Iraq, il campo di Makhmour tra confederalismo democratico e bombe turche

Scritto da in data Giugno 13, 2021

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Il campo di Makhmour in Iraq, sorto nei pressi dell’omonima città in quello che viene chiamato “deserto della morte” dagli iraqeni, è dal 1998 un esempio di applicazione del confederalismo democratico proposto dai curdi del PKK (spesso ancora considerati terroristi in molti paesi del mondo). Frutto dell’esodo dal Kurdistan turco di chi scappava da villaggi andati a fuoco perché avrebbero nascosto terroristi, è ora un esempio di condivisione e decisione dal basso.

Makhmour, Iraq, 2019. Foto di Lucrezia Lo Bianco

Il 3 giugno il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan  ha deciso di bombardare il campo, dopo averlo annunciato in diretta televisiva. Il campo è stato bombardato dalla Turchia diverse volte e vive in embargo da due anni per motivi non specificati. Tuttavia la sua popolazione continua a resistere e ad applicare i principi della democrazia assembleare enunciati nel confederalismo democratico. Nonostante abbia respinto gli attacchi di Daesh (il sedicente Stato Islamico) quando è arrivato in quelle zone, senza essere bloccato dai peshmerga (i curdi iraqeni di Barzani), ora sembrerebbe essere in pericolo a fronte di una possibile guerra civile in Iraq, dove sono moltissime le zone di sovranità contesa.

Abbiamo parlato della situazione con Lucrezia Lo Bianco, documentarista per Rai Storia e attivista dell’associazione Verso il Kurdistan che spesso ha soggiornato nel campo di Makhmour durante i suoi viaggi, iniziati molti anni fa proprio da quei villaggi bruciati in Turchia. Lucrezia ci ha quindi spiegato quale sia la situazione attuale e con quale tenacia il Kurdistan democratico propugni le sue idee politiche e sociali.

Musica di Shahram Nazeri – Nowrouz

Immagini di Lucrezia Lo Bianco

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