4 gennaio 2020 – Notiziario

Scritto da in data Gennaio 4, 2021

Ascolta il podcast

  • Regno Unito: si decide oggi dell’estradizione di Julian Assange in USA (copertina).
  • Iraq: decine di migliaia di persone in piazza per l’anniversario della morte del generale iraniano e del comandante delle milizie irachene.
  • Dopo il perdono di Trump, il contractor della Blackwater difende le azioni in Iraq durante il massacro a piazza Nisour.
  • Stati Uniti: tutti gli ex segretari della difesa avvertono Trump sulla minaccia di usare i militari per contestare le elezioni.
  • Afghanistan: oggi tornano a Doha i negoziatori in vista del prossimo round di colloqui; intanto il primo dell’anno ucciso un altro giornalista.
  • Il Kazakistan abolisce la pena di morte.
  • Niger: attaccati due villaggi con almeno 100 vittime.
  • Venezuela: muore in carcere indigeno accusato di aver attaccato una postazione militare.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin

Processo alla libertà di Stampa

Il fondatore di WikiLeaks Julian Assange scoprirà oggi se sarà estradato dal Regno Unito negli Stati Uniti per affrontare le accuse di spionaggio a causa della pubblicazione di documenti militari americani segreti. La giudice distrettuale Vanessa Baraitser pronuncerà la sua decisione al tribunale Old Bailey di Londra alle 10 GMT. Se accetterà la richiesta, il ministro dell’Interno britannico, Priti Patel, prenderà la decisione finale. Si prevede che la parte che perde si appellerà, il che potrebbe portare più controversie legali per anni. Tuttavia, c’è la possibilità che forze esterne possano entrare in gioco terminando immediatamente la saga decennale. Stella Morris, fidanzata di Assange e madre dei suoi due figli, ha fatto appello al presidente degli Stati Uniti Donald Trump tramite Twitter affinché conceda la grazia ad Assange prima che lasci l’incarico il 20 gennaio. E anche se Trump non lo facesse, si ipotizza che il suo successore, Joe Biden, potrebbe adottare un approccio più indulgente al processo di estradizione di Assange.

I pubblici ministeri statunitensi hanno incriminato il 49enne Assange con 17 accuse di spionaggio e un’accusa di uso improprio del computer, che comportano una pena massima di 175 anni di carcere. Il team di difesa di Assange ha sostenuto che ha diritto alle protezioni del Primo Emendamento, per la pubblicazione di documenti trapelati che rivelano illeciti militari statunitensi in Iraq e Afghanistan, e che la richiesta di estradizione degli Stati Uniti sia motivata politicamente. Nelle argomentazioni scritte di chiusura, il team legale di Assange ha accusato gli Stati Uniti di un procedimento penale straordinario, senza precedenti e politicizzato che costituisce «una flagrante negazione del suo diritto alla libertà di espressione e rappresenta una minaccia fondamentale alla libertà di stampa in tutto il mondo». Gli avvocati della difesa hanno anche affermato che Assange soffre di problemi di salute mentale di ampio respiro, comprese tendenze suicide, che potrebbero essere esacerbate se fosse messo in condizioni di prigionia inospitale negli Stati Uniti.

Iraq

Decine di migliaia di iracheni, incluso donne e bambini, hanno ricordato, cantando slogan antiamericani la notte scorsa a Baghdad, l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani e del capo delle milizie irachene Abu Mahdi al Mohandis, nel primo anniversario della loro morte. La manifestazione si è tenuta nell’aeroporto della capitale, nel punto in cui Soleimani e il suo luogotenente iracheno sono stati uccisi in un attacco americano un anno fa. Il 3 gennaio 2020, su ordine del presidente Donald Trump, i veicoli su cui si trovavano Soleimani  appena arrivato e il suo luogotenente sono stati attaccati da droni americani. Washington aveva accusato Soleimani di aver ideato attacchi da parte di milizie allineate con l’Iran contro le forze statunitensi nella regione, e la sua uccisione ha portato le ostilità USA-Iran a tensioni altissime. I manifestanti si sono riuniti domenica nella piazza centrale di Tahrir in risposta alle chiamate di una serie di gruppi di milizie noti collettivamente come Forze di mobilitazione popolari (PMF), che sono per lo più sostenute dall’Iran.

