26 aprile 2022 – Notiziario in genere

Scritto da in data Aprile 26, 2022

Onu, oltre 5,2 milioni di ucraini fuggiti dalla guerra: il 90% sono donne e bambini. Nel bunker Azovstal cibo e acqua solo per 2 giorni. Negli Stati Uniti un giudice blocca temporaneamente la legge del Kentucky contro l’aborto. Primo matrimonio gay nel territorio antartico britannico. Arabia Saudita, disaccordo con Disney sui “riferimenti LGBTQ” nel film Marvel. L’Italia con UN Women contro la violenza sulle donne in Iraq.

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Ucraina

In fuga

Il numero di persone fuggite dall’Ucraina da quando il paese è stato invaso e attaccato dalle truppe russe, il 24 febbraio scorso, ha superato i 5,2 milioni. A dirlo sono gli ultimi dati diffusi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Secondo l’Unhcr, 5.232.014 ucraini e ucraine hanno lasciato il proprio paese dall’inizio dell’invasione. Donne e bambini rappresentano il 90% di questi rifugiati. Quasi 6 rifugiati ucraini su 10 (2.909.415 al 24 aprile) sono fuggiti in Polonia, che ne ospita di gran lunga il numero maggiore, anche se alcuni si sono poi trasferiti in altri paesi europei.

E sono almeno 2.665 i e le civili rimasti uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, dice l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), che ha registrato 5.718  civili rimasti colpiti nel paese, di cui 2.665 morti e 3.053 feriti, secondo quanto riporta l’agenzia ucraina Ukrinform. In particolare, tra le vittime si contano 855 uomini, 563 donne, 59 ragazze e 69 ragazzi, oltre a 67 bambini e 1.052 adulti il cui sesso è ancora sconosciuto. I feriti includono 355 uomini, 284 donne, 64 ragazze e 71 ragazzi, oltre a 161 bambini e 2.118 adulti di cui non si conosce il sesso. La maggior parte delle vittime civili registrate sono state causate dall’uso di armi esplosive con un’ampia area di impatto, compresi i bombardamenti di artiglieria pesante e i sistemi di lancio multiplo di razzi, missili e attacchi aerei.

Il bunker Azovstal, cibo e acqua solo per 2 giorni

Cibo e acqua ancora per solo un paio di giorni. A lanciare l’allarme sono le donne che vivono nei bunker dell’acciaieria di Azovstal. Riprese in un nuovo video postato su YouTube dal battaglione Azov, a parlare questa volta sono loro e non i propri figli. «I bambini non riescono a dormire a causa dei bombardamenti continui», racconta una mamma citata da Ukrainska Pravda. Dopo più di sessanta giorni di guerra manca tutto: si usano buste di plastica al posto dei pannolini, vestiti sporchi al posto delle coperte. «Non abbiamo più acqua o cibo, ne rimane solo per pochi giorni. Cosa daremo da mangiare ai bambini? Per quanto tempo saremo qui, sotto i bombardamenti? E che dire del mondo intero? Sta guardando come Mariupol viene uccisa?», dice un’altra donna secondo Ukrinform.

Stati Uniti

Un giudice blocca temporaneamente la legge del Kentucky contro l’aborto

Un giudice federale ha bloccato, temporaneamente, una legge dello stato del Kentucky con cui si sanciva il limite di quindici settimane per l’interruzione volontaria di gravidanza, vietandola oltre quel limite anche in caso di incesto e stupro e imponendo alle donne di essere visitate da un medico prima di ottenere la pillola abortiva. La legge era stata approvata dai repubblicani a marzo, e la scorsa settimana era stato anche annullato il veto del governatore democratico Andy Beshear sulla misura. L’ordinanza non tocca la questione della costituzionalità della nuova legge, ma si concentra sulle affermazioni delle cliniche, che si sono dette non in grado di conformarsi immediatamente alle disposizioni perché lo Stato non ha stabilito linee guida chiare. «Questa è una vittoria, ma è solo il primo passo», dice Rebecca Gibron, Ceo di Planned Parenthood nel Kentucky. «Siamo pronti a lottare per il diritto delle nostre pazienti alla salute di base in tribunale, e a continuare a fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire che l’accesso all’aborto sia permanentemente protetto in Kentucky».

