5 febbraio 2021 – Notiziario
Scritto da Barbara Schiavulli in data Febbraio 5, 2021
Ascolta il notiziario
- Il presidente americano Biden annuncia la fine del sostegno ai sauditi nella guerra in Yemen (copertina).
- Il leader di al-Qaida in Yemen, in custodia.
- Libano: ucciso l’attivista Loqman Slim.
- Russia: morto il dottore russo che curò il dissidente Navalny dopo l’avvelenamento.
- La giornalista Valery Vorotnik aggredita in Ucraina.
- Turchia: Erdogan paragona gli studenti che manifestano a “terroristi”.
- Bangladesh: un’inchiesta sulla corruzione di Al Jazeera, porta l’ONU a chiedere l’apertura di un’indagine.
Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli. Musiche di Walter Sguazzin
Foto di copertina: Barbara Schiavulli / Yemen
Yemen
Il presidente Joe Biden ha annunciato la fine del sostegno degli Stati Uniti alle operazioni offensive in Yemen, indicando che la nuova amministrazione sta pianificando un ruolo più attivo degli Stati Uniti negli sforzi per porre fine alla guerra civile del paese. In precedenza una fonte aveva riferito a Reuters che Biden avrebbe nominato Timothy Lenderking, un diplomatico veterano degli Stati Uniti, per il nuovo incarico. La prevista nomina di Lenderking è stata segnalata per la prima volta da The Wall Street Journal. Lenderking è stato vice segretario di stato aggiunto per gli Affari del Golfo e ha prestato servizio presso l’ambasciata americana a Riyadh. La guerra civile nello Yemen contrappone il governo internazionalmente riconosciuto contro il movimento houthi allineato con l’Iran. Il conflitto ha causato la perdita di decine di migliaia di vite, incluso un gran numero di civili, e ha creato la peggiore crisi umanitaria del mondo. Una coalizione guidata dai sauditi è intervenuta nel marzo 2015 a fianco del governo e ha goduto del sostegno dell’amministrazione dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il leader del ramo di al-Qaida nello Yemen è agli arresti da ottobre e il gruppo terroristico ha subito un’erosione dei suoi ranghi a causa delle diserzioni, secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato giovedì. Il rapporto ha segnato la conferma ufficiale che il capo dell’AQAP Khalid Batarfi è stato arrestato dopo diverse indiscrezioni non confermate. L’arresto rappresenta un imbarazzo propagandistico per il gruppo, che promuove l’idea del “martirio” tra i suoi seguaci, e potrebbe fornire informazioni potenzialmente inestimabili agli sforzi antiterrorismo guidati dagli Stati Uniti. Batarfi è stato arrestato e il suo vice, Saad Atef al Awlaqi, è morto durante l’«operazione nella città di Ghayda, governatorato di Al-Mahrah, in ottobre», secondo il rapporto al Consiglio di sicurezza dell’ONU di una squadra di monitoraggio delle Nazioni Unite che segue al-Qaida, Stato islamico e altri gruppi estremisti. Il rapporto non offre ulteriori dettagli sull’arresto o su dove sia detenuto Batarfi.
Turchia
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che il governo non permetterà che manifestazioni che ormai durano da un mese in un’università turca si trasformino in proteste antigovernative simili a quelle del 2013, definendo i manifestanti “terroristi” e accusando il movimento LGBTQ di essere incompatibile con i valori della Turchia. Sfidando un divieto governativo alle manifestazioni, studenti e insegnanti dell’Università Bogazici di Istanbul hanno protestato contro la nomina a rettore, da parte di Erdogan, di Melih Bulu, accademico ed ex candidato politico. Dicono che il processo non sia stato democratico e vogliono che si dimetta, provocando un dibattito nazionale sulla portata del governo e proteste separate altrove. Più di 250 persone sono state arrestate a Istanbul questa settimana e altre 69 ad Ankara. La disputa sul rettore si è intensificata la scorsa settimana, dopo che i manifestanti hanno appeso un poster vicino al suo ufficio raffigurante il luogo più sacro dell’Islam, il santuario della Kaaba a La Mecca contenente un simbolo LGBTQ. Erdogan ha detto che «non esiste una cosa» come LGBTQ. Sabato e martedì il ministro dell’Interno Suleyman Soylu ha definito su Twitter le persone LGBTQ “deviate”: il social in seguito ha compiuto il raro passo di nascondere i messaggi avvertendo che violavano le «regole sulla condotta che riguarda l’hate speech» della piattaforma, come ha fatto per i tweet dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump prima di bandirlo il mese scorso.
