Caravaggio e la ragazza
Scritto da Valentina Barile in data Maggio 28, 2021
Cosa può legare una giovane donna e un famoso artista? Il viaggio e il talento, due itinerari che prevendono un cammino verso l’orizzonte, fisico e interiore. Valentina Barile ne parla su Radio Bullets con Nadia Terranova e Lelio Bonaccorso – scrittrice lei, fumettista e illustratore lui – che presentano la loro graphic novel, “Caravaggio e la ragazza” (Feltrinelli).
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Dal romanzo alla graphic novel…
«Quando partiamo per un viaggio, non sappiamo niente di ciò che accadrà. La curiosità è più forte di tutto, l’avventura ci rende spavaldi. Pensiamo solo a osare, a spingere il confine più in là, rischiamo di perdere le nostre certezze. Tranne una. Che alla fine del viaggio torneremo a casa». – da “Caravaggio e la ragazza” (Feltrinelli).
Nadia Terranova: «Sono sempre stata una lettrice di fumetti, e passare dal romanzo alla scrittura di una sceneggiatura è stato, da un lato un’avventura nuova, esplorativa con tutto il carico di meraviglia, di felicità che si ha quando si parte, appunto, per un nuovo viaggio, dall’altro lato è stato come entrare in un quadro che avevo già visto tante volte perché io amo leggere fumetti – avevo sempre sognato di poterne scrivere uno – e soprattutto avevo già la storia tutta in testa. Avevo in testa sia il periodo in cui Caravaggio aveva vissuto in città sia tutta la storia immaginata di Isabella».
I modi per raccontare una storia sono diversi, attraversano generi, epoche e punti di vista. Costruire una storia a quattro mani è come prendersi cura di un seme e nutrirlo insieme fin quando il germoglio è pronto per essere interrato. Tra l’idea e la sua realizzazione c’è di mezzo un viaggio. Nadia Terranova: «Mi sono trovata benissimo con Lelio Bonaccorso, avevo voglia di lavorare con lui, avevo piacere di lavorare con lui, condividiamo uno sguardo costruttivo sulla città, uno sguardo pieno di amore, di benevolenza, ma non per questo scevro da critiche. Condividiamo anche un certo tipo di militanza politica attiva in città e sulla città, anche se io la maggior parte del mio tempo vivo lontano dallo Stretto: vivo a Roma, ma sono rimasta profondamente strettese e messinese dentro. Condividiamo un modo di intendere l’identità siciliana che non sia né eccessivamente orgoglioso e cieco né eccessivamente distruttivo. Da questa visione viene fuori lo sguardo su Messina. Condividiamo anche uno sguardo preciso sulle possibilità che oggi le donne devono conquistarsi e devono prendersi, e invece su quelle che sono state loro negate nella storia. E poi mi sono lasciata andare a questa dimensione di sogno… Lelio veniva soprattutto dal reportage a fumetti, aveva voglia di una dimensione onirica e anche io avevo desiderio di dare ai nostri lettori una dimensione fiabesca».
I diritti delle donne
«Insomma, avete più paura di perdere la vostra libertà che di stare sola con me. È colpa di quelli come voi se non posso fare ciò che voglio. Cosa vi avrei fatto, io? Per strada c’è sempre qualche uomo che mi dà fastidio. Se fossi nata maschio, starei tranquilla e mio padre non vivrebbe sempre in ansia. E voi vorreste cambiare il mondo, che è andato sempre così? Brava, mi piacciono le donne con carattere. Potreste diventare una di loro, da grande, se non vi fate ammazzare prima. Per fortuna ci siete voi a salvarmi la vita! Purtroppo no, non ci sarò sempre, ma posso insegnarvi a difendervi da sola. Davvero? Le donne devono camminare sicure per strada, e dovrebbero concedersi solo per amore o desiderio, mai con la forza. Ma siete ancora piccola per capire le miei parole. Sapete cosa serve per scansare un pericolo? Riconoscerlo. E per riconoscerlo, dovete essere molto allenata e molto forte… fortissima nell’attività più importante di tutte… guardare». – da “Caravaggio e la ragazza” (Feltrinelli).
Lelio Bonaccorso: «“Caravaggio e la ragazza” è una storia inventata nel passato, ma assolutamente calata nella realtà. Dal punto di vista di uomo, da autore, credo che sia veramente incredibile dovere nel 2021 ancora portare avanti una lotta per una parità di diritti per le donne, una lotta che assolutamente è sacrosanta ed è un tipo di vicenda che io non ho mai realmente capito perché, secondo me, chiunque può portare il suo supporto a prescindere dalla propria identità sessuale. Se mi metto nei panni di Isabella, che desiderava con tutto il cuore di fare la pittrice e non lo può fare solamente perché appartiene a un genere a cui non è consentito, per questa cosa credo che io sarei veramente impazzito, per cui c’era proprio questa necessità, con Nadia, di raccontare questo punto di vista, che è assolutamente forte tanto da tenere testa al carattere molto focoso e imponente di Caravaggio. È stata comunque una opportunità di toccare un tema che mi sta molto a cuore.
Quanto è importante che gli uomini stiano dalla parte delle donne? Caravaggio è il simbolo, nella sceneggiatura, di una battaglia che vale la pena sostenere. Con cura, premura e temerarietà. Lelio Bonaccorso conclude su Radio Bullets: «In particolare, il pesciolino è un espediente narrativo di Nadia che voleva rappresentare la parte più innocente, più sognatrice di Isabella. E dunque lo vediamo che svolazza intorno a lei in varie situazioni. Dal mio punto di vista, uno degli aspetti più importanti è la metamorfosi o, meglio, l’evoluzione dei personaggi: noi vediamo che Isabella da ragazzina diventa adolescente, diventa adulta, e sceglie di prendere – anche aiutata da Caravaggio – il proprio destino in mano e guidarlo, portarlo avanti. È un libro profondamente alchemico, l’alchimia è una delle parti principali della pittura caravaggesca con i colori – il bianco, il rosso e il nero – che sono anche dominanti in questo libro, che parla della trasformazione. Questo secondo me è uno dei temi centrali del volume, e dunque la trasformazione come viaggio, viaggio dentro di sé, viaggio all’esterno di sé. Caravaggio è uno che ha molto viaggiato, che ha molto raccontato nelle sue opere. Ecco, questo era probabilmente il fulcro del ragionamento che io ho avuto in testa ogni qualvolta ragionavo sui personaggi e sulle situazioni. E anche la trasformazione di una città, di Messina, un viaggio nel tempo, perché Messina non esiste più distrutta dal terremoto, noi l’abbiamo ricostruita e ridata ai messinesi. Perciò è un viaggio a ritroso nel tempo, in questo senso».
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