica.
L’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, ha definito la sparatoria “un atto depravato di terrorismo antisemita”.
Il Dipartimento della Sicurezza Nazionale e l’AJC parlano di un atto scioccante e intollerabile, mentre le indagini proseguono per chiarire dinamica e movente.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha deciso di chiudere le indagini federali su diversi dipartimenti di polizia, tra cui quelli di Louisville e Minneapolis — al centro dell’attenzione per le uccisioni di Breonna Taylor e George Floyd.
Lo riporta la CNN, a pochi giorni dal quinto anniversario della morte di Floyd, soffocato da un agente a Minneapolis, in un video che fece il giro del mondo e accese proteste contro la brutalità della polizia.
Le indagini riguardavano anche i corpi di polizia di Phoenix, Trenton, Memphis e Mount Vernon.
Archiviare non è fare giustizia. A cinque anni dall’omicidio che ha fatto tremare l’America, il sistema risponde con il silenzio giudiziario.
Il messaggio? Che puoi uccidere, se indossi un’uniforme. E che la memoria, in fondo, ha una scadenza breve. Troppo breve.
Tensioni altissime tra Washington e Pretoria. In un clima già infuocato, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa è negli Stati Uniti con l’obiettivo di siglare un accordo commerciale e ricucire i rapporti con l’amministrazione Trump. Ma la strada è tutta in salita.
Trump ha accusato nuovamente il governo sudafricano di permettere un “genocidio” dei contadini bianchi — una narrazione già usata nel 2018, ora rilanciata in modo più aggressivo. Ramaphosa ha smentito con forza: “In Sudafrica non esiste alcun genocidio. Sono menzogne pericolose.”
Le polemiche si sono intensificate con l’accoglienza ufficiale negli Stati Uniti di 50 Afrikaner, presentati da Trump come rifugiati in fuga dalla violenza.
Contemporaneamente, il Sudafrica è stato escluso dal vertice G20 ospitato a Johannesburg, boicottato dal segretario di Stato Marco Rubio, che ha anche espulso l’ambasciatore sudafricano definendolo “antiamericano”.
Durante l’incontro ufficiale alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha mostrato al leader sudafricano Cyril Ramaphosa una serie di video e articoli che denunciano presunti incitamenti alla violenza contro i contadini bianchi in Sudafrica.
“Uccidete i contadini bianchi e prendete le loro terre”, ha detto Trump leggendo alcune delle dichiarazioni riportate nei video, attribuite a figure politiche sudafricane.
“Morte, morte, morte… è orribile”, ha aggiunto mostrando alla stampa una rassegna di articoli.
Ramaphosa, visibilmente sorpreso, ha replicato: “Non ho mai visto quei video. E ciò che è stato mostrato non rappresenta la politica del nostro governo.
In Sudafrica abbiamo una democrazia multipartitica, e anche le forze minoritarie possono esprimere idee estreme, ma non riflettono la linea del governo”.
A complicare tutto, Elon Musk — ora a capo del Dipartimento per l’Efficienza Governativa — ha criticato duramente le leggi sudafricane sulla proprietà e la sua AI “Grok” è stata coinvolta in post su un presunto “genocidio bianco”.
Trump ha infine firmato un ordine esecutivo che blocca tutti gli aiuti a Pretoria, accusando il governo Ramaphosa di espropriare le terre ai bianchi e di attaccare Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia, dove Pretoria ha avviato un processo per genocidio contro Tel Aviv per la guerra a Gaza.
Tra Trump e Ramaphosa non è solo uno scontro di retoriche, ma di visioni del mondo.
Il primo dipinge i bianchi come vittime sistemiche, il secondo cerca giustizia storica in una nazione segnata da apartheid e disuguaglianze.
E mentre la terra torna a essere il cuore della contesa, il pericolo è che la geopolitica diventi ancora una volta un campo di battaglia ideologico.
Soprattutto quando a parlare di “genocidio” sono leader che tacciono davanti ad altri stermini.
Messico
A Città del Messico, il potente sindacato degli insegnanti CNTE ha bloccato l’accesso a Palazzo Nazionale, sede del governo federale, per fare pressione sulla neoeletta presidente Claudia Sheinbaum.
La protesta impedisce anche ai giornalisti di partecipare alla consueta conferenza stampa mattutina del capo dello Stato.
Gli insegnanti chiedono l’abrogazione di una riforma pensionistica che ritengono penalizzante e inadeguata, e un aumento del 100% dello stipendio base. Hanno occupato le strade attorno al palazzo, sotto sorveglianza della polizia.
La prima vera prova per Claudia Sheinbaum non arriva dai poteri forti, ma da chi educa il Paese. E se i docenti arrivano a chiudere i palazzi del potere, è perché da troppo tempo le porte del dialogo restano sbarrate.
In Messico, la fotografa e giornalista Avisack Douglas è stata uccisa a colpi di arma da fuoco durante un attacco contro la sede elettorale della candidata Xóchitl Tress, del partito Movimiento Ciudadano, a Juan Rodríguez Clara, nello Stato di Veracruz.
Douglas lavorava nella campagna della candidata, ed è morta in ospedale per le ferite riportate. Altre due persone sono rimaste ferite. La candidata è uscita illesa.
L’attentato è avvenuto poche ore dopo un altro duplice omicidio politico nella capitale, e a una settimana dall’esecuzione pubblica di un’altra candidata, Yesenia Lara, sempre in Veracruz.