Libano
È stato ucciso un noto intellettuale, attivista politico, editore, fondatore e direttore di una delle più importanti organizzazioni non governative libanesi, noto per essere in aperto contrasto con gli Hezbollah. Loqman Slim, 58 anni, è stato ritrovato ieri mattina nella sua auto con ferite multiple da proiettili, in una località a circa 70 km a sud di Beirut, nel distretto di Zahrani. Da ieri sera si erano perse le tracce di Slim, che in giornata si era recato nel sud del paese per ragioni personali. Proveniente da una famiglia sciita di spicco della periferia sud di Beirut, negli ultimi decenni diventata la roccaforte degli Hezbollah filo-iraniani, faceva parte di un piccolo gruppo di attivisti politici della minoranza sciita che apertamente criticava il gruppo sciita degli hezbollah. Difensore invece dei principi di cittadinanza, di pari opportunità e di uguaglianza dei cittadini al di là delle loro appartenenze confessionali, Slim era da anni una figura di riferimento per l’attivismo civile in Libano e in Medio Oriente. Aveva fondato una casa editrice e, nei primi anni 2000, aveva dato vita con la moglie, la tedesca Monika Borgman, all’organizzazione Umam (Nazioni) per la conservazione della memoria collettiva scritta e orale libanese.
Israele e Palestina
Non si fermano le demolizioni israeliane delle proprietà palestinesi nel sud della Cisgiordania, culminate ieri con la distruzione di una casa e di una rete elettrica, ha riferito l’agenzia di stampa palestinese WAFA. I bulldozer dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nella città di Beit Awwa, vicino alla città di Hebron (Al-Khalil), dove hanno demolito una casa di 180 metri quadrati che ospitava una famiglia palestinese, compresi cinque bambini con bisogni speciali. I bulldozer israeliani hanno anche distrutto una rete elettrica che forniva elettricità a 10 case nella stessa area.
#JordanValley #Israeli troops stormed the community and prevented activists from building shelters for 85 residents whose tents were demolished yesterday and left without a shelter to protect them from the cold desert night weather. https://t.co/A47AX7GlZT via @PalestineChron pic.twitter.com/0pwEx9AmNW
— The Palestine Chronicle (@PalestineChron) February 3, 2021
Israele non consente la costruzione o lo sviluppo palestinese nell’Area C, che spesso riserva alla costruzione dei suoi insediamenti illegali.
Le autorità israeliane hanno nuovamente arrestato un uomo palestinese, appena rilasciato dopo aver scontato una pena di 7 anni di prigione per aver resistito all’occupazione israeliana. Fonti locali hanno riferito all’agenzia WAFA che Mohammad Kamal Obeid, 25 anni, del quartiere di Isawiyya a Gerusalemme Est, stava lasciando la prigione di Naqab dopo aver terminato la sua pena detentiva quando è stato nuovamente arrestato e condotto alla stazione di polizia del Russian Compound a Gerusalemme Ovest. La famiglia di Obeid, che lo stava aspettando fuori dalla prigione del Naqab, non ha potuto vederlo.
