30 maggio 2025 – Notiziario Mondo

Scritto da in data Maggio 30, 2025

  • Gaza: Il 10 per cento dei palestinesi è stato ucciso, ferito, disperso o arrestato.
  • Siria: affari e megawatt tra le rovine.
  • Kenya: È morto Ngũgĩ wa Thiong’o, gigante della letteratura africana.
  • Argentina: Morte di Maradona, annullato il processo ai medici.
  • Turchia: boom di suicidi tra gli adolescenti.
  • Afghanistan: aumentano le persone fustigate in piazza.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets a cura di Barbara Schiavulli

Israele e Palestina

Dieci per cento. È questa la cifra che oggi pesa come un macigno su Gaza. Secondo il monitoraggio dell’Euro-Mediterranean Human Rights Monitor, uno su dieci tra i palestinesi della Striscia è stato ucciso, ferito, arrestato o risulta scomparso da quando è iniziata l’offensiva israeliana, il 7 ottobre 2023.

È passato un anno e mezzo. Sei cento giorni. E il bilancio racconta una catastrofe umanitaria che non accenna a fermarsi.

Tra le vittime, il 31% sono bambini, il 21% donne. E la stragrande maggioranza dei morti — il 90% — sono civili. Migliaia le persone rimaste mutilate, oltre 10.000 bambini hanno perso almeno una gamba.
E poi ci sono gli orfani: quasi 44.000 minori hanno perso almeno un genitore.

Il rapporto parla anche di una popolazione allo stremo. Il 98% dei palestinesi di Gaza è stato sfollato almeno una volta, molti vivono da mesi in scuole trasformate in rifugi, o in tende. L’accesso all’acqua è crollato del 99%, a causa della distruzione sistematica degli impianti idrici — 719 pozzi distrutti, secondo le autorità locali.

E la fame. Quasi tutta la popolazione soffre una grave insicurezza alimentare, e almeno 100 persone, tra cui 42 bambini, sono morte di fame documentata. Non per mancanza di aiuti in arrivo, ma perché Israele ha chiuso i valichi e bloccato l’ingresso di cibo e medicine.

Il rapporto non usa giri di parole: la fame è stata trasformata in un’arma di guerra, usata per spingere allo sfollamento forzato.

Ogni cifra è una storia. Ogni dato è un nome, un volto, una casa distrutta. Dieci per cento della popolazione non è una statistica: è un grido. E mentre il mondo continua a discutere se chiamarlo genocidio, a Gaza si continua a morire di fuoco, di fame e di silenzio.

■ OSTAGGI/CESSATE IL FUOCO: Il Primo Ministro Netanyahu ha dichiarato alle famiglie degli ostaggi di voler accettare la nuova proposta di cessate il fuoco mediata dall’inviato statunitense Steve Witkoff, che include il rilascio di 10 ostaggi viventi e di 18 corpi detenuti a Gaza in due fasi nell’arco di una settimana, in cambio di un cessate il fuoco di 60 giorni .

Secondo la bozza del piano, cinque ostaggi vivi e nove corpi saranno rilasciati il ​​primo giorno del cessate il fuoco, mentre altri cinque ostaggi vivi e nove corpi verranno rilasciati il ​​settimo giorno.

In cambio, Israele rilascerà 125 prigionieri condannati all’ergastolo , 1.111 detenuti di Gaza arrestati dal 7 ottobre e 180 corpi palestinesi.

Hamas ha valutato la proposta, molto più vantaggiosa per Israele e ha detto che non soddisfa le richieste del popolo.

■ GAZA: Il Ministero della Salute di Gaza, guidato da Hamas, ha dichiarato che 70 palestinesi sono stati uccisi e 184 feriti nelle ultime 24 ore, aggiungendo che i dati non includono gli ospedali nel nord di Gaza.

Secondo il ministero, dall’inizio della guerra sono state uccise 54.249 persone e 123.492 sono rimaste ferite, e migliaia risultano ancora disperse.

Il Ministero della Salute di Gaza ha dichiarato che le IDF stanno chiedendo l’ evacuazione dell’ospedale di Al-Awda, nel nord di Gaza, interrompendone di fatto i servizi.

I media palestinesi hanno riferito che le forze israeliane hanno colpito obiettivi in ​​tutta la Striscia , tra cui il quartiere di Shujayieh nella parte orientale della città di Gaza, e che le IDF hanno lanciato volantini che esortavano gli abitanti dei quartieri settentrionali di Gaza a evacuare verso sud.

