Caro amico ti scrivo

Scritto da in data Marzo 11, 2021

Lettere sigillate e ritrovate in un baule. Lettere mai aperte, che racchiudono segreti di inchiostro. Gli elementi per la trama di un film ci sono tutti, compresa una tecnologia che permette di leggere le missive senza neanche aprirle. Però non si tratta di un film, è realtà. È accaduto a un team guidato dal MIT dove, grazie a raggi X, immagini in 3D e a un algoritmo speciale sono state lette, senza aprirle, missive di trecento anni fa.

Ascolta il podcast

Abituati come siamo alle e-mail, ai messaggini in WhatsApp, all’uso di faccine che in una smorfia racchiudono i nostri pensieri abbiamo dimenticato il gusto della scrittura a mano e l’eleganza di una lettera spedita, attesa, letta dopo qualche tempo.

La lettera di 300 anni

Immaginate di comporre uno scritto personale – anche molto personale – e di indirizzarlo a una persona cara, e poi che questa missiva non venga mai aperta ma, dopo tre secoli, ci sia qualcuno che decida – con buona pace della tanto decantata privacy – di leggerla… senza però neanche aprirla.
È quanto accaduto negli Stati Uniti, dove un gruppo internazionale e multidisciplinare di ricercatori che fanno capo al MIT Libraries e al Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory (CSAIL), sempre del MIT (Massachusetts Institute of Technology), è riuscito a leggere il contenuto di alcune missive scritte in Europa ben 300 anni fa. Tutto, grazie all’informatica e a macchine destinate a ben altro.

Nello studio, effettuato dal team e poi pubblicato sulla rivista Nature Communications, è stato importante preservare le lettere così com’erano, senza danneggiare non solo il testo scritto ma persino le pieghe e i  sigilli. I fogli seguono una precisa tecnica di piegatura che fa parte del valore storico delle missive. In passato le lettere scritte venivano piegate più volte, fino ad assumere una forma simile a una busta, e poi sigillate.

I segreti letti con un algoritmo di dispiegamento virtuale

Ma come fare per leggere il contenuto di queste lettere senza dispiegarle? I ricercatori sono ricorsi a un algoritmo definito di appiattimento computazionale automatizzato. Ideato da due ricercatrici – Amanda Ghassaei, ingegnera e ricercatrice di Adobe Research, e Holly Jackson, studentessa di ingegneria elettrica e informatica presso del MIT – l’algoritmo è stato applicato alle scansioni delle lettere. Scansioni speciali, fatte con una tecnologia a raggi X e il ricorso a una strumentazione inusuale per gli studi di documenti antichi. Si è utilizzato un macchinario destinato all’odontoiatria. Nello specifico si tratta di uno scanner per la microtomografia a raggi X che permette di effettuare scansioni in 3D delle lettere e individuare i metalli contenuti nell’inchiostro delle parti scritte. Il ricorso ad algoritmi di appiattimento computazionale non è nuovo in questo tipo di studi. I ricercatori spiegano che è utilizzato da tempo per riuscire a “vedere” – senza toccare – documenti ripiegati del passato. È però la prima volta che li si utilizza su fogli con numerose e complesse pieghe, come quelle di queste lettere.

Photo credits: MIT Libraries

Il tutto è reso possibile dal ricorso a un’analisi geometrica 3D. L’algoritmo quindi, una volta ricevute tutte le informazioni possibili dalle scansioni, è in grado di aprire virtualmente un foglio, piega per piega, proprio come se lo si stesse dispiegando con le mani, e di ricostruire le frasi immortalate sul foglio. Queste sono individuate grazie allo scanner che, si è detto, è in grado rilevare la presenza dei metalli dell’inchiostro. L’algoritmo crea così immagini − sia bidimensionali che tridimensionali − delle missive nelle diverse fasi, fino ad arrivare alla riproduzione delle lettere aperte e distese.

L’occhio indiscreto della tecnologia

La prova è stata effettuata su una lettera della fine del Seicento che appartiene alla Collezione Brienne lasciata in eredità al museo delle poste de L’Aia (Paesi Bassi). Eredità di cui fa parte un baule pieno di lettere delle poste olandesi che non sono mai state recapitate. «Lettere morte», come le si definiva, ovvero mai reclamate e che solitamente venivano distrutte. I coniugi Marie e Simon de Brienne – quest’ultimo era direttore delle poste – le conservarono, però, in un baule: ben 2.600 lettere di cui 577 ancora intatte.
Vi chiederete, a questo punto, quale sia il contenuto della missiva… Nulla di ché: pare sia la richiesta di un tizio – tale Jacques Sennacques – al proprio cugino, di nome Pierre Le Pers e  che faceva il commerciante a L’Aia, affinché gli inviasse la copia del certificato di morte di un altro tizio, il povero Daniel Le Pers. Insomma nulla di succulento e, peraltro, temo sia ormai tardino per espletare la richiesta.
Magari lettere più interessanti bisognerebbe trovarle non nel dimenticatoio di un ufficio postale, ma sigillate in bottiglie gettate in mare. E chissà che il super algoritmo non funzioni anche per i segreti sotto vetro. Beh, basterebbe provare…

Nel pieno rispetto delle disposizioni di legge in tema di inquinamento ambientale, durante la registrazione di questo articolo, nessuna bottiglia è stata gettata in mare, in lago, in fiume né in un qual si voglia rigagnolo.

Musica: “L’anno che verrà” – Lucio Dalla
Seconda voce: Barbara Schiavulli
Foto di copertina: Bruno / Germany da Pixabay

Ascolta/leggi anche:

Tagged as

[There are no radio stations in the database]