7 aprile 2022 – Notiziario

Scritto da in data Aprile 7, 2022

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  • Afghanistan: raddoppia il prezzo del papavero dopo il bando dei talebani. Esplosione nella grande moschea di Kabul.
  • Onu vota oggi su Mosca per sospenderla dal Consiglio dei Diritti Umani.
  • Azerbaijan e Armenia avviano il processo per i colloqui di pace.
  • Ex presidente del Burkina Faso ritenuto colpevole dell’assassinio del suo predecessore Sankara.
  • Hong Kong: arrestati sei attivisti con l’accusa di sedizione.

Questo e molto altro nel notiziario di Radio Bullets, a cura di Barbara Schiavulli.

Ucraina – Russia

Coprifuoco di una settimana indetto a Gostomel, non lontano da Kiev. Lo riferisce in un tweet la parlamentare ucraina Lesia Vasylenko. Il coprifuoco parte alle 6 del mattino di oggi ora locale e continuerà fino alle 6 del 14 aprile. Una «misura necessaria» per sminare la città e consentire ai civili di rientrarvi in sicurezza, afferma la parlamentare nel testo citato da Sky News. La città è sotto l’occupazione delle forze russe da 35 giorni.

È stato distrutto oltre il 90% della citta ucraina di Mariupol, sotto l’assedio delle forze russe da oltre un mese, e almeno il 40% «non è più recuperabile». Lo ha affermato il sindaco della città, Vadim Boychenko.

Venticinque ragazze hanno raccontato di essere state violentate dalle forze russe a Bucha. È quanto ha affermato alla Bbc un alto funzionario ucraino.

A Mariupol i soldati russi hanno allestito crematori mobili per bruciare i corpi degli abitanti uccisi e coprire le tracce dei crimini contro i civili. Lo riferisce il Comune di Mariupol su Telegram, citato da Unian.

È salito a 167 il numero dei bambini ucraini rimasti uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Lo riferisce l’ufficio del procuratore generale su Telegram, citato da Ukrinform. Più di 446 sono i bambini rimasti feriti.

 Il nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia decise dall’Occidente «sembra efficace, ma non è abbastanza». Ne è convinto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che nel suo consueto videomessaggio diffuso via social media ha insistito sul fatto che la misura non è proporzionata alle atrocità commesse a Bucha e che proseguono a Mariupol e Kharkiv.

Poco si sa pubblicamente delle figlie del presidente russo Vladimir Putin, sanzionate mercoledì dal governo degli Stati Uniti per le «atrocità di Mosca in Ucraina». Il Tesoro degli Stati Uniti ha identificato le figlie come Katerina Tikhonova, «una dirigente tecnologica il cui lavoro supporta l’industria della difesa russa» e Maria Vorontsova, che guida programmi di ricerca genetica finanziati dallo stato «supervisionata personalmente da Putin». Secondo la biografia ufficiale di Putin sul sito web del Cremlino, sua figlia Maria è nata nel 1985 prima che la famiglia si trasferisse a Dresda, dove Putin ha servito come agente del KGB. Una seconda figlia, Katerina, nacque l’anno successivo a Dresda. L’unica foto conosciuta delle donne le ritrae da bambine, con fiocchi in trecce bionde.

Nuovo pacchetto di sanzioni anche dal Regno Unito contro la Russia, in contemporanea con Usa e Ue e in risposta ai crimini di guerra in Ucraina. Il governo di Boris Johnson ha annunciato ieri in particolare il congelamento sull’isola di ogni asset di Sberbank, la principale banca pubblica di Mosca, nonché l’impegno ad azzerare già entro quest’anno tutte le importazioni di petrolio o carbone russi.

«Dobbiamo essere pronti a un lungo confronto con la Russia, per questo dobbiamo mantenere le sanzioni e rafforzare la nostra difesa». Lo ha detto Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, aprendo il Consiglio atlantico al livello dei ministri degli esteri.

