3 febbraio 2020 – notiziario in genere

Scritto da in data Febbraio 3, 2020

In Sudafrica dichiarata incostituzionale una norma del Matrimonial Property act; in India la Corte Suprema dibatte sul tema “religione e restrizioni per le donne”; in Svizzera ci si prepara al referendum contro l’odio omofobo (in foto); le morti silenziose delle donne native in Canada.

Questo nel notiziario di genere di Radio Bullets, un podcast di notizie dal mondo oggi a cura di Paola Mirenda. Musiche di Walter Sguazzin. La canzone “Fuck You” è di Lily Allen, in una versione rielaborata dalla campagna contro l’omofobia

India

Giornata intensa quella di oggi per la Corte Suprema, che affronterà una serie di questioni indipendenti l’una dall’altra ma legate da un filo conduttore, quello della discriminazione delle donne nei luoghi religiosi. Sono sette le questioni che verranno affrontate, tra cui quella più nota è quella relativa all’accesso delle donne al santuario di Sabarimala in Kerala. Ma si parlerà anche dell’accesso delle donne musulmane nelle moschee, delle mutilazioni genitali femminili, del matrimonio delle donne Parsi. Tutte situazioni, come quella del santuario di Sabarimala, in cui la discriminazione si fonda sul genere. Ora, si sono chiesti i giudici di un tribunale, chiamato nel settembre scorso a dirimere una controversia sul tema, quante sono le pratiche religiose che passano il vaglio della costituzione indiana? Così, facendo riferimento alla sentenza relativa al Santuario di Sabarimala, hanno deciso di sottoporre alla Corte suprema la validità costituzionale di un più ampio ventaglio di restrizioni.

Canada

Un anno fa, dopo la presentazione del rapporto della Commissione verità e riconciliazione, il governo canadese aveva promesso di prendersi le proprie responsabilità e cambiare la propria politica nei confronti degli autoctoni. Ma alle promesse non è seguita nessuna azione, se non in negativo. Come la chiusura, a Montreal, di uno dei centri che si prendeva cura degli autoctoni di Square Cabot. Il centro era ospitato nei sotterranei di una chiesa che è stata venduta. L’immobiliare che l’ha comprata ha serrato tutto, chiuso ogni accesso. Così i senzatetto si sono ritrovati senza un punto di riparo e di sostegno. Nell’inverno scorso, sei donne autoctone sono morte così. Poi è morto un uomo, un maschio, bianco, e all’improvviso è stata evidente l’urgenza di intervenire. Aperto un altro posto, ripresa la rete di sostegno. Il quotidiano Le Devoir, in lingua francese, è andato alla ricerca della storia di queste sei donne morte silenziosamente. C’è Winnie coi suoi sombreros colorati e una grossa cicatrice in testa, c’è Crystal, forse vent’anni e un figlio di 5, c’è Connie che aveva quarant’anni, voleva disintossicarsi dal crack ma finiva sempre in lista d’attesa e mai in trattamento. Raccontate attraverso le parole dei coordinatori del centro e le foto dei documenti in bianco e nero, le loro storie si aggiungono a quelle di chi ancora vive in Square Cabot. Vale la pena di leggerle.

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