22 Settembre 2023 – Notiziario Africa
Scritto da Giunio Santini in data Settembre 22, 2023
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- Sahel: le giunte militari di Mali, Niger e Burkina Faso hanno annunciato la creazione di un’alleanza di difesa collettiva contro possibili minacce interne o esterne.
- Repubblica democratica del Congo: a tre settimane dal massacro di Goma, le autorità hanno vietato una missione che prevedeva una distribuzione di medicinali e beni di prima necessità alle vittime e alle loro famiglie.
- Sudan: dopo i violenti scontri dell’ultima settimana, i golpisti delle Forze di Intervento Rapide sono quasi in controllo della capitale Khartoum.
Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giunio Santini
Sahel
Il presidente di transizione del Mali, Assimi Goïta ha dichiarato di aver firmato un accordo che istituisce l’Alleanza degli Stati del Sahel con il presidente della transizione in Burkina Faso, Ibrahim Traoré, e il presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria in Niger, il generale Abdourahamane Tchiani.
La nuova Alleanza costituisce di fatto un accordo di difesa collettiva e reciproca contro minacce interne ed esterne tra i tre Paesi, che hanno così formalizzato che “qualsiasi attacco alla sovranità e all’integrità territoriale di una o più parti contraenti sarà considerato un’aggressione contro le altre parti”. La decisione di sottoscrivere il patto è stata presa a seguito delle crescenti tensioni tra i tre paesi del Sahel e la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), che aveva minacciato un intervento militare in Niger a seguito del colpo di stato.
Nella stessa ottica di cooperazione militare, l’Assembla legislativa di transizione del Burkina Faso ha anche approvato l’invio di un contingente militare in Niger per un mandato di 3 mesi rinnovabili. “Alcuni governi stranieri si sono impegnati ad attaccare un Paese fratello, un Paese con cui dovremmo vivere insieme. È su questa base che decideremo come schierare i soldati.” ha dichiarato il Ministro della difesa burkinabé.
Repubblica democratica del Congo
In Repubblica democratica del Congo, le autorità della città di Goma hanno vietato di fornire assistenza alle vittime delle manifestazioni del 30 agosto. Questa decisione è stata presa dopo la richiesta da parte del medico Premio Nobel per la Pace, Denis Mukwege, dell’autorizzazione all’invio di una delegazione di medici e operatori sociali dell’Ospedale da lui diretto.
La missione, che prevedeva una distribuzione di cibo, medicinali e beni di prima necessità, è stata costretta a fare dietrofront e interrompere le proprie attività nei quartieri in cui vivono molte delle famiglie delle vittime. Bloccato anche il fondo creato appositamente da Mukwege per aiutare a fornire medicinali e altre attrezzature mediche agli ospedali che assistono i feriti.
Tre settimane fa, la violenta repressione da parte dell’esercito di una protesta contro la presenza della Nazioni Unite nella regione aveva causato oltre 50 morti e centinaia di feriti. Queste ultime violenze fanno parte di una serie di proteste contro la missione ONU nella RDC, la Monusco, accusata di inefficacia nella lotta contro i gruppi armati.
Repubblica democratica del Congo
Sono sempre più forti, anche dall’estero, le richieste di liberazione del giornalista congolese Stanis Bujakera, detenuto da 8 giorni nella prigione di Makala.
Corrispondente per il sito Jeune Afrique e per la Reuters, nonché vicedirettore delle pubblicazioni per il sito web di notizie locali Actualite.cd, Stanis Bujakera è accusato di “diffusione di false informazioni”. L’arresto è avvenuto in seguito alla pubblicazione di un articolo in cui il giornalista analizzava il possibile coinvolgimento dell’intelligence militare nel caso dell’omicidio dell’ex ministro dei Trasporti, Chérubin Okende Senga.
Nell’aprile 2023, il governo congolese ha promulgato una nuova legge sulla stampa che criminalizza la condivisione di informazioni ritenute “false” o la diffusione di notizie non verificate. Numerose organizzazioni hanno denunciato come queste misure siano un pericolo per la libertà di stampa ed hanno chiesto alla presidenza Tshisekedi di evitare la criminalizzazione del giornalismo e l’incarcerazione dei reporter.
Etiopia
A quasi un anno dal cessate il fuoco continuano i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani, fa sapere in un rapporto la Commissione ONU sui diritti umani in Etiopia.