Israele e Palestina

Centinaia di attivisti ebrei di estrema destra sono tornati a manifestare nelle strade di Gerusalemme, denunciando l’imparzialità dell’indagine sulla morte di un loro compagno colono che due settimane fa è stato vittima di un incidente stradale in Cisgiordania mentre era inseguito dalla polizia dopo aver tirato sassi ai palestinesi.

Ieri il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha accettato le improvvise dimissioni di Azzam Shawwa, governatore dell’Autorità monetaria palestinese (PMA), la banca centrale emergente dell’Autorità palestinese con sede a Ramallah. Domenica, Abbas ha assegnato i compiti di Shawwa al dottor Firas Melhem, un membro del consiglio di amministrazione della PMA.

La diga tra Etiopia, Sudan ed Egitto

Riprende il dialogo tra Egitto, Sudan ed Etiopia sulla diga Grand Ethiopian Renaissance che Addis Abeba sta costruendo sul Nilo Azzurro dal 2011 e che Il Cairo e Khartoum temono danneggerà il loro approvvigionamento idrico, in gran parte dipendente dal Nilo e che sta creando tensione fra i tre paesi africani bagnati dal fiume. I tre paesi hanno tenuto ieri un incontro in videoconferenza alla presenza di funzionari del Sudafrica, paese che detiene la presidenza di turno dell’Unione Africana. Incontri tripartiti, anche di vertice, riprenderanno dal 10 gennaio. L’Etiopia ritiene la grande diga essenziale per il suo approvvigionamento elettrico e assicura che non ci saranno variazioni rilevanti di portata del Nilo, di cui l’Azzurro è affluente. Ma il Sudan (il Nilo Azzurro e il Bianco si uniscono alle porte di Khartoum) teme che non gli arriverà abbastanza acqua potabile né irrigua, con il rischio potenziale per la vita di «migliaia di persone». Analoga preoccupazione dell’Egitto che dipende dalle acque del grande fiume per il 97% del suo approvvigionamento idrico.

Libia

Tre russi e un ucraino sono stati liberati in Libia, ha detto sabato il capo di una controversa organizzazione politica con sede a Mosca, attirando l’attenzione sul ruolo del Cremlino in una Libia dilaniata dal conflitto. Lo ha annunciato su Telegram il capo della Difesa dei valori nazionali, un’organizzazione russa che fa parte di un gruppo mediatico legato all’imprenditore Yevgeny Prigozhin.

Alexander Malkevich ha detto che i quattro individui erano stati “rapiti” diverse settimane fa, ma non ha chiarito il loro scopo nel paese né specificato da chi fossero stati arrestati. «Insieme ai diplomatici russi, abbiamo incanalato tutti i nostri sforzi e risolto questo compito difficile ma estremamente importante: riportare la nostra gente a casa», ha dichiarato Malkevich.

In Libia, Mosca sostiene l’uomo forte Khalifa Haftar contro il Governo di Accordo Nazionale (GNA) riconosciuto dalle Nazioni Unite. Prigozhin, 59 anni, soprannominato “lo chef di Putin” perché la sua azienda si è occupata di catering per il Cremlino, è stato sanzionato dall’Unione Europea a ottobre per aver minato la pace in Libia sostenendo la compagnia militare privata del Gruppo Wagner che vi opera. L’annuncio di Malkevich di sabato scorso arriva diverse settimane dopo che due dipendenti della Difesa per i valori nazionali sono stati rilasciati dalla Libia e sono tornati in Russia. Maxim Shugaley e il suo interprete Samir Seifan − entrambi cittadini russi − sono stati accusati l’anno scorso dalle autorità libiche di ingerenza elettorale a nome di Mosca mentre stavano lavorando con il figlio del leader spodestato Muammar Gheddafi.

