30 settembre 2019 – Notiziario in Genere
Scritto da Radio Bullets in data Settembre 30, 2019
Donne in piazza a Istanbul. Ma anche in Ghana, dove il movimento #MeToo cresce e l’attivismo passa anche dalla radio. Spotlight contro la violenza di genere in tutto il mondo (in copertina). E dagli Usa, il fondo e la rete legale che aiutano le donne vittime di violenza e di discriminazioni sessuali.
Il webnotiziario in Genere di Radio Bullets, a cura di Lena Maggiaro e con la voce al microfono di Barbara Schiavulli.
Soundtrack: 2Face – African Queen / Jennifer Hudson – Spotlight
In piazza a Istanbul
Al grido di “Stop ai femminicidio!”, “Stop alla violenza maschile!” e “Non guardare la violenza, fai qualcosa”, il 28 settembre molte donne sono scese in piazza a Istanbul per denunciare la crescente violenza contro le donne e l’incapacità del governo di fermare attacchi brutali in tutto il paese.
Si sono radunate nel quartiere Kadikoy, si legge su France24, nella parte asiatica della capitale, raccontando storie strazianti di donne recentemente assassinate in tutto il paese, tra cui quella di Emine Bulut, la cui uccisione da parte dell’ex marito ad agosto ha suscitato molta indignazione in tutto il paese. L’omicidio di Bulut di fronte a sua figlia ha provocato sgomento in tutta la Turchia, dopo la pubblicazione on line del video dell’aggressione. La 38enne è stata pugnalata a morte in un caffè il 18 agosto dal suo ex marito nella città dell’Anatolia centrale di Kirikkale. Bulut, che aveva divorziato quattro anni fa, è morta in ospedale.
Il suo nome è stato nelle tendenze social in tutto il mondo su Twitter, insieme all’hashtag “Non voglio morire” (#olmekistemiyorum). “Il femminicidio di Emine Bulut ha suscitato frustrazione e risentimento nella società. Le sue ultime parole risuonano nelle orecchie di tutte le donne: non voglio morire”, ha detto Gamze Ozturk, una delle organizzatrici, all’agenzia France Presse. “Sempre più donne vengono ammazzate. E nessuna di loro voleva morire”.
294 donne sono state uccise nei soli primi otto mesi del 2019: 40 nel solo agosto, mentre 440 donne sono state uccise l’anno scorso, secondo il gruppo per i diritti delle donne We Will Stop Femicide, che effettuato un monitoraggio sui casi di femminicidio nel paese. La Turchia ha ratificato la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa del 2011 sulla prevenzione della violenza domestica, ma gli attivisti e le attiviste affermano che è necessario fare di più per mettere in pratica le leggi.
Manifestazioni in Ghana
E le donne sono scese in piazza a manifestare anche ad Accra, la capitale del Ghana per protestare contro l’impunità relativa agli attacchi contro donne e ragazze nel paese dell’Africa occidentale. Il movimento #MeToo del Ghana sta guadagnando forza qui. Le vittime di violenza domestica e sessuale nominano pubblicamente i maltrattatori, mentre le autorità vengono criticate per non aver reso prioritaria la sicurezza delle donne e delle ragazze del Ghana.
Dozens of women in Ghana march against sexual violence on Sep 21,2019:
Protest a sign that Ghana's #MeToo movement is gaining strength here.
Victims of domestic and sexual violence are publicly naming abusers, while authorities are being criticized https://t.co/dD2OZvPDUQ VAW— Mila (@Milatrud11) September 28, 2019
L’organizzatrice della protesta, Eugenia Baffour Bankoh, ha dichiarato che la marcia di sabato ha voluto anche attirare l’attenzione su un recente caso di quattro giovani donne che sono state rapite e assassinate nella regione occidentale del Ghana. La polizia è stata ampiamente accusata di aver gestito male le indagini. “La donna ghanese media continua a vivere la realtà quotidiana vivendo con i suoi maltrattatori, dovendo affrontare la polizia o il sistema giudiziario che non la supporta affatto, con intorno una comunità che la fa vergognare. Se non è la “vergogna della troia”, è il sistema – il sistema patriarcale da solo non supporta le donne, specialmente per le vittime. Quindi abbiamo ancora molta strada da fare”, ha detto Bankoh.