Libia
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha ordinato il dispiegamento di osservatori in Libia per monitorare il rispetto del “cessate il fuoco”. Per ora si tratta di una trentina di persone. Il dispiegamento degli osservatori avviene in accordo con le parti libiche. In un rapporto della fine del 2020, il Segretario Generale aveva raccomandato la costituzione di un gruppo di osservatori disarmato, composto da civili e soldati in pensione dai paesi di Unione Africana, Unione Europea e Lega Araba, evocando la costituzione di un «meccanismo per il monitoraggio del cessate il fuoco con sede a Sirte».
Etiopia
I membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno chiesto un maggiore accesso agli aiuti, durante la riunione a porte chiuse organizzata ieri per discutere la situazione umanitaria nello Stato regionale etiope del Tigray. L’incontro è stato chiesto da Irlanda, Estonia, Francia, Norvegia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Gli incontri sulla situazione in Tigray sono stati pochi e distanziati da quando è iniziata l’offensiva militare partita da Addis Abeba il 4 novembre, con i paesi africani che preferiscono trattare il conflitto come una questione interna.
Uganda
La Corte Penale Internazionale (Cpi) ha condannato ieri per crimini di guerra e contro l’umanità Dominic Ongwen, ex bambino soldato ugandese diventato in seguito comandante dell’esercito di resistenza del Signore (Lra). Il 45enne Ongwen è stato considerato colpevole per decine di accuse relative al regime di terrore dei primi anni Duemila, tra le quali figura la prima condanna della Cpi per il crimine di gravidanza forzata legato a donne tenute come schiave sessuali. La Corte ha affermato che Ongwen ha ordinato attacchi contro quattro campi profughi in qualità di alto comandante nel Lra, che avevano come obiettivo la fondazione di uno Stato teocratico basato sui Dieci Comandamenti della Bibbia. Ongwen è stato dichiarato colpevole anche di omicidio, stupro, schiavitù sessuale e reclutamento di bambini soldato. I giudici hanno respinto le argomentazioni della difesa secondo le quali Ongwen era lui per primo una vittima, visto che era stato rapito da Lra a circa 9 anni, riportandone poi un danno psicologico. Le vittime ugandesi del Lord’s Resistance Army (LRA) hanno accolto con favore la condanna.
Belgio
Un diplomatico iraniano, accusato di aver pianificato di colpire una riunione di un gruppo di opposizione in esilio, è stato condannato giovedì a 20 anni di carcere nel primo processo a un funzionario iraniano per sospetto terrorismo in Europa, dalla rivoluzione iraniana del 1979. Assadolah Assadi è stato riconosciuto colpevole di tentato terrorismo dopo la rivelazione di un complotto sventato per colpire una manifestazione del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (NCRI) vicino a Parigi nel giugno 2018, hanno detto gli avvocati della procura belga e le parti civili dell’accusa. Terzo consigliere dell’ambasciata iraniana a Vienna, è stato arrestato in Germania prima di essere trasferito in Belgio per il processo. Funzionari francesi hanno detto che gestiva una rete di intelligence statale iraniana e che agiva su ordine di Teheran. Assadi non ha partecipato alle udienze, che si sono svolte a porte chiuse con la massima sicurezza, e né lui né il suo avvocato hanno commentato.
Svezia
La Svezia sta pensando di lanciare un “passaporto Covid” entro l’estate quando, secondo il governo di Stoccolma, saranno stati stabiliti degli standard internazionali. Due giorni fa era stata la Danimarca a parlare di un “corona pass”, un passaporto elettronico che faciliterebbe i possessori a compiere una serie di attività, tra le quali viaggiare, da attivare entro febbraio.