Territorio antartico britannico

Eric Bourne e Stephen Carpenter, due marinai britannici, sono la prima coppia gay a sposarsi nel Territorio antartico britannico, una delle otto regioni dell’Antartide stabilite dal Trattato Antartico. Il matrimonio è stato celebrato domenica. «Siamo entrambi molto orgogliosi di essere la prima coppia dello stesso sesso a sposarsi nel Territorio antartico britannico», dice Eric, citato in un comunicato stampa del British Antarctic Survey (BAS), un istituto per la ricerca scientifica. Suo marito Stephen, che per l’occasione indossava un kilt nonostante le basse temperature, ha detto che l’Antartide è un luogo “incredibile” e “ideale” per il loro matrimonio. I dettagli del luogo del matrimonio sono stati incisi sulle fedi nuziali. I due marinai stanno insieme da venti anni e hanno celebrato l’evento con i trenta componenti dell’equipaggio della nave polare britannica “Sir David Attenborough”, con tanto di guardia d’onore, brandendo piccozze. Il capitano Will Whatley ha celebrato il matrimonio sul ponte della nave «sotto un sole glorioso», dice il BAS nella sua dichiarazione. I testimoni sono stati scelti dall’equipaggio e le canzoni sono state cantate dal medico di bordo. Sulla torta nuziale sedevano quattro pinguini con cappelli e sciarpe. È solo il secondo matrimonio dei dipendenti della base del British Antarctic Survey da quando il Marriage Act per il territorio è stato riformato nel 2016. Tra qualche mese è previsto un ricevimento, con gli amici e la famiglia della coppia, nel clima più caldo della Spagna.

Arabia Saudita

La richiesta alla Disney di tagliare i “riferimenti LGBTQ” dal suo ultimo film

L’Arabia Saudita ha chiesto alla Disney di tagliare i “riferimenti LGBTQ” dal suo ultimo film di supereroi Marvel, prima che possa essere proiettato nel Regno, spiega un funzionario ad Afp. La Disney ha finora rifiutato le modifiche richieste al film “Doctor Strange in the Multiverse of Madness”, previsto per l’uscita all’inizio di maggio, e che ammontano ad «appena 12 secondi» in cui un personaggio lesbico, America Chavez, si riferisce alle sue “due mamme”, spiega Nawaf Alsabhan, supervisore generale della classificazione cinematografica dell’Arabia Saudita. «È solo lei che parla delle sue mamme, perché ha due mamme. Ed essendo in Medio Oriente, è molto difficile far passare una cosa del genere», dice Alsabhan. «L’abbiamo inviato al distributore e il distributore lo ha inviato alla Disney, e la Disney ci ha detto che non è disposta ad apportare le modifiche richieste», ha aggiunto Alsabhan, aggiungendo che non è confermato che il film sia stato bandito a titolo definitivo. «Non è mai stato bandito. Non sarà mai bandito. Non c’è motivo di vietare il film. È una semplice modifica… Finora si sono rifiutati. Ma non abbiamo chiuso la porta. Stiamo ancora provando», spiega. L’Arabia Saudita ha revocato un divieto decennale a tutti i cinema alla fine del 2017, parte di una serie di riforme sociali guidate dal principe ereditario Mohammed bin Salman che stanno scuotendo il Regno, profondamente conservatore. Da allora il paese ha registrato una crescita significativa delle vendite di biglietti per il cinema, con ricavi per un totale di 238 milioni di dollari nel 2021, aumento del 95% rispetto all’anno precedente, secondo quanto riportato dalla rivista Variety a gennaio. L’omosessualità è un potenziale reato capitale in Arabia Saudita, nota per la sua interpretazione rigorosa della legge islamica della sharia che costituisce la base del suo intero sistema giudiziario.

Iraq

Contro la violenza sulle donne

Via a un accordo tra l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), UN Women e il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) che vuole rafforzare la sicurezza, la protezione e il benessere delle donne e delle ragazze sopravvissute alla violenza di genere nella regione del Kurdistan iracheno. Il nuovo partenariato contribuirà a favorire l’accesso a servizi di protezione di qualità per le vittime di violenza, incluso il sostegno psicologico e sociale. Il progetto mira a rafforzare le competenze del ministero del Lavoro e degli Affari Sociali iracheno, del Consiglio Supremo per le Questioni Femminili del Kurdistan e della Direzione Generale per la Lotta contro la Violenza sulle Donne, e a facilitare l’accesso alla giustizia attraverso procedure operative standard adottate dalle autorità giudiziarie e di polizia. «Il Governo italiano sostiene pienamente l’esigenza di fornire assistenza alle donne e alle ragazze vittime della violenza di genere con la massima urgenza, tramite il ripristino dei servizi di base. È necessario l’impegno di tutti per reintegrare le vittime nelle comunità di appartenenza e fornire un sostegno concreto per ricostruire le loro vite», spiega l’Ambasciatore d’Italia in Iraq, Maurizio Greganti.

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