La lezione di Amburgo
Scritto da Paola Mirenda in data Febbraio 23, 2020
L’immagine più esplicativa di questa giornata elettorale è la prima pagina della Taz: il quotidiano berlinese, sulle elezioni di Amburgo, scrive semplicemente “Die einzigen Braunen, die in Hamburg gewinnen”, e la foto ritrae i giocatori del St. Pauli – la squadra cittadina, notoriamente di sinistra – che festeggiano la loro vittoria contro la squadra avversaria. Nella didascalia, il confronto tra la vittoria del St. Pauli e la sconfitta di AfD.
La sconfitta di AfD
A pochi minuti dalla chiusura dei seggi ad Amburgo, dove oggi si votava per il rinnovo del governo, ci sono due dati che vanno messi nel conto: l’aumento dell’affluenza alle urne – sia pure di pochi punti percentuale- e la difficoltà per l’estrema destra di Alternative für Deutschland di entrare nel parlamento della città anseatica. Il primo exit poll li dà fuori, con il 4,7 per cento. Gli exit poll, come si sa, fotografano tendenze, non dati reali. Alla fine, potrebbero anche ottenere i loro seggi, ma sicuramente quello che è stato chiamato “effetto Turingia” qui si è fatto sentire. Avevano il 6,1 nel 2015, alle passate elezioni, ora il loro potenziale è al 4,7. Lo stesso “effetto” lo paga il Frei Demokraten Partei, che sulla carta raggiunge di misura il 5 per cento su cui è fissata la soglia di sbarramento, perdendo però il 30 per cento dei propri consensi.
I Verdi, la scommessa vinta eppure persa
Festeggiano i Verdi, che ottengono quasi dieci punti percentuale in più, anche se non è il sorpasso sull’Spd che avevano sognato. Ma è un ottimo risultato (il 27,5 per cento negli exit poll) che li premia come partito di governo ed è un fatto raro. In coalizione con l’Spd hanno gestito la città dal 2015 ad adesso, dopo essere stati i cinque anni precedenti all’opposizione. Avrebbero voluto molto di più, sull’onda di un’attivismo politico cittadino molto forte che li ha visti sempre in prima linea, ma anche sull’onda del risultato delle ultime elezioni europee, quando erano diventati il primo partito in città con oltre il 30 per cento dei consensi. Nell’ovest della Germania i Verdi puntano a ottenere posizioni di leadership e essere comunque determinanti nella formazione del governo: lo si è visto di recente a Brema, ma lo si è visto anche a suo tempo ad Amburgo, quando (era il 2008) hanno costituito il governo con la Cdu, lasciando fuori tutti i partiti di sinistra. Stavolta, anche se l’Spd ha perso molti voti percentuale, non c’è la possibilità di una diversa coalizione e i Verdi lo hanno riconosciuto nelle prime dichiarazioni fatte dopo la chiusura dei seggi. Perché l’unico altro partner possibile, la Cdu, è crollata all’11 per cento, dimezzando ancora una volta i suoi consensi: era al 42,6 per cento nel 2008 e al 21,9 nel 2011. Nell’ultima consultazione era al 15,9: l’erosione dei voti non si è fermata.
Una chance per l’Spd
L’Spd, che conserva la maggioranza relativa con il 37 per cento, è comunque in calo rispetto alle consultazioni del 2011 e del 2015. Sconta il cambio di sindaco, dopo che Olaf Scholtz si è dimesso per assumere l’incarico di ministro delle Finanze e correre per la presidenza del partito. L’attuale sindaco, Peter Tschentscher, potrà comunque rivendicare un risultato decisamente superiore alle aspettative. Non si sa se per una forma di autolesionismo o se per un eccessivo senso della realtà, ma i socialdemocratici sembravano rassegnati a ottenere un venti per cento e ad assumere la funzione di secondo partner della coalizione rosso-verde. Ora invece si ritrovano in una posizione di forza insperata e saranno ancora loro a decidere quale alleanza porre sul tavolo: se con i verdi o con la Cdu, quest’ultima in nome di un patto di non belligeranza proprio in Turingia, dove si ritornerà al voto nell’aprile del 2021.
L’effetto Turingia
Venerdì 21 febbraio, dopo un periodo tesissimo di consultazioni, manifestazioni, e funestato dalla strage nazista di Hanau, la Cdu della Turingia ha dato il via libera al mandato a interim di Bodo Ramelow (Linke) come presidente della Turingia e accettato la data delle nuove elezioni. Ma la decisione è stata contestata dai vertici nazionali. Per molti, il voto di Amburgo è una chiara indicazione per il partito di Angela Merkel e non gioca a favore di chi pone paletti a sinistra guardando invece favorevolente alla destra. Ad Amburgo la Cdu ottiene il suo peggior risultato e i suoi voti, secondo l’analisi dei flussi, non vanno né all’astensione (i votanti, sia pure di poco, sono aumentati) né alla sua destra, che complessivamente perde consenso. Vanno dunque a Verdi e Spd, cioè a partiti che hanno scelto di dialogare e allearsi con la Linke. La Cdu, nel suo ultimo programma, aveva posto due paletti: mai con la Linke, mai con l’Afd. Il secondo dei paletti è saltato in Turingia e ora diverse voci si levano affinché non salti anche il primo. Ma l’elettorato sembra invece andare in una direzione diversa. Certo, Amburgo dista 400 chilometri da Erfurt, capoluogo della Turingia. Ma l’eco di quanto successo non è passato inosservato.
Una cosa è certa: la destra, l’estrema destra, non sfonda a ovest. Se fossero confermati i primi risultati sarebbe la prima volta che Alternative für Deutschland viene cacciata da un parlamento regionale (come è quello di Amburgo, città-Stato). Ma se pure superassero la soglia di sbarramento – come indica il conteggio dei voti allo stato attuale – si troverebbero a perdere un numero considerevole di voti. E questo è un segnale da non trascurare.
Photo credit: Paul Sableman su licenza Creative Commons
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