29 maggio 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Maggio 29, 2025

  • Gaza:  600 giorni di genocidio, i bambini ci guardano.
  • Sud-Est asiatico: il traffico di metanfetamina corre più veloce che mai.
  • La Namibia celebra il primo Giorno della Memoria per il genocidio coloniale tedesco.
  • Strage di migranti alle Canarie: muoiono 7 donne e bambine nel naufragio di un barcone .
  • Trump accusa Putin di “giocare col fuoco”, Mosca replica: “Pensiamo solo ai nostri interessi”.
  • Australia: resta in carcere il whistleblower che ha denunciato crimini di guerra in Afghanistan

Introduzione al notiziario: Umanitari a Gaza: L’Aiuto non è conquista
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli

Questo ci arriva da operatori umanitari che stanno lavorando e rischiando a Gaza:

L’aiuto umanitario non è uno strumento di guerra.
Non è una ricompensa per l’obbedienza. Non è un’operazione militare.
È un diritto, fondato su principi forgiati attraverso decenni di dolorose lezioni nei teatri di conflitto in tutto il mondo.

Oggi, a Gaza, questi principi sono sotto attacco sistematico.

La Gaza Humanitarian Foundation (GHF) – una struttura creata di recente, sostenuta da Stati Uniti e Israele, senza alcuna storia umanitaria – viene imposta come il canale “legittimo” per l’assistenza a 2,2 milioni di civili sotto assedio.
Una struttura nata non dal campo, ma dalle retrovie diplomatiche, e inserita nel medesimo sistema che conduce questa guerra.

Mentre le agenzie dell’ONU e le ONG vengono bloccate, mentre farmaci e alimenti vengono negati, mentre operatori umanitari vengono uccisi, il governo israeliano dichiara che il sistema attuale di aiuti “non è adeguato a questa crisi.”
Eppure è proprio questo sistema – fondato sulle Convenzioni di Ginevra e messo alla prova in ogni grande emergenza umanitaria – che ora Israele e i suoi alleati sostengono abbia fallito.

Ha fallito perché è neutrale.
Ha fallito perché è indipendente.
Ha fallito perché non serve interessi politici o militari.

Questo non è un fallimento. È fedeltà ai principi.

Cosa è in gioco: lo Spazio Umanitario
Lo spazio umanitario è l’ambiente fisico ed etico in cui le organizzazioni umanitarie possono operare in sicurezza e neutralità, offrendo assistenza esclusivamente sulla base dei bisogni.
È tutelato dal Diritto Internazionale Umanitario e fondato sui principi di:

Umanità – per salvare vite e alleviare la sofferenza.

Neutralità – per non prendere parte.

Imparzialità – per agire solo in base ai bisogni.

Indipendenza – da agende politiche, militari o economiche.

La GHF rappresenta l’antitesi di tutto ciò.

Non è la prima volta che l’aiuto viene strumentalizzato.
In Afghanistan, dopo l’11 settembre, gli Stati Uniti lanciarono pacchi alimentari dagli aerei sulle zone rurali, pochi giorni dopo averle bombardate con bombe a grappolo gialle — identico colore, stesso campo. Bambini sono morti raccogliendo ciò che credevano fosse aiuto.

Quei lanci non furono preceduti da valutazioni dei bisogni, né da coordinamento, né da standard umanitari. Erano propaganda.

A Fallujah, in Iraq, dopo pesanti bombardamenti militari, fu negato l’accesso alle cure mediche e agli attori umanitari neutrali. Gli ospedali vennero colpiti. I civili soffrirono nel silenzio.

In Yemen, blocchi selettivi e manipolazione dei flussi di aiuti hanno servito fini strategici e non umanitari — affamando civili sotto la maschera dell’assistenza.

Gaza non è un’eccezione. Gaza è il prossimo passo in una deriva pericolosa.

La GHF è una parodia della neutralità, una facciata umanitaria, utile a mascherare un assedio militare e a distogliere l’attenzione da crimini di guerra.
Crea un precedente spaventoso: un sistema di aiuti gestito dall’occupante, valutato dall’occupante, al servizio di fini politici.

Chiediamo:

Alla stampa libera di indagare, denunciare e contestare questa distorsione.

Alla leadership delle Nazioni Unite di riaffermare la centralità dei principi umanitari.

Alle voci e organizzazioni umanitarie autorevoli di parlare senza paura né esitazione.

Ai cittadini di coscienza di rifiutare la normalizzazione di sistemi umanitari integrati agli obiettivi militari.

