28 febbraio 2020 – notiziario

Scritto da in data Febbraio 28, 2020

  • Mali: l’ambasciatore a Parigi critica la Francia, irritazione dell’esercito
  • Guinea Conakry, si vota domenica sul referendum costituzionale
  • Vertice tra Unione europea e Unione africana, divergenze su gay, questioni di genere, pena di morte, giustizia internazionale
  • Slovacchia, domani le legislative, due anni dopo l’omicidio di Ján Kuciak e Martina Kušnírová
  • Irlanda, la battaglia contro l’abete rosso
  • Russia, minacce di morte a una giornalista

Questo e molto altro nel web notiziario di radio Bullets, un podcast di notizie dal mondo oggi a cura di Paola Mirenda e Giancarlo castelli. Musiche di Walter Sguazzin.

Foto di copertina: Forestry, Crocknacunny  cc-by-sa / 2.0 – © Richard Webb – geograph.org.uk/p/3263190

Russia

Una giornalista russa prende le difese di alcune ragazze insultate sui social network e viene minacciata di morte e violenze varie, tra cui lo sfregio del viso con l’acido. La vicenda vede coinvolta la giornalista del portale di informazione Breaking Mad che si chiama Zalina Marshenkulova e la storia che la riguarda è piuttosto complessa. Alcuni giorni fa aveva denunciato alcuni utenti del portale Dvac che avevano diffuso dati personali su alcune ragazze russe figuranti e attrici nel video “Platz Eins” dell’ex-leader del gruppo tedesco dei Rammstein, Til Lindemann, realizzato insieme al produttore svedese Peter Tagtren. Nella clip musicale le donne, tutte molto giovani, erano impegnate in scene di sesso e fetish, come nello stile neo-gotico della band tedesca. Immagini talmente spinte da essere pubblicate in un sito porno, visti-x.net. Troppo per certa cultura tradizionalista e oscurantista che circola in alcuni ambienti della Russia. A minacciare la giornalista, blogger, femminista e attivista per i diritti civili, oltre agli utenti anonimi, sono stati infatti alcuni personaggi legati al gruppo “Stato maschile”. Minacce sono arrivate persino dall’Azerbaijan, da un semi-sconosciuto comitato chiamato “Per il bene comune del popolo”. Zalina Marshenkulova era stata già aggredita in passato, come denunciato da Pavel Chikov, portavoce dell’associazione per i diritti umani “Agorà”, che insieme alla donna si è rivolto alla polizia per chiedere protezione alla vittima e ai suoi familiari.

Gran Bretagna

La Corte di appello ha rigettato il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Heathrow perché il progetto non tiene conto degli impegni presi dal Regno Unito nel quadro degli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici e sul riscaldamento globale. La società aeroportuale ha presentato immediatamente appello e ora si dovrà pronunciare la Corte suprema. Nel 2018 il governo aveva dato il via libera alla costruzione della terza pista dell’aeroporto, che avrebbe permesso un aumento del traffico aereo, passando a 81 milioni di passeggeri l’anno fino a 142milioni. Contro il progetto si erano mobilitate associazioni ambientaliste – come Greenpeace e Amis de la terre, ma anche il sindaco di Londra. Una prima sentenza aveva dato loro torto, mentre la Corte d’appello ieri ha riconosciuto la validità della loro opposizione, anche se solo nella forma. Se infatti il progetto venisse rivisto, tenendo conto delle conseguenze ambientali, avrebbe ancora la possibilità di essere realizzato.

Francia

La procura di Parigi ha deciso di mettere sotto accusa per sversamento di sostanze nocive e attentato all’ambiente e alla salute pubblica la società Lubrizol, nella cui fabbrica chimica era scoppiato un incendio lo scorso 26 settembre. A cinque mesi di distanza la procura contesta alla società la mancanza di adeguate misure di sicurezza, mancanza che ha portato all’incendio di più di 9500 tonnellate di prodotti pericolosi. La stessa società assicuratrice a cui si era affidata l’impresa aveva, già nel 2014, avvertito delle falle nel sistema di sicurezza e nei dispositivi anti incendio.