La Gaza Humanitarian Foundation ha negato le notizie di morti e violenti disordini nei suoi centri di distribuzione di aiuti alimentari, attribuendoli a tentativi di disinformazione.

Ha affermato che un terzo centro di distribuzione di aiuti è stato aperto a Bureij, nella Striscia di Gaza centrale, e che circa 100.000 razioni alimentari sono state distribuite in tutta la Striscia giovedì.

Il direttore dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, ha affermato che uno dei dipendenti dell’organizzazione, il cui corpo è stato trovato vicino a quelli di 15 operatori umanitari uccisi dall’IDF alla fine di marzo, è stato ” ucciso con uno o più colpi alla nuca “.

L’ex Primo Ministro israeliano Ehud Olmert ha dichiarato alla CNN che Israele sta commettendo crimini di guerra a Gaza , chiarendo di ritenere responsabili il Primo Ministro Netanyahu e il suo governo e che la guerra deve finire.

■ CISGIORDANIA: Ravid Haim Gez , nato con parto cesareo d’urgenza in gravi condizioni due settimane fa dopo che sua madre Tzeela Gez è stata uccisa da un uomo armato palestinese in una sparatoria in Cisgiordania, è morto .

Il ministero della Difesa israeliano ha confermato che i ministri del governo Netanyahu hanno approvato la creazione di 22 nuovi insediamenti in Cisgiordania, che includeranno una serie di nuove comunità e la legalizzazione di diversi avamposti non autorizzati.

Siria

La Siria ha firmato un colossale accordo da 7 miliardi di dollari con un consorzio di aziende qatariote, turche e statunitensi per ricostruire il settore energetico devastato da 14 anni di guerra.

Il progetto, presentato come “storico”, punta a generare 5.000 megawatt grazie a centrali a gas e a un impianto solare nel sud del Paese.

L’intesa è stata siglata a Damasco, alla presenza del leader ad interim Ahmed al-Sharaa e dell’ambasciatore USA Thomas Barrack, lo stesso che ha annunciato la revoca incondizionata delle sanzioni da parte di Donald Trump.

E proprio Trump ha parlato di “confini da trasformare in un arazzo di commercio e cooperazione”.

Poetico, certo, se non fosse che fino a ieri quelle stesse frontiere erano bersaglio di bombe.

Il consorzio guidato da UCC del Qatar, insieme a due aziende turche e alla statunitense Power International USA, promette oltre 300.000 nuovi posti di lavoro.

 Un affare colossale. La Turchia fornirà anche due miliardi di metri cubi di gas l’anno a Damasco.

Nel frattempo, gli Stati Uniti spingono per un accordo di non aggressione tra Siria e Israele, due Paesi tecnicamente in guerra dal 1948.

Le dichiarazioni dell’ambasciatore Barrack a riguardo sono arrivate mentre inaugurava la nuova residenza diplomatica USA nel cuore della capitale siriana — la prima presenza americana ufficiale dalla chiusura dell’ambasciata nel 2012.

Iran

Un giovane attivista ambientale iraniano, Karo Alidad, 21 anni, è stato condannato a 18 mesi di carcere per aver partecipato a uno sciopero generale contro le condanne a morte di due prigionieri politici.

Lo ha reso noto l’organizzazione per i diritti umani Hengaw, spiegando che Alidad è stato riconosciuto colpevole di “propaganda contro la Repubblica Islamica” da un tribunale rivoluzionario a Marivan, nel Kurdistan iraniano.

Alidad era stato arrestato lo scorso 22 gennaio sul posto di lavoro, durante un’irruzione violenta degli agenti dell’intelligence.

La sua “colpa”? Aver partecipato, il 3 febbraio, a una giornata di sciopero contro l’esecuzione di Varisheh Moradi e Pakhshan Azizi, entrambi condannati per motivi politici.

Dopo 38 giorni di detenzione, tra un centro dell’intelligence e la prigione centrale di Sanandaj, Karo era stato rilasciato su cauzione a inizio marzo. Ora, però, dovrà tornare dietro le sbarre.

Alidad è anche un volontario ambientale: in passato aveva riportato una grave lesione alla colonna vertebrale mentre cercava di spegnere un incendio boschivo. Era già stato arrestato una prima volta nel 2021.

Turchia

In Turchia, i suicidi tra adolescenti sono aumentati dell’80% tra il 2018 e il 2022. A lanciare l’allarme è l’UNICEF, che nel suo ultimo rapporto colloca la Turchia quasi in fondo alla classifica globale sul benessere infantile.

