31 ottobre 2020 – Notiziario

Scritto da in data Ottobre 31, 2020

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  • Egitto: fotoreporter scompare dopo essere stato fermato per essere interrogato (in copertina).
  • Israele imporrà sanzioni alle banche palestinesi che servono le famiglie dei detenuti.
  • Messico: un altro giornalista ucciso.
  • Armenia e Azerbaijan: accordo per non colpire i civili.
  • Manifestazioni nel mondo musulmano contro le vignette francesi e Macron, mentre gli imam tentano di calmare la gente.
  • Facebook criticata per aver bloccato post critici al governo vietnamita.
  • La Slovacchia comincia oggi a testare tutta la sua popolazione per il coronavirus.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Qatar

Non si placano le polemiche per le visite interne a cui sono state sottoposte alcune passeggere straniere, la maggior parte australiane, dopo che all’aeroporto di Doha era stata trovata una neonata abbandonata. Il governo ha annunciato che i responsabili degli esami ginecologici forzati sono stati deferiti a giudizio. La madre non è stata ancora trovata e la bambina sta bene.

Siria

Foto di persone, a Damasco, costrette ad aspettare in gabbie di ferro per fare la fila per il pane hanno suscitato la condanna online, come si legge su Middle East Eye. Le immagini, ampiamente condivise sui social, mostrano persone stipate in piccole gabbie utilizzate per regolare le code. Secondo i media, le gabbie separano uomini, donne e soldati. Gli utenti dei social media hanno utilizzato le immagini per evidenziare il deterioramento delle condizioni economiche nel Paese. La Siria è stata devastata da nove anni di guerra che ha provocato lo sfollamento di milioni di persone e ha causato un pesante tributo all’economia.

Traduzione: questa foto mostra persone in coda per il pane a Damasco, ma in realtà questa è una foto che mostra la Siria di Assad. La nazione è una prigione e i cittadini, per lo Stato, sono solo animali che vivono in gabbie.

All’inizio di questo mese, il governo siriano ha introdotto regole che limitano la quantità di pane sovvenzionato disponibile per persona nei panifici, mettendo le famiglie più numerose a rischio di fame. Secondo le nuove regole del governo, una famiglia di due persone ha diritto a un pacchetto di pane al giorno e le famiglie di sette o più persone sono limitate a quattro pacchetti di pane, indipendentemente dal numero di persone nella famiglia.

Israele e Palestina

I coloni ebrei hanno tagliato i pali dell’elettricità nel villaggio di Al-Sawiya, nella Cisgiordania nord, ha riferito l’agenzia di stampa Maan. Il funzionario palestinese responsabile del fascicolo della colonia nella Cisgiordania settentrionale, Ghassan Douglas, ha confermato che i coloni dell’insediamento illegale di Rahalim, solo per ebrei, sono responsabili dell’abbattimento di una serie di pali elettrici in legno con motoseghe, causando interruzioni di corrente nella zona vicino a Nablus.

Ha sottolineato che «le operazioni e gli attacchi dei coloni sono in forte e continua escalation, specialmente nella Cisgiordania settentrionale, dall’inizio della stagione della raccolta delle olive». La violenza dei coloni contro i palestinesi e le loro proprietà è routine in Cisgiordania ed è raramente perseguita dalle autorità israeliane.
Israele imporrà sanzioni alle banche palestinesi che emettono i pagamenti dell’Autorità Palestinese (AP) alle famiglie dei palestinesi trattenuti nelle carceri israeliane, si legge sui media israeliani.

Lo scorso febbraio il ministro della Difesa israeliano dell’epoca, Naftali Bennett, aveva firmato un decreto militare che affermava che qualsiasi persona o ente che consegnasse aiuti finanziari allo scopo di facilitare, avanzare, finanziare o premiare “reati legati al terrorismo”, stava commettendo un crimine che comporta una pena fino a dieci anni di carcere e una multa. L’emittente pubblica israeliana Kan ha detto che la legge militare era stata congelata più volte dall’attuale ministro della Difesa, Benny Gantz, per paura di provocare proteste in Cisgiordania. L’anno scorso Israele ha detratto parte delle entrate fiscali che raccoglie per conto dell’Autorità Palestinese con il pretesto che gli importi venivano utilizzati per pagare le famiglie dei prigionieri e martiri palestinesi, L’azione israeliana si è aggiunta alla crisi finanziaria subita dall’Autorità Palestinese, che a sua volta ha rifiutato di ricevere alcune delle entrate fiscali in ritorsione all’accordo del secolo di Trump. Israele detiene circa 4.500 palestinesi, compresi 160 minori e 41 donne.

