Coronavirus nell’Est Europa e nel Caucaso
Scritto da Julia Kalashnyk in data Marzo 31, 2020
- Quarantena coronavirus dal punto di vista ceceno
- Kirgisi bloccati all’aeroporto di Novosibirsk
- Azeri evacuati dalla Turchia e quali sono le fasce d’età più colpite in Ucraina e a Mosca
Ucraina e Russia (Mosca), le persone più colpite da COVID-19 hanno meno di 40 anni
In Ucraina, come mostrano i dati recenti raccolti dal Ministero della Salute, la maggior parte delle persone colpite da COVID-19 hanno meno di 40 anni.
E’ cosi il vice ministro della Sanità ucraino, Viktor Lyashko, ha reso noto che tra tutti i pazienti affetti da COVID-19 sono state ammalate di più le persone di età compresa tra i 31 e i 40 anni, il che corrisponde al 22% del totale dei contagiati.
‼️МОЗ інформує:Станом на 29 березня в Україні найбільше на COVID-19 хворіють люди віком від 31 до 40 років▶️ «Якщо…
Posted by Міністерство охорони здоров'я України on Sunday, March 29, 2020
Secondo il viceministro, questi dati mostrano che le persone di età più avanzata seguono i consigli del Ministero della Sanità e del governo, e rispettano le regole di quarantena. Invece le persone di età compresa tra 18 e 49 anni ancora, purtroppo, ignorano la gravita della situazione.
Una situazione simile la riscontriamo anche a Mosca, dove il quartier generale del controllo operativo del coronavirus riferisce che quasi il 40% dei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica nella capitale russa hanno meno di 40 anni.
Come si può vedere dalle statistiche, il virus colpisce gravemente non solo moscoviti anziani: quasi la metà dei pazienti con gravi danni ai polmoni è di età inferiore ai 60 anni, con la percentuale sul numero totale di pazienti gravi del 45%. Invece il 15% dei pazienti gravi ha meno di 40 anni.
Quarantena dal punto di vista ceceno
Finché i governi di vari paesi pensano a come convincere i propri cittadini di stare a casa, il governo ceceno ha deciso di tagliare la testa al toro.
Ancora un paio di settimane fa il leader della repubblica Ramzan Kadyrov invitava i ceceni di non farsi prendere dal panico e rafforzare il sistema immunitario con limone, miele e aglio. Poi il suo approccio di contrastare il coronavirus è cambiato. Ora è rigorosamente vietato uscire da casa senza mascherine o senza un valido motivo: per il momento è permesso di lasciare la propria abitazione solo per comprare il cibo oppure le medicine.
Membri del quartier generale del controllo operativo del coronavirus – tra cui il presidente del parlamento ceceno Magomed Daudov – hanno fatto intendere più volte che la disobbedienza agli ordini di Kadyrov, sarà punita severamente.
Sui social locali stanno girando video con poliziotti ceceni in servizio per le strade delle città, con tubi di polipropilene in mano, sull’uso dei quali non ci restano molti dubbi.
Пока мэрия Москвы думает, каким штрафом наказывать жителей за нарушение карантина, в Чечне придумали более эффективные меры. Там полицейским выдали специальные палки для нарушителей.
«Карантин действует. Кто не понимает, попросили шлангом дать понять. Вот такая тишина в Шали». pic.twitter.com/M5wUNqbgA5
— baza (@bazabazon) March 29, 2020
Secondo alcuni testimoni oculari, i cordoni della polizia, armati di questi tubi, fermano le auto e prendono le persone senza mascherine. Come scrive Novaya Gazeta, che conta parecchi reportage investigativi sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia, i tubi del genere vengono usati per picchiare coloro che sono detenuti illegalmente nelle prigioni segrete della Repubblica.
Это видео сделано сегодня в Чечне. По словам очевидцев, кордоны полицейских с полипропиленовыми трубами останавливают машины и отлавливают людей без масок. pic.twitter.com/CkRxWVkCv2
— Новая Газета (@novaya_gazeta) March 29, 2020
Secondo sempre quanto scrive Novaya Gazeta, In Cecenia mancano le mascherine proprio perché le autorità non sono state in grado di fornirne a sufficienza. Pertanto, ora si consiglia ai residenti locali e ai medici di cucire mascherine da sé, utilizzando la garza. I funzionari pubblici cercano di convincere le persone che le mascherine fatte in casa sono persino meglio di quelle vendute in farmacie.