Il Report Card 19 – Child Well-Being in an Unpredictable World ha valutato 43 Paesi dell’Unione Europea e dell’OCSE, ma ne ha classificati 36. La Turchia è arrivata 35esima, penultima, in tutte e tre le dimensioni analizzate: salute mentale, salute fisica e sviluppo delle competenze.

Secondo il professor Özgür Öner, psichiatra infantile a Bahçeşehir, il problema non è solo globale — come l’ansia climatica o la sovraesposizione digitale — ma anche strettamente legato al contesto turco.

A pesare sono le difficoltà economiche e il clima politico instabile. La maggior parte dei giovani, dice, vive con un senso costante di incertezza, e oltre il 70% sogna di lasciare il Paese.

I numeri sono preoccupanti anche su altri fronti: solo il 57% dei quindicenni si dice soddisfatto della propria vita, il dato più basso dell’intera classifica. Peggiorano anche obesità infantile e rendimento scolastico.

Ecem Demirtürk, psicologa clinica e membro dell’associazione degli psicologi turchi, sottolinea come l’accesso a cure psicologiche di qualità sia quasi impossibile: costi alti, strutture carenti, e pochissimi professionisti a disposizione.

“La salute mentale dei giovani non può ridursi a un supporto per gli esami,” dice. “Servono interventi nelle scuole, sostegno per le famiglie, campagne pubbliche contro lo stigma.”

Kenya

La penna più ribelle del Kenya si è spenta. Ngũgĩ wa Thiong’o, scrittore, intellettuale e voce instancabile contro la tirannia, è morto a 87 anni negli Stati Uniti, dove viveva in esilio.

A Nairobi, nella Nuria Bookstore, una mensola intera è stata dedicata ai suoi libri. “Non scriverà più,” dice il libraio Bennet Mbata, “ma continueremo a leggerlo.”

Il presidente William Ruto lo ha definito “un gigante delle lettere kenyane”, capace di scuotere coscienze con coraggio, sempre alla ricerca della verità, senza odio.

Ngũgĩ pagò caro quel coraggio: arrestato negli anni ’70, scampò a due tentativi di assassinio dopo aver denunciato l’autoritarismo del presidente Daniel Arap Moi. Da allora visse tra Inghilterra e California, insegnando letteratura all’Università di Irvine.

Scriveva in inglese come un africano, e poi solo in kikuyu, per riaffermare l’identità culturale contro la colonizzazione. I suoi primi romanzi raccontavano la lotta dei Mau Mau, i ribelli contro il dominio britannico.

Non vinse mai il Nobel, ma secondo molti lo avrebbe meritato. Lo scrittore David Maillu lo ricorda così: “Ha toccato il cuore del popolo raccontando la distruzione culturale del colonialismo”.

Ngũgĩ non ha mai cercato il consenso: ha cercato la verità. Ha fatto della lingua un atto politico, della scrittura un campo di battaglia, della memoria un’arma contro l’oblio.

Se oggi possiamo leggere l’Africa attraverso occhi africani, è anche grazie a lui.
È morto uno scrittore. È rimasta una rivoluzione.

Svizzera

Blatten, un villaggio alpino svizzero nel Canton Vallese, è stato quasi completamente distrutto mercoledì dal crollo del Ghiacciaio Birch, che si è staccato dalla montagna trascinando con sé roccia, fango e ghiaccio per oltre un miglio.

Le immagini della frana hanno fatto il giro del mondo: una nube apocalittica ha inghiottito la valle, ricordando a molti una piccola esplosione nucleare.

Le autorità avevano evacuato i 300 abitanti già il 19 maggio, grazie agli allarmi degli scienziati. Anche pecore e mucche erano state salvate in elicottero.

Ma nessuno si aspettava il collasso totale del ghiacciaio. Al momento, si segnala un disperso, mentre il soccorso è stato sospeso per rischio di nuove colate.

Il fiume Lonza è stato bloccato dalla massa di detriti e ora si sta formando un lago potenzialmente pericoloso, che potrebbe generare una colata detritica devastante se dovesse tracimare.

Il ghiacciaio Birch era anomalo: avanzava invece di ritirarsi, perché colpito da continue frane di roccia dovute allo scioglimento del permafrost, che ha perso stabilità a causa del riscaldamento climatico.

Regno Unito

Oltre 300 personalità della cultura britannica e irlandese — tra cui gli scrittori Ian McEwan, Zadie Smith, Jeanette Winterson, il musicista Brian Eno e Russell T. Davies, mente della nuova serie Doctor Who — hanno firmato una lettera aperta chiedendo un cessate il fuoco immediato a Gaza e l’accesso senza restrizioni agli aiuti umanitari.