«Il dialogo con la Russia non ha senso» in questo momento: ne è convinto il presidente polacco Andrzej Duda intervistato da Cnn, secondo il quale «bisogna presentare condizioni molto dure a Vladimir Putin e dirgli “se non soddisfi queste condizioni, non abbiamo nulla di cui parlare”».

Secondo gli Stati Uniti, Putin non ha ottenuto niente e l’Ucraina ha tutte le possibilità di vincere. Secondo Washington almeno 24.000 soldati si sono ritirati da Kiev ma permangono timori che si stiano riprendendo in vista di un futuro ridispiegamento.

L’assemblea generale dell’Onu voterà oggi sulla proposta di sospendere la Russia dal Consiglio per i Diritti Umani di Ginevra, dopo che i suoi soldati sono stati accusati di aver ucciso civili mentre si ritiravano dalle zone intorno alla capitale ucraina. Lo riferisce il palazzo di vetro. L’ambasciatore degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield ha chiesto che la Russia sia privata del suo seggio nel Consiglio per i Diritti Umani, composto da di 47 membri, sulla scia di video e foto delle strade nella città di Bucha disseminate di cadaveri di quelli che sembravano essere civili. Le morti hanno suscitato repulsione globale e richieste di sanzioni più severe alla Russia, che ha negato con veemenza che le sue truppe ne fossero responsabili. Mentre il Consiglio per i Diritti Umani ha sede a Ginevra, i suoi membri sono eletti dall’Assemblea generale di 193 nazioni per un mandato di tre anni. La risoluzione del marzo 2006, che ha istituito il consiglio, afferma che l’assemblea può sospendere il diritto di appartenenza di un paese «che commette gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani».

Rompendo con la Ue, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha detto mercoledì che l’Ungheria pagherebbe il gas russo in rubli se è quello che chiede Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato che i pagamenti europei del gas siano pagati in rubli in risposta alle sanzioni occidentali. Secondo il suo piano, gli acquirenti devono aprire un conto speciale presso la russa Gazprombank, in modo da poter trasferire valuta estera alla banca. Gazprombank acquisterà quindi rubli per conto dell’acquirente, che verranno utilizzati per l’accordo sul gas. I leader della Ue hanno respinto la richiesta di Putin di pagamenti in rubli, ma la Russia non ha ancora tagliato l’Europa dalla sua fornitura di gas. La scorsa settimana il Cremlino ha affermato che gli acquirenti di gas hanno ancora tempo per elaborare i pagamenti in rubli. La posizione di Orban sui pagamenti in rubli non è la prima decisione che lo allontana dall’Europa nel suo approccio alla Russia e alla guerra in Ucraina. A differenza di altri paesi della Nato che confinano con l’Ucraina, l’Ungheria non consente che il suo territorio venga utilizzato per il trasporto di armi in Ucraina. Orban ha ottenuto la rielezione domenica con una vittoria schiacciante, e da allora subisce pressioni da parte della Ue. In risposta alle elezioni e alle accuse di corruzione, la Ue ha avviato un processo che potrebbe privare l’Ungheria dei finanziamenti della Ue.

Yemen

Il presidente dello Yemen ha dichiarato oggi di aver destituito il vicepresidente Ali Mohsen al-Ahmar e di aver delegato i propri poteri a un consiglio presidenziale che svolgerà funzioni di leadership. Il nuovo organismo assumerà le funzioni sia del presidente che del suo vice, si legge in una dichiarazione del presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi. Il nuovo consiglio avrà compiti politici, militari e di sicurezza per il governo yemenita durante quello che viene definito un “periodo di transizione”. Hadi è stato eletto nel 2012 in seguito allo sconvolgimento politico causato da una rivolta del 2011, con un mandato di due anni per supervisionare la transizione democratica. Ma alla fine del 2014 il gruppo houthi allineato con l’Iran ha occupato la capitale Sanaa e Hadi alla fine è fuggito a sud e poi in Arabia Saudita dove è rimasto a capo del governo riconosciuto a livello internazionale.

