23 settembre 2025 – Notiziario in genere
Scritto da Angela Gennaro in data Settembre 23, 2025
La cerimonia dedicata all’80° anniversario delle Nazioni Unite a New York ha aperto la nuova sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu.
Al centro della riunione subito le tensioni che circondano la questione palestinese e la guerra, il genocidio a Gaza.
Alla vigilia dell’apertura del dibattito generale il Palazzo di Vetro ha ospitato infatti una conferenza con il dichiarato obiettivo di promuovere lo Stato di Palestina.
Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo hanno annunciato formalmente il riconoscimento.
In occasione dell’Assemblea generale Onu lo fanno anche Francia, Belgio, Lussemburgo, Malta, Lichtenstein e Nuova Zelanda.
“Niente giustifica più la guerra, pronti a una missione di stabilizzazione”, dice il presidente francese Emmanuel Macron.
L’Onu ha riconosciuto ufficialmente la Palestina come Stato non membro con status di osservatore permanente, con la risoluzione 67/19 dell’Assemblea generale il 29 novembre 2012.
Un riconoscimento votato con 138 sì che ha aggiornato lo status della Palestina da “entità osservatrice” a “Stato osservatore non membro”, con un ruolo diplomatico più formale nelle Nazioni Unite, equiparabile a quello della Santa Sede.
Oggi il riconoscimento dello Stato di Palestina come entità sovrana è stato esteso a circa 151 dei 193 Paesi delle Nazioni Unite (più del 78%).
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La misoginia nel mondo
“Un’ondata di misoginia sta investendo il mondo”.
Sono le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres alle leadership mondiali che lanciano l’allarme per una crescente reazione globale contro i diritti delle donne, in occasione del 30° anniversario della storica conferenza di Pechino.
Un giorno prima dell’inizio dei discorsi dell’80ª sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Guterres ha affermato che le conquiste duramente raggiunte per i diritti delle donne sono sotto attacco e ha lamentato l’impatto che alcuni progressi tecnologici stanno avendo sui diritti delle donne.
Pechino 1995

世妇会NGO论坛横幅
La Quarta Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulle Donne del 1995, tenutasi a Pechino, è forse meglio conosciuta per la frase “i diritti delle donne sono diritti umani”, pronunciata dall’allora first lady statunitense Hillary Clinton, poi Segretaria di Stato.
Alla conferenza di Pechino, 189 nazioni hanno firmato un documento che chiede la “piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita politica, civile, economica, sociale e culturale”.
Guterres afferma che la Dichiarazione e la Piattaforma d’Azione di Pechino rappresentano l’impegno politico globale più ambizioso mai raggiunto per i diritti delle donne.
Ma “i progressi sono stati lenti e irregolari”, aggiunge.
Molti e molte leader hanno ribadito il loro impegno alla Dichiarazione di Pechino del 1995.

Sabine Monauni has been Deputy Prime Minister of the Principality of Liechtenstein since 25 March 2021.
“Ci incontriamo in un momento cruciale per l’emancipazione delle donne e delle ragazze”, dice Sabine Monauni, vice prima ministra del Liechtenstein.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a una reazione negativa alla parità di genere”.
“Si è manifestata in varie forme, come retrocessioni legislative, nonché la proliferazione di una retorica misogina e anti-gender, anche nei parlamenti e nelle cariche pubbliche”, aggiunge.
Altre leadership denunciano la carenza di donne in posizioni di rilievo all’ONU, sottolineando che nessuna donna ha mai ricoperto la carica di Segretaria generale negli 80 anni di esistenza dell’organismo mondiale.
Violenza

UN Photo/Manuel Elías Annalena Baerbock, President-elect of the General Assembly at its eightieth session addresses delegations after her election.
Annalena Baerbock, presidente dell’80ª Assemblea Generale, ha affermato che una donna su tre a livello globale subirà violenza sessuale nel corso della sua vita.
“Non esiste un Paese al mondo in cui i diritti delle donne siano totalmente uguali a quelli degli uomini, e sono ancora troppi i luoghi in cui anche solo parlare di diritti delle donne è una questione di vita o di morte”, dice.
Quasi il 10% delle donne rimane intrappolata in condizioni di estrema povertà, spiega anche Huang Xiaowei, vicepresidente del Comitato Nazionale di Lavoro per l’Infanzia e le Donne del Consiglio di Stato cinese.
Guerra e cambiamenti climatici

UN Women Executive Director Sima Bahous.
Photo: UN Photo/Evan Schneider
Le leadership hanno affermato che la pressione sui diritti delle donne è stata intensificata dalla guerra e dai cambiamenti climatici.
Circa 676 milioni di donne e ragazze vivono a rischio di conflitti mortali, il numero più alto registrato dagli anni ’90, spiega Sima Bahous, direttrice esecutiva dell’Ente delle Nazioni Unite per l’Uguaglianza di Genere e l’Emancipazione Femminile.
“Donne e ragazze in situazioni di crisi subiscono atrocità indicibili, fame e violenza dall’Afghanistan, dalla Repubblica Democratica del Congo, da Gaza, dal Sudan, dall’Ucraina allo Yemen e oltre”, dice Bahous.
“Donne e ragazze sopportano il peso delle crisi”.
Diverse voci hanno citato un nuovo e inaspettato ostacolo nella lotta per i diritti delle donne: il lato sgradevole del progresso tecnologico.
“La tecnologia sta diffondendo odio come un virus”, dice Guterres lunedì.
“L’intelligenza artificiale sta rimodellando il nostro mondo. Ma questa trasformazione si sta verificando in un settore dominato dagli uomini, plasmato da dati distorti e guidato da algoritmi che spesso rafforzano la discriminazione”.
“Dobbiamo affrontare e risolvere anche nuove sfide, come l’influenza negativa dei social media sull’immagine di sé”, ha affermato Jennifer Geerlings-Simons, prima presidente donna del Suriname.
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