Tra meno di due settimane si vota per eleggere i sindaci di 212 comuni. Ma in Messico, candidarsi può equivalere a firmare la propria condanna a morte.
Nel Paese in cui scrivere può uccidere, la democrazia si misura col sangue. Elezioni? Più che una campagna elettorale, sembra un bollettino di guerra.
Venezuela
Domenica il Venezuela torna alle urne: 21 milioni di elettori sceglieranno 285 parlamentari e 24 governatori.
Ma c’è un dettaglio che accende le tensioni regionali: il governo di Nicolas Maduro ha incluso nel voto anche l’elezione simbolica di un governatore e otto parlamentari per l’Essequibo, una regione ricca di petrolio appartenente alla vicina Guyana ma rivendicata da Caracas.
L’opposizione ha boicottato in gran parte le elezioni, mentre il governo della Guyana ha denunciato l’iniziativa come una provocazione e rafforzato i controlli militari al confine.
Guyana
Il capo delle forze di difesa della Guyana, Generale Omar Khan, ha lanciato un duro avvertimento: chiunque parteciperà alle elezioni indette dal Venezuela nell’Esequibo sarà accusato di tradimento.
Il Venezuela, infatti, prevede di eleggere domenica 25 maggio 16 cariche politiche — tra cui un governatore e parlamentari — in un territorio di quasi 160mila chilometri quadrati controllato dalla Guyana ma rivendicato da Caracas.
Una mossa definita un attacco alla sovranità nazionale, nonostante gli appelli della Caricom e della Corte Internazionale di Giustizia a Maduro di astenersi da simili provocazioni.
Il Venezuela ha già ribattezzato l’area “Guyana Esequiba”, dichiarandola simbolicamente il suo 24esimo Stato.
Quando le urne diventano armi, la democrazia diventa un pretesto. E il rischio è che, nel nome del nazionalismo, si accenda una guerra per procura nel cuore del Sudamerica.
El Salvador
L’Assemblea legislativa di El Salvador, controllata dalla maggioranza governativa, ha approvato la nuova Legge sugli agenti stranieri. La norma impone una tassa del 30% su donazioni, transazioni e importazioni ricevute dalle ONG che operano nel Paese con fondi esteri.
Secondo il governo, l’obiettivo è “trasparenza” e lotta all’ingerenza straniera. Chi non si registra entro 90 giorni rischia multe tra i 100 e i 250 mila dollari e il divieto di operare.
L’opposizione denuncia invece un attacco alla libertà di espressione e di associazione. La legge è stata approvata con 56 voti favorevoli e solo 3 contrari.
Pakistan
Almeno cinque persone, tra cui tre bambini, sono state uccise e diverse altre ferite nell’esplosione di un ordigno che ha colpito un autobus scolastico nella provincia sud-occidentale del Balochistan.
Secondo l’esercito pakistano, l’attacco — avvenuto a Khuzdar — sarebbe stato pianificato dall’India e portato a termine da suoi “proxies” attivi nella regione.
Nel comunicato ufficiale si parla di “terrorismo di Stato” e si accusa New Delhi di usare gruppi armati per colpire civili e bambini. Al momento, nessun gruppo ha rivendicato l’attacco, anche se in passato la milizia separatista Balochistan Liberation Army ha compiuto attentati simili.
L’esplosione arriva pochi giorni dopo la fine dell’ultima escalation militare tra India e Pakistan, conclusasi il 10 maggio con una tregua mediata dagli Stati Uniti.
Thailandia
La Thailandia, primo Paese asiatico ad aver depenalizzato la cannabis nel 2022, ha annunciato nuove restrizioni dopo un’ondata di casi di contrabbando internazionale.
Il ministro della Salute Somsak Thepsutin ha dichiarato che presto sarà obbligatoria la prescrizione medica per acquistare cannabis, e ha ribadito che esportarla è illegale.
La decisione arriva dopo l’arresto di decine di stranieri — soprattutto britannici e indiani — coinvolti in traffici illeciti. Tra i casi più recenti, due giovani donne del Regno Unito fermate in Georgia e in Sri Lanka, con droga proveniente proprio dalla Thailandia.
Solo da luglio scorso, oltre 50 cittadini britannici sono stati arrestati per aver tentato di uscire dal Paese con cannabis. A Samui, popolare meta turistica, sono state sequestrate 22 valigie piene di marijuana e arrestate 13 persone.
Intanto, cresce la pressione politica interna: il governo Pheu Thai vuole recriminalizzare la cannabis, ma trova resistenza nei partner di coalizione che avevano promosso la liberalizzazione.
Da “paradiso verde” per il turismo a epicentro del contrabbando: la Thailandia raccoglie oggi i frutti di una depenalizzazione senza regole. E mentre i governi oscillano tra business e repressione, i corrieri della droga diventano turisti inconsapevoli. O disperati da 2.000 sterline a valigia.
Corea del Nord
Un “grave” incidente è accaduto durante il varo di una nuova nave da guerra nordcoreana.
Lo rendono noto i media di Stato riportando le parole di Kim Jong Un che ha parlato di un “atto criminale causato da assoluta negligenza”.
Secondo quanto riportato dalla Korean Central News Agency, l’episodio sarebbe avvenuto durante la cerimonia di inaugurazione di un nuovo cacciatorpediniere da 5.000 tonnellate.
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