Mentre marciavano per le strade, si legge su Voice of America, le manifestanti erano vestite di nero e tenevano in mano cartelli che chiedevano la fine dello stupro e della violenza domestica. Alcune avevano cartelli con i nomi delle vittime. La marcia è stata promossa sui social media, strumenti principali del movimento globale MeToo.
“Oggi mi unirò alla marcia per combattere la violenza contro le donne. Penso che sia così importante, le donne sono la metà della popolazione in Ghana e tuttavia siamo costantemente prese di mira”, ha detto una manifestante, Pokuaa Adu. Un sentimento condiviso Felicity Nana Nelson, speaker radiofonica ghanese, attivista e femminista. Usa il suo lavoro in radio, e il suo seguito sui social media, per difendere i diritti delle donne. È una delle poche voci femminili forti in radio in Ghana. “Sto inserendo in agenda le questioni di genere. Questo è il punto. Quando si presenta un problema, va bene, qual è il lato femminile? in che modo le donne sono interessate da questo problema?”, spiega Nelson. La protesta si è conclusa con una veglia a lume di candela per tutte le vittime di violenza sessuale e domestica e per mostrare solidarietà al movimento mondiale MeToo.
#MeToo e legalità
Jaribu Hill non ha optato per la scuola di legge fino ai suoi primi 40 anni. Era stata una cantante, attrice, insegnante e organizzatrice del lavoro prima di venire a sapere che una sua compagna del college era diventata capo di un gruppo di giudici donne di colore. “Posso farlo anche io”, ha pensato. Da allora Hill è diventata avvocata leader nel settore dei diritti civili e dei diritti dei lavoratori nel Mississippi e ora, a 70 anni, fa parte di una rete nazionale di avvocati e avvocate che aiutano le donne in difficoltà economiche a portare avanti casi – spesso costosi – contro deprecabili comportamenti sessuali. A raccontare la sua storia, l’Associated Press. Hill è tra i e le 721 legali che si ispirano al movimento #MeToo e che hanno aderito al Times Up Legal Defence Fund fin dal suo lancio lo scorso anno. Mentre il movimento è esploso nell’ottobre 2017 con celebrità – e non solo – che hanno accusato uomini potenti di deprecabili comportamenti sessuali, il fondo sta ora raggiungendo quelle donne lavoratrici che altrimenti non sarebbero altrimenti in grado di permettersi di sporgere denuncia in tribunale.
"We’re looking for opportunities to lift up women who’ve never been lifted up," Attorneys who are part of a defense fund inspired by #MeToo are fighting for lower-paid workers alleging sexual misconduct. https://t.co/PGwFX3LprM
— The Associated Press (@AP) September 29, 2019
Il fondo Times Up, gestito dal National Women’s Law Center, ha ricevuto oltre 3.670 richieste di assistenza e ha finanziato 160 casi grazie a donazioni di $24 milioni, scrive ancora l’Ap. Gli avvocati e le avvocate della rete provengono da grandi e piccoli studi legali di 45 stati Usa. La presidente del centro legale, Fatima Goss Graves, ha elogiato il loro impegno. “Le lavoratrici che subiscono molestie sessuali e ritorsioni in tutti i settori ora sanno che possono contare su questa rete”, dice.
Hill è stata la prima avvocata del Mississippi a ricevere il sostegno dal fondo Times Up. Il denaro l’ha aiutata con la causa di una donna di colore cinquantenne, che afferma di essere stata molestata sessualmente da un collega in una linea locale di autobus, e quindi licenziata dopo essersi lamentata con i suoi superiori. Hill ha detto che il caso andrà al processo a febbraio, a meno che la compagnia di autobus non offra un “accordo significativo”.
