2022: l’anno della resistenza delle donne
Scritto da Barbara Schiavulli in data Dicembre 30, 2022
Anche quest’anno è successo di tutto. Il mondo è fatto di notizie che si rincorrono a cui è difficile stare dietro, spesso senza riuscire neanche a capirne il senso. Una raffica di notizie, un po’ come quella che facciamo ogni giorno nel notiziario di Radio Bullets, un po’ per non dimenticare, un po’ per essere sempre aggiornati, un po’ per sapere che il nostro mondo non si limita a quello che ci circonda.
Il presidente russo Putin continuerà a far la guerra in Ucraina, l’Europa non smetterà di pulirsi la coscienza mandando armi per alimentare un conflitto invece di lavorare per disinnescarlo. Gli ayatollah del regime iraniano condanneranno altri critici a morte. Ci saranno altre catastrofi e paesi che collasseranno, persone in movimento dove chi soccorre è criminale e chi uccide è un salvatore.
A volte ci sembra di raccontare un mondo capovolto che non ci appartiene, anche se ci rendiamo conto che ci siamo dentro fino al collo. Con le nostre scelte, con le nostre non scelte, con i nostri voti e perfino con i nostri commenti. Però non è stato solo questo, il 2022 ha segnato una sorta di egira, se vogliamo restare nel religioso, dove si è presentato netto davanti a noi il tipo di mondo in cui viviamo. Dove la guerra più importante non la scatenano gli stati, non invadono confini, non ha che fare con la ricchezza. Forse con il potere, sicuramente con l’arroganza e la prepotenza.
Una guerra non dichiarata, e forse per questo più subdola, che non riguarda religioni, minoranze o princìpi. Che distrugge i diritti ed esalta i privilegi. La guerra più importante di tutte e che si combatte ovunque, che sia nelle tasse imposte agli assorbenti o al divieto alle donne di andare a scuola. C’è una guerra di genere in corso, che quest’anno ha visto le donne precipitare in voragini sempre più larghe, forse perché ne parliamo di più, denunciamo di più, forse perché molte hanno preso posizione mostrando le loro cicatrici. Forse anche perché quel demonio di Internet ci aiuta a scoperchiare le pentole del diavolo.
Nessuno di noi dimenticherà le donne iraniane che si tagliano i capelli e si strappano l’hijab di fronte a un mondo sbalordito. Una protesta che si è trasformata in un movimento nazionale contro il regime di Teheran, con milioni di persone che ora chiedono libertà e la fine del dominio clericale.
Donne che votano
In Brasile è stato l’elettorato, femminile in particolare, a garantire che il presidente misogino e violento Jair Bolsonaro non fosse rieletto aa ottobre. L’uomo che ha definito il Covid-19 una “piccola influenza” e si è rammaricato che, durante la dittatura militare, i critici fossero “torturati e non uccisi”, dovrà lasciare il palazzo presidenziale il primo gennaio. Con campagne come #EleNao” (non lui), le donne brasiliane hanno aiutato l’ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che aveva già governato il paese dal 2003 al 2011, a vincere.
Donne che raccontano
Nei territori palestinesi anche il volto della resistenza alla violenza militare è femminile. Dopo la morte della giornalista americano-palestinese Shireen Abu Akleh l’11 maggio 2022, sua nipote Lina Abu Akleh, sta conducendo una campagna affinché i responsabili dell’omicidio siano perseguiti. Grazie al suo lavoro di sostegno alla campagna, la rivista Time l’ha nominata uno dei giovani leader più importanti nel 2022.
Abu Akleh, giornalista storica di Al Jazeera è stata uccisa mentre copriva un raid delle forze di difesa israeliane (IDF) in Cisgiordania. Secondo una dichiarazione ufficiale riguardo l’indagine finale dell’esercito israeliano sul caso, c’è «un’alta possibilità che la giornalista dell’emittente sia stata colpita accidentalmente da colpi di arma da fuoco dell’IDF, sparati contro sospetti identificati come uomini armati palestinesi».
Donne che aiutano
In Afghanistan, il buco nero delle donne nel mondo, ci siamo stati anche noi a raccontare le forme di resistenza, la lotta, la resilienza di quel genere a cui hanno tolto tutto. Uomini che odiano le donne. Resterà nei nostri occhi il sorriso di Nadima, tik toker arrestata dai talebani e ora direttrice della camera di Commercio delle donne afghane, anche se le donne non possono più lavorare.
Il lavoro di Ong, fatte di donne per le donne come le nostre amiche di Noveonlus, ma di tante altre in tutto il mondo che abbiamo citato, che si trattasse di India, Pakistan, Somalia. Le donne ci sono. Non prendono decisioni internazionali, perché il potere è in mano quasi sempre a uomini o a donne legate al patriarcato, ma è sulle piccole decisioni che spesso si fa il cattivo e il brutto tempo della vita delle persone.
Documentare i crimini di guerra
In Ucraina, donne coraggiose combattono le bombe russe e i crimini di guerra. Il Nobel per la pace, Oleksandra Matviichuk, fondatrice del Centro per le libertà civili, vuole portare le atrocità commesse in Ucraina, Siria, Mali e Georgia davanti a un tribunale penale internazionale. L’organizzazione per i diritti umani, fondata dall’avvocato nel 2007, è stata la prima a documentare i crimini di guerra commessi dall’esercito russo in Crimea, Donetsk e Luhansk. Ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2022 per il suo lavoro.
Poi c’è il lavoro della pediatra Irina Kondratova, diventata famosa quando l’ex star del calcio David Beckham le ha dato il controllo del suo account Instagram. Attraverso i suoi occhi, milioni di persone hanno visto come il personale di un centro perinatale di Kharkiv ha rischiato la vita per prendersi cura delle donne incinte, dei neonati e delle loro madri nel seminterrato di un ospedale sotto i bombardamenti russi.
Immagini di speranza
L’elenco potrebbe continuare. E continua. Pensiamo alle donne africane, a chi lotta contro la violenza domestica e quella di guerra. Donne che, nel pieno del tumulto, sono riuscite a regalarci immagini di speranza che ci ricorderanno che quest’anno non si è solo combattuto ma anche vinto. Come la foto dell’arrampicatrice iraniana Elnaz Rekabi che ha gareggiato per la prima volta senza velo in una grande competizione, a Seul nel 2022. Ha fatto il giro del mondo, così come le immagini e i video condivisi da milioni di donne sui social di tutto il mondo.
Senza questa forza concentrata di resistenza, questa voglia di vivere e desiderio di libertà, il 2022 sarebbe stato un anno triste, persino devastante. Le donne si sono opposte a guerrafondai, torturatori, dittatori e soldati. Hanno fatto sì che la speranza per una vita migliore fosse più forte della disperazione per la guerra, la violenza e la morte. E ci abbiamo provato anche noi. Raccontandolo.
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