La lettera si apre con una poesia di Hiba Abu Nada, poetessa palestinese uccisa da un raid israeliano, e denuncia “il silenzio e l’inazione collettiva” di fronte alla catastrofe umanitaria in corso.

Il testo accusa il governo israeliano di aver rilanciato l’attacco con “brutalità sfrenata”, cita le dichiarazioni genocidarie dei ministri Smotrich e Ben-Gvir, e afferma che “parlare di genocidio non è più una questione dibattuta nel diritto internazionale”.

La lettera condanna anche i crimini di Hamas, chiede il rilascio degli ostaggi, e rifiuta ogni forma di odio contro palestinesi, israeliani o ebrei. Ma va oltre: invoca sanzioni contro Israele se il governo non accetterà un cessate il fuoco.

Davanti a una fame che diventa arma, davanti a civili che diventano bersaglio, non serve equilibrio: serve coscienza.

E forse, questa lettera, è oggi il documento più lucido scritto in lingua inglese.

Ucraina e Russia

L’Ucraina ha dichiarato di essere pronta a nuovi colloqui di pace con la Russia a Istanbul la prossima settimanal, ma pretende che Mosca consegni in anticipo un documento ufficiale con le sue condizioni. Il Cremlino ha definito “non costruttiva” la richiesta, mentre Kiev teme un’altra messa in scena senza contenuti.

La proposta russa: un nuovo incontro il 2 giugno con un “memorandum” che, secondo l’Ucraina, potrebbe contenere solo ultimatum inaccettabili, come la rinuncia alla NATO e la cessione di territori.

Intanto sul campo si continua a morire: 7 civili uccisi in attacchi russi, mentre Mosca avanza in Donetsk e Kharkiv. Zelensky denuncia: “Stanno ammassando 50.000 soldati vicino a Sumy per creare una zona cuscinetto”.

Stati Uniti

Donald Trump ha attaccato duramente la sentenza della corte commerciale che limita il potere presidenziale di imporre dazi senza l’approvazione del Congresso. In un post su Truth Social, il presidente ha definito la decisione “politica” e “orribile”, sostenendo che “distruggerebbe il potere della presidenza” e farebbe perdere “migliaia di miliardi” agli Stati Uniti.

Un giudice federale di Boston ha bloccato — almeno per ora — il tentativo dell’amministrazione Trump di revocare a Harvard il diritto di accogliere studenti internazionali. Una misura che avrebbe costretto oltre 7.000 studenti con visto a lasciare il campus, minacciando il futuro accademico di migliaia di giovani.

La giudice Allison Burroughs ha definito l’azione del governo “illegale e devastante”, e ha annunciato l’intenzione di emettere un’ingiunzione ampia per tutelare l’accesso degli studenti stranieri, mantenendo lo status quo.

Harvard ha denunciato il governo per violazione del Primo Emendamento, accusandolo di condurre una “campagna di ritorsione ideologica”.

Secondo l’amministrazione Trump, Harvard sarebbe diventata un ambiente “antiamericano e pro-terrorista” per aver permesso proteste a favore della Palestina. Una dichiarazione che arriva nel pieno delle tensioni legate alla guerra a Gaza e alle manifestazioni universitarie in difesa dei civili palestinesi.

Nel frattempo, il Segretario di Stato Marco Rubio ha sospeso tutti i colloqui per i visti studenteschi, in attesa di nuove misure di controllo sui profili social degli studenti stranieri. Una stretta che puzza di censura preventiva.

Se non segui la linea, ti chiudono le porte. Se protesti per i diritti umani, ti cancellano il visto. Harvard, simbolo dell’élite intellettuale americana, diventa ora campo di battaglia di una guerra ideologica in cui studiare diventa un atto sovversivo. E intanto, mentre si scrive la retorica della sicurezza, si riscrive il significato stesso di libertà.

Elon Musk ha annunciato la fine del suo controverso incarico come “special government employee” nell’amministrazione Trump.

La Casa Bianca ha confermato l’uscita, arrivata dopo una sentenza che autorizza 14 stati USA a contestare la legalità della sua nomina e del progetto DOGE, accusato di raccogliere dati senza consenso.

Intanto, anche a casa sua non tira una buona aria: gli azionisti Tesla chiedono che si dedichi al 100% all’azienda o che lasci il ruolo di CEO. La reputazione di Tesla e SpaceX, secondo Axios, ha subito un tracollo.