Egitto

Secondo quanto riporta il quotidiano Al-Arabi Al-Jadeed, il fotoreporter egiziano Mohamed Al-Rai è scomparso da mercoledì dopo essere stato convocato per essere interrogato dall’Agenzia per la sicurezza nazionale a Il Cairo. Venerdì mattina la famiglia di Al-Rai ha presentato denuncia al procuratore generale e al ministro degli Interni, sostenendo che il fotoreporter è stato sottoposto a sparizione forzata per più di 24 ore. Il 26 ottobre, agenti di sicurezza sono andati a casa di Al-Rai per arrestarlo, ma non avendolo trovato, hanno lasciato un numero di telefono in modo che potesse richiamarli. Poche ore dopo, il giornalista ha richiamato le autorità e gli è stato detto che era stato convocato dai servizi di sicurezza. Al-Rai si è recato in questura martedì scorso ed è stato interrogato informalmente per cinque ore. L’indagine si è incentrata sulla natura del suo lavoro giornalistico e sui luoghi in cui lavora. È stato poi rilasciato, secondo il giornale. Il giornalista è stato nuovamente convocato dalle forze di sicurezza martedì sera e mercoledì alle 14 si è recato alla stazione di polizia. Poi è scomparso e la sua famiglia e gli amici ne hanno perso i contatti.
Almeno 29 giornalisti sono attualmente detenuti nelle carceri egiziane, secondo le ultime statistiche pubblicate da Reporter Senza Frontiere, mentre altre organizzazioni locali per i diritti umani stimano che il numero abbia raggiunto quasi 80 giornalisti e personalità dei media, inclusi tutti gli addetti stampa.

Nigeria

Sono 22 gli agenti rimasti uccisi e 205 i commissariati distrutti durante le proteste che hanno scosso il Paese nelle ultime settimane. Le manifestazioni di protesta sono scoppiate l’8 ottobre e sono proseguite fino al 20, quando l’esercito ha sparato per disperdere un raduno di oltre 1.000 persone nello stato di Lagos uccidendo, secondo Amnesty International, 12 persone. In tutto 56 civili sono morti durante le proteste.

Tanzania

Il presidente della Tanzania John Magufuli è stato rieletto venerdì per un secondo mandato di cinque anni, assicurandosi un’enorme vittoria in un’elezione che è stata respinta dall’opposizione come una “farsa” a causa di diffuse irregolarità.

Terremoti, frane e maltempo

Turchia e Grecia: sale a 26 il bilancio delle vittime e 419 i feriti per il terremoto nell’Egeo. Intanto si continua a scavare tra le macerie di 17 edifici crollati. Nello stesso terremoto, ma in Grecia, due ragazzi sono morti a Samos, travolti dal crollo di un muro. La scossa ha innescato un mini-tsunami. Almeno 6 persone hanno perso la vita in una frana che ha distrutto 60 case in El Salvador, 35 i dispersi. La frana è avvenuta di notte, sorprendendo le persone a letto, nel comune di Nejapa. Sempre parlando di maltempo, passiamo alle Filippine dove è stata ordinata l’evacuazione di migliaia di residenti nella parte meridionale dell’isola principale di Luson in vista del tifone Goni, categoria 5, ritenuto il più potente del 2020. Arriverà domani e sarà più forte di quello che nel 2014 ha ucciso 6.300 persone nel paese del sud est asiatico. Il tifone Molave la scorsa settimana ha ucciso 22 persone, principalmente per annegamento, nelle province a sud della capitale Manila, che si trova anche nel percorso previsto di Goni, la 18° tempesta tropicale nel Paese.