Irlanda

La sessantunenne Sionad Jones è finita sotto processo per aver abbattuto tra ottobre e dicembre del 2018 ben 250 Sitka, cioè alberi di abete rosso. Lei si difende e spiega di averlo fatto in quanto “coscienziosa protettrice dell’ambiente”. In effetti, per ogni albero che ha tagliato con la sua motosega elettrica, Jones ha piantato altri piccoli alberi accanto a ogni tronco residuo: betulle, noci, quercia, sorbo. Tutte rigorosamente latifoglie. Per capire la sua battaglia ambientalista bisogna fare un passo indietro: allo scopo di contenere le proprie emissioni di C02, il governo irlandese aveva deciso – già dagli anni Sessanta – di procedere a una riforestazione del suo territorio, affidando il compito anche a società commerciali statali tra cui la Coillte, responsabile del terreno dove la signora Jones ha messo all’opera la sua motosega. Il problema è che per ragioni di comodità, di economia, di commerciabilità, sono stati piantati tutti abeti rossi, pianta non autoctona che sta, secondo gli ambientalisti locali, distruggendo l’ecosistema e la biodiversità facendo fuggire tra l’altro anche gli animali. Contro l’abete rosso si sono mobilitate centinaia di persone nel corso degli ultimi anni, dando vita anche a campagne di raccolta firma e a blocchi contro le società responsabili. L’elenco delle mobilitazioni è lungo e si estende in tutto il Paese. Sionad Jones ha deciso per il metodo drastico: via gli alberi incriminati, largo alle piante tradizionali della regione. La donna, definita dai giornali locali “la nonnina ambientalista”, ha una sua storia di attivismo molto simpatica: nel 2011 era già finita sotto processo per la coltivazione di cannabis, che aveva ammesso di fumare dall’età di 19 anni. “Mi è toccato nascondere le piante perché le guardie non le trovassero”, aveva detto in tribunale. “Però le hanno trovate. Sfortunatamente”.

Razzismo e intolleranza

È stata pubblicata ieri la relazione annuale della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) organismo del Consiglio d’Europa. Razzismo, la discriminazione razziale e l’intolleranza sono in aumento, viene detto nel rapporto. Quello che sembrava inaccettabile nel passato, come tutti i discorsi di odio espressi online, ora “è un fatto quotidiano”. Non soltanto il disprezzo verso i rom – questione su cui da sempre si batte il Consiglio d’europa – ma anche pregiudizi e discriminazioni verso i membri delle comunità nero, o ancora la crescita dell’odio verso musulmani ed ebrei. A questo non sono estranee le politiche dei governi, anche quelli che non sono dichiaratamente di estrema destra, ma che comunque attuano politiche restrittive. Politiche che coinvolgono anche le comunità Lgbti, nei cui confronti vengono continuamente compiuti crimini che, scrive il rapporto, “restano spesso impuniti”.

Slovacchia

Tempo di elezioni parlamentari sabato 29 febbraio in Slovacchia, dove la grande crisi politica che si è aperta con l’omicidio del giornalista Ján Kuciak – e per il quale è finito a processo come mandante l’uomo d’affari Marián Kočner  – si potrebbe risolvere in una avanzata della destra estrema e dei populisti, piuttosto che in un ritorno a democrazia partecipativa e giustizia. Due anni di manifestazioni di protesta contro il governo e la corruzione – Ján Kuciak e Martina Kušnírová furono assassinati il 21 febbraio 2018 – non hanno inciso nelle scelte politiche degli elettori, stando ai sondaggi finora realizzati. Se il partito al potere, lo Smer, è dato in calo, a conquistare consensi sembrerebbero i populisti di OľaNO o l’estrema destra di Ľudová strana Naše Slovensko (Partito popolare Slovacchia nostra) guidata da Marian Kotleba, neonazista e nostalgico del periodo hitleriano, già governatore della regione Banská Bystrica.

Emergenza locuste

Arrivano anche i fondi dell’Unione europea per combattere i problemi alimentari legati all’invasione di locuste in Africa. Ieri il direttore della Fao ha annunciato lo stanziamento di 11 milioni di euro da parte di Bruxelles, di cui dieci relative al fondo per la cooperazione internazionale e uno dall’ufficio per le operazioni di aiuto umanitario.L’invasione di locuste, spiega la Fao, “è la peggiore che abbia colpito l’Etiopia e la Somalia negli ultimi 25 anni e la peggiore invasione che il Kenya abbia subito negli ultimi 70 anni. Sono stati colpiti anche Gibuti ed Eritrea, con sciami segnalati in Sud Sudan, Uganda e nella Repubblica Unita di Tanzania”.

Dei 138 milioni di dollari che l’agenzia delle Nazioni Unite ritiene necessari per far fronte alla situazione, ne sono finora arrivati solo 52, poco più di un terzo. Il problema delle locuste è legato alla loro voracità: uno sciame di piccola ampiezza, diciamo poco più di 30 metri per trenta, cioè un chilometro quadrato, può mangiare il cibo necessario a 35mila persone. Martedì la Fao aveva comunicato che le locuste erano arrivate anche in Repubblica democratica del Congo, per la prima volta dal 1944.

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