7 ottobre 2019 – Notiziario in Genere
Scritto da Radio Bullets in data Ottobre 7, 2019
L’Europa non è (ancora) un paese per donne, dicono i dati del rapporto dell’Istituto europeo per la parità di genere. Il notiziario in Genere del Lunedì di Radio Bullets vi porta ad Helsinki, dove il 30 settembre in una conferenza della Presidenza di turno dell’Unione europea guidata dalla alla Finlandia ha organizzato una conferenza dal titolo L’Europa per la parità di genere? Fare il punto e mettersi in moto a cui hanno partecipato le principali organizzazioni internazionali e le associazioni che si occupano di donne. A cura di Cecilia Ferrara da Helsinki.
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Durante l’evento l’Eige, l’Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere ha presentato un report sull’avanzamento della Piattaforma di Pechino (programma di azione adottato durante la quarta Conferenza mondiale sulle donne dell’ONU nel 1995, ndr) in Europa negli ultimi cinque anni.
“Quello che mi colpisce di più anche se non è una sorpresa – spiega a Radio Bullets Virginia Langbakk direttrice dell’Eige è che i campi più tipicamente legati alla differenza di genere sono fermi a dove li avevamo lasciati. Ancora oggi per almeno 13 ore alla settimana le donne lavorano in famiglia, non pagate. Questo ci dice che non solo non c’è stato un gran progresso in termini di educazione e di lotta agli stereotipi ma anche che i fattori esterni alla famiglia, i servizi dai trasporti agli asili nido non sono migliorati a scapito delle donne, per cui abbiamo 7 milioni e settecento mila donne fuori dal mercato del lavoro in europa per lavorare in casa e gratis quando gli uomini fuori dal mercato del lavoro sono solo 500 mila”.
Ed oggi in Europa ci sono anche nuove emergenze come quello delle donne migranti e rifugiate.
Lo racconta a Radio Bullets il ricercatore dell’EIGE Jacob Cails. “Partiamo dalle donne migranti già presenti nel nostro tessuto socio economico. Una delle sfide è la povertà: una su due è a rischio di povertà e esclusione sociale, devono affrontare spesso la disoccupazione e se lavorano lo fanno soprattutto illegalmente e in modo precario”.
“Ci sono poi anche gruppi più vulnerabili come le donne e le bambine richiedenti asilo; nei centri per migranti, anche se dipende da paese a paese, non c’è un’attenzione di genere specifica. Inoltre le richiedenti asilo sono a forte rischio di violenza sessuale, prima nei loro paesi di origine, durante il viaggio, poi nei centri collettivi per migranti ma anche una volta arrivate in Europa”.
Ci sono anche dati riguardano la nostra epoca digitale: non ci sono donne nel mondo del lavoro di alto impatto tecnologico e scientifico : in pratica il futuro. Siamo da anni, secondo il rapporto presentato a Helsinki, ferme all’11, 12% di donne che studiano e lavorano nei campi di matematica, fisica, informatica ingegneria e scienze.
E se dal punto di vista della rappresentanza la situazione è migliorata molto, come dimostra il nuovo parlamento europeo per la prima volta al 40% composto da donne, c’è un aumento degli attacchi on line e pubblici. Secondo lo studio di EIGE l’80% delle parlamentari europee ha subito violenza psicologica. Lo stesso succede a giornaliste, attiviste e figure di spicco. Cosa che per le giovani vuol dire stare sui social senza esprimere un’opinione. Il 51 per cento delle ragazze tra i 15 e i 19 anni afferma che non posta niente che rifletta la propria opinione per paura di essere attaccate. Una bella autocensura che colpisce prevalentemente le donne.
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