24 ottobre 2020 – Notiziario

Scritto da in data Ottobre 24, 2020

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  • Croazia accusata di brutalità e abusi sessuali contro i migranti (in copertina).
  • Polonia: restrizione sull’aborto, in migliaia scendono in piazza.
  • Hacker olandese scopre la password di twitter di Trump.
  • Libano: a causa della crisi, sei ospedali sospenderanno i ricoveri e i servizi ai pazienti.
  • Sudan pronto a normalizzare le relazioni con Israele.
  • Bombe a grappolo israeliane usate in zone residenziali nel conflitto Azerbaijan- Armenia.
  • Accordo per un cessate il fuoco in Libia.
  • Critiche le condizioni di un detenuto palestinese da 85 giorni in sciopero della fame.
  • Algeria: ministro invita le persone ad andarsene se non sono d’accordo con gli emendamenti costituzionali.
  • Domani al voto in Cile per eliminare la Costituzione dei tempi di Pinochet.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Foto di copertina: Danish Refugee Council

Libano

Si è conclusa ieri a Beirut la missione straordinaria dei caschi blu dell’Onu, da decenni schierati nel sud del Libano a ridosso della Linea Blu di demarcazione con Israele, impegnati da tre settimane nella rimozione dei detriti del porto di Beirut, devastato dall’esplosione del 4 agosto nella quale sono morte 200 persone.

Sei ospedali universitari sospenderanno i ricoveri dei pazienti e i servizi medici a causa della crisi economica in Libano. L’American University of Beirut Medical Center (AUBMC), il Lebanese American University Medical Center-Rizk Hospital, il Saint Georges University Hospital, l’Hôpital Notre-Dame des Secours, Hotel-Dieu University Hospital e il Mount Lebanon Hospital hanno rilasciato una dichiarazione congiunta dicendo che il pagamento dei servizi sanitari può essere effettuato tramite assegno o bonifico bancario invece che in contanti. Le società di apparecchiature mediche e farmaceutiche insistono per riscuotere i crediti dagli ospedali in contanti. Una recente richiesta del Sindacato degli importatori di apparecchiature e dispositivi medici agli ospedali ha affermato che per continuare a ricevere forniture mediche, l’85% delle quote deve essere in contanti in sterline libanesi e il 15% in valuta estera.
«Tutte le istituzioni sono in crisi finché non usciremo da questa situazione», ha detto il primo ministro Saad Hariri. «Abbiamo bisogno di tempo e dobbiamo portare avanti le riforme che abbiamo concordato al Pine Palace», ha aggiunto, riferendosi all’ambasciata francese a Beirut.
Il presidente libanese ha incaricato Hariri, leader del Movimento Futuro, di formare un nuovo governo giovedì, meno di un anno dopo le dimissioni dell’ultimo governo di Hariri stesso. Hariri è stato premier due volte, dal 2009 al 2011 e dal 2016 fino a gennaio 2020, prima di essere sostituito dall’attuale governo. Proviene da una dinastia politica, come figlio del defunto primo ministro Rafik Hariri, assassinato nel 2005.

Libano: Saad al-Hariri nominato premier. Di nuovo

Israele e Palestina

Foto: Moti Milrod

Un palestinese, in sciopero della fame a 90 giorni dal suo arresto da parte di Israele, sta entrando in una “fase critica” dal punto di vista medico, ha detto il Comitato internazionale della Croce Rossa. È stato trasferito dall’ospedale pubblico Kaplan a Rehovot dopo aver rifiutato le cure e portato nel centro medico del servizo carcerario. Maher al-Akhras, 49 anni, è stato arrestato vicino a Nablus e posto in detenzione amministrativa, una politica che Israele utilizza per trattenere senza accusa persone ritenute sospette. Padre di sei figli ha lanciato il suo sciopero per protesta. Era stato arrestato diverse volte in precedenza da Israele. «A più di 85 giorni dall’inizio dello sciopero della fame, siamo preoccupati per le conseguenze per la salute potenzialmente irreversibili», ha detto Yves Giebens, capo del dipartimento sanitario del CICR in Israele e nei territori palestinesi. I palestinesi nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza hanno organizzato diverse manifestazioni per chiedere il rilascio di al-Akhras. Hanno anche organizzato sit-in e campagne online per mostrare il loro sostegno a lui.