Algeria

Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha firmato la legge che garantisce la nuova costituzione del paese, ha riferito il suo ufficio venerdì, mesi dopo che il documento era stato approvato in un referendum che ha visto una bassa affluenza alle urne. Tebboune, 75 anni, tornato in Algeria solo la scorsa settimana dopo aver trascorso due mesi in Germania, dove era in cura per il coronavirus, ha da tempo presentato la nuova carta come rispondente alle richieste dei manifestanti che, nell’aprile 2019, hanno costretto alle dimissioni il suo predecessore, Abdelaziz Bouteflika.

Niger

Un centinaio di persone sono state uccise sabato in attacchi a due villaggi nel Niger occidentale, ha riferito il primo ministro Brigi Rafini dopo uno dei giorni più letali nella memoria recente di un paese devastato dalla violenza jidahista. Rafini ha annunciato il bilancio delle vittime nei commenti trasmessi domenica dalla televisione nazionale dopo una visita nella zona, vicino al confine con il Mali. Non ha detto chi siano i responsabili. Fonti della sicurezza hanno riferito sabato che almeno 70 civili sono stati uccisi in raid simultanei da sospetti militanti jidahisti nei villaggi di Tchombangou e Zaroumdareye. Il Niger ha subito ripetuti attacchi da parte di militanti legati ad Al Qaeda e Stato Islamico vicino ai suoi confini con Mali e Burkina Faso. La violenza fa parte di una più ampia crisi di sicurezza nella regione del Sahel dell’Africa occidentale, innervosendo alleati occidentali come la Francia, che ha riversato truppe e risorse nella regione. Il Niger ha anche assistito a omicidi tra comunità etniche rivali, alimentate dalla violenza jihadista e dalla competizione per le scarse risorse. Gli attacchi di sabato sono avvenuti lo stesso giorno in cui la commissione elettorale ha annunciato i risultati del primo turno delle elezioni in sostituzione del presidente Mahamadou Issoufou, che si è dimesso dopo un decennio al potere.

Coronavirus

Il premier giapponese ha detto che prenderà in considerazione lo stato di emergenza per l’aerea di Tokyo. In Nigeria il vaccino arriverà per la fine di gennaio, ad almeno 100 persone è stato vietato di viaggiare sei mesi dopo che hanno infranto i protocolli per il Covid. L’Arabia Saudita riapre i confini e riprende i voli internazionali.

Spagna

Da ieri chi si muove su monopattini non potrà più viaggiare sui marciapiedi, nelle zone pedonali e nei tunnel urbani. Le restrizioni, riporta il quotidiano El Pais, si applicano a livello nazionale. E ancora, chi verrà fermato alla guida di un monopattino potrà anche essere sottoposto al test dell’etilometro e non si potrà più viaggiare in due. È allo studio, intanto, l’introduzione di un’assicurazione obbligatoria per il loro utilizzo.

Bosnia

L’Unione Europea ha annunciato ulteriori finanziamenti per aiutare migranti e rifugiati vulnerabili in Bosnia-Erzegovina, ma ha esortato il governo a ricostruire il campo che è stato bruciato. Bruxelles ha denunciato le condizioni dei migranti in Bosnia, candidata all’adesione all’UE, come «del tutto inaccettabili», e ha avvertito che sono a rischio vite umane. Il 23 dicembre un incendio ha travolto il centro per migranti di Lipa, nella Bosnia nord-occidentale. Non ci sono state vittime, ma gran parte delle infrastrutture è stata distrutta. L’incidente ha acuito la crisi riguardo la sistemazione di migliaia di migranti, poiché le autorità bosniache non sono riuscite a trovare un nuovo sito per i senzatetto che stanno letteralmente morendo di freddo. In una dichiarazione, il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell ha detto che Bruxelles è pronta ad aggiungere altri 3,5 milioni di euro (4,2 milioni di dollari) al suo sostegno umanitario alla Bosnia, ma ha ricordato che 900 persone sono per strada nel campo distrutto e che altre 800 senza rifugio nella regione. «Le autorità locali devono rendere disponibili le strutture esistenti e fornire una soluzione temporanea fino a quando il campo di Lipa non sarà ricostruito in una struttura permanente».

