23 febbraio 2022- Notiziario

Scritto da in data Febbraio 23, 2022

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  • Colombia in festa per la depenalizzazione dell’aborto.
  • UE: la decisione del presidente russo è una grave violazione del diritto internazionale.
  • Il Sudan ammonisce l’Etiopia sulla controversa diga del Nilo.
  • Messico: giornalista trovata morta nella capitale.

Questo e molto altro su Radio Bullets  a cura di Silvia Muletti

Colombia

La Corte Costituzionale della Colombia ha ottenuto una grande vittoria per i diritti riproduttivi delle donne, depenalizzando l’aborto per tutti i motivi fino a 24 settimane di gravidanza.

https://twitter.com/ximecasas76/status/1495884446096101384

L’aborto entro le 24 settimane sarà legale in Colombia grazie a una sentenza storica che pone il paese in prima linea nel riconoscimento dei diritti delle donne in America Latina e Caraibi. La sentenza fa seguito alle manifestazioni del combattivo movimento per l’autonomia riproduttiva di tutte le donne e ragazze della Colombia, che usano come tratto distintivo dei fazzoletti verdi. Già nel settembre del 2020 un movimento di oltre 200 organizzazioni e attivisti è confluito nell’obiettivo “Causa Justa”, cioè ha mosso causa dinanzi alla Corte Costituzionale della Colombia per depenalizzare l’aborto in tutti i casi e porre fine alle continue violazioni dei diritti riproduttivi delle donne.
Trattare l’aborto come un crimine non lo riduce né lo elimina. Al contrario, impedisce alle persone di accedere all’assistenza sanitaria essenziale, mette a rischio la loro vita e la loro salute e viola la loro privacy e dignità. Mina la capacità degli operatori sanitari di svolgere il proprio lavoro con integrità e senza paura e compromette l’assistenza ai pazienti, si legge da Human Rights Watch che aveva già sollecitato il Paese per la depenalizzazione in linea con gli standard internazionali sui diritti umani. Restano le eccezioni in vigore dal 2006: quando una gravidanza rappresenta un rischio per la salute o la vita della persona incinta, non sia praticabile o derivi da uno stupro.

UE – Russia

Il presidente della Commissione per gli Affari Esteri David Mcallister (PPE, DE), il presidente della delegazione al Comitato di associazione parlamentare UE-Ucraina Witold Waszczykowski (ECR, PL), il presidente della delegazione al Comitato di cooperazione parlamentare UE-Russia Ryszard Czarnecki (ECR, PL), il relatore permanente del Parlamento Europeo sull’Ucraina Michael Gahler (PPE, DE) e il relatore permanente del Parlamento Europeo sulla Russia Andrius Kubilius (PPE, LT) hanno rilasciato martedì una dichiarazione in cui condannano «fermamente la decisione del presidente russo di procedere al riconoscimento delle aree non controllate dal governo degli oblast di Donetsk e Luhansk in Ucraina come entità indipendenti e di inviare ufficialmente truppe russe in quei territori».
«Non solo un simile passo costituisce una violazione estremamente grave del diritto internazionale e degli accordi di Minsk, ma pone anche seri dubbi sull’affidabilità della Federazione Russa come attore internazionale e sulla sua capacità di mantenere la sua parola a livello internazionale. Inoltre, questa decisione mette in discussione l’effettiva volontà della Federazione Russa di attenuare la situazione di tensione intorno all’Ucraina e di contribuire alla risoluzione pacifica del conflitto.
Il Parlamento Europeo conferma ancora una volta il suo fermo sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti. Il Parlamento ribadisce che non c’è sicurezza per l’Europa senza sicurezza per l’Ucraina, e che nessuna decisione sulla sicurezza dell’Ucraina dovrebbe essere presa senza l’Ucraina, e nessuna decisione sulla sicurezza dell’Europa dovrebbe essere presa senza l’Unione Europea», si legge in Eu Reporter.