Ucraina
Il 2 febbraio, nella città centrale di Cherkasy, due uomini sono entrati nella redazione dell’emittente indipendente Antena TV, dove lavora Valery Vorotnik come redattore capo, e l’hanno picchiata fino a farle perdere i sensi: lo si legge in articoli e messaggi social di Vorotnik e Sergiy Tomilenko, capo dell’Unione nazionale dei giornalisti dell’Ucraina. Vitaly Hrebinets, un editore e produttore video presso la stazione televisiva che ha assistito all’attacco, ha detto a CPJ tramite l’app di messaggistica che uno degli aggressori ha poi minacciato di uccidere Vorotnik se «dice qualcosa di brutto» su di lui, e poi entrambi hanno lasciato la scena. Hrebinets e Vorotnik hanno identificato uno degli aggressori, l’uomo che ha fatto la minaccia, come Stanislav Kolomiets, un funzionario del consiglio comunale di Cherasky. Nessuno dei due è riuscito a identificare l’altro aggressore. Vorotnik ha detto a CPJ che crede che l’aggressione sia collegata a una recente disputa che ha avuto con Kolomiets sull’uso dei video di Antena TV sui social media. In seguito all’attacco, il sindaco di Cherkasy Anatoly Bondarenko aveva sospeso Kolomiets dal suo incarico e aperto un’indagine, secondo una dichiarazione del municipio.
Russia
Il medico russo che ha curato il dissidente Alexei Navalny dopo l’avvelenamento da Novichok, la scorsa estate nell’ospedale di Omsk, è morto improvvisamente a 55 anni. Non sono chiare le cause del decesso. «Con rammarico, vi informiamo che il vice capo medico per l’anestesiologia e la rianimazione dell’ospedale di emergenza №1, assistente del dipartimento dell’Università statale di medicina di Omsk, dottore di ricerca in scienze mediche, Maksimishin Sergey Valentinovich, è improvvisamente morto», si legge nella dichiarazione dell’ospedale, che non ha menzionato una causa di morte. Maksimishin Sergey Valentinovich era considerato uno dei migliori medici della struttura ospedaliera.
Stati Uniti
Joe Biden ha annunciato che firmerà un ordine esecutivo per alzare a 125mila il numero dei rifugiati che gli Usa accoglieranno, contro i 15mila previsti per quest’anno in seguito alle drastiche riduzioni del suo predecessore. «La diplomazia è tornata», ha detto ancora nella sua prima visita al dipartimento di Stato, dove ha promesso di «lavorare con alleati e partner», «rinnovare il nostro ruolo nelle istituzioni internazionali e reclamare la nostra credibilità e autorità morale». Ha poi parlato di Birmania, dei rapporti tra Cina e Russia ed è tornato a chiedere la liberazione dell’oppositore russo Alexei Navalny e la fine della guerra nello Yemen.
Panama
Il Governo di Panama ha approvato la creazione di cinque nuove zone franche che genereranno un investimento di 21,91 milioni di dollari e la creazione di oltre 10.000 posti di lavoro, nel tentativo di attrarre investimenti stranieri per riattivare l’economia colpita dalla pandemia di Covid-19. Alcune di queste zone franche saranno per investimenti di imprenditori panamensi, altre di stranieri.
Messico
Una dozzina di agenti di polizia implicati nel massacro di 19 persone lungo il confine tra Stati Uniti e Messico, alla fine di gennaio, sono stati arrestati sottolineando la violenza sistematica rivolta ai più vulnerabili nelle aree in cui operano i gruppi della criminalità organizzata. Il procuratore generale dello stato di Tamaulipas Irving Barrios ha annunciato in una conferenza stampa del 2 febbraio che almeno 12 agenti della polizia di stato − alcuni dei quali appartenenti a un gruppo di operazioni speciali d’élite (GOPES) addestrato e controllato dagli Stati Uniti − sono stati arrestati per presunta partecipazione al massacro nel comune di Camargo. La rivelazione respinge le precedenti notizie secondo cui testimoni hanno visto un commando di uomini armati del cartello del nord-est − un gruppo scissionista di Zeta − uccidere delle persone in una casa locale prima di abbandonare i loro corpi vicino al confine Tamaulipas-Nuevo León.
