27 novembre 2020 – Notiziario in genere

Scritto da in data Novembre 27, 2020

Tunisia: nel 2019 65 mila denunce per violenza sulle donne. In Marocco invece, durante il lockdown provocato dalla pandemia di Coronavirus, la violenza è cresciuta del 31,5% nelle coppie. Il Parlamento Europeo condanna la deriva antiabortista in Polonia. I piani per favorire l’uguaglianza di genere e l’integrazione, soprattutto delle donne migranti, nel Vecchio Continente.

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Tunisia

Facebook/Imen Houimel

Imen Houimel, ministra tunisina della Donna, della Famiglia e degli Anziani, ha confermato l’aumento del numero di casi di violenza contro donne e bambini nonostante la legislazione vigente e le iniziative portate avanti per combattere il fenomeno. Nei giorni scorsi, in concomitanza con il 25 novembre e quindi la Giornata internazionale contro la violenza di genere, è stata lanciata una campagna dal titolo “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”: durerà fino al 10 dicembre. Secondo la ministra, lo scorso anno le unità di sicurezza specializzate nella lotta alla violenza contro le donne hanno registrato 65 mila denunce. In tutto il 2019 la magistratura ha gestito 3.370 casi di violenza contro le donne, di cui 2.500 in relazione a violenze domestiche o familiari. Il ministero ha ricevuto circa 14 mila chiamate al numero di emergenza 1899 di denuncia e richieste di aiuto per casi di violenza sulle donne. Quasi 5 mila (4.700) sono state invece le chiamate arrivate al numero 1809: 500 avevano a che fare con casi di violenza contro i bambini e le bambine.

Marocco

Wikipedia/Gharbal | Donne in Marocco

In Marocco, nel corso dei mesi del lockdown causato dalla pandemia, si è registrato un boom di violenze contro le donne tra le mura domestiche. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il Marocco registra un aumento del 31,5% di violenza tra le coppie. Secondo la Federazione della Lega dei diritti delle donne, da marzo a oggi sono stati registrati 4.663 casi di violenza fisica e psicologica. Secondo i dati delle denunce, quelle psicologiche sono il 47,9% dei casi, quindi la percentuale più alta. Seguono le violenze economiche (26,9%) e quelle fisiche (15,2). 709 sono invece gli episodi di violenza psichica registrati nel periodo della pandemia. Aumentano − del 5.1% − anche i casi di violenza sessuale.

Unione Europea

Wikimedia Commons/SPÖ Presse und Kommunikation | Evelyn Regner

Polonia

«Condanniamo fermamente la sentenza della Corte polacca che mette a rischio la salute e la vita delle donne, violando gli obblighi internazionali in materia di diritti umani come affermato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo»: sono queste le parole di Evelyn Regner, presidente della commissione dell’Europarlamento per la Difesa dei diritti delle donne dell’uguaglianza di genere. Il Parlamento Europeo condanna dunque la recente decisione della Corte costituzionale polacca di bandire totalmente l’aborto nel paese − anche in caso di malformazione del feto, ne abbiamo parlato più volte qui su RadioBullets. Una sentenza che, prosegue Regner, mira a limitare ulteriormente i motivi già limitati per i quali le donne possono accedere legalmente all’interruzione di gravidanza in Polonia.

«Ciò porterà ad aumentare ulteriormente la proporzione di aborti che avvengono in condizioni segrete e non sicure, rivelando le oscure realtà dell’aborto in Polonia oggi», prosegue Regner. «Con orgoglio guardiamo alla coraggiosa lotta per i diritti e vogliamo esprimere il nostro pieno sostegno e solidarietà alle donne polacche». Le manifestazioni delle ultime settimane hanno portato alla sospensione dell’esecuzione della sentenza da parte della Corte polacca. «Questo è un passo nella giusta direzione ma non la fine della battaglia», conclude la presidente.

Un piano d’azione per l’uguaglianza di genere

Forum Transregionale Studien under CC BY-NC-SA 4.0/Sascha Bachmann

«Garantire gli stessi diritti a tutti dà potere alle nostre società, le rende più ricche e sicure. La partecipazione e la leadership di donne e ragazze è essenziale per la democrazia, la giustizia, la pace, la sicurezza, la prosperità e un pianeta più verde. Con questo nuovo piano d’azione sulla parità di genere, stiamo spingendo per un progresso sempre più rapido verso l’uguaglianza di genere». Con queste parole l’Alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha presentato in questi giorni il piano di azione sulla uguaglianza di genere della Commissione europea.

«Un impegno più forte sull’uguaglianza di genere è la chiave per una ripresa globale sostenibile dalla crisi Covid-19 e per una costruzione più equa, più inclusiva e più prospera delle società», aggiunge la commissaria per i partenariati internazionali, Jutta Urpilainen. «Le donne e le ragazze sono in prima linea durante la pandemia e devono essere messe al posto di guida nel recovery. Vogliamo lavorare più strettamente con i nostri Stati membri, nonché con tutti i partner per costruire un mondo con la parità di genere».

Immigrazione, il piano per favorire l’integrazione

Wikimedia Commons| Bandiere di fronte all’edificio della Commissione europea a Bruxelles

La Commissione UE è (finalmente) al lavoro sul suo piano d’azione per l’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi, che indica la strada ai Governi per usare i fondi europei per integrare i ‘nuovi arrivati’ sul suolo UE. Il principio di fondo è: per far funzionare le politiche di asilo e migrazione serve anche una politica di integrazione e inclusione efficace, fondamentale anche per aiutare l’economia. Il piano d’azione, si apprende, punta su istruzione e formazione, «con particolare attenzione alla facilitazione del riconoscimento delle qualifiche e all’apprendimento linguistico». Preme poi per «un migliore riconoscimento delle competenze, per valorizzare pienamente il contributo delle comunità di migranti, in particolare delle donne».

La Commissione collaborerà con datori di lavoro e parti sociali per promuovere l’integrazione sul mercato del lavoro, sostenere l’imprenditorialità e agevolare il riconoscimento e la valutazione delle competenze. Bruxelles chiede anche che venga promosso l’accesso ai servizi sanitari e ad alloggi adeguati a prezzi accessibili, finanziato tramite il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo Plus, il Fondo Asilo e migrazione e il programma InvestEU.

In copertina [cc] by-nc-nd Alecska @ Followthestory.net

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