6 ottobre 2020 – Notiziario in genere

Scritto da in data Ottobre 6, 2020

Coronavirus, l’allarme non si placa: sono soprattutto le donne a pagare la crisi. India: un’altra ragazza stuprata e uccisa. È protesta. Ancora guai legali negli Usa per Harvey Weinstein. In Europa, in Belgio, c’è per la prima volta una ministra trans. Operatori umanitari appartenenti al personale dell’Organizzazione mondiale della Sanità avrebbero abusato sessualmente di donne nella Repubblica democratica del Congo durante l’emergenza Ebola: l’Oms assicura un’inchiesta tempestiva.

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Coronavirus

Antonio Guterres

UNClimateChange/Flickr | António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite

«La recessione in corso, causata dalla pandemia provocata da Covid-19, rappresenta un danno maggiore per le donne, perché sono loro a essere impiegate nell’economia sommersa e le prime a perdere il lavoro». A dirlo è il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in occasione di un evento virtuale nel 25° anniversario della Conferenza Mondiale sulle donne di Pechino. «Se non agiamo ora, il coronavirus potrebbe spazzare via una generazione di fragili progressi verso l’uguaglianza di genere», avverte. Anche perché le donne stanno «subendo una pandemia-ombra di violenze di genere durante il Covid-19, insieme a un aumento di abusi e pratiche repressive». L’emergenza sanitaria di Covid-19, dice il segretario generale, «dimostra che c’è bisogno di una forte spinta per mantenere la promessa non mantenuta di Pechino, ossia garantire che vi sia un’equa rappresentanza femminile in posizioni di leadership e ovunque vengano prese decisioni che hanno un impatto sulla vita delle persone». L’invito di Guterres agli Stati è quello di prendere impegni concreti e ambiziosi per la leadership e la piena partecipazione delle donne.

Belgio

Petra de Sutter Twitter

Twitter | Petra de Sutter

In Europa c’è per la prima volta una ministra trans. Ho trovato questa notizia, riportata da gaynews.it su alcuni gruppi che si definiscono femministi. Con commenti tutt’altro che inclusivi, ma che oggi si definirebbero TERF – trans-exclusionary radical feminist. Il termine, coniato nel 2008, è stato applicato originariamente a una minoranza di femministe che peraltro, come in questo caso, non sono altro che transfobiche: una persona trans MtoF non è donna, sostengono. Ma pur sempre una persona portatrice di un pene e quindi di una prevaricazione patriarcale. Il contrario di quello che pensa una  più ampia fetta di movimento femminista, che parla di diritti umani e che ricerca i diritti di tutte e tutti, tutelando qualsiasi appartenenza di genere sentita. Al primo gruppo, insomma, non va giù che in Belgio – che ha ora un nuovo governo, che ha giurato nei giorni scorsi, dopo una crisi politica che durava da quasi un anno e mezzo – ci sia Petra de Sutter. Il governo, guidato dal fiammingo Alexander De Croo, componente del partito centrista Open VLD e sostenuto da sette partiti, è a maggioranza femminile (8 le donne chiamate a guidare il rispettivo numero di ministeri su un totale di 14).

https://twitter.com/pdsutter/status/1312651622456197121

Tra loro ha prestato giuramento anche, il 1° ottobre scorso, la 57enne Petra De Sutter, scrive ancora gaynews.it, come vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministra della Funzione pubblica e delle Imprese pubbliche, diventando così la prima ministra transgender d’Europa.

Ancora da gaynews.it leggiamo la biografia di De Sutter: nata a Oudenaarde il 10 giugno 1963, si laurea in medicina all’Università di Gand. Dopo aver ottenuto un dottorato in scienze biomediche nel 1991, vive a Chicago per i due anni successivi e qui conduce ricerche fondamentali sulla genetica degli ovociti. Docente di ginecologia presso l’Università di Gand e a capo del Dipartimento di medicina riproduttiva dell’Ospedale universitario della cittadina belga, intraprende il formale percorso di transizione nel 2004.

Attivista per i diritti sociali e civili, fin dai suoi esordi in politica lavora – questo è quello che va meno giù ad alcuni femminismi – per la regolamentazione della gestazione per altri a livello belga ed europeo, e per i figli e le figlie nati con questa tecnica.