Brasile
Il gigante minerario brasiliano Vale ha accettato di pagare un risarcimento di 7 miliardi di dollari per il crollo di una diga che uccise 272 persone. Il disastro di Brumadinho, il 25 gennaio 2019, è considerato una delle peggiori tragedie ambientali della storia brasiliana. Poco dopo mezzogiorno di quel giorno l’improvviso crollo della diga causò un torrente tossico di rifiuti minerari che ha attraversato una tasca rurale dello stato di Minas Gerais a velocità fino a 80 km/h, inghiottendo ogni cosa sul suo cammino. Molti dei morti erano dipendenti della Vale e 11 vittime non sono state mai ritrovate. Giovedì, poco più di due anni dopo, il governatore di Minas Gerais, Romeu Zema, ha annunciato che Vale aveva accettato di pagare allo stato R $ 37,68 miliardi ($ 7 miliardi) in quello che ha affermato essere «il più grande pacchetto di risarcimento dell’America Latina». L’accordo è inferiore ai 54 miliardi di R $ che Minas Gerais aveva chiesto a Vale per il disastro di Brumadinho, città di circa 40.000 abitanti appena a sud-ovest della capitale dello stato Belo Horizonte. Zema ha affermato che i fondi aiuteranno a sostenere l’economia e riparare i danni ambientali della regione colpita dal disastro minerario.
Bangladesh
Le Nazioni Unite hanno chiesto un’indagine completa sulle prove di corruzione e illegalità che coinvolgono l’esercito del Bangladesh, scoperte durante un’inchiesta diffusa lunedì da Al Jazeera. La corruzione coinvolge il capo di stato maggiore dell’esercito del Bangladesh, il generale Aziz Ahmed, che dovrebbe incontrare alti funzionari delle Nazioni Unite a New York la prossima settimana.
In All the Prime Minister’s Men, l’unità investigativa di Al Jazeera ha rivelato che l’esercito del Bangladesh ha acquistato sofisticate apparecchiature di sorveglianza per telefoni cellulari, altamente intrusive, da Israele che i comandanti militari del Bangladesh hanno affermato essere «per uno dei contingenti dell’esercito che doveva essere dispiegato nella missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite».
Un portavoce dell’Onu ha affermato che non è così e che le sue forze di pace non utilizzano «apparecchiature elettroniche della natura descritta nel rapporto di Al Jazeera». «Tali attrezzature non sono state dispiegate con i contingenti del Bangladesh nelle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite», ha detto ad Al Jazeera il portavoce delle Nazioni Unite. «Siamo a conoscenza delle notizie del rapporto di Al Jazeera riguardanti accuse di corruzione nei confronti di alti funzionari in Bangladesh e del comunicato stampa diffuso dal ministero della Difesa del Bangladesh. L’accusa di corruzione è una questione seria che dovrebbe essere indagata dalle autorità competenti».
Il Bangladesh è il maggior contributore complessivo di personale in uniforme nelle missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, con più di 6.800 militari attualmente dispiegati in operazioni in tutto il mondo.
Indonesia
Decine di vittime del terrorismo indonesiano, principalmente quelle degli attentati di Bali nel 2002 e nel 2005, hanno finalmente ottenuto un risarcimento ieri, dopo anni di lotta per il sostegno finanziario del governo. La Witness and Victim Protection Agency (LPSK) ha concesso ieri a 37 vittime sopravvissute e parenti prossimi delle vittime un totale di 7,8 miliardi di IDR (US $ 555.015) di risarcimento: 29 vittime degli attentati di Bali del 2002, 7 vittime degli attentati di Bali del 2005, e 1 vittima di una sparatoria a Poso. A dicembre il governo indonesiano aveva concesso una prima tranche di risarcimento alle vittime del terrorismo, grazie alla quale 215 persone hanno finalmente ottenuto il tanto atteso sostegno finanziario. Il vicepresidente della LPSK Susilaningtias aveva affermato in precedenza che le autorità stavano ancora raccogliendo dati sulle vittime e si stima che 900 persone non abbiano ancora ricevuto un risarcimento.