Perché ciò che accade a Gaza non resterà confinato a Gaza.
Se il modello GHF verrà accettato, sarà replicato — in Ucraina, in Sudan, nel prossimo conflitto.

L’aiuto non è conquista. L’aiuto non è punizione. L’aiuto non è politica.
Facciamo di Gaza la linea che ci rifiutiamo di oltrepassare.

Israele e Palestina

■ GAZA: Il Ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, ha riferito che un palestinese è stato ucciso e altri 48 sono rimasti feriti dal fuoco delle IDF mercoledì, quando uno dei quattro centri di distribuzione degli aiuti umanitari aperti dalla Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti, è stato invaso.

Un alto funzionario dell’amministrazione Trump ha affermato : “Sosteniamo sforzi coraggiosi e innovativi per migliorare la vita dei cittadini di Gaza . GHF sta facendo esattamente questo. E siamo orgogliosi di sostenere la loro incredibile missione”.

Lo avete sentito nell’introduzione. Non è quello che dicono gli operatori umanitari che da mesi sono insieme la popolazione civile sotto le bombe.

La portavoce del Dipartimento di Stato americano, Tammy Bruce, ha definito “inopportune” le critiche dell’ONU sul fatto che il GHF non sia indipendente e operi nell’interesse di Israele.

Il ministro delle Finanze israeliano di estrema destra, Bezalel Smotrich, ha dichiarato in un’intervista radiofonica di aver creduto nell’autorizzazione all’ingresso di aiuti a Gaza fin dall’inizio della guerra, come mezzo per placare gli Stati Uniti e l’Europa .

Smotrich ha sostenuto che l’impegno del GHF nella Striscia crea il quadro necessario per “smantellare” Hamas e che i critici vogliono che Israele perda la guerra.

Il Ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, ha dichiarato che 28 palestinesi sono stati uccisi e 179 feriti nelle ultime 24 ore. Secondo il Ministero, dall’inizio della guerra sono state uccise 54.084 persone e 123.308 sono rimaste ferite.

Il direttore dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, ha dichiarato che la situazione finanziaria della sua organizzazione è disperata , aggiungendo che necessita urgentemente di sostegno per proseguire le operazioni oltre giugno.

Il Primo Ministro Netanyahu ha annunciato che Israele ha assassinato il leader di Hamas a Gaza, Mohammed Sinwar, in un attacco vicino all’Ospedale Europeo all’inizio di questo mese.

Tuttavia, funzionari della difesa israeliani hanno dichiarato ad Haaretz che non vi è alcuna conferma della morte di Sinwar.

■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: Hamas ha dichiarato di aver concordato con l’inviato statunitense per il Medio Oriente Steve Witkoff una “bozza generale” per un accordo di cessate il fuoco con Israele.

Secondo Hamas, il piano prevede il ritiro completo delle forze dell’IDF da Gaza, il rilascio di 10 ostaggi viventi e dei corpi di alcuni prigionieri in cambio di prigionieri palestinesi, l’ingresso di aiuti umanitari e il trasferimento del potere da Hamas a un “comitato professionale” che amministrerà l’enclave una volta firmato l’accordo.

■ ISRAELE: Il Consiglio di Ottobre, composto da 1.500 famiglie di israeliani uccisi o catturati nel massacro del 7 ottobre, ha protestato davanti all’abitazione del presidente della Knesset Amir Ohana a Tel Aviv, chiedendo elezioni anticipate e l’istituzione di una commissione d’inchiesta statale.

I manifestanti hanno accusato il governo di ” aver annunciato apertamente che non indagherà sul più grande disastro che lo Stato di Israele abbia mai conosciuto ” .

Circa 1.300 accademici provenienti da università e college di tutto Israele hanno inviato una lettera ai vertici del sistema accademico israeliano, esortandoli “a mobilitare tutto il peso del mondo accademico israeliano per fermare la guerra israeliana a Gaza “.

■ CPI: Il procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan si stava preparando a richiedere mandati di arresto per i ministri israeliani di estrema destra Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir prima di andare in congedo, ha riferito il Wall Street Journal , citando attuali ed ex funzionari della corte che hanno aggiunto che i casi si concentrano sui loro ruoli nell’espansione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania

■ STATO PALESTINESE: Il presidente indonesiano Prabowo Subianto ha affermato che l’Indonesia è pronta ad aprire relazioni diplomatiche con Israele se alla Palestina verrà concessa l’indipendenza , aggiungendo che il suo paese deve riconoscere e garantire il diritto di Israele a ergersi come stato sovrano, la cui sicurezza deve essere garantita.

