Quali sono i tuoi pronomi? Se ultimamente passi molto tempo su TikTok e Instagram saprai sicuramente rispondere a questa domanda. In caso contrario, ricorderai che nella lingua italiana i pronomi servono per riferirsi a persone e cose, di
genere maschile e femminile e mai neutro, così come tutta la grammatica italiana. Dall’altra parte dell’oceano, invece, grazie alla spinta delle nuove generazioni, il pronome they/them è stato recentemente adottato come pronome neutro in riferimento agli esseri umani (it, infatti, viene usato solo per oggetti inanimati e animali). Molte persone non-binary e gender queer hanno finalmente trovato un modo per sfuggire al binarismo di genere. Inoltre, alcuni non si limitano solo a un unico pronome, ma usano combinazioni diverse di quelli femminili, maschili e neutri (she/they, he/she, he/they, he/she/they).
Sotto questo punto di vista, l’italiano non presenta soluzioni: non esistono pronomi neutri. Questo è un ostacolo per le persone queer in Italia, sia perché non esiste nel lessico un modo ufficiale per rendere la lingua neutra, sia perché la maggior parte della popolazione non è propensa ad accettare tali compromessi. Con un po’ d’impegno e forza di volontà, però, si può tentare di creare frasi neutre.
E le altre lingue? Dall’arabo all’ebraico, passando per lo svedese e il francese, una riflessione sui pronomi e il loro uso nel primo episodio del podcast “Chiedilo a l*i. Dal linguaggio alla discriminazione è un attimo. A caccia di domande giuste sulla discriminazione di genere”, ideato e realizzato da Martina Zimpi, Jessica Panizza, Lucrezia Fasano, Alice Petri e Fabiola Perotti, all’interno delle attività laboratoriali e sperimentali del modulo in Lingua, linguistica e giornalismo della Ssml San Domenico di Roma, tenuto da Angela Zurzolo, in questo nuovo anno di didattica a distanza.
Chiedilo a l*i
Di uguaglianza di genere si dovrebbe parlare a tutto campo, pensando a unire le lotte. Perchè è evidente, ormai, che gli episodi di discriminazione nei confronti della comunità LGBTQ+ sono davvero preoccupanti e si manifestano in Italia sotto molteplici forme. Il caso di Malika, mandata via da casa solo per aver confessato la verità ai genitori sulla sua identità di genere, ha rivelato però anche l’esistenza di una Italia solidale che le ha donato oltre 120.000 euro per le spese legali e per il suo futuro. È ora di non ghettizzare problemi che appartengono alla stessa dimensione e che hanno come comune nemico il patriarcato. Il podcast “Chiedilo a l*i” adotta un approccio, proprio del femminismo intersezionale, per raccontare in maniera trasversale i problemi legati all’identità di genere di tutt*; da quelli che riguardano le donne a quelli delle persone non binary, concentrandosi sugli aspetti linguistici, sociolinguistici e connessi agli studi di genere.
Dall’importanza dei pronomi all’uso discriminatorio del linguaggio, “Chiedilo a l*i” intende guidare il pubblico, passo dopo passo, verso la scoperta delle giuste parole. Perché usare meglio le parole significa anche usare una più autentica sensibilità e attenzione nei confronti di tutt*. Ad arricchire le riflessioni delle studentesse del II anno della SSML San Domenico di Roma ci saranno: la sociolinguista Vera Gheno che ha proposto l’uso dello schwa per rendere inclusivo il linguaggio; Alessandro Fusacchia, deputato che ha presentato un Ddl per promuovere la parità di genere nei testi scolastici; Arianna Rogialli, consulente in materia di sessuologia ed educazione sessuale; le testimonianze di due giovani che hanno subito episodi di discriminazione e, infine, le voci di coloro che hanno partecipato al minisondaggio “Una società paritaria per un giorno”.