8 novembre 2023 – Notiziario Africa

Scritto da in data Novembre 8, 2023

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  • Gaza: Esperti ONU avvertono del concreto rischio di genocidio dei palestinesi mentre numerosi governi richiamano i propri diplomatici da Israele.
  • Africa orientale: gravi inondazioni mettono in ginocchio diverse regioni in Kenya e Somalia.
  • Repubblica democratica del Congo: l’esercito e i caschi blu dell’ONU danno il via all’operazione Springbok per fermare l’avanzata dell’M23

Questo e molto altro nel notiziario Africa di Radio Bullets, a cura di Giunio Santini.

 

Gaza

A un mese dallo scoppio del nuovo capitolo della guerra israelo-palestinese, un gruppo di esperti ONU ha dichiarato che sta per scadere il tempo utile per prevenire il genocidio dei palestinesi a Gaza.

Il comunicato, firmato tra gli altri da Francesca Albanese, Rapporteur delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati e da altre figure centrali del Consiglio per i diritti umani, definisce “insostenibile” la situazione nell’enclave sotto assedio. In riferimento al campo profughi di Jabalia, bombardato più volte dall’esercito israeliano negli ultimi giorni, gli esperti ONU hanno espresso “profondo orrore” per gli attacchi, definendoli “una grave violazione del diritto internazionale – e un crimine di guerra”.

Il governo del Sud Africa ha dichiarato che richiamerà tutti i propri diplomatici da Israele per “segnalare” la propria preoccupazione per la situazione a Gaza. Il ministro degli esteri ha così accolto le richieste delle migliaia di cittadini scesi in piazza per chiedere la fine del massacro e la chiusura delle relazioni diplomatiche con Israele. A Johannesburg sabato scorso i cittadini si erano uniti al presidio organizzato da diversi gruppi pro-Palestina, tra cui il movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), fuori all’evento legato all’African Growth and Opportunity Act. Nel corso dell’evento, Salim Vally, professore dell’Università di Johannesburg aveva anche chiesto alla delegazione statunitense di smettere di finanziare le guerre di Israele.

Proseguono anche in molti altri stati africani le marce di solidarietà con il popolo palestinese e le richieste di un cessate il fuoco. Le strade di Accra, capitale del Ghana si sono riempite di manifestanti scesi in piazza per protestare contro l’uccisione indiscriminata di civili a Gaza. In Senegal, un presidio di manifestanti si è riunito fuori dalla Grande Moschea di Dakar, con bandiere palestinesi e slogan per un cessate il fuoco immediato.

 

Repubblica democratica del Congo

L’esercito della Repubblica democratica del Congo ha avviato una vasta operazione in collaborazione con la MONUSCO, la Missione ONU nel paese, contro i ribelli dell’M23 che negli ultimi mesi avevano intensificato i propri attacchi.

L’operazione, denominata ‘Springbok’ dai vertici militari, ha come obiettivo la protezione dei villaggi sulla linea del fronte, ripetutamente vittime di massacri compiuti dai ribelli nel corso della loro avanzata nella regione del Nord Kivu. Fonti ufficiali delle Nazioni Unite hanno anche fatto sapere che il dispiegamento di forze congolesi e dei caschi blu dovrebbe riuscire a prevenire un possibile attacco a Goma, capitale della regione.

Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni, nel mese di ottobre più di 200mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case a causa dell’avanzata dell’M23. In Congo, il numero di rifugiati interni ha raggiunto la cifra record di 7 milioni.

 

Inondazioni in Africa orientale

Le forti piogge degli ultimi giorni e le inondazioni che ne sono conseguite hanno ucciso almeno 40 persone e distrutto migliaia di case e terreni coltivati in Kenya e Somalia.

In Somalia, il governo ha dichiarato l’emergenza dopo che il maltempo ha ucciso almeno 25 persone e distrutto case, strade e ponti. I soccorritori in queste ore stanno cercando di raggiungere circa 2.400 residenti intrappolati dalle inondazioni nello Stato di Jubaland, nel sud del paese.

In Kenya, la croce rossa locale ha reso noto che almeno 15 persone hanno perso la vita e che almeno altri 15.000 cittadini sono stati costretti a lasciare le proprie case. In grande difficoltà il settore agroalimentare, con i terreni devastati dalle piogge e la morte di oltre 2000 capi di bestiame a causa delle inondazioni.

Le forti piogge sono arrivate dopo oltre quattro anni di siccità, in un fenomeno sempre più diffuso su scala globale. Diversi studi analizzano come il cambiamento climatico con periodi di siccità sempre più importanti che vanno a ridurre la capacità idrica del terreno, aumenti di quattro volte la probabilità di inondazioni al ritorno delle piogge.

 

Sudan

Più di 20 persone sono rimaste uccise domenica dopo che alcuni proiettili di mortaio hanno colpito un mercato in un sobborgo della capitale sudanese Khartoum.

Una ONG locale ha raccontato che nei pressi del mercato erano in corso scontri tra le parti in guerra, e che il mercato di Omdurman potrebbero essere stato preso di mira inavvertitamente. Da aprile si fronteggiano in Sudan le forze del capo dell’esercito Abdel Fattah al-Burhan e il suo ex vice Mohamed Hamdan Daglo, a capo delle Forze di Supporto Rapido (RSF).

Secondo le Nazioni Unite, la guerra ha costretto circa 5,5 milioni di persone ad abbandonare le proprie case, per fuggire sia all’interno del Sudan che oltre confine.

 

Mali

Circa venti caschi blu dell’ONU sono rimasti gravemente feriti dallo scoppio di due ordigni artigianali nel Nord del Mali, nella regione di Kidal. L’attentato è avvenuto nel corso delle operazioni per il ritiro della MINUSMA, la Missione ONU nel Paese, come richiesto dalla giunta militare al potere dal 2020.

Come reso noto dal portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, si tratta del sesto attacco di questo genere subito dalla Missione nel corso del suo ritiro verso la città di Gao. Con quest’ultimo attacco, sono circa una quarantina i soldati ONU rimasti feriti nelle operazioni degli ultimi giorni.

Dopo la partenza della MINUSMA, un’alleanza di gruppi armati guidati dai Tuareg ha dichiarato di aver preso il controllo dell’area. L’evacuazione dei campi ONU nella regione rappresenta una importante sfida per la sicurezza del contingente, oltre che una potenziale minaccia per il futuro delle regioni del Nord del Mali.

 

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