India

Ramesh Lalwani /Flickr | Preghiere per una vittima di stupro in India, 2012.

È ancora tensione in questi giorni in India, dove un’altra giovane donna è morta, ancora una volta dopo essere stata violentata e brutalizzata in Uttar Pradesh, a 500 chilometri dal villaggio di Hathras. Il corpo sarebbe stato cremato dalla polizia senza il consenso della famiglia.

Donne, gruppi di femministe, studenti e attivisti dei diritti umani, sono scesi a migliaia in strada, scrive l’Ansa. La ragazza aveva 22 anni: appartiene alla casta dei Dalit, gli ex “intoccabili” e sarebbe stata rapita, violentata e lasciata agonizzante davanti alla porta di casa nel distretto di Balrampur. Ad acuire lo sdegno dell’opinione pubblica il fatto che Prashant Kumar, comandante della Polizia dell’Uttar Pradesh, abbia sostenuto che secondo quanto emerso dall’autopsia, la “vittima di Hathras” non avrebbe subito violenza sessuale, ma solo un’aggressione fisica. «La verità è stata falsata per disturbare l’armonia sociale e creare violenza tra le caste», sostiene. L’Uttar Pradesh è lo stato più popoloso del Paese e con il più alto tasso di criminalità.

Tanti sono stati gli arresti in seguito alle proteste: a Delhi un centinaio di manifestanti, ottanta dei quali ragazze, sono stati arrestati e arrestate. In Uttar Pradesh il governatore Yogi Adityanath, monaco indù e politico molto vicino al premier, ha fatto proibire ogni manifestazione e chiuso i confini. Secondo gli ultimi dati del National Crime Record Bureau, in India avvengono in media 87 stupri al giorno. Ma molti di più sono quelli non denunciati. Otto anni fa, nel 2012, il caso di Nirbhaya: lo stupro di gruppo di una studentessa di medicina, 23 anni, su un autobus a Delhi. La ragazza morì per le ferite riportate. Da allora le condanne per stupro sono state inasprite e prevedono anche la pena di morte. Ma nel 2019 si è registrato il 7% in più di stupri rispetto all’anno precedente.

USA

Thomas Hawk/Flickr |  Harvey Weinstein

L’ex produttore Harvey Weinstein è stato colpito da sei nuovi capi di imputazione per aggressione sessuale. 68 anni, è accusato di tre stupri e tre atti forzati di sesso orale che risalirebbero al periodo tra il 2004 e il 2010 a Beverly Hills. Le nuove imputazioni della procura di Los Angeles portano a cinque il numero delle donne che accusano l’ex boss di Miramax, attualmente in carcere per scontare la pena di 23 anni di prigione nello stato di New York. A Los Angeles Weinstein era già accusato da gennaio di aver stuprato una donna e di averne aggredito sessualmente un’altra nel 2013. Ad aprile l’ufficio del procuratore aveva ulteriormente allargato il caso aggiungendo l’aggressione a un’altra donna nel maggio 2010. Se condannato per tutti i capi di imputazione, Weinstein rischia in totale da 140 anni all’ergastolo.

Repubblica Democratica del Congo

Dopo un’inchiesta di un anno è emerso che operatori umanitari appartenenti al personale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno abusato sessualmente di donne nella Repubblica Democratica del Congo durante l’emergenza Ebola. New Humanitarian e Thomson Reuters Foundation hanno parlato con 50 donne che sarebbero state vittime di vari abusi, tra cui l’imposizione di rapporti sessuali. Due di loro sono rimaste incinte. Le accuse riguardano il periodo dal 2018 al marzo di quest’anno. Secondo la direttrice regionale per l’Africa dell’OMS, Matshidiso Moeti, le accuse secondo cui gli operatori umanitari avrebbero abusato sessualmente delle donne durante l’epidemia nella Repubblica Democratica del Congo sono “strazianti”. Moeti garantirà «un’indagine tempestiva, equa e trasparente» e che le persone coinvolte dovranno far fronte a gravi conseguenze.  

In copertina Wikipedia | Matshidiso Rebecca Moeti, direttrice regionale per l’Africa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)

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