https://twitter.com/Return_ps/status/1318078215928401922

Il sistema di detenzione amministrativa di Israele consente l’internamento dei prigionieri per periodi rinnovabili, fino a sei mesi ciascuno, senza portare accuse. Secondo il gruppo israeliano per i diritti umani, B’Tselem, circa 355 palestinesi erano detenuti sotto ordini di detenzione amministrativa ad agosto, inclusi due minori.

Libia

Un cessate-il-fuoco permanente in tutta la Libia è stato raggiunto a Ginevra tra le due parti in conflitto al termine di colloqui della Commissione Militare Congiunta 5+5. «Un risultato storico« e «un importante punto di svolta verso la pace e la stabilità in Libia», ha scritto sulla pagina Facebook la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia. La Libia è stata tormentata dalla violenza da quando una rivolta sostenuta dalla NATO nel 2011 ha rovesciato e ucciso il leader Muammar Gheddafi. Il Paese nordafricano è stato dominato da gruppi armati, attraversato da conflitti locali e diviso tra due amministrazioni aspramente opposte: il Governo di Accordo Nazionale (GNA) riconosciuto dalle Nazioni Unite, guidato dal Primo Ministro Fayez al-Serraj, e un’amministrazione rivale a est affiliata al comandante militare rinnegato Khalifa Haftar. Immediate le reazioni internazionali. Contento il Segretario generale dell’Onu Guterresh. Accoglienza favorevole anche da parte dell’Unione Europea sperando che la tregua parta subito e i colloqui di pace riprendano. Stesso vale per gli Stati Uniti. Scettico invece il presidente turco Erdogan che ha sempre sostenuto Tripoli e che pensa che la tregua non sia credibile. Anche l’Arabia Saudita ha accolto con favore la firma dell’accordo.

https://twitter.com/KSAmofaEN/status/1319725116033564673

Algeria

Il ministro algerino della Gioventù e dello Sport Sid Ali Khaldi è stato criticato per aver fatto affermazioni “inaccettabili” durante l’ultima settimana di campagna prima del referendum del mese prossimo sulle proposte di modifica costituzionale.
«Costruiremo uno stato in conformità con la dichiarazione del 1° novembre (il giorno in cui l’Algeria iniziò la sua guerra di liberazione dalla Francia), uno stato democratico e sociale nel quadro dei principi dell’Islam», ha dichiarato Sid Ali Khaldi. «Per la prima volta dall’indipendenza, abbiamo costituzionalizzato la dichiarazione del 1° novembre e chi non è contento può cambiare Paese», ha aggiunto ripetendolo ben due volte. Molti algerini si sono presto rivolti ai social media per criticare il discorso del ministro, definendo “gravi” e “minanti l’unità nazionale” le sue parole in vista del voto del 1° novembre.
L’hashtag “Non mi piace la situazione” ha  iniziato a fare tendenza, in riferimento agli emendamenti che sono stati presentati come tabella di marcia per allontanare il Paese dall’autoritarismo e placare le richieste popolari di cambiamento.
Il progetto di emendamento manterrà in vigore la maggior parte dei “principi generali” della costituzione esistente, compreso l’Islam che rimane la religione di Stato. Cercheranno anche di apportare piccole modifiche al sistema di decentralizzazione, al ruolo dell’esercito e della magistratura, sebbene il presidente manterrà comunque un’influenza significativa sui tribunali attraverso le nomine e il controllo di istituzioni specifiche. Alcuni algerini hanno affermato che boicotteranno il voto del mese prossimo, ritenendo che le riforme proposte non si concretizzeranno, più o meno allo stesso modo in cui i precedenti emendamenti costituzionali non sono riusciti a onorare le richieste democratiche della gente.