Germania

La Germania ha approvato oltre 1 miliardo di euro in accordi per la vendita di armi in Medio Oriente. L’anno scorso il governo tedesco aveva approvato le esportazioni di armi verso i paesi coinvolti nei conflitti mortali in Yemen e Libia. La Germania è tra i primi cinque esportatori di armi al mondo.

Norvegia

I soccorritori hanno scoperto un settimo corpo vittima della frana che ha seppellito le case di un villaggio vicino alla capitale norvegese, ha riferito domenica la polizia: speranze persistono che tre persone ancora disperse possano essere trovate vive. La tragedia è avvenuta il 30 dicembre, quando le case sono state distrutte e spostate per centinaia di metri, sotto un torrente di fango, nel villaggio di Ask, 25 km a nord-est di Oslo. Il portavoce della polizia Bjorn Christian Willersrud ha detto che spera di trovare altri sopravvissuti nella zona della frana. «È ancora un’operazione di salvataggio fino a quando non decideremo diversamente», ha detto.

Kazakistan

Il Kazakistan ha abolito la pena di morte, rendendo così permanente un congelamento della pena capitale di quasi 20 anni nel paese dell’Asia centrale, secondo un avviso sul sito web presidenziale. L’avviso pubblicato sabato afferma che il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha firmato la ratifica parlamentare del Secondo Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, un documento che impegna i firmatari all’abolizione della pena capitale. Le esecuzioni sono state sospese in Kazakistan dal 2003, ma i tribunali hanno continuato a emettere condanne a morte in circostanze eccezionali, anche per crimini considerati “atti di terrore”. Ruslan Kulekbayev, per esempio, un lupo solitario che uccise otto poliziotti e due civili nella più grande città del Kazakistan, Almaty, nel 2016, era tra i condannati che sarebbero stati giustiziati se la moratoria fosse stata revocata. Kulekbayev dovrà invece scontare l’ergastolo in carcere. L’ergastolo è stato introdotto in Kazakistan nel 2004 come punizione alternativa.

Afghanistan

Il team di negoziatori afghani è partito oggi alla volta di Doha per iniziare il prossimo round dei negoziati che si terranno il ​​5 gennaio. Il team dovrebbe condividere i dettagli delle sue ultime consultazioni con il presidente Ashraf Ghani prima della sua partenza, e lunedì terrà anche una riunione con il comitato direttivo dell’Alto Consiglio per la riconciliazione nazionale. Il primo ciclo di colloqui è durato tre mesi, con i negoziatori della Repubblica e dei talebani che hanno concordato le regole procedurali per i colloqui e hanno condiviso verbalmente le loro richieste di punti all’ordine del giorno. I negoziatori del governo hanno affermato che il prossimo ciclo di colloqui si concentrerà principalmente sulla fine della violenza e sulla struttura di un futuro governo.

L’Afghanistan Journalists Center, in un rapporto pubblicato sabato, afferma che nel 2020 l’Isis è stato responsabile dell’uccisione di due conduttori, i talebani sono stati responsabili dell’uccisione di un giornalista e di un cameraman e uomini armati sconosciuti sono accusati dell’uccisione di due altri conduttori. Secondo il rapporto, gli autori di alcuni attacchi non sono stati finora identificati.

Il rapporto afferma che 112 episodi di violenza contro giornalisti si sono verificati nel 2020 nel paese. Il rapporto aggiunge che l’anno scorso 19 giornalisti e operatori dei media sono rimasti feriti. Inoltre, altri due incidenti, compreso l’attacco all’ex conduttrice di TOLOnews Yama Siawash e la morte della conduttrice di Ariana News Fardin Amini in un misterioso incidente, si sono verificati lo scorso novembre.