E Kadyrov nel frattempo chiede di imprigionare e punire severamente coloro che violano la quarantena, equiparandoli ai terroristi.
Mi hanno informato, quelle persone che avrebbero dovuto stare in quarantena, sono state nel centro di Grozny (capitale di Cecenia – ndr). Dovrebbero mettere queste persone nei centri di detenzione preventiva, o in qualche altro luogo abbandonato, rinchiuso in cima al castello, per tenerle in freddo e senza cibo
ha detto il leader ceceno, scrive JAMnews.
E usa i toni ancora più minacciosi con quelli che escono da casa pur sapendo di essere contagiati:
Bisogna seppellirli, metterli in una fossa, lasciali morire, se non importa loro del destino della mia gente […] Perché distruggiamo i terroristi e li mettiamo in prigione? Così non uccidono più le persone, non fanno esplodere nulla, non disturbano la pace pubblica. Un terrorista può uccidere diverse persone, e una persona infetta può ucciderne decine di migliaia
Invece, a quanto pare, le regole non sono uguali per tutti. Di recente Kadyrov ha partecipato ai festeggiamenti in occasione del termine della costruzione di Casa delle Arti, dove si sono radunate centinaia di persone, tra cui bambini e anziani.
Kirgisi bloccati all’aeroporto di Novosibirsk
A Novosibirsk, nella città più grande della Siberia, i passeggeri del volo Novosibirsk-Bishkek, tutti di nazionalità kirgisa, sono bloccati nell’aeroporto di Tolmachevo da due settimane. Voli cancellati per emergenza coronavirus, come in tante altre parti del mondo, senza alcuna alternativa offerta per tornare a casa.
Così, il 30 marzo, alcuni passeggeri, lasciati in balia al destino, hanno deciso di attirare l’attenzione delle autorità kirghise sul problema cominciando sciopero della fame. In un videomessaggio registrato all’aeroporto i manifestanti chiedono alle autorità kirghise di organizzare l’evacuazione in patria immediata.
Irina Stepkicheva, una di tanti passeggeri in attesa di essere riportati a casa, racconta all’agenzia 24.kg che più di 200 persone si trovano attualmente nel terminal in attesa di essere riportati in patria. Tuttavia, le autorità kirghise affermano che non ci sono più posti nelle strutture di osservazione per le quelli che tornano nella capitale Bishkek, e perlopiù, mancano i test diagnostici.
Il capo dell’aeroporto ci ha detto che a breve il governo russo deciderà di chiudere tutti gli aeroporti e ci verrà chiesto di lasciare l’edificio. Non sappiamo né dove andare né con che cosa vivere
ha raccontato all’agenzia un’altra passeggera.
L’ufficio del difensore civico del Kirghizistan, invece, afferma che a tutti vengono dati due pasti al giorno e che la maggior parte di passeggeri sono stati sistemati in un albergo vicino all’aeroporto. Ora solo sei persone si trovano nella zona di transito e nessuno ha intenzione di cacciarli via. Il consolato della repubblica del Kirghizistan ha affermato che sta lavorando per riportare i propri cittadini a casa.
Azerbaigian
Cittadini azeri, tra cui studenti, evacuati dalla Turchia a causa della pandemia di coronavirus sono stati messi in quarantena nella repubblica autonoma del Nakhchivan, scrive JAM news. Collocati nelle caserme militari, ora vivono terribili condizioni sanitarie, vengono minacciati e persino picchiati.
Niente cibo, niente bevande, niente acqua da rubinetto. Abbiamo 90 letti per 159 persone. Fa molto freddo di notte, alcuni di noi hanno già preso un raffreddore
scrive BBC Azerbaigian citando alcuni sfollati.
Ci sono soldati in piedi davanti alla porta, ma non siamo in arresto. Quando proviamo a obiettare, ci tolgono telefoni e passaporti o, addirittura, ci portano nel seminterrato
riporta Radio Liberty parole di uno studente.
Alcuni degli sfollati sono stati collocati in un sanatorio fisioterapico, ma anche lì, dicono, le condizioni non sono migliori. E sui social media utenti circolano messaggi che almeno uno degli studenti è stato picchiato duramente dopo aver provato a protestare, scrive JAM news.
Non ci sono ancora commenti ufficiali. Ma questa non è la prima volta che le persone messe in quarantena in Azerbaigian, si lamentano delle cattive condizioni e della scarsa igiene.
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