4 aprile 2023 – Notiziario in genere

Scritto da in data Aprile 4, 2023

India. Si apre una chance di riconoscimento per le coppie omosessuali. Sud Corea. Il movimento dei “quattro no” contro il patriarcato. Israele. May Golan ministra per il miglioramento della condizione femminile. Francia. La lotta contro la violenza sulle donne passa anche per la tecnologia.

Ascolta il podcast

India

Si apre ora la possibilità che il matrimonio omosessuale sia riconosciuto dalla magistratura e dal parlamento indiani, grazie a una serie di petizioni presentate in diversi tribunali locali. Ora il giudice che presiede la Corte Suprema in India ha chiesto che tutte le petizioni siano presentate congiuntamente alla più alta corte. Il suo nome è Dhananjaya Chandrachud e ha già riconosciuto il diritto alla privacy, depenalizzato gli “atti sessuali innaturali” e concesso alle donne il diritto all’aborto indipendentemente dallo stato civile. Le petizioni locali facevano riferimento alle leggi esistenti. Alcune di queste leggi devono essere riformulate solo leggermente, mentre altre devono essere interpretate in maniera più liberale.

Le leggi sul matrimonio in India dipendono essenzialmente dalla religione dei coniugi. La legge sul matrimonio per gli indù consente il matrimonio “tra due indù” e non menziona il genere, quindi non servirebbe cambiarla. Se matrimoni omosessuali tra indù fossero consentiti, ciò lo consentirebbe automaticamente anche per gli altri, in virtù della “Legge speciale sul matrimonio” che regola i matrimoni tra partner di fedi diverse. Un’altra legge, il “Citizenship Act”, consente ai cittadini indiani all’estero di ottenere lo status di “Cittadino d’oltremare dell’India”. Questo vale anche per i loro coniugi non indiani e la formulazione della legge anche in questo caso non specifica il genere dei coniugi. Quindi la Corte Suprema potrebbe legalizzare i matrimoni omosessuali anche per questo gruppo di persone.

Gli indù di destra criticano queste petizioni, dicendo che la magistratura non può decidere per la società, ma il grande successo legale del 2018, quando la Corte Suprema ha depenalizzato gli “atti sessuali innaturali” – tra i quali in particolare quelli fra coppie dello stesso sesso – è motivo sufficiente per sperare. Le petizioni saranno discusse questo mese.

Corea del Sud

Quattro no contro il patriarcato. No a matrimonio, appuntamenti con uomini, sesso e riproduzione. Così le donne sud-coreane dal 2019 chiedono al governo di Yoon Suk-yeol di adottare misure di contrasto all’ineguaglianza di genere. Le donne sudcoreane guadagnano in media il 30% in meno degli uomini, la percentuale peggiore tra i cento Paesi nell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), mentre sono spesso anche sfruttate gratuitamente per il lavoro domestico in famiglia. Per le giovani, quindi, non ha più senso costruirsene una e la minaccia dei quattro no è tanto più forte in un Paese in cui nel 2020 le morti hanno superato le nascite. Tra le altre discriminazioni subite, c’è anche quella di vedersi negato l’aborto qualora richiesto da donne non accompagnate dai partner, per quanto non sia illegale farlo dal 2021. Negli ultimi anni il movimento femminista ha compiuto notevoli progressi, ma ancora molto c’è da fare per quanto riguarda in particolare la violenza domestica, che anche se riconosciuta spesso non porta nemmeno al divorzio.

Israele

May Golan, parlamentare eletta con il Likud, è stata indicata come ministra per il miglioramento della condizione femminile che dovrebbe agire contro la violenza sulle donne e prevenire l’esclusione delle donne e la violenza di genere. Tuttavia, Golan è stata già criticata per aver votato contro una proposta che avrebbero potuto migliorare la sicurezza femminile per non andare contro le decisioni del proprio partito, di destra e conservatore. La proposta in oggetto avrebbe previsto la tracciatura dei movimenti di uomini abusanti, tracciatura che potrebbe potenzialmente salvare molte donne oggetto di violenze e stalking. Golan anche nel 2021 aveva preso posizione contro l’archiviazione di prove biologiche raccolte su donne che avevano subito violenza per un tempo non più ristretto. Il lavoro cui si sta per accingere la ministra, per altro, vede un incremento dei femminicidi da inizio anno rispetto al precedente periodo nel 2022, anno che a sua volta aveva visto ben ventiquattro donne uccise, contro le “sole” sedici del 2021. Anche le denunce per violenza domestica sono in aumento.

Infine, è doveroso ricordare che il governo israeliano attuale, quello più a destra di sempre, vede la partecipazione di sole sei donne su trentadue ministeri.

Francia

Le case rifugio per donne maltrattate hanno deciso di combattere i numerosi strumenti tecnologici che consentono ai coniugi di localizzare o addirittura rintracciare i loro ex partner. In particolare, hanno sviluppato tattiche per rimuovere i beacon di tracciamento dalle auto e gli spyware, ma la proliferazione di oggetti connessi a Internet offrono ancora opportunità per localizzare coloro che siano fuggite. Le case rifugio stanno quindi cercando di lavorare alla fonte, con fornitori di servizi come Hydro-Québec e produttori di giocattoli e oggetti connessi. Un motivo di particolare ansia per le donne fuggite è quello della tracciabilità dei veicoli e alcuni rifugi hanno preso accordi con meccanici per poter trovare le “cimici”, altri hanno comprato dei rilevatori. Tuttavia, è necessario fare di più. L’Alliance des maisons d’hébergement de 2e étape pour femmes et enfants victimes de violence conjugale (l’Alliance) ha quindi cercato una serie di partner come Crypto Québec, Lab2038 e, soprattutto, il Centre de documentation sur l’éducation des adultes et la condition féminine (CDEACF), che stanno collaborando nella protezione delle donne dalla “violenza tecnologica”. Sono stati sviluppati consigli “pratici” in modo che i lavoratori possano spiegare alle donne come “staccare la spina” prima di lasciare la casa coniugale, per evitare che vengano localizzate da un coniuge violento. Le schede, realizzate in base al tipo di dispositivi e alla marca, indicano come disabilitare la funzione di geolocalizzazione. Queste informazioni sono state diffuse a tutte le case e rifugi, che possono anche beneficiare di workshop di formazione CDEACF. «È stato molto utile, ma è necessario aggiornarlo perché la tecnologia si sta evolvendo a rotta di collo» afferma Gaëlle Fedida (Alliance), notando che non ci sono stati finanziamenti per farlo. Per quanto riguarda i cellulari, per esempio, disabilitare la geolocalizzazione non è sufficiente, poiché il telefono continua a fornire informazioni, tramite applicazioni e social network. Infine, le violazioni della sicurezza arrivano anche tramite bambini e bambine. Gli sforzi dei rifugi sono quindi a 360° e in continuo divenire, nonostante i fondi insufficienti a seguire un aggiornamento tecnologico costante.

Ti potrebbe interessare anche:

E se credi in un giornalismo indipendente, serio e che racconta il mondo recandosi sul posto, puoi darci una mano cliccando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]