Quelli che hanno perso la vita nel 2020 sono:

Safar Mohammad Atal, conduttrice di Samson Radio a Helmand;

Ahmad Khan Nawid, presentatore di Ghor Radio a Feroz, oh city;

Mir Wahid Shah Amiri, reporter televisivo Khorshid TV a Kabul;

Shafiq Zabih, cameraman di Khorshid TV;

Elyas Daee, reporter di Radio Azadi a Helmand;

Malala Maiwand, conduttrice di Ekas TV a Nangarhar;

Rahmatullah Nekzad, giornalista freelance a Ghazni; e Tahir Khan, un autista di Enekas TV a Nangarhar.

Il primo morto nel 2021, il giornalista Bismillah Adil Aimaq, è stato ucciso in un attacco da parte di uomini armati sconosciuti a Ghor. Era a capo di una stazione radio locale della provincia. I giornalisti di Ghor hanno boicottato le notizie del governo per tre giorni come reazione all’uccisione di Aimaq. «Abbiamo perso uno dei nostri migliori colleghi, il signor Bismillah Adil Aimaq. È una grande perdita per i media e la comunità dei giornalisti», ha detto Asif Nayab, giornalista di Ghor.

Stati Uniti

Il presidente Donald Trump ha fatto pressioni sul segretario di stato repubblicano della Georgia affinché “trovasse” voti sufficienti per ribaltare le elezioni presidenziali e lo ha vagamente minacciato di “reato” durante una telefonata di un’ora, secondo una registrazione audio della conversazione. Trump, che ha trascorso quasi nove settimane a fare false dichiarazioni di cospirazione sulla sua sconfitta contro il presidente eletto Joe Biden, ha detto a Brad Raffensperger, il massimo funzionario elettorale dello stato, che avrebbe dovuto ricalcolare il conteggio dei voti in modo che Trump, non Biden, finisse per ottenere i 16 voti elettorali dello stato. «Voglio solo trovare 11.780 voti, che è uno in più di quello che abbiamo», ha detto Trump durante la conversazione, secondo una registrazione ottenuta da The Washington Post, che l’ha pubblicata online. The New York Times ha anche acquisito una registrazione della chiamata di Trump.
Il presidente, responsabile del Dipartimento di Giustizia per i 17 giorni rimasti della sua amministrazione, aveva accennato al fatto che Raffensperger e Ryan Germany, il capo avvocato del segretario di stato, potrebbero essere perseguiti penalmente se non avessero eseguito i suoi ordini.

Tutti e dieci gli ex segretari alla Difesa ancora in vita hanno pubblicato domenica un editoriale su The Washington Post, avvertendo il presidente Donald Trump dei pericoli dell’utilizzo dei militari per contestare le elezioni. L’editoriale, intitolato “Coinvolgere i militari nelle controversie elettorali attraversa un territorio pericoloso”, è stato firmato da tutti e dieci gli ex segretari, inclusi due che hanno prestato servizio sotto il presidente Trump, Mark Esper e James Mattis. Tra gli altri firmatari Leon Panetta, Chuck Hagel e Ashton Carter, che prestò servizio sotto Barack Obama; Robert Gates, che ha servito sotto Obama e George W. Bush; William Cohen e William Perry, che ha servito sotto Bill Clinton; Dick Cheney, che ha servito come segretario DOD sotto George H.W. Bush; e Donald Rumsfeld, che ha servito per primo sotto Gerald Ford nel 1975 e successivamente è stato scelto per il ruolo da George W. Bush. La lettera esorta il presidente ad accettare i risultati delle elezioni e sottolinea che i militari non dovrebbero essere usati per adempiere a fini politici. «Le elezioni americane e i trasferimenti pacifici di potere che ne derivano sono i tratti distintivi della nostra democrazia», hanno scritto su The Washington Post, aggiungendo che l’amministrazione dovrebbe «astenersi da qualsiasi azione politica che minasse i risultati delle elezioni o ostacolasse il successo del nuovo squadra». Gli ex segretari hanno anche avvertito che chiunque venga scoperto a interferire nelle elezioni potrebbe essere potenzialmente soggetto ad accuse penali.

