Bielorussia: studenti sotto assedio

Scritto da in data Novembre 11, 2020

In Bielorussia, dove lo scontento del popolo contro Alexander Lukashenko non si placa, tanti studenti vengono espulsi dalle università per aver partecipato alle proteste, e quegli insegnanti che si mobilitano a sostegno degli propri alunni vengono licenziati. Abbiamo raccolto la testimonianza di uno studente espulso.

Il sistema di Lukashenko continua a reprimere

Il sistema di Lukashenko continua a reprimere: il popolo bielorusso resiste ed esce per le strade in ogni angolo del Paese oramai ogni domenica. Non ha fatto eccezione nemmeno domenica 8 novembre: anche questo fine settimana le proteste di massa pacifiche contro le controverse elezioni presidenziali del 9 agosto scorso hanno inondato strade e piazze.

La polizia risponde usando la repressione oramai in maniera sistematica: disperde i manifestanti con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, e i reparti antisommossa puntano le armi contro le persone ed eseguono arresti alquanto discutibili. In particolare il sistema si scaglia contro gli studenti, da mesi partecipanti attivi delle proteste, che chiedono con forza un cambiamento.

Nel tweet riportato sotto, la polizia punta le armi contro i manifestanti nella capitale Minsk, domenica primo novembre.

Studenti sotto assedio 

Di recente dalle università della capitale bielorussa sono stati espulsi decine di studenti e studentesse, “colpevoli” di aver protestato contro le controverse elezioni e il potere in mano all’uomo solo al comando, Lukashenko, oramai da ventisei anni. È stato lo stesso Lukashenko a ordinare di espellere gli alunni, minacciando di mandarli per strada oppure nell’esercito. Il licenziamento immediato è invece il destino che aspetta quegli insegnanti che hanno criticato apertamente la violenza della polizia e che si sono mobilitati a sostegno degli studenti.

«Se gli studenti sono venuti (nell’Università, n.d.r.) a studiare, allora che studino […]. Chiunque abbia preso parte alle manifestazioni non autorizzate perde il diritto di essere studente. Per favore, mandateli, come avevo detto, chi nell’esercito e chi in strada. Lasciamo loro in strada (a protestare, n.d.r.), però devono essere espulsi». Le parole di Lukashenko non lasciano alcun dubbio sul destino futuro degli studenti ribelli.

Per gli studenti intenzionati ad andare a studiare fuori dai confini nazionali, compresi quegli espulsi, Lukashenko minaccia misure di governo volte a non riconoscere le lauree conseguite all’estero, con relativi diplomi. “L’ultimo dittatore d’Europa”, come viene spesso definito dalla stampa internazionale, con dichiarazioni del genere mette in chiaro per gli studenti e le studentesse le conseguenze di una simile scelta. Perché una posizione così drastica? Aleksander Lukashenko teme che, andando a studiare all’estero, gli studenti bielorussi possano subire il “lavaggio del cervello”, per essere poi infiltrati in Bielorussia “come una quinta colonna”. 

Parla uno studente espulso

Viktor, 21 anni, studente dell‘Università Linguistica di Minsk, è stato espulso il 29 ottobre scorso dopo avere partecipato più volte alle proteste sul territorio del proprio ateneo. Il ragazzo è venuto a conoscenza dell’espulsione il 30 ottobre: a informarlo è stato il preside della sua facoltà. Assieme a Viktor, a ricevere il foglio di espulsione altri quindici studenti dello stesso ateneo. Per il momento il ragazzo non ha alcuna intenzione di contestare la tale decisione: tanto, secondo lui, «sarebbe completamente inutile». 

Lo studente racconta a Radio Bullets che a spingerlo a partecipare attivamente alle proteste sono stati i risultati truccati delle elezioni, nonché la violenza della polizia che sta inondando le strade delle città bielorusse.  

«Lukashenko agisce in questo modo perché gli è chiaro che, praticamente, quasi nessuno studente lo ha votato. E poi c’è già un esempio nella storia, in Francia nel 1968, quando gli studenti hanno fatto la rivoluzione»: con queste parole Viktor commenta le ultime decisioni di Lukashenko che sembrerebbero più una «vendetta nei confronti degli studenti». 

La libertà di parola è molto importante per la generazione di Viktor: libertà che non ha mai potuto sbocciare sotto il governo Lukashenko. «Tutti noi capiamo perfettamente che il Paese sta stagnando, e che rimarrà sempre così se non avviene un cambio del governo. L’intero Paese ora aspetta il cambiamento», conclude Viktor. 

Foto in evidenza: “La marcia della nuova Bielorussia, 23.08.2020”, Andrew Keymaster on Unsplash

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