Afghanistan

La più grande moschea di Kabul, Pul-e-Khishti, è diventata teatro del più recente attacco violento in Afghanistan. L’incidente è avvenuto a pochi giorni dall’inizio del mese sacro islamico del Ramadan. Almeno undici persone sono rimaste ferite dopo che qualcuno ha lanciato una bomba a mano nella moschea più grande di Kabul mercoledì durante la preghiera pomeridiana, ha detto un portavoce della polizia afghana. La polizia di Kabul ha riferito che una persona è in custodia dopo l’attacco alla moschea Pul-e-Khishti, del XVIII secolo, nella capitale afghana. Nessun gruppo ha ancora rivendicato la responsabilità dell’attacco, che arriva giorni dopo un incidente simile quando una granata è stata lanciata nel mezzo di un mercato, uccidendo una persona e ferendone altre cinquantanove. I talebani hanno accusato dei rapinatori di quell’attacco.

Alcuni giorni dopo l’annuncio del divieto assoluto alla coltivazione del papavero da parte dell’Emirato Islamico, gli agricoltori delle province meridionali − una delle principali fonti di approvvigionamento − hanno affermato che il prezzo dei raccolti è raddoppiato. Il leader supremo dell’Emirato Islamico con un decreto ha vietato la coltivazione di qualsiasi tipo di pianta usata per narcotici nel paese. Gli agricoltori hanno affermato che l’annuncio del divieto di coltivazione del papavero ha causato un aumento significativo del prezzo del prodotto. Niaz Mohammad, un agricoltore della provincia di Kandahar, ha affermato di aver coltivato piante di papavero su 250 acri di terra, dove decine di persone, tra cui bambini, lavorano nelle fattorie. «Fino a quando il nostro governo non ci impedirà di coltivarlo, non smetteremo di coltivare il papavero. Non ci interessano gli occidentali», ha detto Niaz Mohammad a Tolo TV.

Libano

Dopo sei mesi di sostegno diretto alle strutture pubbliche e private del Libano, paese al collasso economico e dove regna una carenza di beni di prima necessità, le Nazioni Unite hanno annunciato nelle ultime ore la fine del programma una tantum, finanziato con circa otto milioni e mezzo di dollari e durato sei mesi, di consegna di combustibile a ospedali e aziende idriche per alimentare i generatori di corrente, in «una delle maggiori operazioni di fornitura di servizi di carburante al mondo». Ora tocca al governo trovare una soluzione sostenibile.

Burkina Faso

L’ex presidente del Burkina Faso, Blaise Compaore, è stato condannato all’ergastolo per l’assassinio nel 1987 del predecessore Thomas Sankara. La sentenza è vista da molti come una vittoria simbolica per una regione che è stata impantanata nell’instabilità negli ultimi anni. Il processo a Compaore e ai suoi coimputati è iniziato lo scorso ottobre, più di trentaquattro anni dopo la morte di Sankara. Dei quattordici uomini perseguiti, tre sono stati assolti mentre gli altri hanno ricevuto pene che vanno da tre anni all’ergastolo. Gli imputati sono stati perseguiti con l’accusa di attacco alla sicurezza dello Stato, occultamento di cadavere e complicità in omicidio. Durante i sei mesi del processo, centinaia di persone hanno testimoniato del complotto per abbattere Sankara e la sua squadra. Il defunto presidente Sankara si era espresso spesso contro le potenze coloniali africane ed era considerato un’icona rivoluzionaria panafricana. Lui e una dozzina di altri furono uccisi a colpi di arma da fuoco nell’ottobre 1987 durante una riunione del Consiglio Rivoluzionario Nazionale nella capitale, Ouagadougou. Compaore, che era un caro amico di Sankara, è stato a lungo sospettato di aver orchestrato le uccisioni, sebbene abbia continuamente negato le accuse. Dopo l’assassinio di Sankara assunse la presidenza e rimase al potere per ventisette anni. Durante quel periodo ha assunto un ruolo autoritario e ha chiuso le indagini sulle circostanze della morte di Sankara. Compaore è stato destituito nel 2014 ed è fuggito in Costa d’Avorio, dove da allora vive in esilio. È stato processato in contumacia.