La situazione nella regione separatista del Tigray resta tragica, con violazioni definite drammatiche e costanti da parte degli esperti. In particolare, le denunce riguardano le forze eritree di difesa, intervenute nel corso del conflitto al fianco del governo etiope. Nello specifico, il rapporto afferma che la Forza di Difesa Nazionale etiope, le Forze di Difesa eritree e altri alleati hanno condotto un “attacco diffuso e sistematico” contro le popolazioni civili sotto forma di omicidi, torture, stupri e altre violazioni.
I governi accusati hanno respinto ogni accusa di sistematiche violazioni dei diritti umani e si sono impegnati a verificare “responsabilità individuali” dei soldati o dei vertici militari.
Sudan
Secondo un report del Sudan War Monitor, i militari golpisti delle Forze Rapide di Intervento sono sempre più vicini a prendere il controllo di Khartoum, capitale del Sudan.
Domenica scorsa le forze del generale Hemedti hanno lanciato un’offensiva nel cuore della città, arrivando a circondare il quartier generale dell’esercito, oltre che a prendere il controllo del Ministero della giustizia. Secondo alcuni osservatori locali, i combattimenti in corso sono gli scontri più violenti avvenuti nella capitale dall’inizio della guerra.
Il mese scorso, l’avanzata delle Forze Rapide di Intervento aveva già portato il capo delle forze armate Abdel Al Burhan a spostare il proprio posto di comando a Port-Sudan nell’Est del Paese.
Niger
Il Presidente del Niger Mohamed Bazoum ha fatto appello alla Corte di Giustizia della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) per chiedere la propria scarcerazione, a circa due mesi dal colpo di stato che ha rovesciato il suo governo.
La Corte, composta da cinque giudici provenienti dagli stati membri dell’ECOWAS, sarà chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del processo di transizione, oltre che sull’arresto di Bazoum e dei suoi familiari. In questi mesi, la Comunità ha più volte chiesto il ripristino dell’ordine costituzionale in Niger, affermando di non riconoscere il processo di transizione guidato dal generale Abdourahamane Tchiani.
Un eventuale sentenza della Corte in favore di Mohamed Bazoum sarebbe un’ulteriore passo in questo senso, andando ad aggravare l’escalation della tensione tra il governo golpista nigerino e la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale.
Nazioni Unite
Nel corso dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Segretario generale Antonio Guterres ha esortato gli Stati responsabili a prendere in considerazione la possibilità di riparazioni finanziarie e di altre misure per compensare la riduzione in schiavitù delle popolazioni africane.
Guterres, pur riconoscendo la complessità del calcolo di eventuali riparazioni, tra falsi storici e informazioni parziali, ha sottolineato come la difficoltà di avanzare una richiesta di risarcimento legale “non possa essere la base per annullare l’esistenza di obblighi legali riconosciuti”.
Come sancito dal diritto internazionale dei diritti umani, è un diritto fondamentale delle vittime il risarcimento di qualsiasi danno economicamente valutabile, in modo appropriato e proporzionale alla gravità della violazione.
Burkina Faso
La Francia ha deciso di sospendere le adozioni internazionali da parte di coppie francesi per i bambini provenienti dal Burkina Faso. Una nuova tappa nelle tensioni crescenti tra il governo francese e le giunte militari che nell’ultimo anno sono salite al potere nei Paesi del Sahel.
Queste restrizioni si aggiungono a quelle decise negli ultimi giorni dal Ministero degli Esteri francese. Sono state sospese anche le pratiche di rilascio del visto per ragioni di studio ai cittadini burkinabé, maliani o nigerini, oltre ad ogni possibilità di collaborazione artistica con i tre paesi.
Zimbabwe
Gli effetti del cambiamento climatico stanno spingendo branchi di elefanti ad attraversare il confine tra lo Zimbabwe e il Botswana, creando gravi problemi per il rispetto dei piani di conservazione oltre a forti tensioni con le popolazioni locali.
Gli animali in cerca di acqua affrontano stremati le migrazioni in altre aree, con spostamenti che causano la morte di oltre il 10% dei pachidermi, come fanno notare le organizzazioni ambientaliste nel paese.
Angola, Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabwe ospitano complessivamente la metà degli elefanti della savana del mondo. Se la crisi idrica dovesse peggiorare, questi cinque stati potrebbero vedersi costretti ad avviare costosissimi piani di scavo e ricerca dell’acqua per tenere in vita la flora e la fauna dei loro territori, come denunciato dall’Autorità per i Parchi naturali dello Zimbabwe.
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