Uno dei quattro appaltatori della sicurezza della Blackwater, graziati il mese scorso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha affermato di «aver agito correttamente» durante la sparatoria del 2007 in Iraq in cui sono stati uccisi 14 civili, tra cui un bambino di 9 anni, e feriti altri 17. In un’intervista esclusiva con l’agenzia di stampa Associated Press, la prima da quando è stato rilasciato dalla prigione, Evan Shawn Liberty ha detto: «Mi sento come se avessi agito correttamente» durante la sparatoria mortale nella piazza Nisour di Baghdad. Liberty e altri tre ex dipendenti della Blackwater − Nicholas Slatten, Paul Alvin Slough e Dustin Laurent Heard − sono stati condannati per i loro ruoli nel massacro dopo un lungo processo legale negli Stati Uniti. Il caso ha suscitato nuove  critiche sull’uso di appaltatori statunitensi nelle zone di conflitto, e la grazia di Trump del 22 dicembre ai quattro uomini ha attirato critiche diffuse da parte di difensori dei diritti umani, avvocati e altri negli Stati Uniti e in Iraq. L’investigatore capo dell’Fbi nel caso Blackwater, John Patarini in una lettera a The New York Times ha paragonato la strage al massacro di My Lai in Vietnam e si è detto «inorridito dalle azioni del presidente».

Caraibi

La guardia costiera americana ha sospeso le ricerche di una barca scomparsa in mare con 20 persone a bordo dopo essere salpata dalle Bahamas. La barca, una Mako Cuddy Cabin blu e bianca, è partita lunedì da Bimini, nelle Bahamas, diretta a Lake Worth Beach, in Florida, a circa 10 miglia a sud di Palm Beach, ma non è mai arrivata, scrive The New York Times. La Guardia Costiera e le autorità delle Bahamas hanno esteso le ricerche per tre giorni, setacciando circa 17.000 miglia quadrate.

Venezuela

Un membro del gruppo indigeno Pemon, accusato di aver partecipato a un raid contro una postazione militare alla fine del 2019, è morto domenica in una prigione vicino alla capitale Caracas, ha detto in un tweet il gruppo per i diritti Foro Penal. Salvador Franco è morto poche settimane dopo che membri della famiglia e attivisti hanno riferito che soffriva di problemi di salute. Un tribunale a novembre aveva ordinato il suo trasferimento in una struttura medica ma le autorità  non lo hanno fatto, ha detto l’avvocato del Forum penale Olnar Ortiz. «Il regime lo ha lasciato morire», ha detto Ortiz. I critici del governo del presidente Nicolas Maduro lo definiscono un dittatore che ha sistematicamente incarcerato gli oppositori e negato loro il diritto a un giusto processo. Il governo accusa spesso l’opposizione di cercare di fomentare un violento colpo di Stato per prendere il controllo delle vaste riserve petrolifere della nazione OPEC. Circa 12 altri indigeni rimangono incarcerati con l’accusa di aver partecipato al raid del dicembre 2019 nell’avamposto nello stato meridionale del Bolivar. Maduro all’epoca accusò gli uomini di aver cospirato con Colombia, Perù e Brasile per innescare una ribellione in Venezuela, un’accusa negata da tutti e tre i paesi.

Combattere per i diritti umani

India

Almeno 21 persone hanno perso la vita mentre stavano partecipando, in un crematorio, al rito funebre di un concittadino, morto ieri. L’incidente, avvenuto a Muradnagar, nello stato dell’Uttar Pradesh, è stato causato dal crollo della tettoia del crematorio sotto la quale varie decine di persone che seguivano il funerale si erano rifugiate per proteggersi dalla forte pioggia. Il responsabile delle squadre dei soccorritori del distretto, Anita C. Meshram ha detto al quotidiano Hindustan Times che dei 40 rimasti intrappolati sotto le macerie almeno la metà è morta sul colpo, e 2 mentre venivano trasportati negli ospedali più vicini.

Ti potrebbe interessare anche:

La colpa di una moglie

E se credete in un giornalismo indipendente, serio e che racconta recandosi sul posto, potete supportarci andando su Sostienici


[There are no radio stations in the database]