La querelante, Sandra Norman, “è sempre stata una vittima del sistema”, ha detto Hill. “Ma non dovremmo mai presumere che una persona, solo perché è stata colpita, non abbia il coraggio di raccontare la sua storia”. Hill è cresciuta in Ohio e ha scelto la City University di New York per la facoltà di giurisprudenza prima di fondare il Centro per i diritti umani del Mississippi per difendere le lavoratrici a basso salario, si legge ancora su Ap. Il fondo ha permesso a Hill di reclutare investigatori e studenti e studentesse di giurisprudenza per aiutarla. “Stiamo dicendo ai giovani avvocati e alle giovani avvocate: ‘Se hai abbastanza coraggio e sei abbastanza abile da affrontare questi casi, c’è da dare una mano là fuori’”, spiega.
David Shaffer ha sede a Washington e ha sfidato diverse forze dell’ordine federali, incluso il Servizio Segreto, in cause per azioni legali dei dipendenti. Con l’aiuto del fondo Time’s Up, sta lavorando forse sul suo caso di più alto profilo: rappresentare 16 reclute dell’FBI che avanzano l’accusa di discriminazioni di genere. A maggio hanno fatto causa per molestie sessuali e valutazioni ingiuste delle loro prestazioni. Il caso durerà per il prossimo anno, scrive l’Ap, e forse più a lungo – e Shaffer non è sicuro se l’FBI prenderà in considerazione un accordo.
Shaffer, 61 anni, si è considerato un forte sostenitore dei diritti civili per tutta la sua carriera, ma la sua prospettiva si è evoluta man mano che perdeva la vista in un periodo a partire da quando aveva 49 anni. Un fatto che “mi ha fornito molte più informazioni sul mondo delle persone con disabilità”, spiega. “Mi sono reso conto che gran parte del mondo era inaccessibile ai non vedenti e che ero nella posizione di fare qualcosa al riguardo”. Shaffer sta anche cercando di fare da mentore a giovani avvocati ciechi e studenti di giurisprudenza. Il suo messaggio per loro: “Puoi farlo”.
La terza storia che racconta l’Associated Press è quella di Kathryn Youker. I ricordi della disuguaglianza infantile le sono rimasti attaccati da quando ha iniziato a rappresentare le vittime della discriminazione razziale e di genere.
Da bambina bianca nella città a maggioranza ispanica di Harlingen, in Texas, “ho visto la disuguaglianza in modo molto duro e razzista”, ha detto. “Mi sono sempre chiesta perché avevo opportunità disponibili per me che i miei compagni di classe e i miei amici non avevano”. Ora lavora a Brownsville – una città gemella di Harlingen al confine con il Messico: Youker, 44 anni, coordina i casi di lavoro e occupazione per il Texas RioGrande Legal Aid, che fornisce servizi gratuiti a migliaia di residenti a basso reddito e lavoratori migranti. Molti dei suoi casi parlano di molestie sessuali sul posto di lavoro. Una delle sue clienti, Carmen Garza, ha vinto una retribuzione di circa un anno in un accordo dopo aver fatto causa ai suoi datori di lavoro per non averla protetta dalle molestie sessuali mentre lavorava come assistente domestica. Youker sta coordinando una sovvenzione di Times Up per aiutare il Texas RioGrande a espandere la consapevolezza della comunità sulle molestie sessuali.
Dalle Nazioni Unite
A margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, l’Unione europea e le Nazioni Unite hanno ospitato un evento di alto livello sull’iniziativa Spotlight UE-ONU – invitando tutti i paesi, i e le leader, i e le rappresentanti della società civile e gli ambasciatori e le ambasciatrici locali a unirsi al movimento e agire per porre fine alla violenza contro donne e ragazze.
https://twitter.com/GlobalSpotlight/status/1177661490146484224
In vista dell’evento, l’Alta rappresentante e Vicepresidente Federica Mogherini ha dichiarato: “La violenza contro le donne è violenza contro l’intera società – quindi l’intera società deve reagire per porvi fine. L’Unione europea è già di gran lunga la prima investitrice nella parità di genere al mondo e insieme ai nostri partner continueremo a lottare per i diritti umani delle donne”.