Sudan

Con i leader di Israele e Sudan al telefono nello Studio Ovale, un euforico presidente degli Stati Uniti Donald Trump ieri ha predetto la pace in tutto il Medio Oriente e nella regione − inclusi Israele e persino l’Iran − in una “famiglia unita” come mai prima d’ora. Una scena alla quale hanno assistito i giornalisti ammessi nello Studio Ovale per ascoltare gran parte della chiamata, durante la quale ha annunciato che Israele e il Sudan avevano accettato di fare la pace. Ha detto che ci sono altri cinque paesi che potrebbero unirsi agli Emirati Arabi Uniti, al Bahrein e ora al Sudan e ha aggiunto che ne seguiranno “molti altri”; ha indicato che l’Arabia Saudita sarebbe uno di loro e ha previsto che alla fine anche l’Iran ne avrebbe seguito l’esempio. Intanto il principe ereditario Bin Salman dell’Arabia Saudita ha replicato che se firmasse un accordo con Israele verrebbe ucciso dalla sua stessa gente. Per i palestinesi, invece, la posizione del Sudan è un’altra coltellata nella schiena.

Nigeria

Il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha affermato che durante le proteste contro la brutalità della polizia che hanno scosso il Paese sono rimaste uccise 69 persone, tra cui civili, agenti di polizia e soldati, si legge sulla BBC. Lo aveva già detto Amnesty International ma l’esercito aveva negato parlando di fake news.

Malta

I fratelli Adrian e Robert Agius, sospettati di aver fornito la bomba che ha ucciso la giornalista Daphne Caruana Galizia il 16 ottobre 2017, avrebbero legami con la criminalità organizzata siciliana, libica, rumena e albanese. Lo hanno scritto il Times of Malta e Malta Today in un reportage che si basa su informazioni confidenziali raccolte dall’Irpi (Investigative Reporting Project Italy) nell’ambito del Daphne Project, il consorzio internazionale di testate che continua il lavoro della giornalista maltese. I due fratelli Agius, secondo la ricostruzione dei media, sono figli di Raymond, un presunto contrabbandiere di sigarette armi e droga che fu coinvolto e ucciso in una faida scattata dopo la rapina di un carico di stupefacenti nel 2011. I due fratelli avrebbero poi continuato le attività criminali.

Croazia

Foto: Danish Refugees Council

Gli operatori umanitari danesi di stanza nei Balcani hanno confermato che decine di migranti hanno detto di essere stati brutalizzati dalle forze dell’ordine croate quando hanno cercato di entrare, prima di essere espulsi sommariamente in Bosnia.
Nicola Bay, il capo del Consiglio danese per i rifugiati in Bosnia, ha dichiarato ieri all’Associated Press che 149 migranti di diverse nazionalità, intervistati in modo indipendente dal suo staff nel Paese negli ultimi 10 giorni, hanno riferito di essere stati esposti a un trattamento “estremamente abusivo” da parte della polizia croata.
Le testimonianze includono accuse di pestaggi brutali e prolungati, di persone spogliate nude e costrette a stare come tronchi impilati uno sopra l’altro, ha detto Bay, aggiungendo: «In due casi, abbiamo segnalazioni di gravi abusi sessuali». La Bosnia, che non si è mai veramente ripresa dalla brutale guerra del 1992-95, è diventata un collo di bottiglia per migliaia di migranti diretti in Europa dal Medio Oriente, dall’Asia centrale e dal Nord Africa tre anni fa, quando altre nazioni hanno chiuso i loro confini e interrotto i percorsi migratori attraverso i Balcani.

Foto: Danish Refugees Council

Entrando in Bosnia, la maggior parte dei migranti cammina a nord-ovest fino al confine altamente poroso di 1.000 chilometri (620 miglia) del Paese con la Croazia, una delle ultime porte d’accesso al nord Europa. Bay ha detto che le testimonianze raccolte da gruppi che non erano stati in contatto tra loro includevano le stesse descrizioni di violenza. «Le somiglianze tra questi racconti sono davvero agghiaccianti in quanto indicano schemi sistematici di abuso… (da parte di) uomini in divisa nera e con passamontagna neri» che nascondono i loro volti, ha aggiunto.

