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Di Federica Centamore.
Scaffali vuoti, code infinite, carrelli distanziati e sguardi inconsapevoli ma intrisi di una paura comune. Queste le immagini che più ricordiamo dei primi giorni di pandemia da
coronavirus. Quelle che hanno visto nei supermercati il riflesso di una popolazione in preda al panico e costretta per la prima volta a una comunicazione deformata dalla distanza e dall’uso delle mascherine.
In cassa, tra le corsie, dietro al bancone, qualcosa era cambiato. I dipendenti dei supermercati si sono messi al lavoro, senza certezze, senza ordinanze precise, spesso senza nemmeno le misure di protezione adeguate. Il clima era teso e la paura cresceva, ma bisognava servire i clienti, bisognava garantire l’ordine della fila e il rispetto delle norme anti Covid. Tutto questo con sorrisi che potevano essere percepiti solo dai loro occhi.
ScuolaCoop, l’ente di ricerca e formazione delle Cooperative di consumo, ha raccolto all’interno di una pubblicazione dal titolo “Coopcisiamo” le parole e i commenti a caldo dei lavoratori e delle lavoratrici della cooperativa. L’iniziativa, nata dalla necessità di riflettere sulla prima e seconda fase della pandemia, ha consentito di far emergere i pensieri e le emozioni di chi ha lavorato nei punti vendita in smart working con professionalità, impegno e dedizione.
Nel nuovo episodio del podcast “Comunicazione-19”, Federica Centamore intervista Luisa Pilo e Alessandra Gasperini, formatrici di ScuolaCoop, per analizzare insieme le parole delle lavoratrici e dei lavoratori dei supermercati che hanno raccontato della paura vissuta, «perché noi eravamo come soldati in prima linea, armati solo di mascherina e guanti e anche incertezza − si legge −, perché mai ci era successa una cosa simile e non sapevamo come comportarci». E hanno raccontato di quel primo lockdown delirante, quando «la prima ad arrivare fu Rabbia − è scritto nella pubblicazione online −. Come un fuoco di paglia prese subito il sopravvento. Si scagliò contro i cinesi, contro il vicino di carrello della spesa, contro l’addetto del supermercato perché non si riusciva più a trovare guanti monouso, l’alcool neanche a parlarne e il lievito divenne inaspettatamente il nuovo Santo Graal. D’altronde di fronte al pericolo non esistono mezze misure: o si fugge oppure non rimane altro che attaccare, finendo per far del male più a sé stessi che agli altri».
Un salto indietro al primo lockdown nelle storie dei protagonisti di una storia vista dal basso, dalla lente di osservazione di chi quotidianamente è stato testimone alla cassa, dietro gli scaffali o il bancone, un fenomeno che ha riguardato le masse e che ha determinato una narrativa che spesso ha fatto riferimento anche alla metafora bellica, ma che ha anche trovato nuove vie e nuovi modi per metabolizzare quanto stava accadendo. Un ruolo importante lo ha avuto l’ironia: «Ricordo le voci ovattate che arrivano da dietro la mascherina e la nostra faccia ad anatroccolo − è scritto in
CoopCisiamo −. In un attimo ognuno di noi si è visto spuntare il becco e fra colleghi abbiamo iniziato a chiamarci scherzosamente papere − continua −. Ricordo i ritratti dei colleghi alle casse dietro una cornice di plastica: tante papere in abito bordeaux che ancora riescono a sorridere e a sdrammatizzare nonostante tutto (o forse semplicemente grazie a tutto)».
Il podcast “Comunicazione-19” è nato all’interno del laboratorio sperimentale di Lingua, linguistica e giornalismo tenuto da Angela Zurzolo alla SSML San Domenico di Roma per raccontare la comunicazione e la trasformazione del linguaggio ai tempi del Covid-19. Attraverso il metodo, gli strumenti e il linguaggio giornalistico, le studentesse Federica Centamore, Simona Kaldas, Eleonora Di Chiara, Rossana Di Renzo, hanno declinato i temi della linguistica e della sociolinguistica attualizzandoli e applicandoli al contesto della pandemia. E lo hanno fatto anche grazie al confronto con professionisti e professioniste quali la sociolinguista Vera Gheno, l’esperto di comunicazione e infodemia Gianluca Comin, lo psicoterapeuta ed esperto di linguaggio paraverbale Marco Pacori, ma anche Vanessa Del Bello, una infermiera che lavora nel reparto di terapia intensiva di un Covid-hospital, nonché Luisa Pilo e Alessandra Gasperini, formatrici di “ScuolaCoop” che hanno curato una pubblicazione che raccoglie le voci di quanti hanno lavorato nei supermercati nei giorni del lockdown.
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