Sudan

Il Sudan ha condannato la vicina Etiopia per aver avviato la produzione di energia in una controversa diga sul Nilo Azzurro senza un accordo tra le nazioni, in quella che il politico sudanese e portavoce dei negoziati, Omar Kamel, ha definito una “decisione unilaterale” di violare gli impegni internazionali.
Molteplici cicli di colloqui tra i governi di Sudan, Etiopia ed Egitto dal 2011 non sono riusciti a produrre un accordo sulla gestione della diga.
Addis Abeba considera il progetto della diga – che una volta completato sarà il più grande dell’Africa – come essenziale per lo sviluppo del secondo paese più popoloso dell’Africa.
Il Sudan spera che il progetto regoli le inondazioni annuali, ma teme che le sue stesse dighe vengano danneggiate senza un accordo sul loro funzionamento.

Messico

La conduttrice televisiva e modella Michelle Perez Tadeo è stata trovata morta in un quartiere meridionale di Città del Messico e, se fosse confermata l’ipotesi di omicidio, sarebbe la sesta giornalista uccisa in Messico dall’inizio dell’anno.
Martedì il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato su Twitter che la morte dei giornalisti in Messico è preoccupante. «Mi unisco a coloro che chiedono maggiore responsabilità e protezione per i giornalisti messicani», ha affermato.

Il gruppo per i diritti della stampa, Reporters Sans Frontières, ha definito il Messico il paese più pericoloso al mondo per i giornalisti.

Marocco

Il giornalista e attivista per i diritti umani marocchino incarcerato, Omar Radi, si è appellato contro la sua condanna per spionaggio.  Ieri ha negato di aver fornito informazioni sensibili a due società di consulenza britanniche. Il suo processo era iniziato nel 2020, pochi giorni dopo che il gruppo per i diritti umani Amnesty International aveva accusato le autorità marocchine di aver piazzato nel cellulare lo spyware Pegasus di fabbricazione israeliana. Radi manifesta per la sua innocenza dalle accuse in due casi indagati separatamente ma giudicati insieme: è stato accusato di stupro e «di aver minato la sicurezza interna dello Stato».
Reporter senza frontiere, organismo di controllo dei media, ha classificato il Marocco al 136° posto su 180 paesi nel suo World Press Freedom Index 2021.

Tibet

Muore a 61 anni il monaco tibetano che ha dedicato la sua vita alla causa di liberazione del Tibet, motivo per il quale ha trascorso circa 20 anni nelle carceri cinesi. Ngawang Gyaltsen, uno dei 21 monaci del monastero di Drepung a Lhasa che nel 1987 è sceso in piazza in segno di sostegno al Dalai Lama e all’indipendenza del Tibet, è morto lunedì alle 17:30. Nel 1987 Gyaltsen venne condannato per aver «minato la sicurezza nazionale», ed è rimasto in prigione fino al suo rilascio nel 2006.
«Ngawang Gyaltsen ha dedicato tutta la sua vita a parlare contro le politiche repressive cinesi in Tibet. Ha continuamente protestato contro il regime [del Partito Comunista Cinese] dopo la rivolta del 1987 e ha dedicato la sua vita al Tibet», ha detto al servizio tibetano della RFA Ngawang Woebar, un altro monaco che ha partecipato alla rivolta del 1987.
In seguito al rilascio del 2006 il monaco fu perseguitato, costretto a lasciare il monastero in cui viveva, riprocessato per accuse sconosciute e inviato alla prigione di Drapchi, nella capitale regionale del Tibet Lhasa, per scontare una pena di tre anni oltre al tempo già trascorso in detenzione preventiva, ha detto Free Tibet dopo il suo rilascio nel 2019.

Tonga

La connessione internet di Tonga, arcipelago nell’Oceano Pacifico meridionale, è stata ripristinata dopo più di cinque settimane dall’eruzione vulcanica e lo tsunami. L’equipaggio di una nave di riparazione ha sostituito circa 56 miglia di cavo e, dopo alcuni test, è risultato pienamente operativo.

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