Avocado del diavolo
Scritto da Paola Mirenda in data Settembre 22, 2019
Le monoculture dell'”oro verde” succhiano le risorse idriche del Cile. E Norimberga premia l’attivista che difende l’acqua.
I tavoli sono già pronti nelle vie del centro di Norimberga, in Germania, in questa ultima domenica di settembre. A mezzogiorno la più grande tavolata della pace della Germania (ma dicono che sia la più grande al mondo) si riempirà di gente e di colori. Sarà il momento più “collettivo” di una giornata dedicata ai diritti umani e alla solidarietà. Viene infatti assegnato oggi il Premio internazionale dei diritti umani della città di Norimberga (Internationaler Nürnberger Menschenrechtspreis), istituito per la prima volta nel 1995.
Il vincitore
A vincere quest’anno è Rodrigo Mundaca, agroingegnere cileno che si batte per il diritto all’acqua delle popolazioni rurali della provincia di Petorca, a nord di Santiago (regione di Valparaíso). In Cile, il 90 per cento dell’acqua è privatizzata e la regione vive un conflitto tra le grandi industrie agroalimentari (che producono principalmente avocado e agrumi destinati all’esportazione) e i piccoli contadini che coltivano la terra per l’economia locale e per il fabbisogno quotidiano. Le ragioni per cui la giuria ha scelto Rodrigo Mundaca sono state illustrate lo scorso anno, all’atto della sua designazione. Si parla del suo impegno, della sua determinazione, degli arresti che ha subìto, delle minacce.
Rodrigo Mundaca è portavoce del Movimiento de Defensa por el acceso al Agua, la Tierra y la protección del Medio Ambiente (Modatima) e tra il 2012 e il 2014 è finito 24 volte davanti ai giudici come conseguenza delle azioni portate avanti dal movimento. In Cile la scarsità dell’acqua e la sua mala gestione sono temi che affliggono numerose comunità, almeno 120 secondo i calcoli di Modatima, e che la Coordinadora por la defensa del agua y la vida illustra bene nella sua mappa interattiva.
Le risorse idriche in Cile
La legge che regola l’accesso alle risorse idriche è del 1981, quando vigeva il regime militare, ed è stata modificata una sola volta, nel 2005. Il “modello cileno” è l’esempio perfetto delle regole del mercato applicate all’acqua, scrive Anahi Urquiza Gómez, docente presso la facoltà di Scienze sociali dell’Università del Cile. “En Chile el agua es manejada como una mercancía sujeta a las fuerzas de la oferta y la demanda, en un mercado sin regulaciones estatales”.
Non solo manca una regolamentazione, ma non c’è nemmeno controllo: così l’acqua viene inquinata – come avviene al sud – o deviata per favorire i latifondisti, come avviene al nord. Le proteste hanno poco successo: la polizia difficilmente sta dalla parte dei contadini e la politica non riesce ad affrontare una modifica legislativa di cui si parla ormai da quasi dieci anni. Così i terreni si fanno aridi e i fiumi scompaiono. Prosperano invece le aziende e il commercio: il Cile è il terzo esportatore al mondo di avocado, e la provincia di Petorca copre il 16 per cento della produzione nazionale.
Ma ogni avocado richiede enormi quantità di acqua, più di quanta ne richiedeva il tabacco, la cui coltivazione è stata soppiantata da quello che chiamano “oro verde”. Basterebbe l’etimologia del nome spagnolo per capirlo. Si chiama “palta”, certo, ma anche aguacates. Agua, acqua. E non è un caso.
Fonte video BBC
Nota: la designazione di Rodrigo Mundaca come vincitore dell’Internationaler Nürnberger Menschenrechtspreis ha contribuito a rimettere in primo piano la questione delle coltivazioni intensive e il loro impatto sulle risorse idriche. Tra i documentari dedicati alla provincia di Petorca, segnaliamo quello della Bbc e quello di Deutsche Welle, canale pubblico tedesco.
Fonte video Deutsche Welle
Imagen de Steve Buissinne en Pixabay
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