Francia e vignette

Il ministro degli Esteri francese, Le Drien, ha invitato alla prudenza i cittadini francesi che vivono all’estero all’indomani dell’attentato di Nizza, affermando che la minaccia contro gli interessi francesi «è ovunque». Intanto in Pakistan non si placano le manifestazioni contro la Francia e la polizia ha usato gas lacrimogeni contro migliaia di manifestanti che tentavano di raggiungere l’ambasciata francese. A Dacca, in Bangladesh, decine di migliaia di persone, circa 40mila, sono scese in piazza nel giorno dell’Eid Milad un Nab, in cui si celebra il compleanno di Maometto: sono state bruciate immagini di Macron e bandiere francesi. A Gerusalemme, centinaia di persone hanno manifestato contro la Francia al Monte del Tempio fuori la moschea di Al Aqsa, il terzo luogo più sacro per l’Islam: 3 le persone arrestate. In centinaia hanno anche manifestato nella Striscia di Gaza e Hamas ha invitato a boicottare i prodotti francesi. Forze di sicurezza e giovani si sono scontrati nella capitale del Libano venerdì, dopo che circa duecento persone hanno protestato contro le prese di posizione in difesa del presidente francese sul presunto diritto di pubblicare vignette considerate offensive per l’Islam. In Afghanistan, membri del partito Hezb-i Islami hanno bruciato bandiere francesi e il leader − il Signore della Guerra, Gulbuddin Hekmatyar − ha messo in guardia Macron affermando che se non controllerà la situazione si andrà alla terza guerra mondiale e la colpa sarà dell’Europa. In Egitto durante un sermone trasmesso dalla tv di Stato, il ministro per le Sovvenzioni religiose ha cercato di placare gli animi condannando qualsiasi ritorsione violenta. «L’amore del profeta non può essere espresso con l’uccisione, il sabotaggio o rispondendo al male con il male», ha dichiarato Mohamed Mokhar Gomaa parlando a decine di fedeli nella moschea egiziana della provincia del Delta, a Daqaleya. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ieri ha difeso la libertà di parola, ma ha aggiunto che «non è illimitata» e non dovrebbe «ferire arbitrariamente e inutilmente» alcune comunità.
«Difenderemo sempre la libertà di espressione», ha detto Trudeau in risposta a una domanda sul diritto di mostrare una caricatura del profeta Maometto. «Ma la libertà di espressione non è senza limiti», ha aggiunto. «Dobbiamo noi stessi agire con rispetto per gli altri e cercare di non ferire arbitrariamente o inutilmente coloro con cui condividiamo una società e un pianeta. Non abbiamo il diritto, per esempio, di gridare al fuoco in un cinema affollato di persone, ci sono sempre dei limiti». Prendendo le distanze dalla posizione del presidente francese Emmanuel Macron, Trudeau ha invocato un uso attento della libertà di parola. «In una società pluralista, diversificata e rispettosa come la nostra, dobbiamo noi stessi essere consapevoli dell’impatto delle nostre parole, delle nostre azioni sugli altri, in particolare su queste comunità e popolazioni che subiscono ancora una grande discriminazione», ha affermato. Allo stesso tempo, ha detto che la società è pronta per un dibattito pubblico su questi temi, «per affrontare questo dibattito complesso in modo responsabile».
Come aveva fatto il giorno prima con i leader dell’Unione Europea, Trudeau ha insistito nel condannare i recenti attacchi estremisti “orribili e spaventosi” in Francia. «È ingiustificabile e il Canada condanna con tutto il cuore questi atti mentre si trova solidale con i nostri amici francesi che stanno attraversando tempi estremamente difficili». Giovedì il parlamento canadese ha osservato un momento di silenzio per le tre persone accoltellate a morte nella chiesa di Nizza.
Intanto in Francia sale il livello di sicurezza in vista di possibili attentati. La polizia ha arrestato un secondo uomo, 47 anni, legato all’attacco di Nizza: avrebbe avuto contatti la sera prima con l’aggressore. Intanto è sotto indagine la famiglia dell’attentatore tunisino, Brahim Aouissaoui, che ha ucciso tre persone nella Chiesa di Nizza.