Nei corridoi di Washington, Musk ha fatto più danni che tagli: il suo piano per ridurre la spesa pubblica è passato da 2.000 miliardi a 150, ma la spesa è in realtà aumentata.

E, come racconta il New York Times, la sua insofferenza per la burocrazia ha frenato ogni ambizione.

E ora? Musk promette che la sua “missione DOGE” continuerà a vivere nella macchina governativa, anche senza di lui. Ma senza il suo nome in prima linea, il potere del gruppo resta tutto da verificare.

L’uomo più ricco del mondo ha provato a piegare la burocrazia americana al suo ego. Ne è uscito sconfitto, e non senza lasciare macerie.

Aveva promesso rivoluzioni, ha consegnato caos. E il DOGE come “stile di vita”? Forse più un culto, che un piano politico.

Messico

I cinque musicisti del Grupo Fugitivo, scomparsi domenica scorsa, sono stati trovati uccisi in un terreno isolato a Reynosa, Tamaulipas, città di frontiera con il Texas. Le vittime, tra i 20 e i 40 anni, erano comparse l’ultima volta in foto scattate vicino al ponte internazionale Reynosa-Hidalgo.

Avevano partecipato a una festa privata poco prima di sparire. La procura ha confermato il loro assassinio e l’arresto di nove sospetti legati al Cartello del Golfo.

Argentina

Colpo di scena in Argentina nel processo per la morte di Diego Armando Maradona. Il tribunale ha dichiarato nullo il procedimento contro i sette operatori sanitari accusati di negligenza. Tutto da rifare.

La causa? Una delle tre giudici, Julieta Makintach, si è ritirata dal processo dopo essere apparsa nel trailer di un documentario dedicato proprio al caso, intitolato Divine Justice. Una presenza “impropria”, secondo la procura, che ha spinto la giudice a fare un passo indietro.

A quel punto, la corte ha deciso: meglio annullare tutto e ripartire da zero, invece di sostituire un solo membro. Una scelta che riporta indietro l’orologio su uno dei processi più seguiti del paese, e che riapre le ferite mai chiuse attorno alla morte del “Pibe de Oro”.

Maradona è morto nel novembre 2020, a 60 anni, pochi giorni dopo un intervento al cervello per un ematoma subdurale. I familiari e molti argentini ritengono che la sua équipe medica non abbia fatto abbastanza per salvarlo.

A quattro anni dalla morte di Maradona, la giustizia argentina si perde tra documentari, protagonismi e dietrofront.

Il processo ripartirà — forse — ma intanto l’icona del calcio resta senza verità. E il mito, ancora una volta, è lasciato solo tra i fantasmi della sua ultima battaglia: quella per essere curato come un uomo, e non trattato come un monumento.

Afghanistan

Ventitré persone, tra cui una donna, sono state fustigate in pubblico negli ultimi due giorni in Afghanistan, nelle province di Kunduz, Kunar, Takhar e Kabul.

Lo riferiscono le autorità talebane, che parlano di un totale di oltre 70 persone frustate in pubblico solo nell’ultima settimana, con un incremento di oltre il 130% rispetto al mese scorso.

Le accuse? Di tutto: vendita di alcol e droghe, relazioni extraconiugali e omosessuali, furto, uso di sostanze, comportamento “immorale”, mancanza di rispetto e “relazioni illecite”. Le condanne vanno da 10 a 39 frustate, a volte accompagnate da pene detentive fino a tre anni.

Tutto questo avviene davanti ai cittadini, come parte della rigida applicazione della sharia secondo l’interpretazione dei Talebani.

Dal loro ritorno al potere nel 2021, secondo le organizzazioni per i diritti umani, quasi mille persone sono state punite con frustate pubbliche, tra cui almeno 160 donne.

L’ONU e i gruppi per i diritti umani denunciano da anni queste pratiche come gravi violazioni del diritto internazionale, ma il regime talebano non arretra. Anzi, il leader supremo continua a ordinare l’applicazione delle pene retributive, le cosiddette hudood e qisas.

Nel cuore del XXI secolo, mentre il mondo si interroga su intelligenze artificiali e viaggi spaziali, in Afghanistan si torna alla fusta in piazza, agli occhi del pubblico, come spettacolo e ammonimento.

Punire i corpi per controllare le coscienze. Ma ogni frustata è anche una dichiarazione d’impunità, un silenzio imposto con il terrore, mentre la comunità internazionale osserva… e archivia.

Foto di copertina: Mohammad al Baradawi – Unsplash

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