Francia

È stato preso vicino a Strasburgo un italiano sospettato di 160 crimini tra stupri e aggressioni sessuali. Contro di lui un mandato d’arresto europeo lanciato dalla Germania, dove l’uomo di 52 anni è accusato di aver commesso gli stupri. A partire dalle violenze contro le figlie della sua compagna, secondo le forze dell’ordine francesi, in Germania sono 122 le inchieste aperte a suo carico. Per le autorità francesi era fuggito dalla Germania per rifugiarsi in Alsazia.

Germania: il ministro della Salute Spahn positivo al coronavirus

Olanda

Un esperto di sicurezza olandese è riuscito ad entrare nell’account Twitter di Donald Trump indovinando la password: maga2020!, l’acronimo dello slogan elettorale Make America Great Again. Il 44enne Victor Gevers ci è riuscito al quinto tentativo, come ha raccontato al quotidiano olandese De Volkskrant. «Mi aspettavo che dopo il quarto mi bloccassero o che almeno mi chiedessero di fornire ulteriori informazioni», ha spiegato, suggerendo come il presidente non usasse neppure le misure minime di sicurezza come la doppia autenticazione. Così ha avuto accesso all’account della persona più potente del mondo, con 87 milioni di follower: avrebbe potuto scrivere tweet, cambiare il profilo, cosa questa che lo ha mandato un po’ nel panico, stando al suo racconto. Invece ha tentato di segnalare la vulnerabilità taggando la Cia, l’Fbi, la Casa Bianca, ma nessuno lo ha ascoltato. Due giorni dopo i servizi segreti lo hanno contattato per ringraziarlo. Nel 2016 l’hacker etico, come lo chiamano i social, aveva indovinato un’altra password prevedibile di Trump: ‘youarefired’ (sei licenziato), il tormentone di The Apprentice, il reality show condotto da Trump. Ma alla Casa Bianca non gli diedero retta.

Polonia

Migliaia di manifestanti hanno sfogato la loro rabbia in tutta la Polonia per una sentenza che dichiara incostituzionali gli aborti di feti con difetti congeniti, restringendo ancora di più una delle leggi sull’aborto più severe d’Europa.
Furgoni della polizia e unità in tenuta antisommossa sono stati inviati ieri a proteggere la casa di Varsavia del leader del partito al governo di destra della Polonia, Jaroslaw Kaczynski. Una folla inferocita, composta per lo più da giovani, ha affrontato il cordone cantando “Questa è guerra” e invitando la squadra al governo a dimettersi. La folla comprendeva molte giovani donne, ma anche molti uomini che hanno affermato di stare combattendo un più ampio attacco ai diritti individuali da parte del governo conservatore. 15 le persone arrestate. Gruppi nazionali e internazionali per i diritti umani hanno criticato la decisione del tribunale come una violazione dei diritti delle donne. Gli unici motivi legali rimasti per un aborto in Polonia saranno ora il pericolo per la salute, la vita della donna o la gravidanza derivante da stupro o incesto. I critici accusano il partito al governo di usare la pandemia per farla passare, visto che le manifestazioni sarebbero vietate, con un tribunale politicizzato. Accusano anche il partito di cercare di alimentare le tensioni sociali per distogliere l’attenzione dai crescenti tassi di infezione da Covid-19.

