42 persone ogni settimana muoiono nel Mediterraneo centrale

Scritto da in data Ottobre 3, 2025

Senza risorse all’assistenza umanitaria e allo sviluppo meno stabilità e più viaggi pericolosi.
“Sono trascorsi dodici anni dal naufragio al largo di Lampedusa che costò la vita a 368 persone e scosse profondamente le comunità del Mediterraneo ed oltre”, dicono oggi da Lampedusa Salvatore Sortino, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento Mediterraneo dell’OIM, Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, e Nicola Dell’Arciprete, Coordinatore della risposta rifugiati e migranti dell’UNICEF in Italia.
“All’epoca vi fu un appello diffuso al cambiamento e un impegno affinché una simile tragedia non si ripetesse mai più”.

E invece

“Eppure, oggi continuiamo a piangere vite perse in mare”.
Il più delle volte questi viaggi pericolosi “si trasformano in traumi, sofferenza e, tragicamente, in morte”.
Da quel giorno, spiegano OIM, Unhcr e Unicef, in media 42 persone perdono la vita ogni settimana lungo la rotta del Mediterraneo centrale, e si stima che una su cinque sia un bambino o una bambina.
Con oltre 32.700 morti dal 2014, il Mediterraneo è diventato una trappola mortale per chi cerca sicurezza, un monito drammatico dei rischi affrontati dalle persone migranti e rifugiate.

Il viaggio

Molte e molti che intraprendono questi viaggi fuggono da conflitti, povertà, discriminazioni, violenze nei Paesi di transito o di destinazione, e dagli effetti devastanti dei cambiamenti climatici.
“È importante che la cooperazione internazionale rimanga forte, che i conflitti vengano affrontati e che vengano potenziati i canali migratori sicuri e regolari, per ridurre la dipendenza dai pericolosi viaggi in mare organizzati dai trafficanti”.
Migranti e rifugiati partono dalla Tunisia su piccole barche di ferro o dalla Libia su pescherecci: imbarcazioni fragili e inadeguate per affrontare un mare così pericoloso.
“Per fermare queste morti dobbiamo rafforzare il coordinamento di ricerca e soccorso a livello europeo, a sostegno dell’importante lavoro della Guardia Costiera italiana”, si spiega.
La protezione della vita e della dignità umana devono restare al centro di ogni risposta.
Gli aiuti umanitari sono fondamentali per raggiungere le popolazioni con servizi essenziali e garantire protezione nei paesi colpiti da conflitti, violenza e calamità.
Oggi, in un contesto di tagli ai fondi per l’aiuto umanitario e allo sviluppo, i più vulnerabili rischiano di perdere il sostegno necessario per restare e ricostruire.
Una cooperazione internazionale più forte e dotata di risorse adeguate, è fondamentale per affrontare le cause profonde, garantire protezione e rispetto dei diritti umani lungo tutto il percorso e assicurare che chi arriva via mare trovi protezione, sostegno e assistenza come previsto dal diritto internazionale.
La migrazione è una realtà che deve essere gestita con solidarietà e responsabilità condivisa tra gli Stati. Dobbiamo assicurarci che le politiche siano basate sul diritto umanitario internazionale e sui diritti umani, proteggano e tutelino il diritto di richiedere asilo e non spingano bambini e famiglie in situazioni ancora più pericolose.
OIM, UNHCR e UNICEF sono attive nei luoghi di arrivo e di transito per salvaguardare i diritti fondamentali e supportare le autorità nell’adozione di soluzioni sostenibili e sempre incentrate sulle persone”.
Foto Unicef

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