Sudan

La polizia ha sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti in Sudan, mentre migliaia di persone sono scese in strada per commemorare l’inizio dei sit-in che alla fine hanno visto la rimozione dell’ex sovrano Omar al-Bashir nel 2019. I manifestanti hanno chiesto il ritorno al governo civile sulla scia del colpo di Stato militare del 25 ottobre, guidato dal capo dell’esercito Abdel Fattah al-Burhan, che ha fatto precipitare nel caos la transizione democratica del paese. Il Comitato centrale indipendente dei medici del Sudan ha affermato che i servizi di sicurezza hanno «preso d’assalto l’ospedale di Al-Jawda e sparato gas lacrimogeni all’interno, spaventando i pazienti e gli operatori sanitari e provocando soffocamento tra alcuni di loro».

Grecia

Ad Atene sono scese in piazza circa diecimila persone − secondo la polizia greca − per manifestare contro «l’aumento dei prezzi e i bassi salari», nella giornata di sciopero generale indetto dai sindacati del settore pubblico e privato che sta paralizzando il paese. Fermi anche i servizi pubblici e i trasporti marittimi, ferroviari e urbani. I sindacati chiedono un salario minimo più alto. Attualmente è di 773,5 euro lordi al mese (uno dei più bassi della zona Euro). Era stato aumentato del 2% lo scorso gennaio.

Armenia e Azerbaijan

L’Azerbaijan e l’Armenia hanno deciso di avviare un “processo concreto” per i colloqui di pace, ha affermato mercoledì il presidente del Consiglio europeo Charles Michel dopo un incontro con i leader dei due paesi a Bruxelles. Parlando ai giornalisti, dopo l’incontro con il presidente azero Ilham Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, Charles Michel ha affermato di aver fatto «molti progressi». Secondo Michel, Aliyev e Pashinyan hanno entrambi dichiarato il loro desiderio di «andare rapidamente verso un accordo di pace tra i loro paesi».

India

Le autorità indiane per l’immigrazione hanno impedito ad Aakar Patel, presidente di Amnesty International in India, di recarsi negli Stati Uniti a causa di un ordine emesso dal Central Bureau of Investigation (Cbi) su un caso contro l’ufficio indiano dell’ente per i diritti 2019. Un funzionario della Cbi ha confermato ad Al Jazeera che Patel era sulla «circolare di allerta» della Cbi, che impedisce a una persona ricercata dalle forze dell’ordine di viaggiare all’estero.

Sri Lanka

«Il Presidente Gotabaya Rajapaksa non si dimetterà per nessun motivo e sarà il governo ad affrontare la crisi in corso»: lo ha detto ieri al Parlamento di Colombo il capo del gruppo parlamentare di maggioranza del governo dello Sri Lanka, Johnston Fernando. La dichiarazione di Fernando rende ancora più indecifrabile la soluzione della crisi sociale ed economica che attanaglia il paese, con la popolazione che dalla settimana scorsa protesta chiedendo l’allontanamento degli attuali governanti. Due giorni fa tutti i ministri del precedente governo hanno rassegnato le dimissioni, mentre il Presidente Gotabaya Rajapaksa, fratello del premier Mahinda, ha invitato i partiti di opposizione ad aderire a un governo «di larghe intese» per salvare lo Sri Lanka dal default e fermare le proteste.

Hong Kong

La polizia di Hong Kong ha arrestato sei attivisti, mercoledì, per sospetta sedizione e violazione della legge sulla sicurezza nazionale in relazione a ciò che la polizia ha definito «causa di disturbo» in udienze in tribunale a dicembre e gennaio. La polizia, che in genere non identifica le persone arrestate, ha affermato che i sei hanno un’età compresa tra i 32 e i 67 anni. Secondo i media tra gli arrestati ci sono Leo Tang, ex vicepresidente della Confederazione dei sindacati (HKCTU) ora sciolta, e il giornalista cittadino Siew Yun-long.

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