29 giugno 2021 – Notiziario in genere

Scritto da in data Giugno 29, 2021

La Somalia invierà la sua prima atleta donna alle Olimpiadi di Tokyo. Ghana: la comunità Lgtbq contro il presidente della Camera. In Turchia il Gay Pride viene vietato per il settimo anno di fila e si trasforma in violenza. Tel Aviv: sventato “possibile attacco” alla Parata dei diritti. Mutilazioni genitali femminili: la piaga investe anche l’Europa.

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Somalia

La Somalia invierà la sua prima atleta donna di taekwondo, l’arte marziale coreana, alle Olimpiadi di Tokyo del mese prossimo in Giappone. Nessun atleta in rappresentanza della Somalia ha mai vinto una medaglia ai Giochi, ricorda Voice of America, ma la ventenne Munirah Warsame sta lavorando duramente per essere la prima. L’atleta di taekwondo è nata in Gran Bretagna dopo che i suoi genitori sono fuggiti dalla violenza in Somalia. Warsame afferma che sarà orgogliosa di sventolare la bandiera del suo paese d’origine in Giappone. «La sensazione di rappresentare il mio paese alle Olimpiadi per la prima volta è irreale perché l’ho sognato per tutta la vita,  dall’età di sei anni quando ho iniziato a fare taekwondo», racconta Warsame. Secondo il comitato olimpico somalo, almeno sei atleti rappresenteranno il paese a Tokyo in tre categorie: taekwondo, boxe e atletica leggera.

Ghana

Wikimedia Commons/U.S. Embassy Ghana | Alban Bagbin

Per Alban Bagbin, speaker del parlamento del Ghana, «il paese si sta attivando in fretta per dotarsi di leggi anti-gay, giacché − spiega − l’omosessualità non dovrebbe essere incoraggiata o accettata perché ha un impatto negativo sulla società». Così ha risposto il presidente della Camera alla lettera di un militante che chiedeva con una petizione al Parlamento di approvare una nuova legge per vietare le attività Lgbtq nel paese. In questo momento in Ghana l’omosessualità non è vietata per legge ma le relazioni tra persone dello stesso sesso sono penalmente perseguite. In questo momento ci sono ventuno persone sotto processo per raduno illegale, con l’accusa di promuovere un’agenda Lgbtq. Ferma la condanna della comunità Lgbtq. Per Robert Akoto, capo dell’Alleanza per l’uguaglianza e la diversità, Bagbin avrebbe bisogno di una certa istruzione in materia Lgbtq e il Ghana non dovrebbe «degradare il suo standard già degradato nell’ambito dei diritti umani», dice a Bbc.

Turchia

Centinaia di persone hanno partecipato nei giorni scorsi al Gay Pride a Istanbul, sfidando così il divieto a scendere in piazza che era arrivato ancora una volta − per il settimo anno di fila − da parte delle autorità. Gas lacrimogeni sono stati lanciati dalle forze dell’ordine sulla folla, e diverse persone − spiegano gli organizzatori e le organizzatrici del Pride − sono state arrestate. Tra loro anche il fotografo dell’agenzia Afp, Bulent Kilic, fermato mentre copriva la manifestazione e liberato dopo alcune ore. Dopo il rilascio ha presentato una denuncia per essere stato trattato con violenza al momento dell’arresto, tenuto schiacciato al suolo con le ginocchia premute su collo e schiena, «mentre stava solo facendo il suo lavoro di giornalista». 

Per il settimo anno consecutivo le autorità turche avevano infatti vietato il Gay Pride nel quartiere di Maltepe alla periferia asiatica di Istanbul, al culmine degli eventi per la settimana dell’Orgoglio. La manifestazione non era stata ritenuta “appropriata” per ragioni di sicurezza e ordine pubblico, spiegava la prefettura in una nota, sostenendo il pericolo di «azioni ed eventi provocatori». Nei giorni precedenti la polizia era già intervenuta disperdendo alcuni eventi cittadini e fermando diversi attivisti. «In Turchia stiamo assistendo a un radicale cambiamento della politica del governo verso le persone Lgbtqi dal 2015, lo stato ha dichiarato loro guerra», ha detto alla Dpa Yildiz Tar, una delle organizzatrici della marcia.

Israele

Twitter/Gal Gadot | Tel Aviv Pride

Ancora Gay Pride, questa volta a Tel Aviv, dove sono scese in piazza più di 21.000 persone. Per la manifestazione le forze dell’ordine israeliane hanno fatto sapere nei giorni scorsi di avere sventato un «possibile attacco» contro i e le partecipanti, poco prima del suo inizio nelle vie del centro della città. Un trentenne sospetto è stato fermato dalla polizia mentre si avvicinava alla zona della manifestazione. Aveva con sé un teaser elettrico, catene e altri «strumenti di aggressione». La polizia ha anche aperto un’inchiesta nei confronti di un rabbino che aveva lanciato sopra la città un drone di protesta contro quella che aveva definito «la marcia disgustosa».

https://twitter.com/TelAviv/status/1408361569797484548

Onu

Anche in Europa le donne sono a rischio mutilazioni genitali

Non ci sono solo alcuni paesi africani nella lista dei posti in cui vengono praticate le mutilazioni genitali femminili: c’è anche l’Europa. A ricordarlo sono i dati delle Nazioni Unite, che vedono più di 600.000 donne che hanno subito l’infibulazione e quasi 190.000 che rischiano di essere sottoposte a questa pratica in 17 paesi del nostro continente. Numeri che vanno a sommarsi alle duecento milioni tra donne e ragazze che subiscono mutilazioni genitali in più di 90 paesi nel mondo.

Il fenomeno è stato al centro di una riunione a Ginevra del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Il presidente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, impegnato per l’Unione Africana nella lotta a questa piaga, ha lanciato un appello chiedendo alla comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi e la vigilanza perché la crisi umanitaria e sanitaria provocata dal Covid-19 non distolga dall’impegno contro le mutilazioni genitali femminili. «Se oggi non agiamo con forza, più di cinquanta milioni di ragazze di età inferiore ai 15 anni corrono il pericolo entro il 2030 di essere sottoposte a questa pratica. È quindi più che necessario agire con determinazione a tutti i livelli, e in perfetta sinergia di azioni, raggiungere l’obiettivo della tolleranza zero entro il 2030», dice Kaboré. L’attuale emergenza sanitaria causata dal coronavirus potrebbe esporre ragazze e donne a un pericolo più elevato di mutilazioni, in ragione della decrescita degli investimenti nella lotta a questa piaga. Per l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, resta cruciale coinvolgere leader tradizionali e religiosi per trovare modi per rispettare i loro valori, senza danneggiare o violare i diritti umani delle donne. La pandemia, dice ancora Bachelet, potrebbe impedire il ritorno a scuola per venti milioni di ragazze, «e sappiamo tutti che l’istruzione secondaria riduce la pratica delle mutilazioni genitali femminili».

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