Ogni famiglia i cui parenti stretti sono stati uccisi in un attacco terroristico ha ricevuto 250 milioni di IDR (17.788 USD), mentre le vittime sopravvissute con ferite gravi, moderate o lievi hanno ricevuto rispettivamente 210 milioni di IDR (14.942 USD), 115 milioni di IDR (8.182 USD) e 75 milioni di IDR (USA) $ 5.336).
Myanmar
In una rara manifestazione di unità gli Stati Uniti, la Cina e altri membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno chiesto ieri il «rilascio immediato» di tutti i detenuti in Myanmar, sottolineando la necessità del «sostegno continuo alla transizione democratica» nel sud-est asiatico.
I diplomatici cinesi hanno cercato di trovare un equilibrio, sostenendo la dichiarazione del Consiglio di Sicurezza mentre rilasciavano una dichiarazione separata in cui si osservava che la Cina è un «vicino amico» del Myanmar evidenziando che il Consiglio sta chiedendo «dialogo e riconciliazione in conformità con la volontà e gli interessi del popolo del Myanmar». Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres mercoledì ha definito il colpo di Stato «assolutamente inaccettabile», esortando la comunità internazionale ad assicurarsi che la democrazia sia protetta in Myanmar.
Nepal
Più di 180 manifestanti, tra cui un ex ministro, sono stati arrestati giovedì in Nepal, ha riferito la polizia, mentre era in corso uno sciopero a livello nazionale per lo scioglimento del parlamento. Le tensioni nella nazione himalayana sono aumentate da dicembre, quando il primo ministro KP Sharma Oli ha licenziato la legislatura e ha accusato i membri del suo partito comunista di non cooperare. Da allora le manifestazioni sono aumentate, così come gli scontri con la polizia. Lo sciopero generale nazionale è stato indetto, a nome di una fazione del Partito comunista al governo, dall’ex leader ribelle maoista Pushpa Kamal Dahal, che ha aiutato Oli a salire al potere nel 2018 ma da allora ne è divenuto critico.
Hong Kong
Il movimento pro-democrazia di Hong Kong è stato nominato per il premio Nobel per la pace da un gruppo di nove membri del Congresso degli Stati Uniti, secondo i quali gli attivisti dell’ex colonia britannica sono fonte di ispirazione globale di fronte alla repressione di Pechino.
Giappone
Dopo aver innescato una pioggia di critiche, il presidente del comitato olimpico giapponese, Yoshiro Mori, ha chiesto scusa per aver fatto «dichiarazioni poco appropriate e contrarie allo spirito olimpico» quando ha definito “problematica” la proposta di allargare la presenza delle donne nel consiglio dei Giochi.
Durante la breve riunione con i media locali organizzata due giorni fa, l’ex premier 83enne − non nuovo a questo tipo di “fuori onda” − ha escluso di dimettersi. I commenti erano stati fatti ieri a margine di un incontro straordinario del comitato esecutivo del Joc, e Mori riferendosi alle sue precedenti esperienze, aveva citato in generale il senso di rivalità tra le donne quando si tratta di dibattere diverse questioni, che porterebbe le riunioni ad allungarsi eccessivamente. Nell’incontro di ieri con i giornalisti per rettificare la sua posizione, a chi gli chiedeva se veramente pensava che le donne fossero troppo loquaci, Mori è apparso confuso: «Non ne sono sicuro, non le ascolto molto ultimamente».
Australia
Il numero di case distrutte da un incendio incontrollabile nel nord-est di Perth è stato aggiornato a 80, mentre i vigili del fuoco combattono contro le fiamme alimentate da forti venti per il quarto giorno consecutivo.
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