“Negli ultimi due anni Spotlight è diventato un vero movimento. Grazie alle sopravvissute, ad attivisti, sostenitori, leader di governo e delle comunità che hanno aderito all’iniziativa, stiamo spingendo in avanti per porre fine alla violenza di genere in tutte le sue forme. E fare in modo che ogni donna e ogni ragazza, ovunque, siano al sicuro e libere di realizzare tutto il loro potenziale”, dice il commissario per la cooperazione e lo sviluppo internazionale Neven Mimica.
La Vice Segretaria Generale, Amina Mohammed, ha dichiarato: “L’iniziativa Spotlight in collaborazione con i governi nazionali introdurrà anche nuovi programmi nazionali per Afghanistan, Belize, Grenada, Guyana, Haiti, Giamaica, Kirghizistan, Papua Nuova Guinea, Samoa, Tagikistan, Timor Est e Vanuatu nel 2020. Con la nostra impronta globale ampliata, possiamo aumentare i nostri sforzi collettivi sulla prevenzione della violenza, la protezione e la fornitura di servizi di alta qualità, insieme a sforzi più ampi per garantire l’emancipazione economica delle donne e la partecipazione a tutti gli aspetti della società”.
A due anni dal lancio, si legge in una nota di UN Women, le attività dell’Iniziativa Spotlight si estendono a tutto il mondo, grazie all’impegno dell’UE e delle Nazioni Unite e al sostegno dei governi partner e della società civile a tutti i livelli. 13 paesi hanno già iniziato ad attuare programmi Spotlight e circa 2/3 del finanziamento iniziale di 500 milioni di euro dell’Unione europea sono già stati assegnati.
In Africa, Spotlight mira ad eliminare la violenza sessuale e di genere, comprese le pratiche dannose. Il programma del valore di € 250 milioni è in fase di attuazione in Liberia, Malawi, Mali Mozambico, Niger, Nigeria, Uganda e Zimbabwe. Includerà anche una componente regionale per ampliare le iniziative esistenti sulla lotta alle mutilazioni genitali femminili e al matrimonio infantile e attività congiunte con l’Unione Africana.
In Asia, l’iniziativa Spotlight si sta concentrando sulla fine della tratta di donne e dello sfruttamento del lavoro. Il programma “Sicuro ed equo”, del valore di 25 milioni di euro e attuato attraverso l’Organizzazione internazionale del lavoro e le donne delle Nazioni Unite, mira a garantire che la migrazione del lavoro sia sicura ed equa per tutte le donne nella regione dell’ASEAN. Si concentra sui paesi di origine – Cambogia, Indonesia, Lao PDR, Myanmar, Filippine, Vietnam – e sui paesi di destinazione – Brunei, Malesia, Singapore e Tailandia.
Inoltre, 32 milioni di euro sono destinati a progetti riguardanti la violenza di genere in “crisi dimenticate”. L’iniziativa è ora in fase di realizzazione e comprende attività in Yemen, Iraq e Palestina, Bangladesh, Camerun, Sudan, Mali e Ciad; Ghana, Liberia e Mali. In America Latina, l’iniziativa da 50 milioni di euro si concentra sulla fine del femminicidio, con programmi mirati in Argentina, El Salvador, Guatemala, Honduras e Messico e sul potenziamento delle reti regionali.
Il programma Spotlight regionale del Pacifico è stato lanciato lo scorso marzo con un budget di 50 milioni di euro e si concentra sulla fine della violenza domestica nella regione. Seguiranno, spiega ancora UN Women, azioni per combattere la violenza familiare nella regione dei Caraibi, sostenute da una dotazione di 50 milioni di euro; i paesi selezionati sono Haiti, Giamaica, Grenada, Belize, Guyana e Trinidad e Tobago.
In copertina Spotlight UN-EU/Un Women
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