Coronavirus

Polonia: i cimiteri resteranno chiusi per la festa dei Santi e dei morti per evitare l’espandersi dell’epidemia. Spagna: a Barcellona, scontri con la polizia durante proteste contro le restrizioni. Oggi la Slovacchia inizia un programma per lo screening della sua intera popolazione per il coronavirus, con test antigenici in quella che sarebbe una prima mondiale, sebbene i critici affermino che il piano è mal pensato. Circa 45.000 operatori sanitari, esercito e polizia saranno impiegati per eseguire i test nello Stato membro dell’UE di 5,4 milioni di persone, raccogliendo tamponi in circa 5.000 punti di raccolta. «Il mondo starà a guardare», ha detto all’inizio di questa settimana il primo ministro Igor Matovic, aggiungendo che la misura salverà «centinaia di vite».
I test dell’antigene forniscono risultati rapidi, a volte in pochi minuti, ma non sono considerati affidabili come il test PCR, per il quale i tamponi nasali devono essere inviati a un laboratorio per l’analisi.
La partecipazione al test non è obbligatoria ma chi non è in grado di produrre un certificato di test negativo, se fermato dalla polizia, potrebbe ricevere una pesante multa. Chiunque risulti positivo deve andare immediatamente in quarantena per 10 giorni. «Questa sarà la nostra strada verso la libertà», ha detto Matovic, suggerendo che le restrizioni sui virus potrebbero essere allentate, una volta che i test saranno completati, o rafforzate se il programma non venisse eseguito completamente.
La Slovacchia è il primo paese di tali dimensioni a sottoporsi a test a livello nazionale, sebbene siano stati effettuati test di massa in intere città cinesi.
Anche stati europei più piccoli, come Lussemburgo e Monaco, hanno annunciato programmi di test di massa. In Islanda i test di massa sono stati effettuati attraverso l’intervento di un’azienda di genetica privata.

Polonia: si continua a manifestare contro le restrizioni per l’aborto.

Nagorno-Karabakh

Armenia e Azerbaijan hanno concordato di non prendere di mira i civili, venerdì, durante i colloqui di Ginevra. I ministri degli esteri dei due paesi si sono incontrati con inviati di Stati Uniti, Francia e Russia per discutere dei combattimenti in Nagorno-Karabakh. Le due parti hanno convenuto che «non prenderanno di mira deliberatamente popolazioni civili o oggetti non militari, in conformità con il diritto internazionale umanitario». L’accordo raggiunto ieri include l’impegno a scambiare i corpi dei soldati uccisi nel conflitto. Le due parti si scambieranno anche una lista di nomi di prigionieri di guerra, con l’obiettivo di un eventuale scambio di prigionieri. L’accordo per evitare di prendere di colpire deliberatamente le aree residenziali è arrivato dopo le notizie di pesanti bombardamenti nella regione di Barda in Azerbaijan, dove 21 civili sarebbero stati uccisi. Anche le principali città del Nagorno-Karabakh sono state prese di mira dall’Azerbaijan, compresa la capitale Stepanakert. L’Azerbaijan ha fatto progressi e si sta avvicinando a una grande città del Nagorno-Karabakh. Le conquiste azere potrebbero rendere più difficile una soluzione diplomatica. L’Azerbaijan ha chiesto all’Armenia di ritirare i suoi militari da tutti i territori entro i confini internazionalmente riconosciuti dell’Azerbaijan. Il Nagorno-Karabakh è un’enclave etnica armena che ha operato come uno stato indipendente de facto, noto come Repubblica dell’Artsakh, con il sostegno dell’Armenia dall’inizio degli anni ’90. I combattimenti iniziati il 27 settembre sono i più feroci che l’enclave abbia visto dal 1994.

Ucraina

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy ha chiesto al parlamento di sciogliere la Corte Costituzionale e annullare la sua sentenza che abbatte alcune leggi anti-corruzione, che secondo gli attivisti è stata una grave battuta d’arresto nella lotta contro la corruzione endemica. La richiesta, in una bozza presidenziale presentata al parlamento all’inizio di venerdì, è l’ultima mossa di una bagarre sulla corruzione che secondo Zelenskyj potrebbe mettere a repentaglio gli aiuti internazionali per l’economia dell’Ucraina colpita dal coronavirus. La Corte Costituzionale questa settimana ha stabilito di abolire alcune leggi anticorruzione, citando come eccessiva la punizione per false informazioni sulle dichiarazioni patrimoniali dei funzionari. Ha anche abbattuto alcuni poteri della principale agenzia anti-corruzione NAZK.

Stati Uniti: a tre giorni dalle elezioni presidenziali hanno già votato 84 milioni di americani, 30 fisicamente e 50 per posta. Dei 54 milioni di schede richieste per il voto postale, oltre 38 milioni non sono ancora tornate indietro.