■ LIBANO: Una persona è morta dopo che un drone israeliano ha colpito una motocicletta nel Libano meridionale, secondo i media libanesi.■ HOUTHIS: Gli aerei israeliani hanno colpito l’aeroporto di Sanaa in Yemen e distrutto l’ultimo aereo rimasto degli Houthi, ha affermato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz.

Iran

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe minacciato di colpire l’impianto nucleare principale dell’Iran per sabotare i negoziati tra Washington e Teheran su un possibile accordo nucleare. A riportarlo è il New York Times, citando fonti americane e israeliane.

Israele teme che l’ex presidente Donald Trump sia così ansioso di raggiungere un’intesa da accettare la permanenza degli impianti di arricchimento iraniani, anche solo in un accordo provvisorio. Secondo fonti dell’intelligence USA, Tel Aviv sarebbe pronta a colpire l’Iran con un preavviso minimo: appena sette ore.

Anche se si raggiungesse un accordo, sottolinea il NYT, Netanyahu potrebbe ordinare un attacco a sorpresa. Il governo israeliano ha respinto tutto come “fake news”.

Intanto, alti funzionari israeliani – tra cui il capo del Mossad David Barnea e il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer – hanno incontrato in segreto a Roma e a Washington il direttore della CIA e l’inviato di Trump, Steve Witkoff. Oggetto del confronto: le condizioni dell’intesa e i limiti delle concessioni nucleari iraniane.

Trump, nel frattempo, ha saltato Israele nel suo ultimo viaggio in Medio Oriente e ha preso decisioni che preoccupano i vertici di Tel Aviv. Netanyahu, però, nega frizioni con Washington, e Trump sdrammatizza.

Namibia

La Namibia ha celebrato per la prima volta il Genocide Remembrance Day, in memoria delle decine di migliaia di Herero e Nama uccisi dalle truppe coloniali tedesche tra il 1904 e il 1908 – quello che molti storici considerano il primo genocidio del XX secolo.

Durante la cerimonia nei giardini del Parlamento, la presidente Netumbo Nandi-Ndaitwah ha rinnovato la richiesta di riparazioni da parte della Germania, che ha riconosciuto il genocidio nel 2021, ma senza raggiungere alcun accordo concreto nonostante dieci anni di negoziati.

“Abbiamo almeno il conforto di un riconoscimento ufficiale – ha dichiarato – ma dobbiamo continuare a lottare finché non sarà raggiunta una conclusione giusta.”

La Germania, da parte sua, ha ribadito questa settimana la propria “responsabilità morale e politica” e l’importanza del processo di riconciliazione, senza però offrire compensazioni dirette.

Consiglio di Europa e Italia

La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), organo del Consiglio d’Europa, raccomanda all’Italia di avviare urgentemente uno studio indipendente sulla profilazione razziale nelle forze di polizia.

Il fenomeno, spiegano, è in crescita in Europa: si fermano persone in base al colore della pelle, alla religione presunta o all’origine etnica. Un comportamento che viola apertamente i valori fondamentali europei.

Pur senza citare direttamente i Paesi nel report 2024, i commissari parlano chiaro: Italia e Francia presentano gravi criticità, mentre il Regno Unito mostra segnali di miglioramento grazie, tra l’altro, all’uso delle bodycam.

La reazione del governo italiano? Sdegno e negazione totale.
Meloni definisce le accuse “vergognose” e parla di attacchi ideologici contro le forze dell’ordine, aggredite – dice – da immigrati irregolari. Tajani liquida le osservazioni come “astruse”, mentre Piantedosi arriva a definire il Consiglio d’Europa “potenzialmente dannoso”.

Nel frattempo, il presidente Mattarella invita al Quirinale il capo della Polizia, per ribadire pubblicamente stima e fiducia.

Quando la difesa d’ufficio diventa isteria istituzionale, è lecito chiedersi se lo Stato abbia più paura delle critiche internazionali… o della trasparenza. In fondo, un’indagine indipendente dovrebbe rassicurare tutti, no? A meno che non si tema ciò che potrebbe rivelare.

Spagna

Ancora morte nel Mediterraneo, questa volta alle isole Canarie. Un barcone carico di migranti si è rovesciato all’ingresso del porto di El Hierro, provocando la morte di quattro donne e tre bambine. Lo hanno confermato i servizi di emergenza spagnoli.