Azerbaijan

Foto: Human Rights Watch

Sono emerse nuove prove che confermano le affermazioni secondo cui l’Azerbaijan avrebbe usato bombe a grappolo di fabbricazione israeliana durante i recenti combattimenti contro l’Armenia nella regione del Nagorno-Karabakh. Human Rights Watch ha identificato almeno quattro incidenti in cui le truppe azere hanno utilizzato indiscriminatamente bombe a grappolo a Stepanakert, la capitale del Nagorno-Karabakh, e nella città di Hadrut. Il gruppo per i diritti umani ha trovato resti di un razzo di munizioni a grappolo, della serie LAR-160, inesploso di fabbricazione israeliana, e di una sottomunizione a doppio scopo M095 in aree fortemente residenziali a Stepanakert e Hadrut.  L’Azerbaijan ha ricevuto questi razzi e lanciatori da Israele tra il 2008 e il 2009. Né l’Armenia né le autorità de facto del Nagorno-Karabakh sono note per possedere munizioni a grappolo, sebbene possiedano lanciarazzi multi-canna in grado di sparare con queste armi.
Le armi in genere sparpagliano le munizioni su una vasta area, dove spesso non riescono a esplodere, rappresentando una minaccia a lungo termine per i civili.

HRW ha anche trovato modelli di impatto distintivi di una munizione convenzionale migliorata a doppio scopo (DPCIM) M095 sul terreno, accompagnata da un nastro di colore rosa. HRW non è stato in grado di identificare alcun equipaggiamento militare o base nei tre quartieri in cui hanno avuto luogo gli attacchi. I residenti di Stepanakert hanno riferito a HRW che gli attacchi con munizioni a grappolo sono iniziati alla fine di settembre in una zona residenziale a 200 metri dall’ufficio della Croce Rossa.

Ecuador

Migliaia di persone hanno manifestato ieri a Quito e in altre importanti città dell’Ecuador contro il governo: marce pacifiche, ma che nel centro della capitale si sono concluse con qualche incidente fra dimostranti e polizia. La mobilitazione era stata convocata dal Fronte unitario dei lavoratori (Fut) e da organizzazioni di insegnanti e studenti, per chiedere al governo del presidente Lenin Moreno di «mettere fine ai licenziamenti, non tagliare il bilancio della sanità e dell’educazione, non vendere aree strategiche e non privatizzare».

Cile

Domani i cileni si recheranno alle urne per votare la proposta di sostituire la costituzione scritta durante la dittatura di Pinochet con un nuovo documento scritto da un corpo di cittadini appositamente eletto. I sondaggi suggeriscono una clamorosa vittoria per la campagna “Approve” per una nuova magna carta, con circa i due terzi dei voti. Una nuova costituzione era una richiesta chiave dei manifestanti impegnati in proteste sociali di massa, a volte violente, scoppiate nell’ottobre dello scorso anno a causa della disuguaglianza e dell’elitarismo. Dalle proteste di dicembre è emerso un referendum interpartitico. Coloro che si oppongono a una nuova costituzione sostengono che sarà un “salto nel vuoto” cambiare un documento che ha contribuito a rendere il Cile una delle economie di libero mercato più stabili della regione. Chi è a favore della sostituzione del testo esistente afferma che ha dato troppo privilegio agli interessi privati ​​e segmenta l’accesso alla salute, all’istruzione e alle pensioni in base al reddito. Nei caffè di Santiago, sui mezzi pubblici e in una serie di manifestazioni dei campi “Approva” e “Reject”, il dibattito è stato intenso.

Cina

Il presidente Xi Jinping ha lanciato un duro monito verso potenziali “invasori” sulla fermezza militare della Cina, in contemporanea al dibattito tra Donald Trump e Joe Biden per le presidenziali americane. Alla commemorazione dei 70 anni dell’ingresso dei Volontari del popolo cinese nella guerra di Corea, peraltro l’unico conflitto fisico combattuto contro gli Stati Uniti, ha detto che bisogna accelerare la realizzazione della difesa nazionale e della modernizzazione militare, con forze armate di livello mondiale.

Giappone

Il ministro per l’Emergenza Covid, Nishimura, ha chiesto alle aziende del Paese di prolungare le vacanze di fine anno di almeno una settimana per limitare la diffusione del virus. Invece di tornare al lavoro il 4 gennaio i giapponesi potrebbero stare a casa fino al 12. Il Capodanno in Giappone è una delle feste più vissute, di solito si viaggia per tornare dai familiari o si va all’estero.

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