Messico

Un giornalista messicano è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella città di confine settentrionale di Ciudad Juarez, ultima vittima di un’ondata di violenza criminale che ha causato la morte di almeno una mezza dozzina di giornalisti, quest’anno. Arturo Alba, il conduttore della televisione Multimedios, è stato colpito almeno 11 volte, secondo il procuratore generale di Chihuahua Cesar Peniche. Peniche ha detto che i motivi dell’attacco non sono chiari e che sta ancora aspettando maggiori dettagli sull’omicidio. Peniche ha dichiarato che non è escluso che Alba sia stato presa di mira per la sua attività a Ciudad Juarez, situata oltre il confine con El Paso, in Texas. Il Messico è uno dei paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti. Secondo Reporter Senza Frontiere, cinque giornalisti sono stati uccisi in Messico quest’anno prima della morte di Alba. Altre stime parlano di numeri più alti.

Bangladesh

Centinaia di persone, in una città del Bangladesh, hanno picchiato e linciato un uomo accusato di possedere il libro sacro musulmano, ha detto la polizia. Giovedì la folla ha sequestrato due uomini che erano stati in custodia ufficiale accusati di aver calpestato un Corano nella moschea principale di Burimari, nel distretto di Lalmonirhat, a più di 300 chilometri (186 miglia) a nord-ovest della capitale, Dhaka. «Hanno picchiato a morte un uomo e poi bruciato il corpo», ha detto all’agenzia di stampa AFP il capo della polizia distrettuale, Abida Sultana.

Thailandia

Tre importanti leader thailandesi pro-democrazia sono in ospedale dopo le scene caotiche accadute fuori da una stazione di polizia di Bangkok durante la notte, quando gli agenti hanno cercato di trattenerli con ulteriori accuse penali. Venerdì un tribunale ha ordinato il rilascio di Panupong “Mike” Jadnok, Panusaya “Rung” Sithijirawattanakul e Parit “Penguin” Chiwarak, che sono stati in custodia da metà ottobre con accuse di sedizione, ma la polizia ha cercato di interrogarli su mandati di arresto in sospeso. Per mesi, i manifestanti hanno organizzato manifestazioni quasi quotidiane per chiedere riforme alla monarchia del Paese e per le dimissioni del primo ministro Prayut Chan-ocha, ex capo militare che ha organizzato un colpo di Stato nel 2014.

Vietnam

Reporter Senza Frontiere ieri ha accusato Facebook di bloccare in Vietnam i post contenenti collegamenti ad articoli dei media tedeschi critici verso il governo. Il giornalista vietnamita Trung Khoa Le, che vive in Germania, ha contattato il gruppo dopo che quattro dei suoi post sono stati bloccati in Vietnam «a causa di restrizioni legali locali» imposte a metà ottobre. Reporter Senza Frontiere afferma che i post bloccati contenevano collegamenti a un articolo del quotidiano tedesco taz sul presunto coinvolgimento di un parente del ministro degli interni vietnamita nel traffico di droga. Un altro post bloccato era collegato a un articolo dell’emittente tedesca ARD su un gruppo di hacker del Vietnam che apparentemente spiava i critici del regime in Germania. Un portavoce di Facebook ha confermato che alcuni post sono stati bloccati in Vietnam, aggiungendo che operare nel Paese negli ultimi mesi è stata «una sfida particolare». Facebook cerca di avere uno scambio costruttivo con i governi dei paesi in cui opera, ha aggiunto il portavoce, e mira a difendere la libertà di espressione in tutto il mondo.

Taiwan

Quasi 200 coppie lgbtq, commosse  e con bandiere arcobaleno, hanno partecipato a un matrimonio di massa organizzato dai militari. Taipei ha approvato, per prima nella regione lo scorso maggio 2019, una legge a tutela dei matrimoni omosessuali dopo una non tenera lotta politica.

Nuova Zelanda

La prima ministra Jacinda Ardern ha dichiarato oggi che annuncerà il suo nuovo governo lunedì prossimo, dopo aver offerto al Partito dei Verdi due portafogli ministeriali al di fuori del governo come parte di un accordo di cooperazione. Ardern ha ottenuto all’inizio di questo mese la più grande vittoria elettorale per il suo partito laburista di centrosinistra in mezzo secolo. Sebbene non abbia bisogno di sostegno per governare, le coalizioni sono la norma in Nuova Zelanda poiché i partiti cercano di costruire il consenso. In base all’accordo offerto al Partito dei Verdi − uno dei partner della coalizione del governo di Ardern prima delle elezioni − i due portafogli andranno ai co-leader del Partito dei Verdi.

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