L’imbarcazione, avvistata a circa 10 chilometri dalla costa, si è capovolta mentre i soccorritori cercavano di evacuare i minori, spiegano le autorità: il movimento improvviso dei passeggeri ha fatto inclinare e poi ribaltare il piccolo natante.

Due bambini in gravi condizioni sono stati trasportati in ospedale in elicottero. A bordo, secondo i media locali, c’erano oltre 100 persone, provenienti quasi certamente dalla costa dell’Africa occidentale.

Le Canarie, al largo del continente africano, sono da anni una rotta migratoria pericolosa e letale. Nel 2023 quasi 47.000 migranti sono arrivati via mare, un nuovo record. Molti sono minori non accompagnati in fuga da Mali, Senegal, Marocco e Mauritania. Da inizio 2025 gli arrivi sono in calo del 34%, ma la rotta resta tra le più mortali d’Europa.

Russia e Ucraina

La Germania rafforza il sostegno militare all’Ucraina. Lo ha annunciato il cancelliere Friedrich Merz (altro nome inaspettato: Merz è leader della CDU, non cancelliere), accanto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante una conferenza stampa a Berlino.

Non ci saranno restrizioni – ha dichiarato Merz – gli ucraini hanno il diritto di difendersi. E noi continueremo a fare pressione su Mosca anche per aprire la strada ai negoziati.”

Commento: Parole nette, ma l’equilibrismo europeo resta lo stesso: armi per la pace, sanzioni per la diplomazia. Intanto i negoziati restano una miraggio, e la guerra un presente fin troppo reale.

Il Cremlino ha risposto con freddezza alle parole di Donald Trump, che ha accusato Vladimir Putin di “giocare col fuoco” rifiutando il cessate il fuoco con Kyiv.

In un post su Truth Social, il presidente USA ha dichiarato: “Se non fosse per me, in Russia sarebbero già successe cose davvero brutte, e intendo DAVVERO BRUTTE”.

Le dichiarazioni arrivano mentre Mosca intensifica i bombardamenti sull’Ucraina con attacchi missilistici e droni tra i più letali dall’inizio della guerra, mentre Kiev lancia raid con droni anche contro la capitale russa.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto dicendo che gli interessi nazionali russi sono prioritari per Putin, e ha comunque ringraziato Trump per gli “sforzi di mediazione”. Ma ha anche avvertito che ci sono ancora “molte sfumature” da risolvere prima di un accordo.

Il consigliere Yuri Ushakov ha rincarato la dose: “Trump non è sufficientemente informato sulla realtà della guerra. Ignora gli attacchi terroristici ucraini contro città russe”, ha dichiarato a un’emittente statale.

Stati Uniti

Gli Stati Uniti annunciano una nuova misura restrittiva sui visti destinata ai cittadini stranieri che si rendano responsabili della censura di contenuti protetti sul suolo americano.

Lo ha dichiarato il segretario di Stato Marco Rubio (nomina che sorprende, dato che Rubio è storicamente senatore), spiegando che la misura colpisce in particolare quei funzionari che, dall’estero, emettono o minacciano mandati d’arresto contro cittadini o residenti USA per post pubblicati su piattaforme social americane.

Dal canto nostro, sarà interessante vedere chi colpiranno davvero queste restrizioni… e chi no.

Panama

Il governo panamense ha dichiarato lo stato di emergenza nella provincia di Bocas del Toro, nell’ovest del Paese, epicentro da settimane di proteste violente e blocchi stradali contro la contestata riforma della previdenza sociale voluta dal presidente José Raúl Mulino.

A scendere in strada anche i produttori di banane, in una regione chiave per il settore. La multinazionale Chiquita Panama, controllata dall’americana Chiquita Brands, ha annunciato licenziamenti tra i lavoratori in sciopero e la sospensione totale delle attività “fino a nuovo avviso”, denunciando l’abbandono delle piantagioni dal 28 aprile.

Il Consiglio dei ministri ha approvato lo stato di emergenza e istituito una commissione di crisi di alto livello per affrontare l’escalation.

 Quando la protesta sociale colpisce i frutti dell’economia globale. Il prezzo delle banane – e dei diritti – lo pagano sempre i più deboli. A Panama si raccoglie ora quel che si è seminato con anni di diseguaglianze.

Brasile

Giudici della Corte Suprema, parlamentari e persino l’ex presidente del Senato brasiliano Rodrigo Pacheco erano nel mirino di un’organizzazione criminale sgominata oggi dalla polizia federale: si facevano chiamare Comando C4 – Comando per la caccia a comunisti, corrotti e criminali.

Secondo quanto rivelato dal portale G1, il gruppo – composto da civili e militari – offriva servizi di spionaggio illegale e omicidi su commissione, con un tariffario dettagliato: 8.000 euro per una vittima “comune”, 15.000 per un deputato, 24.000 per un senatore, fino a 39.000 euro per un alto magistrato.

Tra i metodi: droni, armi da guerra, e perfino l’uso di prostitute come strumenti di sorveglianza.

Cinque persone sono state arrestate. A guidare il gruppo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato un colonnello in pensione dell’esercito, Etevaldo Luiz Caçadini de Vargas. La milizia è stata scoperta durante le indagini sull’omicidio dell’avvocato Roberto Zampieri, ucciso nel dicembre 2023 a Cuiabá, considerato un nodo in una rete di compravendita di sentenze nello stato del Mato Grosso.

Non è il copione di un thriller politico: è la realtà in un Paese democratico dove un gruppo armato decide chi eliminare in base al “valore di mercato”. Se la giustizia ha un prezzo, la democrazia ha un nemico interno. Ed è ben armato.

Sud Est Asiatico

Secondo un nuovo rapporto delle Nazioni Unite, il commercio illecito di metanfetamina e altre droghe sintetiche nel Sud-Est asiatico sta raggiungendo livelli record. Nel 2024 sono state sequestrate 236 tonnellate di metanfetamina, il 24% in più rispetto all’anno precedente.

La zona chiave resta il famigerato Triangolo d’Oro – tra Myanmar, Laos e Thailandia – dove la produzione su scala industriale è alimentata da gruppi criminali transnazionali potenti e agili.

In Thailandia sono state confiscate circa 1 miliardo di pasticche nel solo 2024, con prezzi che in Myanmar scendono fino a 0,60 dollari l’una, pensate per un mercato di massa.

La crisi è stata esacerbata dal colpo di stato militare del 2021 in Myanmar, che ha innescato una guerra civile. Alcune aree – come lo Stato Shan – sono rimaste “stabili” abbastanza da diventare hub di produzione per i narcotrafficanti.

Il traffico si è espanso anche verso l’India nordorientale, Cambogia, e lungo rotte marittime che collegano Malesia, Indonesia e Filippine, con la regione malese del Sabah come nodo strategico. In parallelo, cresce il flusso di metanfetamina dall’Afghanistan e anche dal Nord America, in particolare attraverso i cartelli messicani.

I gruppi criminali sfruttano strumenti digitali, imprese di facciata e servizi finanziari illegali, secondo il rapporto dell’UNODC.

Dal Triangolo d’Oro alla rete globale. Il traffico di metanfetamina non è più un affare di confine ma un sistema parallelo, che usa la guerra come copertura, il digitale come acceleratore e il silenzio internazionale come complice.

Australia

La Corte d’Appello australiana ha rigettato il ricorso di David McBride, ex avvocato militare che aveva denunciato presunti crimini di guerra commessi da truppe speciali australiane in Afghanistan, e che oggi sta scontando una pena di oltre cinque anni.

I giudici hanno respinto l’argomentazione secondo cui McBride, in quanto ufficiale, avrebbe agito per dovere nei confronti del popolo australiano e della regina. Al contrario, scrivono, “il suo giuramento lo obbligava ad agire secondo la legge”.

McBride aveva fornito documenti riservati alla stampa, che divennero nel 2017 la base per l’inchiesta Afghan Files dell’ABC, rivelando esecuzioni extragiudiziali, anche di minori.

Ha patteggiato tre capi d’accusa, tra cui furto e divulgazione di informazioni classificate. Potenzialmente rischiava l’ergastolo.

Ironia della giustizia: McBride resta l’unico incarcerato per lo scandalo. Solo un soldato è stato formalmente accusato di omicidio, e l’eroe nazionale Ben Roberts-Smith, pluridecorato, è stato condannato solo in sede civile. Nessuna accusa penale, finora.

Gli avvocati di McBride hanno annunciato il ricorso all’Alta Corte. “Non può essere un crimine denunciare un crimine”, hanno dichiarato, chiedendo una grazia da parte del governo laburista, ma la ministra della Giustizia si è trincerata dietro il silenzio.

In Australia, denunciare crimini di guerra ti porta in carcere. Commetterli, no. Il caso McBride è una cartolina dall’ipocrisia legale: lo Stato protegge i segreti, non la verità. E chi la svela, paga il prezzo più alto.

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